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Autore: xnothingbutclaire    15/11/2013    1 recensioni
Dedico questa storia all'amicizia a distanza, un'amicizia più difficile delle altre, ma sicuramente più bella.
Ps. Alice, entra e vieni a scoprire la tua sorpresa!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Puoi contare su di me.


Ehy, Alice, sono io, Chiara.

Ho deciso di scrivere una storia pensando a te, come ti avevo promesso.
E’ questa la sorpresa di cui ti parlavo.
Lo sai, tutto quello che posso offrirti a 450 km di distanza sono le mie parole, le mie storie.
Per questo motivo ho deciso di dedicartene una, spero ti piaccia.

Beh, che dirti, buon compleanno! Ti voglio bene, grazie di tutto.



Un pugno, un calcio, e poi ancora, ancora e ancora, fino allo sfinimento, finché sul corpo di Laura si formano tante macchie violacee.
Ed eccola lì, esce dal bagno sistemandosi la maglia e cercando di asciugarsi le lacrime che, poco prima, le erano cadute sulle guance rosee.
Si scioglie i capelli e se li rilega in una coda alta, per poi dirigersi verso l’aula di scienze.
Un’ora passa veloce tra formule e relazioni tra elementi, fino a che il suono della campanella fa vibrare leggermente le pareti dell’aula.
I ragazzi presenti si precipitano fuori come dei fulmini, lasciando Laura da sola in classe, mentre sistema accuratamente le cose nel suo zaino.
Qualcuno entra nell’aula e, non appena la ragazza alza lo sguardo, viene colpita da un forte schiaffo sulla guancia, che la fa cadere per terra.
E ripartono altri pugni, altri calci, che lasciano Laura senza forze sul pavimento.
I bulli se ne vanno, e lei rimane inerme tra quelle quattro pareti bianche.
Strizza gli occhi per non far cadere le lacrime, scuote la testa, come per far scivolare via tutte quelle orribili parole che le ronzano nella mente.
Dopo nemmeno due minuti prova ad alzarsi, inutilmente però.
La seconda volta lo fa con più forza e, appoggiandosi alla cattedra, si mette in piedi dolorante. Barcolla fino a fuori l’edificio e si lascia cadere sopra ad una panchina.
Guarda il cielo, limpido come i suoi occhi, guarda le nuvole, bianche come la sua pelle, e poi guarda il sangue che cola dal labbro inferiore, rosso come la morte.
Si fa tante domande quando è da sola.
Si chiede il perché della sua nascita.
Perché viene picchiata ogni giorno fino ai lividi.
Si chiede cosa ha fatto nella sua vita di tanto sbagliato e cattivo per essere considerata sempre e comunque una “sfigata”.
Troppe domande, e così poche risposte.
Nessuno riuscirebbe a capire il motivo di una così grande rabbia nei confronti di una povera ragazzina.
Non riuscirebbero a comprendere nemmeno la cattiveria e il divertimento che provano nel farla stare male.
Perché, purtroppo, i bulli non si fermano nemmeno quando cominci a piangere disperatamente.
Nemmeno quando li preghi di smettere.
Nemmeno quando chiedi loro il perché.
Forse perché nemmeno loro lo sanno.
E’ difficile odiare una persona, per Laura, perché odiare è un sentimento brutto, triste, cattivo.
E nonostante Laura non abbia un carattere facile, la sua natura è buona.
Non farebbe male a nessuno, nemmeno a quelli che le hanno rovinato l’adolescenza.

Laura ha quattordici anni e mezzo e soffre di bullismo da un anno, senza che nessuno sappia niente.

