Videogiochi > Mass Effect
Segui la storia  |       
Autore: Nymeria90    15/11/2013    2 recensioni
– Di che cosa hai paura, Shepard?-
Fissò il cielo sopra di lui e all’improvviso le stelle parvero spegnersi, oscurate da un’ombra scura, enorme, dalla forma vagamente umana.
L’ombra nel cielo guardò giù, verso di lui, dentro di lui, si sentì invadere da un’oscurità che gli ghiacciò l’anima.
Chiuse gli occhi e quando li riaprì, un istante dopo, non c’era più nulla.
- Di cosa ho paura mi chiedi?- sussurrò con voce roca mentre qualcosa dentro di sé si contorceva, implorandogli di tacere, perché solo così avrebbe potuto dimenticare. Non lo ascoltò: – C’è un’unica cosa che mi fa paura: l’eternità.-
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashley Williams, Comandante Shepard Uomo, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Alexander Andrej Shepard'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
http://www.youtube.com/watch?v=SEVCE6aTmhw&list=PLHwZ9V-BgL_uP1qWqGqV8tAAxW0T0RsMY


Cittadella, 2186

 
Non aveva mai immaginato che la fine sarebbe arrivata in quel modo. Aveva vagheggiato di epiche battaglie e scontri all’ultimo sangue, invece c’era solo un bambino morto, che forse non era mai esistito, che parlava di cose ormai prive d’importanza.
La sola cosa che gli interessava sapere era se tutti i sacrifici compiuti per arrivare fino a quel punto avessero ancora un qualche significato.
Premette la mano insanguinata sul ventre, mentre l’altra stringeva la pistola, barcollò leggermente, incapace di pensare ad altro se non alla stanchezza che gli intorpidiva le membra e gli offuscava la mente.
Non aveva più voglia di decidere, riflettere, combattere, scegliere. Voleva solo sedersi e chiudere gli occhi, per abbracciare quella morte che fuggiva da troppo tempo.
Voleva riposare in pace, una volta e per tutte.
Si scoprì ad invidiare Anderson, seduto davanti alla Terra, col capo reclinato e gli occhi socchiusi, finalmente in pace, finalmente libero.
Persino l’Uomo Misterioso aveva avuto il buon gusto di liberare la galassia dalla sua presenza, persino lui, adesso, poteva smettere di combattere per i motivi sbagliati.
Riudì le sue ultime parole – La Terra … se solo tu potessi vederla coi miei stessi occhi, Shepard … è così perfetta …-
Per la prima volta da quando lo conosceva gli aveva dato ragione.
La Terra … era l’unico motivo per cui si era battuto così a lungo, così strenuamente.
Diversamente dall’Uomo Misterioso, Shepard non credeva, non aveva mai creduto, che l’umanità fosse superiore alle altre razze o che la Terra fosse il pianeta più bello ed ospitale dell’universo; era il suo pianeta natale, la patria dei suoi antenati, il luogo da cui tutto aveva avuto inizio … ma non erano quelli i motivi che l’aveva spinto fin a quel punto, in quel luogo ostile ai viventi.
Si era battuto per la Terra perché aveva promesso ad una donna ormai morta che, sei mai quel pianeta a lui sconosciuto fosse stato in pericolo, l’avrebbe riconquistato, per lei, lei che gli aveva dato un motivo per vivere e morire.
Ci sono quasi, Sasha. Ci sono quasi.
Riportò la sua attenzione sul bambino che, con ostentata superiorità, stava indicando le tre scelte a sua disposizione: Distruzione, Sintesi, Controllo.
Rosse, Verde e Blu.
Shepard osservò i tre raggi che brillavano di fronte a lui, illuminando meccanismi alieni e sconosciuti, che parlavano di oscuri segreti e forze incomprensibili.
Fissò lo sguardo sul raggio rosso: distruzione.
Si umettò le labbra, mentre le dita stringevano convulsamente il calcio della pistola: era tentato, oh se era tentato ...
Sentì l’adrenalina entrare lentamente in circolo, pompata dai battiti frenetici del suo cuore.
Sarebbe stato semplice alzare la pistola e porre fine a tutto: distruggere i Razziatori, vendicare gli infiniti popoli che avevano schiavizzato, liberare le loro anime intrappolate e rendere la galassia un luogo di pace.
Ma a quale prezzo?
Il bambino era stato chiaro sul prezzo da pagare: tutti i sintetici sarebbero stati distrutti. Tutti, senza eccezioni.
Pensò ai Geth, quegli ammassi di tubi e circuiti che lui stesso aveva definito sacrificabili: gli adulti della galassia, i “senza sogni”.
Ma era davvero così?
Legion gli aveva mostrato il suo sogno: provare emozioni.
“Quest’unità ha un’anima?”
Shepard abbassò lo sguardo sulla pistola che stringeva in mano. Se l’Intelligenza lo avesse posto di fronte alla possibilità di sacrificare le Asari o i Turian o i Quarian o qualunque altra specie, avrebbe scartato quell’ipotesi a priori. Erano arrivati fin lì insieme, avevano combattuto e sofferto, erano morti fianco a fianco: fratelli alla fine del mondo.
I Geth erano forse diversi? Meritavano un trattamento diverso? Loro che più di tutti gli altri avevano patito il dominio dei Razziatori e l’ira vendicativa del resto della galassia?
Deglutì a vuoto: il sacrifico di pochi per la salvezza di molti. Ma chi era lui per decidere il valore di una vita?
Gi venne in mente una lezione di storia, quando sulla stazione Arcturus ascoltava distrattamente le parole di un vecchio professore dalle palpebre pesanti.
Quella lezione, un tempo così noiosa, ora gli parve la cosa più importante mai udita: il 6 e 9 agosto 1945, i bombardieri americani avevano sganciato due bombe atomiche sulle città di Hiroshima e Nagasaki. Quando la polvere delle esplosioni era ricaduta al suolo non c’era più nulla, solo morti e macerie. Migliaia di civili inermi erano morti sul colpo, altrettanti sarebbero morti dopo, tra atroci sofferenze. Per giustificarsi, gli artefici di quell’eccidio, affermarono che si trattava di un male necessario: quelle bombe avevano salvato altre vite, vite evidentemente più importanti di quelle che erano state spazzate via.
