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Autore: _Carol    16/11/2013    0 recensioni
La vita di Anastasia non era mai stata semplice, ma aveva ormai imparato ad affrontare le difficoltà e questa volta non era sola, la presenza dei gemelli Kaulitz riusciva finalmente a portare un po' di sole nella sua vita.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sii sempre come il mare che, infrangendosi sugli scogli, trova sempre la forza di riprovarci.” Jim Morrison.

Il giudice aveva stabilito che la signorina Evelyn Becker si sarebbe presa cura di Anastasia, almeno finché quest’ultima non fosse stata maggiorenne.
Evelyn era la zia, sorella della madre, non era sposata e aveva continuato a vivere in Germania nonostante la grave perdita.
Anastasia aveva ancora le valigie in mano, era tornata nella sua terra, quando stava in Italia non si sentiva a casa, non poteva dimenticare la sua bella favola e tutto quello che aveva lasciato li, in Germania, ma non poteva credere di aver dimenticato le uniche persone care che ormai gli rimanevano, quei due gemelli, di cui non ricordava più il nome, né l’aspetto, anche se ormai dopo gli anni non li avrebbe più riconosciuti.
Tra le persone care non c’era la zia, non l’aveva mai conosciuta, viveva in un’altra parte della Germania, la città si chiamava Magdeburgo.
Evelyn le aveva mostrato la sua stanza, cercando di essere il più comprensiva possibile.
Anastasia cominciò a sistemare la sua roba, non aveva parlato molto da quando era arrivata, voleva solo sistemarsi e dormire quanto più possibile per non pensare, ma soprattutto per non ricordare.
Non cenò nemmeno quella sera, si era rinchiusa nella sua stanza e non ne era più uscita, in meno di due ore aveva svuotato le valigie e gli scatoloni, riposto i vestiti nell’armadio, organizzato tutti i suoi cd preferiti su una mensola, montato il suo pc, appeso i poster delle più svariate band rock che ascoltava ricoprendo quasi tutte le pareti e infine sistemato il letto.
Stava tutto lì, in quelle poche cose era rinchiusa la sua vita.
Uscì dalla camera solo il giorno dopo, quando Evelyn era entrata in punta di piedi ed era andata ad alzare la serranda per far entrare un po’ di luce, si avvicinò ad Anastasia e le sussurrò in un orecchio:
-Sveglia, oggi ci aspetta una bella giornata, andremo in centro e poi compreremo anche i libri per la scuola-
-No! Non voglio…voglio stare qui a dormire…-
-Ma chi dorme non piglia pesci.-
-Non vado mica a pescare io…-
-Anya, non fare così, so come ti senti, ma non puoi reprimere tutto così, sfogati e vedrai che tutto andrà meglio.-
-Tu non sai proprio come mi sento! Non provare a fare la comprensiva con me! Lasciami in pace!-
-Va bene, vuol dire che andrò io a comprare i libri per la scuola, comincerai domani, ho già parlato col preside, non ci saranno problemi. Intanto se vuoi cominciare ad ambientarti, conoscere gente puoi uscire pure, ho fatto fare una copia delle chiavi, te le ho poggiate sulla scrivania. Ricorda però quando esci di farmi sapere dove vai, chiamami, lasciami un messaggio, qualsiasi cosa. Ci vediamo all’ora di pranzo. Ciao.-
Detto questo Evelyn si avviò alla porta d’ingresso, l’aprì ed uscì.
Anastasia era rimasta sola a casa, in realtà non voleva dormire, era solo che non voleva vedere Evelyn, per lei era una completa estranea, non l’aveva mai vista prima di quel momento, non poteva chiamarla zia come se nulla fosse successo.
Decise di alzarsi, andò nel salone dove, acciambellato sul suo grande cuscino, trovò Mozart il suo fedele cane, che non appena la vide si alzò di scatto e andò a “salutarla”.
Non sapeva che fare, non conosceva nessuno, e non se la sentiva di mettere piede fuori di casa, decise semplicemente di sedersi a vedere la tv.
Tra i canali tedeschi ne cercava uno di musica, trovò qualcosa, passavano video a rotazione, in quel momento c’era il video di quattro ragazzetti sbarbati, differenti dagli altri, quella canzone sembrava avere un significato profondo.