Torna a casa, stanca, e, senza dire una parola, si chiude in camera sua, mettendo la musica a tutto volume.
Si sveste e si stende sul letto, le fa male ogni parte del corpo.
Si ritrova a guardare il soffitto, ancora una volta.
Quelle stupide lacrime minacciano di bagnare il volto della ragazza, ma ancora una volta le respinge. Deve essere forte.
Si ripeteva, fin da piccola, che se vuoi arrivare alla tua “meta” non devi mollare mai.
Sembrava facile, ma adesso si sta accorgendo che è più difficile del previsto.
Non si è mai posta il problema di non farcela.
E’ sempre stata una ragazza abbastanza ottimista, orgogliosa, non avrebbe mai fatto in modo di arrivare così in basso. Eppure ci è riuscita, ci sono riusciti.
E Laura si sente debole, non sente più la forza di sorridere, l’ottimismo, l’unica cosa con cui ha a che fare è la delusione. La delusione di aver mollato.
Si alza e si guarda allo specchio, percorre con un dito tutti i lividi, mostrando smorfie di dolore.
In quel momento, si chiede perché non li ha fermati, perché non è riuscita a ribellarsi.
“Sono una nullità.”
Ecco la risposta che si dà ogni volta.
E quello che comincia a vedere è solo pessimismo.
Pensa di non essere fatto per questo mondo, di essere troppo debole, troppo strana, troppo intelligente, troppo profonda, troppo se stessa.
Alla fine si convince di essere sbagliata, di essere soltanto un errore, come le dicono anche a scuola.
Forse, si dice, se me lo dicono sempre, c’è una ragione.
Laura continua ad osservarsi, facendo delle smorfie di disgusto.
Si sofferma sul suo fisico, sui suoi fianchi abbastanza grandi, il seno non troppo prosperoso e la pancia non abbastanza piatta, per lei.
Tira in dentro lo stomaco per vedere se succede qualcosa, se può trovare un modo per vedersi migliore.
Si gira, ma non nota cambiamenti. Un’altra delusione.
Si avvicina al suo viso, e fissa le piccole protuberanze sul suo viso, dovute all’adolescenza, il suo viso, gli occhi, la bocca, il naso… E non si piace, si odia.
Si allontana un po’ e prova ribrezzo. Si sente un mostro.
Chiude lo specchio, atterrita, e si riappoggia sul letto.
I suoi occhi pian piano si chiudono, e la sua mente vaga nei pensieri più profondi.
Si ricorda di quando era bambina, di quando giocava a nascondino con gli amichetti del palazzo, di quando era malata e la sua mamma le stava accanto, tenendogli la mano.
Si immerge nel ricordi dei Natali passati, quelli belli, festeggiati in famiglia.
Le manca la sua innocenza.
Le mancano i sorrisi sinceri e la speranza che, prima o poi, tutto andrà meglio.
Sente dei passi vicino alla sua camera, immediatamente si alza e si riveste.
La mamma entra e la saluta, le chiede come è andata a scuola e Laura ripete la stessa frase, la stessa bugia, “è andata benissimo, sì”.
Lei odia mentire, odia doversi tenere tutto dentro, dover piangere senza avere nemmeno una persona con cui sfogarsi.
Ma purtroppo deve stare in silenzio, perché, se solo osasse dire una parola a qualcuno, i bulli verrebbero subito a saperlo, e la concerebbero anche peggio.
E’ in trappola, è costretta a subire massacri e insulti ogni giorno senza poter fare niente per farla finita. E’ frustrante.
A volte Laura prova a farsi coraggio e a confessare tutto a qualcuno, ma quel poco di coraggio svanisce subito.
Ha paura di dirlo persino a sua madre.
Non vuole essere criticata ancora, essere trattata come una debole, che non si sa difendere.
La mamma ha sempre avuto grandi aspettative su di lei, non vuole sembrare una perdente ai suoi occhi.
Loro non hanno mai avuto un rapporto troppo pacifico, perché Laura è sempre stata una di quelle a cui piace essere libera, fare ciò che le pare.
Le piace ascoltare musica fino allo sfinimento, anche quando c’è gente, perché è l’unica cosa che la fa stare bene.
Mamma e figlia hanno sempre avuto scontri tra loro, e Laura ad un certo punto avrebbe desiderato vivere senza nessuno che le desse ordini.
Ma in questo periodo, vuole avere qualcuno accanto, a cui importi davvero di lei, di come sta.
Una persona a cui possa confidare tutto e di cui si possa fidare.
Vorrebbe avere una persona a cui possa chiamare anche alle due di notte, sicura che lei risponderà.
Non ha mai avuto amici così, è sempre stata… Sola.
Lei è sola, ormai.
E’ sola quando è tra i suoi compagni, quando parla con i parenti, quando cammina nel bel mezzo della folla in centro. Lei è sola dentro.
“A nessuno importa di come veramente mi sento”.
Possono chiederti “come stai?”, e tu puoi rispondere “bene, grazie”, ma che ne sai che a loro importi davvero sapere come stai?
Ormai si è abituati a dire di stare bene e nessuno si accorge che è solo una bugia, una tremenda e dannatamente stupida bugia.
Quella bugia che ti perseguita fino a che non ne esci fuori, finché non sei davvero felice. A quel punto, sei libero.
Libero è una parola troppo lontana, per Laura.
Si sente in un tunnel senza uscita, intrappolata in ciò che chiama adolescenza, negli insulti e in quei sorrisi falsi.
Laura chiede aiuto anche quando saluta la madre, ma pare che nessuno abbia la voglia di andare a salvarla.
La stessa paura che ha Laura di farlo da sola.