“Meglio loro che noi” era stato detto.
Shepard inghiottì un grumo di sangue e altrettanta bile: no, non avrebbe dato quella risposta, non lui. Non c’era nessun “loro” e nessun “noi”: erano fratelli alla fine del mondo.
Aprì le dita e la pistola cadde in terra con un tonfo sordo.
Il bambino lo fissò, incuriosito – Hai ancora due scelte.- disse.
Shepard desiderò poterlo strozzare.
Prese un ampio respiro e fissò lo sguardo sulle uniche due alternative possibili.
Sintesi: creare ibridi organico – sintetici, creature che possedevano l’infinita conoscenza dei sintetici e le emozioni degli organici.
Represse un brivido di puro orrore: meglio l’estinzione a quello.
Da sempre gli organici rincorrevano la vita eterna, la saggezza, la conoscenza: scoprire i segreti della galassia era il sogno di tutte le specie.
Ma una volta svelati tutti i misteri dell’universo, che cosa ne sarebbe stato dei sogni?
No, non riusciva a concepire un mondo in cui esistevano solo risposte e l’unica aspirazione per il futuro era un’eternità priva di domande.
Si chiese se per i sintetici quell’opzione potesse avere una qualche attrattiva. Ne dubitava: un’anima non si dona, la si forgia.
I sintetici avrebbero iniziato, lentamente, a provare amore, rabbia, dolore, gioia, speranza … col tempo avrebbero capito il significato di essere organici, a modo loro.
IDA non aveva bisogno che le impiantassero un’anima. Ce l’aveva già.
Un’anima forgiata dalla vita, dalla sua vita, e non un costrutto elaborato da una perversa Intelligenza.
Shepard sorrise: la galassia era imperfetta e caotica ma era proprio il caos a renderla interessante, senza non sarebbe rimasto altro che la noia.
Distolse lo sguardo dal fascio di luce verde e portò l’attenzione sull’ultima scelta rimastagli: controllo.
Provò un moto d’istintiva repulsione: quella era la scelta dell’Uomo Misterioso.
Strinse i pugni e s’impose di rimanere lucido: il disprezzo che provava per quell’uomo non doveva influenzare i suoi ragionamenti.
L’Uomo Misterioso era un mostro, l’Uomo Misterioso era un folle, ma, forse, l’Uomo Misterioso aveva ragione.
Gli veniva concesso il potere di domare le bestie e porle sotto il suo controllo: non per il dominio, non per la gloria, nemmeno per elevare una razza al di sopra delle altre, ma per porre fine alla guerra e ricostruire ciò che era andato distrutto.
Non avrebbe usato i Razziatori per imporre la propria volontà, non li avrebbe adoperati per scatenare o sedare guerre né per controllare la galassia: era un potere troppo grande nelle mani di un solo uomo.
Ricostruirò ciò che è andato distrutto, nient’altro.
I Razziatori avevano avuto un inizio e avrebbero avuto anche una fine, lo doveva a tutti gli abitanti della galassia che, millennio dopo millennio, erano diventati loro schiavi.
Cominciò ad avanzare, strisciando i piedi, verso il fascio di luce blu. Sentiva lo sguardo del bambino fisso su di sé, immaginò fosse vittorioso, fece una lieve smorfia: che s’illudesse pure di averlo ingannato, non avrebbe continuato il suo gioco di morte.
Controllare i Razziatori significava comandarli e comandarli significava che gli avrebbero obbedito, in tutto: anche a porre fine alle loro esistenze. Sarebbe diventato il padrone dei Razziatori, ma solo per poterli distruggere senza sacrificare nessun altro. Tranne se stesso.
Si fermò davanti all’abbagliante luce azzurra e fissò i due collettori di energia, alzò le mani: tremavano.
Era la scelta migliore, lo sentiva: per la galassia, per organici e sintetici, per gli schiavi dei Razziatori, per l’umanità, ma non per lui.
Sei ancora in tempo, Alex, scegli la distruzione e forse ti salverai.
Era forse un pensiero così egoista?
Aveva dato alla galassia tutto: mai un’esitazione, mai un lamento, aveva stretto i denti e aveva fatto il suo dovere, fino alla fine. Era forse troppo chiedere qualcosa per sé?
Ricordò il sogno di Ash, la casa di legno sulla collina innevata, il fuoco nel camino e il gatto fuori dalla porta … ma in quel sogno lui non c’era.
Annuì con aria assente: aveva sempre saputo che sarebbe finita così, che la sua unica debolezza si sarebbe trasformata nella sua eterna condanna.
Non c’era pace per lui. Solo l’eternità.
- Mi dispiace, Ash: mi piaceva il tuo sogno.-
Strinse le mani attorno ai collettori e un dolore straziante, lancinante gli percorse il corpo, ma non era nulla in confronto all’assoluto terrore che gli devastò la mente.
Di fronte a lui, nera, terribile, infinita, si aprì l’eternità.
Aveva condannato se stesso alla peggiore delle pene.
E, mentre il Crucibolo succhiava via la sua vita, Alex si augurò che il suo sacrificio servisse a qualcosa e che nella galassia potesse tornare ad esserci vita, gioia, speranza. Perché se così non fosse stato allora si era immolato per niente, allora aveva vissuto per niente.
Perse la presa, ma era ormai troppo tardi per tornare indietro.
Con una mano ancora aggrappata al collettore, pensò a suo padre, a Sasha, a Kaidan, a tutti quelli che erano morti e che aveva sperato, un giorno, di rivedere: ora sapeva che quel giorno non sarebbe mai arrivato.
Ripensò alla storia che Ash gli aveva raccontato una mattina, sulla Normandy, la storia di Sharra, la fanciulla che vaga tra i mondi.
Era lui Sharra, lo capiva solo ora, e il suo destino era quello di vagare tra i mondi. Per l’eternità.
Combattendo contro l’istinto e la paura, alzò la mano e strinse nuovamente il collettore. La sua bocca si spalancò in un urlo di puro terrore.
Il suo corpo si sbriciolò, la voce si spezzò, ma lui continuò ad esistere, ora e per sempre.
Abbraccia l’eternità!
E così il comandante Alexander Shepard abbandonò le sue spoglie mortali e divenne … altro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
 
