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Autore: MaraudersRain    14/11/2013    3 recensioni
OS sul mio pairing preferito di Naruto. ShikaTema is the way!
Temari come al solito fa visita al Villaggio della Foglia e, come al solito, tocca a Shikamaru aiutarla in parte del lavoro. Shikamaru, stanco per la missione conclusa il giorno prima, sembra più distratto del solito; che la sua imperturbabilità nei confronti di Temari tentenni?
Collocato nel periodo precedente a Naruto Shippuden.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikaku Nara, Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Note dell'"autrice".
Credo che ci siano tantissime fic che trattano di episodi simili, devo essere sincera, però ho provato a dire la mia a riguardo e mi sono anche molto divertita a scrivere questa OS.
Dal momento che detesto essere non canon (ma spesso per scrivere di Naruto è necessario, visto che le coppie canoniche sono tipo due), ho cercato di renderlo il più possibile aderente alla realtà, anche se non nascondo che ci siano sprazzi (e non solo sprazzi) di OOC, principalmente perché è proprio la coppia che fino ad ora non esiste, anche se secondo me è destino che Kishimoto li accoppi. Anche nella caratterizzazione dei personaggi potrei essere sfociata OOC, ma non è stato ovviamente volontario: questo è il modo in cui li vedo nei momenti non scritti nel manga. In fondo non ci possiamo aspettare che Shikamaru borbotti “Che seccatura” ogni tre secondi così come è impossibile che Temari dia sempre a Shikamaru del piagnucolone. Sarebbero in quei casi personaggi stereotipati o comunque poco realistici ai fini di una trama. Ad esempio, va bene, la pigrizia è il tratto principale del nostro Nara preferito, però non mi sembrava molto seccato e svogliato quando ha vendicato Asuma.
Buona lettura, fatemi sapere che cosa ne pensate! :)

 
Scivoloni imbarazzanti.

 
Capitò un giorno che Temari tenne una riunione con Shikaku, il padre di Shikamaru, per appianare alcune questioni da ambasciatori.
“Insomma, per farla breve, l’Hokage vorrebbe che tu controllassi questi documenti riguardanti le missioni che Foglia e Sabbia hanno fatto in comune e li firmassi, in modo da notificarli e renderli ufficiali” le disse il ninja, indicandole un’alta pila di scartoffie sulla scrivania dell’ufficio.
Temari annuì, trattenendo a stento una faccia seccata: viaggiare per tre giorni da sola semplicemente per firmare qualche cartaccia era deleterio per il suo umore. Oltretutto, in quel periodo Gaara le affidava solo missioni diplomatiche di una noia rara.
“Ok, perfetto. Se devo fare solo questo, almeno ritornerò presto a casa” rispose, prendendo il primo foglio dal plico ed iniziando stancamente a leggerlo. Più ci pensava, più non riusciva a capire perché suo fratello la volesse trasformare in un topo da biblioteca, lei che era sempre stata una donna d’azione. Se avesse saputo prima che il ruolo di ambasciatore era così noioso, avrebbe sicuramente rifiutato l’incarico.
“Io rimarrò con te per spiegarti la natura di alcuni documenti su missioni segrete di livello S ed A. Dopo pranzo dovrebbe anche arrivare ad aiutarci quel pelandrone di mio figlio… il suo compito sarà quello di aiutarti a riordinare tutto in ordine cronologico” disse Shikaku, con una smorfia insoddisfatta sulle labbra. Lei immaginò che dovesse essere arrabbiato con Shikamaru per qualche motivo.
Temari fece il suo tipico sorriso tutto denti: “Non si preoccupi, se riesco, proverò a riordinare tutto prima che arrivi”. Shikaku ricambiò il sorriso. La ragazza gli piaceva parecchio: in qualità di ambasciatrice di Suna faceva visite mensili regolari a Konoha, come segno di buoni rapporti tra i due villaggi. Per questo motivo, il capoclan dei Nara l’aveva vista molto spesso sbrigare pratiche in giro per il paese. Gli era sempre sembrata una ragazza di carattere, decisa, e libera dai fronzoli tipici della sua età, al contrario di molte kunoichi che aveva conosciuto tramite Shikamaru. Rivedeva molto di Yoshino, sua moglie, in lei, forse per questo gli piaceva così tanto. Era proprio vero che il clan Nara aveva un debole per le donne decise, e meno male: se non avessero compagne di polso, tutti gli uomini, per la loro pigrizia, finirebbero per morire di inedia.