Un altro giorno di scuola, altri lividi, altri insulti.
Scaraventa lo zaino per terra e si siede subito davanti al computer, apre il suo social network preferito e si affretta a scrivere qualcosa.
“Giornata di merda”.
E’ abituata a non ricevere risposte, a nessuno frega niente di come sta, tanto meno di come le è andata la giornata.
Non ti conoscono, cosa gli dovrebbe importare?
Invece nota una risposta.
“Che è successo?”
“Oh, niente di che… Sono solo stanca.” Risponde, alquanto stranita.
“Mh, allora okay… Comunque io sono Camilla :)”
“Piacere, io sono Laura :D”
E continuano a parlare del più e del meno per una mezz’ora.
Laura non sa niente di questa ragazza, a parte che si chiama Camilla e che ha un anno in più a lei.
Nonostante tutto però, le piace parlarle.
Da quello che ha capito, Camilla è simpatica, una ragazza intelligente a cui piace molto parlare, ma che sa anche ascoltare.
Le piace ascoltare musica, proprio come Laura, e adora leggere.
Ma la cosa più bella, è che ogni volta che Camilla le risponde a una domanda, sente che lo fa con piacere, perché è davvero interessata a quello che Laura le dice.
Infatti accenna sempre un sorriso quando risponde, e per un momento non pensa più a niente, perché la simpatia di Camilla l’ha contagiata davvero tanto.
Vorrebbe davvero avere un’amica così, che le stia vicino sempre e comunque, e che sappia rallegrarla.
Le arriva un ultimo messaggio.
“Io devo andare, ci sentiamo domani?”
Laura è un po’ triste, le sarebbe piaciuto continuare a chiacchierare ancora, anche se su internet.
“Oh, okay… A domani :)”
Laura chiude il computer e lo rimette a posto nella sua custodia nera.
Non riesce a smettere di pensare a Camilla, la ragazza che ha conosciuto, alle sue battute, e al suo premuroso “che succede?”.
Le spunta un sorriso sincero, di quelli che le capita di fare di rado.

Camilla e Laura continuano a parlarsi per molto altro tempo, quei pochi giorni diventano mesi e la loro amicizia si solidifica. Ma i segreti di Laura restano segreti.
Continuano a girare intorno agli scherzi, alle battute, ai “ti voglio bene”.
Laura vorrebbe una persona con cui confidarsi, ma fino ad ora Camilla le è sembrata sempre perfetta, senza un capello fuori posto.
La quattordicenne è sempre stata insicura, fin da piccola si è sempre fatta mille problemi e questo le ha portato solo grandi mal di testa.
Le sue paure sono grandi, ma non sono per niente facili da affrontare.
Non è come dire “ho paura dei ragni”, perché, quando hai paura dei ragni, sai che non devi andare in posti polverosi o sporchi, perché potrebbero esserci.
Invece, quando hai una paura intoccabile, non sai come fare.
Laura ha paura di sbagliare, ha paura di essere lasciata sola, ha paura di non valere abbastanza.
Queste insicurezze la perseguitano, e lei vive questa situazione da un bel po’ di tempo.
Vorrebbe dire tutto a Camilla, vorrebbe liberarsi dall’enorme peso che porta sulla stomaco, ma ha paura di venire snobbata, o considerata una povera sfigata.
Ed è l’ultima cosa che vuole.

