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Autore: Ronnie Granger    15/11/2013    2 recensioni
«Ero seduta sul davanzaletto della mia finestra che sporgeva nel muro con le gambe raccolte al petto e la testa appoggiata vicino la tendina mentre guardavo la pioggia cadere. Amavo la pioggia, mi trasmetteva un senso di pace e malinconia al tempo stesso e a volte mi impersonificavo nella frase di Stephen Littleword, uno dei miei poeti preferiti, "Quando sono triste indosso la pioggia, perchè possa farmi compagnia; per un istante anche il cielo è parte di me." A volte mi sembrava veramente di indossare la pioggia, quando tutto sembrava andare per il verso sbagliato e quando tutte le paure cadevano incessamente su di me, bagnandomi di quelle emozioni dannose per il cuore.»
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Una foto, un amore, due ragazzi.
Lei timida, chiusa in se stessa e spaventata dall'amore.
Lui solare, sempre allegro con tutti e voglioso di amare veramente.
Un'unica storia, la pioggia e il sole si incontrano dando vita a quella tempesta soleggiata, quella tempesta strana, proprio come il loro amore, ma come si dice, gli opposti si attraggono, o no?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO1:

                                                                       

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Era una di quelle classiche giornate inglesi, dove la pioggia e il freddo si uniscono.
A parer mio Londra, era ancora più bella con la pioggia, anche se alla fine quando l'arcobaleno si estendeva su di essa rendeva un'aria magica alla città.
Mi chiamo Hope Clark, ho 18 anni appena compiuti e la mia passione è la fotografia. Ho dei capelli lunghi fino alla vita parecchio ondulati color castano-dorato, infatti alla luce del sole diventavano di un colore tra l'oro e il castano. Ho gli occhi verde smeraldo con qualche pagliuzza dorata vicino all'iride, la bocca carnosa e rossa che fa risalto con la mia carnagione pallida, da tipica inglese. Sono alta 1.67 e sono magra, con le gambe lunghe e magre. 
Non posso definirmi brutta, ma diciamo che a scuola venivo un po' considerata una ragazza normale, che non si distingue in nessuna categoria. Non molti amici, ma a me bastano quelli che ho e sto bene.
La mia migliore amica, Elisabetta,è una ragazza italiana con i capelli neri e ricci ricci e la carnagione chiara che fa risalto con i suoi occhi color cioccolato fondente. Eravamo inseparabili. Ci siamo conosciute al primo anno di liceo. Lei era appena arrivata dall'Italia e non sapeva molto bene l'inglese, ad un certo punto ci scontrammo, poi capitammo nella stessa classe, allo stesso banco e siamo diventate amiche. All'inizio ci frequentavamo solo perchè la nostra professoressa di inglese mi aveva chiesto gentilmente di aiutarla con la lingua, ma tra una lezione di inglese e un'altra ci siamo conosciute meglio e abbiamo scoperto di avere molte cose in comune, come la passione per la musica e il tè al cioccolato. Ma per certi versi eravamo l'opposto. Io più pigra, che preferiva passare un sabato sera sul letto con una copertina e un buon libro mentre a lei piaceva uscire e andare a divertirsi e puntualmente mi ci trascinava anche a me, costringendomi e ricattandomi che se non fossi andata, mi avrebbe levato tutte le scorte di tè al cioccolato, là, mi convincevo. Io ero più per sport di squadra come la pallavolo mentre lei amava correre, diceva che in Italia lo faceva sempre, la faceva sentire libera.
Io ero più chiusa in me stessa e timida, mentre lei era una vera bomba a orologeria. Era amata e era simpatica a tutti, sopratutto a Mark Benson, il capitano della squadra di pallavolo della scuola, venerato praticamente da tutti gli esseri di sesso femminile della scuola.
Ora siamo all'ultimo anno e tra pochi giorni inizierà la scuola.

Ero seduta sul davanzaletto della mia finestra che sporgeva nel muro con le gambe raccolte al petto e la testa appoggiata vicino la tendina mentre guardavo la pioggia cadere. Amavo la pioggia, mi trasmetteva un senso di pace e malinconia al tempo stesso e a volte mi impersonificavo nella frase di Stephen Littleword, uno dei miei poeti preferiti, "Quando sono triste indosso la pioggia, perchè possa farmi compagnia; per un istante anche il cielo è parte di me." A volte mi sembrava veramente di indossare la pioggia, quando tutto sembrava andare per il verso sbagliato e quando tutte le paure cadevano incessamente su di me, bagnandomi di quelle emozioni dannose per il cuore.
 