“Mi sono reso conto dopo tutto questo tempo che non ti ho ancora ringraziato per aver salvato mio figlio. Mi scuso per averci pensato solo dopo due anni” esclamò Shikaku. Temari si voltò stupita verso di lui: si ricordava di aver visto il padre di Shikamaru dopo la missione di salvataggio per Sas’ke Uchiha, e si ricordava anche del rimprovero che lui aveva fatto al suo pargolo neo-chunnin. Certamente non si sarebbe mai aspettata un ringraziamento da parte sua.
“Si figuri, ho solo eseguito gli ordini” replicò lei, tornando ad osservare un documento che si stava apprestando a firmare.
“Immagino, d’altra parte, quanto possa essere stato seccante per lui essere salvato da una ragazza” disse il jounin con sguardo serio, ma con voce divertita.
Temari ribatté senza guardarlo: “Beh alla fine mi sembrava solo sollevato di aver portato la pelle a Konoha, sinceramente”. Poi si voltò e lo fissò negli occhi: “Comunque, sono stata molto contenta di averlo salvato, perché non mi è mai andato giù il modo in cui mi ha messo nel sacco all’esame di selezione dei chunnin. Così gli ho dimostrato di essere più forte di lui. Sa essere molto cocciuto riguardo alle donne, litighiamo molto spesso per questo”. La ragazza si interruppe dopo aver detto l’ultima frase, arrossendo leggermente. Parlare in quel modo sottintendeva automaticamente che lei e Shikamaru dialogassero, oltre ad eseguire le missioni. Firmò in fretta e furia quello che doveva essere già il ventesimo documento della mattinata.
“Se devo essere sincera, in questo periodo rimpiango quel genere di missioni. Ormai Gaara non fa altro che assegnarmi incarichi diplomatici di una noia mortale. È come sobbarcarsi la parte noiosa del compito di Kazekage” disse un po’ a disagio, per cambiare discorso.
“Immagino, ma penso che sia un buon segno. Vuol dire che la pace perdura. A proposito del documento che stai leggendo, non prenderlo proprio alla lettera…”.
Furono impegnati a scrivere e firmare fogli per approvare nuove disposizioni per tutta la mattinata. Verso mezzogiorno, fece capolino nell’ufficio la testa di Shikamaru Nara.
“Eccomi. Sono proprio indispensabile?”
“Sì, Shikamaru, e anche se non lo fossi, rimarresti qua lo stesso, perdigiorno che non sei altro!” replicò Shikaku stizzito.
Il ragazzo sbuffò alzando gli occhi al cielo e sussurrò: “Che rottura, però”.
Si sedette di fianco a Temari senza degnarla di uno sguardo, continuando a fissare il soffitto con l’aria di uno che preferirebbe fare tutto eccetto essere chiuso in un ufficio. La kunoichi lo ignorò a sua volta, anche se non poteva nascondere un certo sdegno per non essere stata nemmeno salutata.
Shikaku sembrò leggerle nel pensiero, perché sbottò: “Smettila di essere così irrispettoso! C’è qua l’ambasciatrice della Sabbia e tu non la saluti nemmeno! Vergognati!”.
Shikamaru volse gli occhi sottili per la prima volta verso di lei e replicò con aria indolente ed un po’ ironica: “Ma sì, è solo Temari”.
“Ma ehi!” urlarono all’unisono gli altri due.
“Potrei far scoppiare una guerra dopo una frase così” aggiunse la ragazza con un sorrisetto cattivo.
“Ma dai, ultimamente sei più qui che al tuo Villaggio, mica ti posso fare tutti i saluti formali ogni volta… come se non ci conoscessimo, poi… ci siamo già salvati la vita a vicenda”.
“Eeeh? Io ho salvato te!”
“Scherzavo, scherzavo …”
“Sì, come no! Vedi di renderti utile aiutandomi a mettere in ordine queste robe, piagnone!”.
Mano a mano che il battibecco andava avanti, Shikaku iniziò a sentirsi vagamente a disagio. Quei due parevano una vecchia coppia di sposi e, per essere precisi, parevano proprio lui e Yoshino. Involontariamente, gli comparve un sorriso sulle labbra, che però non sfuggì a quella volpe di Shikamaru.
“Papà, perché stai sogghignando?” chiese il ragazzo con aria perplessa.
Shikaku tornò serio: “Nulla” si alzò lanciando ad entrambi uno sguardo severo “me ne vado. Lascio a voi il resto del lavoro”. Detto ciò, uscì con passo lento e cadenzato, molto simile a quello del figlio.
“Ecco, visto che se n’è andato, direi che per ora possiamo prenderci una pausa” dicendo questo, Shikamaru si stiracchiò con aria indolente ed appoggiò la testa allo schienale della sedia, chiudendo gli occhi.