Laura è davanti al suo pc, come al solito, mentre scrive alla sua amica a distanza.
Non ce la fa più.
Ogni giorno deve mentire con sua madre, con gli amici, con i parenti… Ma non vuole farlo con Camilla. Vuole sfogarsi.
I bulli continuano a darle noia, ma la differenza è che l’arma è diventata le parole.
Sono riusciti a farla diventare lo zimbello della scuola.
Non riesce a passare tranquillamente per i corridoi, perché ha paura di eventuali prese in giro. E’ troppo per lei.
Le persone pensano che la violenza sia la cosa peggiore, ma si sbagliano di grosso.
Le parole sono il vero punto debole.
Le parole sono peggio di coltelli affilati, ti trapassano il cuore in un attimo e ti fanno sentire deluso e triste.
Nelle parole c’è cattiveria, e questa può essere più forte di qualunque altro pugno o calcio.
Ed è per questo che Laura se l’era “cavata” in questo anno.
I lividi li copriva con una sciarpa, i soldi li nascondeva, ma non c’è un modo per nascondere la tristezza.
Quelle petizioni contro di lei, quelle risate cattive, quei nomignoli la stanno distruggendo piano piano, peggio di qualunque altra cosa.  
La ragazza è da sola a casa, si sente tremendamente triste, così decide di parlare con qualcuno.
Se deve mentire, almeno vuole passare il tempo e spazzare via quei pensieri.
Vuole ridere, e sapeva che Camilla sarebbe stata la persona con cui si sarebbe sentita meglio.
Le invia un messaggio.
“Posso chiamarti?”.
“Certo.”
Le arriva la risposta da Camilla.
Poco dopo cominciano a chiacchierare come se nulla fosse. All’inizio del più e del meno, degli amici, dei genitori… Scherzano come fanno tutti i giorni.
Poi iniziano a parlare della scuola.
“Allora… Come va scuola? Non mi hai mai raccontato niente!” esordisce Camilla, con tono sereno.
Laura respira a fondo, prima di soffocare un “bene”.
“Ehy, che ti prende? Laura? Laura, mi senti?”
“B-bene, la scuola va… A meraviglia!”
“Cosa succede? Puoi dirmelo, lo sai, ci conosciamo da tanto ormai e…”
“Non voglio darti noia, non voglio essere un peso, per nessuno, e tanto meno per te, che mi hai sempre aiutata e che ci sei sempre, quando torno da scuola…”
Laura comincia a piangere involontariamente, i singhiozzi si fanno man mano più forti.
“Non devo cedere” si ripete, ma è troppo difficile fermarsi, ormai.
“Laura, Laura, non sei un peso… Non lo sei per nessuno! Che è successo?”
Laura prende un sospiro, prima di pronunciare quelle fatidiche parole, di cui molto probabilmente si pentirà.
“Io… Sono vittima di bullismo.”
C’è un profondo silenzio tra le due.
Camilla è esterrefatta, non se lo aspettava.
Laura ha paura, non vuole essere lasciata sola. L’attesa di una risposta di Camilla la sta divorando.
“C-cosa? Da quando?” chiede insicura la sedicenne.
“E’ successo tutto un anno fa. Mi sono trasferita nella scuola che frequento tutt’ora, perché speravo di cambiare aria, cambiare conoscenze. Sono venuta qui a Milano, allora. Il mio primo giorno di scuola ero abbastanza spaesata. Non sapevo dove andare, che cosa fare, con chi parlare… Era tutto nuovo per me. Compresi i bulli. Io non… Avevo mai avuto a che fare con loro – una lacrime solca il viso di Laura – hanno cominciato a deridermi sin dal primo giorno. Mi vestivo male e portavo l’apparecchio. E dopo gli insulti, hanno cominciato a picchiarmi. Lo fanno ancora oggi, dopo un anno e mezzo. Mi rubano i soldi, i libri, gli oggetti personali – Laura singhiozza forte – io non gli avevo fatto niente, perché se la sono presa con me?!”
“Io…”
“Adesso mi hanno messo contro tutta la scuola, e sono diventata uno zimbello… Non posso camminare nei corridoi perché ho troppa paura! Capisci?!”
Camilla non sa davvero cosa dire.
Fin da subito aveva capito che la vita di Laura non fosse tutta rose e fiori, ma sicuramente non si aspettava questo. O perlomeno, cercava di pensare positivo.
Nemmeno la sua adolescenza era stata fantastica, aveva avuto alcuni problemi di autostima, non si sentiva “abbastanza”, ed era entrata nel tunnel dell’anoressia, ma per fortuna era riuscita a uscirne.
Gli amici dicono che è una ragazza molto simpatica, intelligente, bella… Perfetta.
Ma lei non lo è, non si sente così.
Il trucco è nel sorriso, infatti, Camilla è brava in questo.
Lo aveva imparato fin da piccola, quando si faceva male e, invece di dire come realmente stava, mentiva, per tranquillizzare tutti.
L’unica persona che non riusciva a tranquillizzare era se stessa, però.
Qualche anno fa era terribile la sua situazione.
Si guardava e notava sbagli su sbagli, passava ore davanti allo specchio a cercare un modo di vedersi più bella.
E così, provò a non mangiare.
Con la scusa di non avere fame, mangiava piccoli bocconi durante ogni pasto e poi si ritirava in camera sua per guardarsi un altro po’ allo specchio, per osservare i suoi “progressi”.
Non le andavano mai bene, voleva di più.
Ha continuato per mesi e mesi, finché un giorno, è successo qualcosa che ha cambiato tutto.
Era diventata davvero magra, si riuscivano a contare persino le costole.
Era andata da sua nonna per una settimana, e stava mettendo a posto la sua valigia.
Ad un certo punto, sua nonna entrò in camera sua e le chiese se le era successo qualcosa in questi mesi, perché era dimagrita tantissimo.
Camilla negò, e con un sorriso cercò di darla a bere, ma non ci riuscì.
Non voleva altri problemi, non voleva ricominciare a mangiare, perché altrimenti avrebbe solo rovinato quello che era riuscita ad ottenere.
Solo che la nonna aveva già capito tutto, e, con dolci parole, spinse la ragazza a parlare.
Riuscì a sfogarsi, e si accorse che anche sua nonna aveva vissuto qualcosa di simile, anche lei alla sua età voleva essere come le modelle in copertina, essere invidiata per la sua magrezza.
Le parole della nonna riuscirono a convincere Camilla di finire questa “gara”, non poteva più andare avanti così.
Nonostante siano passati ormai due anni, Camilla è rimasta una ragazza molto insicura di sé.
La battaglia per l’accettazione di se stessi non finisce mai, è una lotta giornaliera.
Così resta ad ascoltare il pianto disperato di Laura, non potendo fare niente, purtroppo.
Vorrebbe essere lì ad abbracciarla forte, a sussurrarle parole dolci e a cercare di tirarle su il morale, come fanno le vere amiche.
“Senti – esordisce ad un certo punto la sedicenne – io ci sono. Se vuoi parlarmi dei tuoi problemi, delle giornate a scuola, se vuoi sfogarti o anche solo parlare… Io ci sono, sempre e comunque. E so che non posso fare granché, dato che abitiamo dall’altra parte del mondo, ma posso esserti vicina con il mio cuore. Non sarai mai un peso, Laura.”
“Grazie.” Sussurra l’altra, sorridendo tra le lacrime.

