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Autore: jas_    14/11/2013    10 recensioni
In diciott’anni di vita non aveva mai provato un sentimento così forte per qualcuno ma Harry l’aveva stravolta in tutti i sensi. Le aveva fatto provare una felicità nuova, sentimenti e sensazioni che le erano state sconosciute fino a quando non l’aveva incontrato; forti tanto quando il dolore che provava e che la stava logorando giorno dopo giorno.
Ma sarebbe stato lui. Sempre. Ovunque.
Missing moment di Begin Again
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Harry e Lennon'
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Wherever you are

 
 
 

It always will be you,
wherever you are

 
 
 

27 Agosto

 
 
 
L’estate stava volgendo al termine, Parigi si stava riaffollando dopo la quiete estiva in cui i cittadini lasciavano spazio ai turisti e l’aeroporto di Charles de Gaulle era colmo di gente che andava e veniva.
Lennon era ferma alcuni metri prima dell’entrata nelle sale di imbarco, i capelli arruffati, la borsa a penzoloni ed il mascara colato.
Harry aveva entrambe le mani appoggiate sulle sue spalle e cercava di essere forte ed ottimista nonostante in quella situazione ci fosse ben poco da sperare.
A Lennon sfuggì un singhiozzo, Harry l’attirò a sé e l’abbracciò con tutta la forza che aveva in corpo fino a quasi farle mancare il respiro. La ragazza si aggrappò alla sua maglietta bianca come se quella fosse la sua unica salvezza, appoggiò il viso sul suo petto inspirando a pieno il suo profumo che sapeva di dopobarba e sapone di Marsiglia. Voleva imprimersi nella testa ogni singola sensazione di quel momento, cosa provava a stare tra le braccia della persona che amava. Non sapeva quando sarebbe successo di nuovo.
«Mi mancherai» sussurrò lei, tirando su col naso.
Harry si staccò da lei lo stretto necessario per guardarla negli occhi, «lo hai già detto» disse sforzando un sorriso nonostante si sentisse morire dentro.
«Ti amo.»
«Hai già detto anche questo.»
«E non dimenticarlo mai. Nemmeno quando ti farò incazzare o quando le cose andranno male. Quando qualche ragazza molto più bella e simpatica di me cercherà di rimorchiarti in discoteca e tu sarai così ubriaco da cedere alle sue avances. Ricordati che io ti amo.»
Harry le scostò una ciocca di capelli dal viso, «non lo dimenticherò nemmeno per un istante, sarai sempre nei miei pensieri, Lennon.»
In quel momento l’altoparlante chiamò il volo della ragazza, ad entrambi si gelò il sangue nelle vene. Avevano temporeggiato fino ad allora ma il momento di salutarsi era davvero arrivato.
Harry non parlò, le prese il viso tra le mani e la baciò con trasporto, come se con quel bacio dovesse darle la forza di sopravvivere fino a quando non si sarebbero rivisti. Lennon socchiuse le labbra e passò le sue mani tra i capelli del ragazzo. Harry aveva smesso di trattenere le lacrime e anche le sue scorrevano sulle guance fino ad infrangersi sulle loro labbra ancora unite e che davano a quel bacio un gusto salato.
Harry si staccò dalla ragazza controvoglia, «devi andare.»
Lennon annuì, poi buttò di nuovo le braccia al collo del ragazzo e lo strinse a sé più che poté.
Non voleva lasciarlo.
L’altoparlante chiamò di nuovo il volo.
Harry fu costretto a spingerla per allontanarla da sé, si asciugò velocemente le lacrime e le fece un cenno con la testa verso gli imbarchi.
Lennon gli diede un ultimo e leggero bacio sulle labbra.
«Torneremo insieme, qualche giorno» la rassicurò lui.
La bionda annuì convinta, voleva crederci a quelle parole.
«Tanto sarai sempre tu, ovunque» gli sussurrò.
 
 
 

1° Febbraio

 
 
