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Autore: LadyDenebola    15/11/2013    3 recensioni
La Battaglia dei Cinque Eserciti è da poco terminata, portando via con sé anche la lunga e pericolosa missione della riconquista di Erebor. La giovane Leviar accorre dalle Montagne Azzurre per occuparsi di Bofur, rimasto ferito e incosciente. Sarà l'occasione per far nascere definitivamente l'amore? O i due si lasceranno sopraffare dalle opposizioni attorno a loro?
Concepito come il seguito di "Muffin, partenze e..." e col titolo (spero) provvisorio! Buona lettura! ^__^
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bofur, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IV.


Il piede di Leviar ebbe uno scatto nervoso, dopo quasi mezz’ora che se ne stava seduta a braccia e gambe incrociate in salotto. Bifur, seduto di fronte a lei, la scrutò per un breve istante dall’altra parte del tavolo prima di tornare a lucidare un’aquila intagliata nel legno. Leviar provò a concentrarsi sulla scultura per ingannare l’attesa, ma i rumori che venivano dal piano superiore la richiamavano costantemente a quello che stava succedendo sopra di loro.
<< Ormai il medico dovrebbe aver finito la visita >>disse ad alta voce.
Bifur lanciò uno sguardo all’orologio sul camino che segnava l’una e dieci. Si alzò e aggiunse un altro ciocco di legno al fuoco, e vi rimase davanti per un po’, ignorando le scintille che gli sprizzarono davanti la barba.
Leviar sbuffò. Non era stanca, per quanto non dormisse da più di diciotto ore. Non appena aveva lasciato Bofur era corsa a dare la notizia del suo risveglio a Bombur e Bifur, e sarebbe anche andata a cercare il medico se Bifur non l’avesse ricacciata in casa facendole capire che ci avrebbe pensato lui. Nell’attesa, aveva preparato una cena veloce, e Bofur aveva appena cominciato a mangiare quando Bifur rientrò seguito da un nano con la barba bionda che, senza alcun convenevole, l’aveva fatta uscire dalla camera. Era successo tutto così in fretta, in quell’ultima ora, che Leviar aveva in corpo talmente tanta adrenalina da non sentire sonno, neanche stando seduta e ferma.
Poco dopo che era scesa, Bifur l’aveva raggiunta e, nonostante non potessero fare alcun tipo di conversazione, la sua presenza riuscì a rinfrancarla.
Un rumore pesante di passi fece voltare entrambi verso la porta, alla quale presto apparvero Bombur e il medico, che, scorta Leviar, le rivolse un inchino.
<< Elmin, al vostro servizio >>si presentò con un sorriso.
Leviar ricambiò, e subito fece per chiedergli di Bofur, ma Bombur la interruppe invitando Elmin a prendere una tazza di tè.
<< Volentieri, ragazzo! Dovrò scaldarmi per bene prima di uscire fuori. Quel ragazzo >>esclamò Elmin scuotendo la testa e alzando gli occhi al soffitto,<< sapevo che ha la pelle dura, ma non osavo sperare in una guarigione tanto repentina, considerando la sua influenza, poi! >>
<< Come sta ora? >>gli chiese Leviar.
<< È ancora febbricitante, ma il picco dell’influenza l’ha superato >>
<< E la gamba? >>
Bifur si avvicinò al tavolo, lo sguardo fisso su Elmin. Questo si strinse nelle spalle e rispose con deliberata lentezza:<< La ferita si è rimarginata da tempo, ma gli ci vorrà un po’ prima che possa tornare a camminare come una volta. Prima lascia quel letto, prima tornerà come nuovo. Ma sarebbe bene che gli si massaggi la gamba almeno una volta al giorno, per la circolazione >>
Leviar annuì, tirando dentro di sé un sospiro di sollievo. Bifur le diede un’affettuosa pacca sulla schiena e le indicò la porta con un cenno del capo. Elmin ridacchiò.
<< Ma sì, va’ a trovarlo! L’abbiamo lasciato alla sua cena, e penso che si sia stancato d’avere attorno solo uomini! >>