Intervallo.
Questa parola rimbomba nella testa di Laura e non fa altro che incuterle timore.
Va in bagno, cercando di fare più in fretta possibile, per poi ritornare in classe, dove l’aspetta già l’insegnante.
Prima di poter uscire, si ritrova con le spalle al muro e due ragazzi abbastanza grandi dinanzi, che la chiudono a chiave in bagno.
“Fatemi uscire!” Laura urla, ha paura di quella situazione.
I bulli ridono di gusto, per poi negarle la libertà.
“Vi prego, non fatemi restare qui… Cosa devo fare? Vi prego!”
I ragazzi continuano a ridere.
Sente la porta aprirsi, viene trascinata fuori e spinta contro il lavandino.
“Mh, hai qualcosa da darci?” dice uno con un sorriso sghembo.
“Non so, non ho niente!”
“E chi dice che tu non sia mentendo?!” le frugano nelle tasche, ricavando qualche spicciolo. Si avvicinano a lei e le strappano via la collana che porta sempre, regalata da sua zia.
“Ridatemi la collana, vi prego!” urla disperata.
Riprendono a ridere e dopo averla stesa a terra un’altra volta, se ne vanno con la sua amata collana.
E’ tutto per lei quell’oggetto, un valore sentimentale che supera tutto l’oro del mondo. Le hanno preso anche quello.
E a quel punto, le lacrime calde le scendono sul viso piene di dolore, di tristezza.