 
La prima cosa che Lennon pensò quando si alzò dal letto fu “oggi Harry compie gli anni”.
Un anno prima pensava che avrebbe festeggiato in maniera diversa, con lui. Mai si sarebbe aspettata che in trecentosessantacinque giorni ci sarebbe stato un oceano a separarli.
Non lo sentiva da un po’ in realtà, non era certa che sentire la sua voce le avrebbe fatto bene ora che si sentiva un po’ più tranquilla ma doveva chiamarlo. Era ancora il suo ragazzo, infondo.
Allungò il braccio per prendere il telefono appoggiato sul comodino e compose il suo numero di telefono senza disturbarsi a cercarlo in rubrica.
Erano le nove di mattina lì, il che significava che in Inghilterra erano le tre di pomeriggio.
Harry rispose al terzo squillo, un chiacchiericcio sotto il suo “pronto?”.
«Tanti auguri a te…» cominciò a cantare Lennon ma a causa della sua voce non proprio bella e del fatto che si fosse appena svegliata, quella prima strofa non le uscì molto intonata.
Harry rise.
«Buon compleanno Harry» disse allora.
«Grazie Lennon.»
Il loro tono era piuttosto formale, si stavano parlando quasi come due semplici conoscenti, il tempo sembrava stare sbiadendo ciò che erano stati nonostante i ricordi fossero ancora nitidi nelle loro menti. Non nei loro atteggiamenti.
«Come stai ?» gli domandò lei, cercando di ignorare il disagio che stava cominciando a provare.
«Bene, sono a casa. I ragazzi mi hanno organizzato una specie di festa a sorpresa ed abbiamo appena finito di pranzare. Ci sono anche mia madre e Gemma.»
Lennon annuì pensando a come sarebbe stato essere lì con loro e dare il regalo di compleanno ad Harry. Alcuni giorni prima gironzolando per alcuni negozi aveva trovato un paio di scarpe dello stile che lui indossava sempre, aveva avuto la tentazione di comprargliele ma si rese conto che non sapeva se avrebbe avuto l’occasione di dargliele.
«Vorrei essere lì con voi» mormorò.
«Oh ma lo sei. Sei sempre nel mio cuore, Lennon. E nei miei pensieri.»
La ragazza chiuse gli occhi cercando di trattenere le lacrime. Quelle parole la trafiggevano, la sincerità di Harry e il modo in cui rendeva anche le cose più difficili una passeggiata l’avevano sempre lasciata spiazzata. Non si sarebbe mai abituata a lui, alla sua dolcezza, ai suoi “ti amo” detti nei momenti meno opportuni ma che arrivavano direttamente dal cuore. Al suo vizio di toccarsi sempre i capelli e di grattarsi il naso. Ai suoi sorrisi furbi, ai suoi sguardi profondi, alle sue smorfie contrariate, ai suoi abbracci, alla testa appoggiata alla sua spalla, il suo respiro a solleticarle il collo, al modo in cui la baciava quando meno se lo aspettava con la passione e il desiderio con i quali l’aveva baciata quell’inverno al giardino delle Tuleries, sotto la neve parigina.
«Tu come stai ?»
La voce di Harry interruppe il flusso dei suoi pensieri.
«Bene» rispose quasi automaticamente. Quella domanda le era stata posta così tante volte negli ultimi tempi che ormai aveva imparato a dire "bene" senza nemmeno pensarci così da non essere costretta a rispondere a domande che non voleva le fossero poste.
Harry però la conosceva troppo bene, nonostante le incomprensioni, i litigi, la distanza, la voce ferma e lo sguardo vuoto.
«Non c’è bisogno di fingere con me, lo sai questo?»
Lennon si morse un labbro mentre sentiva il respiro accelerare e gli occhi cominciare a pizzicarle.
«Come vuoi che stia?» disse, senza impedire alla propria voce di incrinarsi.
Harry si spostò perché il chiacchiericcio che c’era stato come sottofondo fino ad allora sparì. Lennon sentì una porta chiudersi e lo immaginò sedersi sul letto di camera sua.
«Lo so che è difficile» disse soltanto lui, la voce sinceramente dispiaciuta. «A Pasqua ho due settimane di vacanza, verrò da te» disse col tono di chi non voleva opposizioni.
Lennon scosse la testa asciugandosi con la mano destra le lacrime che le avevano rigato le guance. «Harry non credo di esserne in grado.»
«Di fare cosa?»
«Di rivederti. Per quanto? Sei giorni? Dieci? E poi doverti salutare di nuovo, non riuscirei. Sto iniziando ad abituarmi solo ora alla tua assenza, non voglio ricominciare tutto da capo quando tu te ne sarai andato.»
Quelle parole ferirono Harry, «ma io non voglio che tu ti abitui alla mia assenza» disse senza preoccuparsi di nascondere la tristezza nella sua voce. Tristezza che Lennon colse.
«Harry devo farlo. Devo farlo per sopravvivere.»
 