“Accidenti, oggi sei peggio del solito! Che cosa diavolo ti prende?” chiese Temari con sguardo truce.
“È che … boh, l’ultima missione non è andata molto bene e sono tornato ieri con un bel ritardo, quindi oggi sono parecchio stanco. Stamattina ho dormito un po’ più del solito, per questo mio padre è arrabbiato con me. Ho saltato l’allenamento mattutino. Ma dopo una missione del genere mi sento giustificato”.
“Eri comandante?”
“No, era un jounin. Grazie al cielo”
“Ti sei messo a piagnucolare quando la situazione è diventata problematica?”
“Oh, smettila di rivangare sempre le solite vecchie storie, sei noiosa. Ecco il problema delle ragazze” bofonchiò più a se stesso che a lei “fai una mossa sbagliata e stai pur certo che te la rinfacciano per secoli”.
Temari fece il suo sorriso tutto denti e replicò: “Esatto, io sono proprio quel tipo di ragazza, mi dispiace per te. Però non c’è che dire, sei perspicace”.
Shikamaru la fissò impassibile mentre si rimetteva al lavoro e non disse nulla. Si accorse però di essersi soffermato a guardarla troppo al lungo perché ebbe improvvisamente una sensazione di arsura alla gola che nulla aveva a che vedere con la sete. Tossicchiò per liberarsi la questo fastidio, ma i suoi occhi come attirati da una calamita tornavano su di lei. Il punto era che Shikamaru si era sempre premurato di non stare ad osservare le ragazze. Lo faceva per quello che chiamava lui “spirito di sopravvivenza”: quando comincia a piacertene una è la fine! Guarda mio padre: grande e grosso e si fa comandare a bacchetta da mia madre. No, se c’è una cosa che non voglio è diventare succube come lui! Questo soleva dire a Chouji quando lui tirava fuori l’argomento donne: non voleva averci niente a che fare. Purtroppo però, i suoi ormoni adolescenziali erano di un avviso diverso: anche di questo il ragazzo era consapevole, quindi si era deciso a risolvere la cosa cercando di guardare le ragazze che conosceva meno che poteva ed ad educarsi nell’essere il più indifferente possibile. E ci riusciva alla grande di solito. Era per esempio diventato completamente  immune ad fascino di Ino. Non che quest’ultima avesse mai provato a sedurlo (aveva sempre in testa il solito Sas’ke-kun) però era obiettivamente una bella ragazza. Shikamaru aveva adottato la propria tecnica ed aveva funzionato: da anni Ino era semplicemente una buona amica ed un’ottima compagna di squadra, nulla di più. Questa operazione con Temari risultava essere decisamente più difficile, fin dalla prima volta in cui l’aveva incontrata. Era sempre stata di una bellezza non comune a suo parere: quegli occhi strani color blu petrolio erano un esempio. E poi aveva un fisico diverso da quello di Ino, Sakura, Hinata e tutte le altre ragazze che aveva conosciuto: era oggettivamente più donna. Nel momento in cui si era reso conto di questo, aveva capito che non poteva stare tanto ad indugiare sul fisico di Temari: meno la osservava, meglio era, perché quella ragazza già era abbastanza accattivante per il suo modo di fare e non aveva bisogno di ulteriori punti a suo favore.
 Eppure in quel momento non riusciva più a staccarle gli occhi di dosso. Gli piaceva la piega tra il collo e la clavicola: gli piacevano i suoi seni stretti nel corsetto: gli piaceva lo spacco del suo kimono blu estivo che faceva intravedere la coscia. Aveva proprio il fascino di una donna, non di una ragazzina. Sentì le mani formicolare nel momento in cui avvertì il forte impulso di toccarle la pelle che si intravedeva dallo spacco dell’abito. Fu un pensiero così improvviso che Shikamaru arrossì furiosamente  e si costrinse a fissare nuovamente il soffitto, seppur con parecchia fatica. Lei grazie al cielo continuava a lavorare e pareva non essersi accorta di nulla. Che cosa gli era preso?
Una mano gli si posò sulla coscia.
Shikamaru si mosse di scatto e vide Temari protesa verso di lui con sguardo malizioso: “Tranquillo, ragazzino, ti vengo a salvare io la prossima volta che piangerai. Così dovrai ammettere che una donna ti ha battuto per ben due volte”.
Quella che prima era arsura ora si era trasformata in cemento a presa rapida che aveva intenzione di fondere lingua e palato insieme.
“Ehi che diavolo fai? Sta’ lontana!” bofonchiò. Iniziava a sentire davvero troppo caldo.