“Camilla, basta. Voglio finirla qui.” Laura invia il messaggio alla sua migliore amica.
La ragazza, vedendo il messaggio, chiama subito l’amica, preoccupata.
“Laura cos’è questa storia?”
“Voglio finirla qui. Non ce la faccio più ad andare avanti! E’ come… Come un tunnel senza fine. Non… Ce la farò mai ad uscirne.”
“Per favore Lau, non dire cazzate.”
“Non sono cazzate! – sbotta la quattordicenne, infastidita – tu non puoi capire.”
“E invece posso capire, più di quanto tu possa sapere!”
“Andiamo Camilla, cos’hai che non va tu? Eh?!”
“Sai una cosa? Niente va bene in me! Okay?! Posso sembrarti intelligente, divertente, gentile, dolce, educata… Ma in realtà mi sento un completo fallimento! Tutto quello che vedo è migliore di me! Lo capisci?! Quando mi guardo allo specchio non vedo altro che un mostro, perché io sono questo! La mia mente, quello che penso… E’ tutto un casino. Non sono quella che credi. Non mi sento affatto perfetta, Laura. Non lo sarò mai. E ti racconto una storia, la mia storia. Due anni fa avevo dei problemi seri con il cibo. Esatto, non mangiavo. Mi rifiutavo, volevo assomigliare a quelle ragazze in copertina dei giornali, quelle adulate da tutti. Poi, un giorno, ho parlato con mia nonna e lei mi ha fatto capire che non ero sola. E, ripensandoci, a tavola il giorno dopo, mi sono detta che dovevo mangiare, anche se non mi piacevo, non potevo finire così. Ho ripreso a mangiare. Ma questo non significa che sia passata!
No, non è passata, Laura, perché io sono la stessa ragazzina di due anni fa. Quella che non esce mai senza essersi controllata per bene per paura di non piacere, quella che detesta mostrarsi in costume perché non si sente bene con il suo corpo, quella che ha paura di mettere su troppi chili.
Sono solo una povera ragazzina, niente è passato. Ho solo cercato di andare avanti e dimenticare.” a Camilla scende una lacrima solitaria sulla sua guancia.
“Non mi avevi mai detto niente.”
“Già, ma adesso è venuto fuori. Adesso tu sai i miei segreti, e io so i tuoi.”
“Non ci porterà a niente.”
“Vedi Laura, non è facile uscire da problemi così, perché il tuo cervello non cambierà mai. E’ una lotta quotidiana contro se stessi. Certi giorni ti sentirai felice con te stessa, altri vorresti sprofondare. Siamo fatti così. Ma, ti prego, non mettere fine alla tua vita, tutti siamo nati per un motivo. E non voglio fare la positiva, perché non lo sono affatto. Noi possiamo vivere con i nostri problemi, insieme. Ti ho conosciuto su internet e sei diventata davvero importante per me. Ho conosciuto il tuo carattere, e so che sei una ragazza fantastica. Non aver paura di niente, ti ripeto, io sono con te, sempre.”
Laura si lascia andare in un pianto liberatorio mentre Camilla è ancora la telefono con lei.
La sedicenne si sente libera.
“Voglio abbracciarti.” Dice Laura, asciugandosi delle lacrime con un fazzoletto.
“Anche io. Ci vedremo un giorno, stai tranquilla. E quel giorno non sarà nemmeno molto lontano.
“Sei meravigliosa” Continua a dire Camilla.
“No, tu lo sei.”
“Credo che tu abbia bisogno degli occhiali… Almeno cinque o sei paia.”
Laura scoppia in una risata, seguita da Camilla.
“Sai sempre come tirarmi su.” Confessa Laura, che ormai non piange più.
“Questo ed altro per te.” Replica Camilla, con parole sincere.