Leviar li ringraziò entrambi e cercò di lasciare il salotto con meno impazienza di quanta ne provava; ma, una volta sola nell’ingresso, salì le scale di volata. Solo davanti la camera di Bofur recuperò la calma: bussò ed entrò quasi timidamente.
La schiena poggiata sul cuscino, Bofur l’accolse con un gran sorriso, come se la stesse aspettando. Leviar avvicinò lo sgabello al letto, ma lui batté una mano sulla coperta con espressione eloquente, così che la ragazza si affrettò ad arrampicarsi al suo fianco.
<< Va un po’ meglio? >>chiese, accennando al piatto vuoto sul suo grembo.
<< Decisamente >>annuì Bofur con voce soddisfatta.<< Sai, sarà anche piena notte, ma mi sento come se mi fossi appena svegliato >>
<< Naturale! Sei rimasto in letargo per due mesi! >>rise Leviar.
Anche Bofur ridacchiò, ma si rifece subito serio mentre le accarezzava lentamente la guancia.
<< È strano… A volte ho l’impressione che sia passato un secolo dall’ultima volta che ti ho vista, altre che sia passato solo un giorno >>
<< L’importante è che adesso sono qui, no? >>
La mano di Bofur sulla sua guancia tremò appena, e lui abbassò lo sguardo, la fronte aggrottata come se si stesse decidendo a parlare o rimanere in silenzio.
<< Alcuni chiacchiereranno, temo >>
<< Scusa? >>
<< Sei venuta dalle Montagne Azzurre, da sola, in pieno inverno per vedere me >>continuò Bofur guardando le coperte.
<< Continuo a non capire >>disse Levier, sinceramente perplessa.
<< Insomma, uno si sarebbe aspettato che saresti andata dritta dalla tua famiglia e, ecco… non vorrei che ti ritrovassi al centro di qualche pettegolezzo >>spiegò a fatica Bofur.
Leviar fu talmente colpita da tutti quegli scrupoli che le venne da ridere. Bofur risollevò gli occhi su di lei, stupito.
<< I nani non sono così pettegoli, Bofur! >>esclamò lei con serenità.<< Se qualcuno me lo chiederà, risponderò che è stato tuo fratello a chiamarmi qui. Non ci sarà nessuna voce, sta’ tranquillo! >>
<< Non è per me che mi preoccupo, ma non voglio che qualcuno pensi male di te >>borbottò il giocattolaio.
Leviar ebbe la sensazione che una fiamma le si fosse accesa nel petto, mozzandole il respiro ma donandole allo stesso tempo un profondo benessere. Senza pensarci su, cinse con le braccia il collo di Bofur e mise il volto nell’incavo della sua spalla.
Sempre più basito e imbarazzato, il nano si irrigidì. Due secondi dopo, tuttavia, stava ricambiando l’abbraccio, e Leviar mormorò:<< Ignorerò qualsiasi pettegolezzo >>. Sentì Bofur inspirare come sul punto di voler dire qualcosa, ma un attimo dopo tornò a rilassarsi, limitandosi ad accarezzarle i capelli. Erano movimenti leggeri e lenti, quasi ipnotici, e chiudendo gli occhi Leviar si lasciò cullare, ormai incapace di capire chi fra loro due avrebbe dovuto in realtà rassicurare l’altro.
Fu solo quando sentì un respiro caldo accompagnato da un bacio irsuto sulla fronte che, in una remotissima parte della sua testa, capì di essersi finalmente addormentata.
 

 
Angolino dell’autrice:
Bon! Finito anche questo capitolo! Che ne pensate? A essere sincera, non mi convince al 100%, ma volevo creare un breve intermezzo prima del prossimo cap., dove la scena finalmente lascerà la camera da letto. Come vi sono sembrati Bofur e Leviar? La storia vi sta interessando? Spero di sì, e spero che avrete abbastanza pazienza per aspettare il prossimo cap. (non so con precisione quando arriverà, è ancora in stile “working in progress”).
Scemenze a parte, come sempre ringrazio tutti coloro che decidono di concedere il loro prezioso tempo alla mia fanfic, leggendo o anche commentandola. Grazie, grazie, grazie!
E alla prossima! ^___^
   
 
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