*Ci sanno fare!* pensò subito, non erano nemmeno brutti: il batterista aveva biondi capelli corti, e il viso tondo e così puro che ricordava proprio quello di un bambino, non aveva nemmeno l’ombra di un muscolo, era paragonabile a Ciccio Bello; il bassista tra tutti era il più “normale”, aveva davvero un bel corpo, su quello si erano fissati i suoi occhi, era muscoloso in modo equilibrato e delle braccia molto lunghe e pure queste muscolose, portava i lunghi capelli castani lisci con una riga di lato e i lineamenti ricordavano vagamente Leonardo Di Caprio; il chitarrista invece aveva un look insolito per essere in quella band, che era più sul rock, portava vestiti che potevano essere una tripla XL, gli calzavano grandissimi, dato che il suo corpo era davvero scheletrico e gli davano un’aria più da rapper che da rockettaro, magari questo poteva anche andare, ma quei dreads che portava raccolti da una fascia e su il cappello abbinato alla maglietta la disgustarono alquanto, o comunque non aveva mai visto un tizio andare in giro conciato così; ma quello che la colpì ancora di più fu il cantante, all’inizio fu titubante, ma si convinse dalla voce che era un lui e non una lei, il suo aspetto però traeva in inganno, il viso era caratterizzato da dei lineamenti molto delicati, ed era incorniciato da lunghi capelli neri con meches color biondo cenere tutti sparati in aria e aveva gli occhi truccati con dell’ombretto nero, il che dava anche a lui un aspetto molto particolare, le piacque quel look piacevolmente insolito, inoltre indossava, al contrario del chitarrista, vestiti molto attillati che marcavano ancora di più il suo corpo esile, era rimasta incantata a fissare tutti quei bracciali, quegli anelli che si intravedevano ogni tanto all’interno delle maniche di quel giubbotto di pelle, quei jeans così attillati le ispiravano tutto, fuorché qualcosa di casto.
Ad un certo punto comparve il nome della band e il titolo della canzone, *Tokio Hotel?...questi tizi sono strani anche nel nome!* pensò quando aveva cominciato a ridere.
Il video era finito, ma lei era ancora lì che ripensava a quella melodia che l’aveva catturata e a quei quattro tipi tanto strani.
Aveva passato tutta la mattinata guardando video di gruppi e cantanti di ogni genere e non si era accorta del tempo che trascorreva veloce, finché Evelyn non inserì la chiave nella serratura, aprì la porta ed entrò in casa tutta infreddolita, era metà dicembre e faceva un freddo che si congelava.
Anastasia la salutò sorridendo, quella canzone le aveva fatto cambiare umore, mai una canzone le aveva fatto un effetto del genere, in pochi minuti delle belle parole cantate al tempo di una batteria l’avevano resa felice, almeno quella giornata lo sarebbe stata, e voleva rendere partecipe anche sua zia.
-Ho comprato tutti i libri e anche dei quaderni, delle penne, matite…insomma ho pensato che potessero tornarti utili.-
-Grazie-
-Ehm…vuoi mangiare?- disse Evelyn posando ordinatamente tutte le buste sul pavimento.
-Si, non è una cattiva idea, ho una certa fame!-
Anastasia cominciò ad apparecchiare la tavola, per due, come era solita fare, mentre Evelyn cercava di arrostire delle fettine di carne senza farle bruciare.
Non riuscivano a conversare, volevano conoscersi, ma da dove cominciare?
Prese la parola Anastasia, che fece una domanda che la assillava da qualche giorno:
-Come mai non sei sposata o fidanzata?-
Evelyn arrossì molto ma cercò comunque di rispondere con diplomazia:
-Diciamo che ancora non ho trovato la persona giusta.-
Era una frase “tipo”, lo dicono tutti quando non sanno che dire, ma cercò di togliersi dall’obiettivo ponendo la stessa domanda ad Anastasia:
-E tu? Sei fidanzata?-
-No…Gli unici ragazzi che ho conosciuto…che superficiali!-
Scoppiarono a ridere entrambe
-Si! Hai proprio ragione! Uno serio e di sani principi non se ne trova!-
Trascorsero il pomeriggio a parlare, non solo di uomini, stavano cominciando a conoscersi davvero, era successo tutto così in fretta che Anastasia aveva proprio bisogno di parlare e confidarsi con qualcuno ed Evelyn non si era dimostrata solo una zia responsabile ma anche un’amica comprensiva.
Anastasia era di nuovo a casa, tutto quello che le restava da fare era cominciare la sua nuova vita.
  
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