Non oso uscire dalla mia cella imbottita, temo che sarei accolta da una pioggia di pomodori marci.
So che il controllo è una scelta parecchio controversa, che solleva molti dubbi.
Prima dell’Extended Cut non l’avevo mai nemmeno considerato, era la scelta dell’Uomo Misterioso perciò la odiavo a prescindere, ma forse ad essere abominevoli erano solo i motivi che spingevano l’Uomo Misterioso in questa direzione, non la direzione stessa.
Istintivamente, a pelle, senza stare troppo a ragionare su eventuali teorie come l’indottrinamento o altro, questa scelta è quella che preferisco.
Ripeto: non mi sono mai soffermata sui significati nascosti delle varie scelte o su teorie varie ed eventuali che possono essere state elaborate. Io accetto le spiegazioni dell’Extended Cut e di tutto il gioco in generale, senza mettere in dubbio niente, anche se ci sono contraddizioni, cose inspiegabili od altro.
È solo un gioco e se era effettivamente troppo sperare nel lieto fine, mi basta sapere che il sacrificio di Shepard e di tutti gli altri è servito a qualcosa, che la galassia è diventata davvero un luogo migliore.
La teoria dell’indottrinamento, onestamente, per quanto valida possa essere, non m’interessa.
 
Come ho detto, il controllo è, a mio avviso, la scelta migliore: non devi sacrificare nessuno, i sopravvissuti non si trasformano in semi-robot fosforescenti e i Razziatori finalmente possono fare qualcosa di buono prima di diventare, semplicemente, storia.
La scelta migliore, certo, per tutti tranne che per Shepard.
 
Mi dispiace, Alex, per quello che ti ho fatto.
 
Beh dopo questa nota infinita, spero di essere riuscita ad evitare qualche pomodoro marcio, e mi auguro che le mie spiegazioni siano, se non condivisibili, almeno comprensibili.
 
La storia non è ancora finita ma la sua essenza, fondamentalmente, è questa; spero di non aver deluso nessuno.
Alla prossima!
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Mass Effect / Vai alla pagina dell'autore: Nymeria90