Con uno scatto, Temari balzò su di lui e gli si sedette in braccio a gambe divaricate. A quel punto, la mente geniale di Shikamaru si azzerò completamente. Il suo fantastico Q.I. lo abbandonava proprio nel momento del bisogno: bell’affare essere intelligente.
La kunoichi aveva uno sguardo che lo preoccupava parecchio. Non riusciva più a parlare, forse perché non si era mai trovato in una situazione del genere, con una ragazza spalmata addosso. L’occhio gli cadde sui seni schiacciati contro il suo giubbotto da chunnin e sulle cosce bianche divaricate. No. No. Non era possibile, non stava accadendo.
“Temari, che cosa …” ma non finì la frase perché lei lo baciò, infilando prepotentemente la lingua nella sua bocca. Decisa come suo solito. Shikamaru percepì il proprio corpo muoversi da solo: strinse a sé la ragazza e gli mise una mano sul fianco mentre il bacio si faceva più appassionato.
Temari nella foga gli strappò l’elastico per capelli e glieli fece scivolare sul viso e sul collo. Si staccò da lui e lo fissò rossa in viso: “Sei così… invitante… con i capelli sciolti… Shikamaru”. Mentre lui la fissava allibito, lei prese a strofinarsi sul suo corpo in modo sempre più lascivo, cercando di avvicinare il più possibile i loro bacini.
Quel movimento scatenò una reazione nel corpo di Shikamaru, che da allibito passò a sentirsi molto eccitato: non aveva idea di quello che stesse succedendo, ma in fondo perché interrompere se era così piacevole?
Temari si tuffò sul suo collo, lasciando scie di baci e piccoli morsi: con la lingua iniziò a fare cerchi vicino al pomo d’Adamo, mentre con una mano passò sotto la maglietta di rete e cominciò a tormentargli un capezzolo. A quel contatto, Shikamaru non ce la fece più: preso dall’urgenza,  le mise entrambe le mani sui fianchi e la sbatté sulla scrivania, facendo un rumore fragoroso. Fin troppo fragoroso in effetti... aveva rotto qualcosa? Eppure c’era solo carta su quella scrivania…
“INSOMMA SHIKAMARU SVEGLIA!”
Questa è la voce di Temari... eppure quella che ho davanti non ha aperto bocca…
Ok, forse sì.
Shikamaru aprì gli occhi e si ritrovò davanti una Temari seduta composta sulla sua sedia ed aveva tutto tranne uno sguardo malizioso. Sembrava invece piuttosto alterata.
“Ti sei addormentato come un sasso! Ed io qua sto facendo tutto da sola! Si suppone che il tuo compito sia quello di aiutarmi!” ululò lei sbattendo un pugno sul tavolo. Il ragazzo capì finalmente qual era stato il rumore che aveva interrotto il suo sonno: quella ragazza menava peggio di un fabbro.
“S-sì… vabbé…” bofonchiò prendendo uno dei fogli che la kunoichi aveva in mano. Era sudato dalla testa ai piedi e si spinse con la sedia per bene sotto il tavolo per evitare che Temari notasse qualcosa di insolito nei suoi pantaloni. Si sentiva molto a disagio. Dov’era finito tutto quel decantato autocontrollo? Buttato nella spazzatura. Anni ed anni di lavoro e poi finiva per fare sogni di quel tipo. Non ricordava che gli fosse mai successo prima, però era un segnale di pericolo parecchio grosso.
Se cominciava a piacergli sul serio quella ragazza, tutto il loro rapporto si sarebbe trasformato in una enorme seccatura.
*
Temari se ne era andata quella sera stessa, sostenendo che meno rimaneva lontano dal suo Villaggio, meglio era. Lo aveva salutato facendogli quel suo strano sorriso tutto denti che Shikamaru aveva sempre trovato parecchio inquietante. Quel giorno starle vicino era stata una vera tortura: dopo il sogno, il ragazzo scattava per qualsiasi cosa  e le rispondeva con aria spaventata, tanto che Temari era rimasta un po’ interdetta per un comportamento così strano, così poco da lui. D’altra parte, aveva eseguito tutto quello che lei gli aveva chiesto senza sbadigliare o lamentarsi nemmeno una volta, quindi perché indagare, si diceva la ragazza. Voleva dire che la sfuriata di mezzogiorno era valsa a qualcosa.