Ero vestita semplice con un leggins nero e un maglione largo grigio con le maniche che mi arrivavano a metà palmo, una spalla scesa e una canotterina nera sotto. Erano le otto e la mia stanza era illuminata solo dalla luce della lampada sul comodino e le lucine sopra il mio letto. Le gocce di pioggia scivolavano lentamente sul vetro della mia finestra sfumando il panorama notturno fuori la mia casa. Decisi di prendere la mia Nikon e cercare di fotografarla. Scesi dal davanzale con i cuscini e andai verso la mia scrivania, dove la mia adorata macchina fotografica era posata con cura. La presi e andai alla finestra, scattai la foto e poi sorrisi con fierezza per la foto riuscita, era veramente bella. C'era il riflesso delle lucine sopra il mio letto al vetro, le gocce di pioggia e la luna che illuminava Londra. Sorrisi soddisfatta e riposai la macchinetta con cura. Ad un certo punto il mio telefono si illuminò e la foto di Elisabetta apparse, accompagnata dalle note dolci e lente di Nobody Knows.
"Hey Liz!" risposi risedendomi sul divanzale. 
"Hey Hope! Senti ti volevo chiedere una cosa..." disse lei con tono incerto.
"Dimmi" risposi sorridendo. 
"I miei sono partiti e sinceramente non mi va di stare a casa da sola, potrei venire a stare da te per qualche giorno?" chiese timida. 
"E me lo chiedi Liz? Certo!" dissi entusiasta. Io vivevo in una villetta a due piani con mio fratello maggiore Jake. I miei genitori erano sempre in viaggio per lavoro. Erano dei biologi rinomati all'estero ed erano sempre fuori l'Inghilterra per congressi e ricerche, così Jake mi aveva fatto sia da fretello sia da madre e padre e gliene sarò riconoscente a vita.
"Bene grazie mille! Vienimi ad aprire che il borsone pesa!" disse ridendo.
"Come vi- Sei sempre la solita!" dissi ridendo e corsi di sotto aprendo la porta.
"Sapevo tanto che mi avresti detto si!" disse lei sorridendo avvolta in una sciarpa e un giacchetto di soffice lana. -Entra scema!- dissi ridendo e la aiutai. 
-Hope chi è a quest'ora?- chiese mio fratello dalla cucina mentre cercava di cucinare, poichè era completamente negato. -è Elisabetta, verrà a stare qui per qualche giorno!- dissi chiudendo la porta -Ah! Ciao Eli!- disse Jake sorridendo e uscendo dalla cucina. -Ciao Jake!- disse lei e andò a dargli un bacio sulla guancia, poi mi abbracciò stringendomi forte.
 "Grazie ragazzi!" disse sorridendo "Ma di cosa, sei sempre la bevenuta!" disse Jake ritornando in cucina.
Mio fratello 22enne, alto, fisico da paura e capelli castano scuro e occhi verdi smeraldo con accenni di azzurro. Se non fosse mio fratello ci avrei fatto un pensierino, lo ammetto. Eravamo molto simili di carattere, dolci, un po' chiusi in noi stessi e disponibili ad aiutare il prossimo, ma eravamo tutti e due un po' permalosi e di questo ne eravamo entrambi a conoscenza. Aiutai la mia migliore amica a portare il borsone in camera mia, sfilai il letto sotto al mio e lo feci mettendo lenzuola e piumone estivo,quell'anno settembre era più freddo del solito, poi ci si buttò sopra. "Ahh che pacchia!" disse sorridendo. Alzai un sopracciglio e risi. "Guarda ti devo far vedere una cosa!" dissi entusiasta e presi la mia Nikon. Mi misi seduta a gambe incrociate sul letto e accesi la macchina fotografica e le feci vedere le foto. Una dopo l'altra, alcune foto rappresentavano Londra vista dal the Monument, altre da Primrose Hill a Hyde Park, e altre semplicemente dalle strade, nei vicoli più sconosciuti e caratteristici di Londra, quei luoghi sconociuti ai turisti, che solo noi londinesi conoscevamo. L'ultima era quella che avevo scattato da poco. 
"Mio Dio sono stupende..." disse Liz sorridendo.