Un anno è passato e tutto sembra andare meglio.
Camilla e Laura sono più amiche che mai, anche se a 450 km di distanza, sono più vicine di tutte le altre persone intorno a loro.
Ormai sono come sorelle.
Si conoscono in tutto e per tutto, capiscono le emozioni solo grazie ad una parola e sanno sempre come tirarsi su di morale.
Hanno scoperto i più profondi segreti sulla loro vita e si sono confortate e vicenda.
Camilla ha imparato ad amarsi.
A guardarsi allo specchio e a dirsi “sono bella così come sono, perché sono me stessa.”.
Laura invece, ha imparato ad amare il suo “io”.
Ha imparato ad amare la sua caparbietà, la sua intelligenza, la sua impulsività… Ed ha capito di essere forte e che nessuno può più buttarla giù.
Ha confessato tutto ai suoi genitori, che l’hanno subito trasferita in un’altra scuola.
Non è andata come pensava, anzi, è andata decisamente meglio.
E’ estate e tutti sono pronti per andare al mare.
Prima Camilla aveva paura di andare in spiaggia, odiava mettersi i costumi e farsi vedere da troppa gente.
Laura invece aveva paura di essere giudicata. Aveva paura dei commenti cattivi da parte dei ragazzi e delle minacce anche lì.
Adesso invece camminano sulla passerella sicure di sé.
Oggi è il compleanno di Laura.
La festeggiata non è elettrizzata più di tanto, detesta tutte quelle chiamate ossessive dai parenti, i continui “adesso stai diventando una signorinella!” oppure i “quanti anni fai?” da parte di persone che dovrebbero ricordarselo.
Si alza dal letto e, dato che è domenica, ha tempo di fare le cose con calma.
Mangia una deliziosa brioche e riceve dai suoi genitori baci e abbracci.
Lei però aspetta un augurio speciale: quello di Camilla.
Fino al giorno prima sapeva che non ci sarebbero stati problemi, che lei le avrebbe fatto gli auguri tranquillamente e l’ansia si sarebbe presto tolta.
Eppure, anche da appena alzata, ha una paura pazzesca che Camilla si dimentichi del suo compleanno.
Ormai sono rimaste poche persone che se lo ricordano, oltre ai suoi familiari.
Ogni anno aspetta gli auguri da quelle ragazze che alle medie reputava “amiche”, oppure da qualcuno conosciuto in vacanza, ma non arrivano.
E Laura ci sta male, dannatamente male.
Di solito si rinchiude in camera e piange in silenzio, con le cuffie nelle orecchie.
I genitori cercano di tirarla su, capiscono che deve essere brutto non avere nessun amico che ti fa gli auguri.
Si stende sul letto con il cellulare in mano e passano alcune orette.
La voce della madre che le ordina di alzarsi dal letto e vestirsi riecheggia nel corridoio.
Laura, dopo aver sbuffato un po’, fa come dice e in venti minuti è di nuovo sul letto.
Prende in mano il telefono e lo sblocca, speranzosa che Camilla le abbia mandato un messaggio, o la abbia chiamata, ma niente.
Camilla le aveva detto proprio il giorno prima che si sarebbe impegnata a farle gli auguri di mattina presto.
Eppure quel fatidico messaggio non è ancora arrivato.
Allora, butta il cellulare sul letto e le lacrime cominciano a scorrere sulle sue guance.
Si chiude in bagno con la testa tra le gambe e singhiozza.
Si sente così debole in quel momento. Ormai è facile scoppiare a piangere per lei.
Detesta questo fatto.
Vuole solo una persona a cui importi veramente di lei.
Pensa a Camilla, a quello che sta facendo e, soprattutto se si è ricordata del suo compleanno.
Sono diventate molto unite nel tempo, hanno imparato tante cose l’una dall’altra.
Si sono dette le cose più segrete e più tristi, raccontate le battute più squallide e hanno chiacchierato a volte anche per ore e ore.
E’ così triste e deludente pensare che una persona a cui tieni così tanto e a cui hai raccontato praticamente tutto di te, non ricambi.
Laura continua a piangere disperatamente, come non aveva mai fatto.
Pensa a tutte le volte in cui aveva allontanato le persone a cui voleva bene, come quel pomeriggio in cui la sua amica del cuore cominciò a prenderla in giro e a ordinare di stare lontano.
O quella volta in cui fu invitata al parco per incontrare il ragazzo che le piaceva, e lui la schernì davanti a tutti i suoi amici, dicendole che era solo una povera sfigata e che nessuno si sarebbe innamorato di lei.
Tanti orribili pensieri riaffiorano nella mente di Laura e lei non sa assolutamente come gestirli.
C’è rabbia, tristezza, ma soprattutto… Delusione.
Agli occhi degli altri, forse può sembrare una semplice dimenticanza, ma per lei è importante.
Esce dal bagno, cercando di asciugarsi le lacrime che le bagnano le guance ininterrottamente.
L’orologio porta le 11 di mattina.
Improvvisamente, bussano alla porta. Laura urla alla mamma di andare ad aprire, non ha voglia di vedere nessuno, chiunque esso sia.
“Lau, c’è qualcuno che vuole vederti!” le dice la madre, bussando alla porta di camera sua.
“Mamma, non ci sono per nessuno. Va’ via!”
“Laura, dai, è importante!”
La ragazza si alza dal divano dove era seduta e va ad aprire. Si asciuga le lacrime e cerca di preparare il miglior sorriso che riesce a fare.
Tira un sospiro. E’ così frustrante continuare a mentire.
“Cosa…” le parole di Laura si mozzano, quando il suo sguardo incontra quello di una persona che non pensava assolutamente potesse esserci.
“Camilla…”
Camilla si avvicina a lei e la abbraccia, facendosi trasportare dalla forte stretta di Laura.
“Pensavo che nemmeno t-tu mi facessi gli a-auguri… E invece… Adesso s-sei qui… E’… Incredibile.” La sua voce rotta dal pianto, fa sorridere Camilla, che nel frattempo la stringe ancora più forte.
“Ti ho detto che l’avrei fatto, ricordi? Io mantengo le promesse.” Dice sorridente, mentre lacrime di gioia cadono sul suo viso.
“Buon compleanno, Laura.” Sussurra Camilla.