Quando Shikamaru vide la sua figura farsi sempre più piccola e scomparire finalmente in mezzo agli alberi, tirò un sospirò di sollievo. Salvo imprevisti, non l’avrebbe vista per un mese intero, forse anche di più: magari cambiavano ambasciatore a Suna e non l’avrebbe proprio più vista, così tutta la questione si sarebbe risolta così, in una bolla di sapone. Eppure una parte del suo cervello, probabilmente quella pervertita o cosa che si era celata tranquillamente fino al sogno di mezzogiorno, non voleva che lei tornasse troppo tardi  e aborriva totalmente l’idea di non vederla più. È perché ti ha salvato la vita quella volta, Shikamaru… magari ti senti debitore verso di lei e basta… Erano delle scuse così patetiche che non perse nemmeno tempo ad analizzarle.
Tornò a casa in tempo per la cena: quando entrò dalla porta vide sua madre indaffarata ai fornelli che gli rivolse una sguardo corrucciato.
“Manca una mezz’oretta prima di cena, tuo padre ti aspetta al fiume per l’allenamento. Poche storie, lo hai saltato stamattina. Muoviti, forza” disse sua madre con tono sbrigativo, aggiungendo del peperoncino  dentro la pentola di brodo che bolliva allegramente sul gas.
Shikamaru sbuffò rassegnato: non sarebbe proprio riuscito a vedere Chouji quel giorno. “Va bene. A dopo, mamma” rispose. Stava per voltarsi quando scorse Yoshino che lo guardava sorridente.
“Ehi, perché quella faccia?” le chiese perplesso. Era così strano vederla con un’espressione rilassata.
Lei replicò: “Ma niente. Sto notando però che stai diventando più responsabile, Shikamaru. Bravo. Vai, ora”.
Lui uscì allibito dalla casa. Sua madre che gli faceva i complimenti era uno spettacolo più unico che raro. Forse aveva saputo delle sue prestazioni durante l’ultima missione, che un paio di volte avevano salvato la pelle a tutto il gruppo.
Il fiume distava qualche decina di metri. Dopo cinque minuti di camminata, il ragazzo arrivò nel luogo dove lui e Shikaku erano soliti allenarsi. Il ninja era seduto sulla riva del fiumiciattolo, che il quel punto assumeva quasi le dimensioni di un ruscello ed osservava l’acqua scorrere, cercando probabilmente di concentrarsi. Comunque, lo sentì arrivare e, per questo motivo, si alzò per fronteggiarlo.
“Allora, hai aiutato Temari della Sabbia come si deve?” gli chiese con sguardo autoritario ed incrociando le braccia.
Shikamaru annuì, cercando di non pensare alla figuraccia sfiorata per quel sogno. In fondo a parte quel momento aveva eseguito a dovere tutti gli ordini.
“Perché sei diventato rosso?”
Che cosa? Sono diventato rosso?
“Ehm … Non capisco a che cosa ti riferisca … Non sono mica arrossito!”
Che figura penosa che ho fatto, pensò avvilito. Aveva balbettato come un idiota e si era difeso forse nel modo più stupido possibile.
“Non è che ti piace quella Temari?”
Ok, questa domanda è a trabocchetto. Lui, qualsiasi cosa io risponda, crederà che Temari mi piaccia. Quindi non posso rispondere né sì né no. Dai, calma e sangue freddo.
“Ma per favore … te l’ho detto che tutte le ragazze mi stanno antipatiche… lei non fa eccezione. È forse la peggiore di tutte ora che ci penso. Sempre lì a fare la maestrina su tutto” bofonchiò con aria annoiata, del tutto normale per uno come lui.
Forse ce l’ho fatta a convincere il mio vecchio, pensava, già più tranquillo.
Shikaku rise, sinceramente divertito: “Secondo te il fatto che lei si comporti in modo autoritario ti impedisce automaticamente di fartela piacere? Quante volte ti ho detto che non c’entra proprio nulla?”.
“Sarà, in ogni caso non sono interessato a lei. Per quanto mi riguarda, più sto lontano dalle ragazze meglio è”.
“Senza le donne, ogni uomo sarebbe molto meno di quello che è. Mettitelo bene in testa una volta per tutte. Credo che tu sia ancora lontano dal comprendere quanto sia bello vedere la ragazza di cui si è innamorati ridere per una battuta o uno scherzo. Ma prima o poi ci arriverai, tutti ci arrivano. Ora iniziamo ad allenarci, altrimenti se arriviamo tardi per la cena tua madre si arrabbia moltissimo”.
 Shikamaru si sentiva decisamente irritato dall’aria saputa con cui suo padre gli impartiva quelle lezioni di presunta saggezza. Ogni volta che ci pensava gli veniva l’orticaria. Quel giorno più del solito, perché cominciava a sospettare che Shikaku avesse persino un po’ di ragione.
E questa idea gli faceva venire decisamente i brividi.
Dannata Temari.
  
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