"Grazie.." dissi rispegnendo la macchinetta. "Sul serio, Hope, hai un talento naturale nel fare foto! Perchè non vai a un corso?" propose lei sorridendo. "Ci penserò!" dissi sorridendo. 
"Ah e comunque una cosa.. Ma perchè tuo fratello si fa più figo ogni giorno di più?" chiese sussurrando. Io per riposta scoppiai a ridere e le tirai un cuscino. 
Sentimmo bussare alla porta e Jake fece capolino con la sa testa mora sorridendo. "Ragazze, ho bruciato la cena, sono appena arrivate le pizze!" disse con faccia mortificata e tenera allo stesso tempo. Scoppiammo a ridere e mi avvicinai a lui scompigliandogli i capelli mettendomi sulle mezze punte. "Poteva essere diversamente?" chiesi retoricamente ridendo ancora per la sua faccia. "Hey! Sono un grande chef, io!" rispose lui seguendoci di sotto "Si, lo chef delle pentoline" rispose Elisabetta ridendo e dando una gomitatina a Jake. "Ecco mi sono offeso." rispose lui fingendosi offeso "Oh piccolino, vieni qui." dissi ridacchiando e lo abbracciai allacciando le braccia attorno alla sua vita. "Ecco, ora molto meglio." rise lui stringendomi a lui stretta. Poco dopo il fattorino delle pizze arrivò e ci mettemmo a mangiare sul divano accendendo la tv e mettendola come sottofondo mentre parlavamo "Allora, siete all'ultimo anno voi due" disse mio fratello addentando una fetta di pizza "Eh già.." risposi mandando giù un pezzo di pizza "Cosa avete intenzione di fare dopo..?" chiese lui guardandoci con i suoi occhioni smeraldo. "Io vorrei fare psicologia" rispose Liz mangiando la sua pizza "E tu Hope?" mi chiese mio fratello "Sono indecisa sinceramente, lo sapete che la mia passione è la fotografia, ma anche la carriera giornalistica non mi dispiacerebbe.." risposi facendo un sospiro "Hope, hai un talento, non sprecarlo." dopo quelle parole, rimasi zitta mangiando la mia pizza, trovandola interessantissima mentre mio fratello e la mia migliore amica parlavano ridendo di tanto in tanto. 
"Hope sei silenziosa, unisciti alla conversazione.." cercò di dire la mia migliore amica "No, stavo solo pensando" dissi e feci un sorriso per rassicurarli poichè con la coda degli occhi vidi mio fratello scrutarmi intensamente e so che lui aveva capito che qualcosa non andava. Lo capiva sempre, e tutto.
"Film?" proposi cercando di levare i sospetti di mio fratello "Andata" rispose entusiasta Elisabetta che si era già alzata ed era andata verso la parte della libreria dove tenevamo tutti i film. Guardai mio fratello e gli feci un piccolo sorriso prendendogli la mano, lui sembrò tranquillizzarsi e mi lasciò un bacio sulla fronte. "Quale prendo?" chiese Liz mettendosi le mani sui fianchi "Non saprei.. prendi Troy" rispose mio fratello, amava quel film. "Oh si si, perchè Brad Pitt è un figo da paura" rise la mia migliore amica prendendo il film. Scoppiai a ridere e scossi la testa sistemandomi bene sul divano accoccolandomi a mio fratello. Elisabetta fece partire il film e si sedette accanto a me, io ero in mezzo. Poco dopo sentii le palpebre pesanti e le braccia di Morfeo mi accolsero facendomi sprofondare in un sonno tranquillo, mentre ero cullata dal respiro regolare e fresco di Jake.

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Angolo autrice: 
Saaaalve popolo di efp. Sono tornata con un'altra storia, ma questa, prometto, la porterò a termine. Ho già mooolte idee in testa, e spero che con i miei capitoli voi possiate capire le emozioni dei protagnositi e perchè no, magari impersonificarvi in loro. 
Non mi trattengo a lungo, la chiudo qui, lol.

Un bacio, vostra, 
Ronnie. <3.

 
  
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