 
 

8 Febbraio

 
 
 
Lennon riattaccò il telefono ed alzò lo sguardo verso la finestra davanti a lei. Lo sguardo era offuscato dalle lacrime, il corpo scosso dai singhiozzi che aveva trattenuto con forza durante la registrazione del messaggio in segreteria. Si chiese quando Harry lo avrebbe ascoltato, come avrebbe reagito, se l’avrebbe richiamata oppure avrebbe ascoltato la sua richiesta. Che cosa voleva che facesse lei? Non ne aveva idea.
Cosa ne sarebbe stato di loro? Si sarebbero mai rivisti? Probabilmente no, e con quel pensiero Lennon spense il telefono ed uscì di casa: era già in ritardo per il lavoro.
 
 
 

21 Marzo

 
 
 
Quarantun giorni.
Erano passati quarantun giorni ed Harry non l’aveva chiamata.
Lennon alzò lo sguardo da quel foglio sul quale stava disegnando con una semplice penna blu da più di un’ora.
Erano le due di notte e lei non riusciva a chiudere occhio. Era troppo stanca per alzarsi e stare in piedi a dipingere ma anche troppo sveglia per non disegnare. Così aveva preso un foglio e una penna blu e si era messa a fare uno schizzo che aveva assunto ben presto – troppo presto – le sembianze di un ragazzo che conosceva bene.
Sospirò quando si accorse che il disegno era completato, la parte esterna della mano destra completamente sporca di inchiostro.
Appoggiò la penna sul comodino e le cadde lo sguardo sul telefono appoggiato sul comodino, le era parso di vederlo illuminarsi. Lo prese in mano con trepidazione e l’entusiasmo se ne andò nell’istante stesso in cui si accorse che aveva avuto soltanto una triste allucinazione.
Appoggiò il foglio per terra ed aprì la galleria delle foto andando direttamente a quelle più vecchie.
Avrebbe dato qualunque cosa pur di tornare ai momenti in cui quegli scatti erano stati fatti. Anche le foto più brutte, quelle sfuocate o in cui lei era venuta male, racchiudevano un istante, un momento che non si sarebbe mai dimenticata.
Una foto come quella che stava osservando, scattata in un Mc Donald una sera in cui a Lennon era venuta fame e allora Harry aveva fatto una piccola deviazione fermandosi nel primo fast food che avevano trovato sulla strada per poter mangiarsi un Big Mac.
Entrambi avevano i lati della bocca sporchi di maionese e un dito di Harry copriva parte della foto che era uscita mossa. Erano però ben visibili le loro facce e i sorrisi che aleggiavano sui loro volti.
Lennon prese un respiro profondo e chiuse la foto chiedendosi per quanto sarebbe ancora andata avanti.
Aprì la rubrica e la scorse fino alla lettera H dove il suo numero non era più salvato. Lennon lo compose e guardò le cifre in silenzio. Il suo dito sfiorò più volte il tasto per chiamare e poi cancellò il numero di telefono.
Faceva così tutte le notti, l’unica cosa che le impediva di chiamare Harry era il suo orgoglio, il suo non voler tornare sui suoi passi ma si rese conto che l’unica cosa che le sue orecchie volevano sentire era la sua voce.
Erano passati quarantun giorni e la situazione non era cambiata.
Harry le mancava ogni giorno di più e i suoi lineamenti, il colore dei suoi occhi, il tocco delle sue mani erano impressi nella sua mente indelebilmente.
Sarebbe stato lui, sempre. Ovunque sarebbe stata, ovunque lui sarebbe stato, i suoi pensieri sarebbero stati sempre occupati da lui, ne era certa.
In diciott’anni di vita non aveva mai provato un sentimento così forte per qualcuno ma Harry l’aveva stravolta in tutti i sensi. Le aveva fatto provare una felicità nuova, sentimenti e sensazioni che le erano state sconosciute fino a quando non l’aveva incontrato; forti tanto quando il dolore che provava e che la stava logorando giorno dopo giorno.
Ma sarebbe stato lui. Sempre. Ovunque.



 

-


 

Begin Again sta giungendo al termine, mi sono fatta prendere dalla malinconia ed ho buttato giù questa one shot. Quando ho sentito questa canzone dei 5 Seconds of Summer ho subito pensato a Lennon ed Harry, le idee erano ancora piuttosto confuse ma appena ho aperto word ho iniziato a scrivere così ad istinto e questo è quello che ne è uscito.
La one shot è piuttosto triste e drammatica ma purtroppo le cose sono andate così, non vi resta che aspettare l'aggiornamento di Begin Again per sapere come andranno a finire le cose!
Fatemi sapere che ne pensate,
Jas

P.S. Ringrazio Agh che non mi ha mandata a quel paese quando le ho chiesto un banner due giorni prima che partisse per l'Africa <3



 



 

   
 
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