Chiara’s corner.

*Esce da un angolino*
Ciao a tutti, sono di nuovo qui!
Dopo circa due mesi di inattività (che tanto inattivi non erano, ma vabbè), il mio cervellino è riuscito a far uscire questa one shot.
Non uccidetemi se non è un granchè.
Ci sono stata un sacco di giorni, perché non mi piaceva il risultato.
Adesso però sono riuscita a pubblicarla.
Spero vi piaccia e… Beh, lasciatemi dire due parole sulla mia creazione.
Come avrete già capito, parla dell’amicizia a distanza, e di come i problemi si riescano ad affrontare meglio grazie ad una persona che ti vuole bene.
L’amicizia a distanza è una cosa bellissima, un’amicizia duratura, a differenza di quello che si pensa.
Un amico, se è vero, resta con te tutta la vita.
Questa one shot è dedicata a tutte gli amici e le amiche a distanza, anche alla mia.
Oggi è il suo compleanno, e ho deciso di scriverle una storia, dato che è l’unico regalo che le posso fare. Sperò che le piacerà! :)
In quanto a voi, miei cari lettori, datemi un parere!
Non importa se è negativo, le critiche aiutano sempre.
Vorrei sapere come trovate questa storia e se ci sono eventuali errori.
Con questo, spero vi trasmetta delle emozioni e soprattutto, che il messaggio che cercavo di darvi:
Chi trova un amico, trova un tesoro.

Chiara loves ya.xx
   
 
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