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Autore: casstheliar    16/11/2013    4 recensioni
«Si slacciò il primo bottone della camicia blu che indossava e si incamminò, senza conoscere bene la strada da fare. I ricordi della serata precedente faticavano a tornare a galla, nella sua testa c'era una fitta nebbia. Ficcò una mano nel taschino interno della giacca nera e ne estrasse un pacchetto di Malboro, si portò una delle sigarette in bocca e se l'accese. La prima boccata di fumo gli riportò alla luce un flash della sera precedente.»

Zayn/Liam • Hollywood!AU • drug addict!Liam • linguaggio colorito
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sweet Life


Alcuni bambini in costume da bagno si affollavano attorno ad un corpo immobile, disteso in posizione fetale sulla spiaggia. Uno di loro, il più coraggioso, raccolse da terra un piccolo rametto secco e punzecchiò in più parti il corpo, urlando di sorpresa quando questo si mosse.
"E' vivo" esclamò, chinandosi e poggiandosi sui talloni. Gli altri bimbi si misero alle sue spalle ed aspettarono che il corpo aprisse gli occhi. Alcuni scapparono terrorizzati quando quello che si rivelò un ragazzo aprì un occhio, iniettato completamente di sangue. Solo il bambino che l'aveva punzecchiato rimase immobile, e facendosi coraggio, "Non si può stare sulla spiaggia completamente vestiti" disse. Il ragazzo aprì il secondo occhio e si mise faticosamente a sedere, nascondendo il volto tra le mani grandi, tentò di parlare ma le parole gli morirono nella gola secca.
"Te ne devi andare signore" insistette il bambino; il ragazzo lo squadrò confuso chiedendosi per quale motivo un moccioso di sette anni gli stava dicendo di andarsene. Si guardò attorno e parve realizzare solo in quel momento che si trovava su una spiaggia affollatissima e che diversi ragazzini lo stavano fissando spaventati. Si voltò verso il bambino che gli aveva rivolto la parola, quello che sembrava tra tutti il meno terrorizzato e facendo uno sforzo sovraumano, "Aiutami" gli intimò e gli porse la mano. Questo non se lo fece ripetere due volte e afferrò con le manine quella grande del ragazzo e, con tutta la forza che aveva nel corpo, lo aiuto a rimettersi in piedi.
"Grazie ragazzino" disse semplicemente il ragazzo, stentando qualche passo nella sabbia soffice e calda. Stava per andarsene, sotto gli sguardi costernati delle madri di famiglia che avevano richiamato presso di sé i loro bimbi, quando il ragazzino che l'aveva punzecchiato lo raggiunse, "Aspetta! Come ti chiami?" gli domandò sulle spine. Il ragazzo lo squadrò confuso, "Liam" rispose lapidario prima di dargli le spalle ed andare via da quella spiaggia.


Liam si guardò attorno, cercando di capire dove fosse. Si infilò una mano nella tasca dei pantaloni neri e poi nell'altra: non aveva più telefono né soldi. Avrebbe volentieri chiamato un taxi per farsi riportare a casa, ma a quelle condizioni era costretto a farsi tutta la strada a piedi, senza sapere nemmeno dove fosse. Venne quasi investito da una ragazza sui rollerblade che sfrecciava sul marciapiede, questa rise e Liam si coprì gli occhi perché la luce del sole stava violentando i suoi occhi stanchi. Intravide un cartello su cui campeggiava la scritta Venice Beach ed imprecò a denti stretti: a piedi ci avrebbe messo più di quattro ore per raggiungere la sua villa a Franklin Avenue. O meglio la villa di suo padre, prima attore e poi famosissimo regista. Liam faceva la vita del mantenuto, a cui tutto era dovuto senza mai faticare, perciò l'idea di coprire a piedi tutti quei chilometri lo destabilizzava, soprattutto sotto il sole cocente di luglio. Aveva tanto voglia di indossare gli scuri Rayban per coprire gli occhi arrossati dal poco sonno e dalla nottataccia appena trascorsa, ma anche questi, come la maggior parte dei suoi effetti personali, erano a casa, al sicuro.
Si slacciò il primo bottone della camicia blu che indossava e si incamminò, senza conoscere bene la strada da fare.
I ricordi della serata precedente faticavano a tornare a galla, nella sua testa c'era una fitta nebbia. Ficcò una mano nel taschino interno della giacca nera e ne estrasse un pacchetto di Malboro, si portò una delle sigarette in bocca e se l'accese. La prima boccata di fumo gli riportò alla luce un flash della sera precedente.


Come al solito suo padre non c'era a casa, vivevano da soli, fatta esclusione per i domestici, da diversi anni, da quando sua madre aveva fatto i bagagli ed era tornata in Inghilterra con le sue sorelle. Liam aveva alzato le spalle alla proposta della madre di andarsene da lì: a lui piaceva la vita che conduceva in California, gli piaceva la sua grande villa con piscina sulla famosa Franklin Avenue di Hollywood, gli piaceva la sua Jaguar, i soldi facili, gli amici. Perciò quella volta, diversi anni prima, aveva risposto di no a sua madre senza pensarci più di tanto.
Non appena aveva sentito una delle macchine del padre fare retromarcia lungo il vialetto di casa, Liam si era fiondato nella camera da letto dell'uomo. L'elemento più di spicco nella stanza era sicuramente l'enorme libreria stipata di volumi di rara bellezza, alcuni di essi valevano migliaia e migliaia di dollari, e costituivano il più prezioso tesoro di suo padre. Nel quarto ripiano partendo dal basso vi era quello che all'apparenza sembrava un antico volume dei Canterbury Tales, Liam lo estrasse e si sedette sul letto del padre, tenendo in grembo quel grosso tomo. Sollevò la copertina rigida: le pagine del libro erano scavate. Liam sorrise estraendo dalla fessura segreta una bustina e se la infilò velocemente nella tasca interna della giacca. Chiuse velocemente il tomo e lo rimise attentamente a posto, suo padre non doveva accorgersi di nulla.


Buttò via il mozzicone a terra e riprese a camminare più lentamente. Sentiva decisamente troppo caldo, quindi si sfilò la giacca. Aveva sì e no percorso il primo chilometro di strada ed era già a pezzi, come se un treno  gli fosse passato sul corpo nel corso della notte. Cosa che poteva essere tranquillamente successa per quanto ricordasse. Slacciò il secondo bottone della camicia e si guardò attorno: doveva chiedere a qualcuno un telefono, doveva chiamarlo per farsi venire a prendere, lui sarebbe accorso in suo aiuto, ma un altro flash della notte precedente lo assalì proprio in quell'istante.


You've had a landscaper and a house keeper since you were born
The starshine always kept you warm
So why see the world, when you got the beach
Don't know why see the world, when you got the beach


Era sulla spiaggia, seduto a terra, con una mano tra la sabbia mentre con le dita dell'altra stringeva uno spinello che con flemma si portava alla bocca. Aspirò per l'ennesima volta il fumo e si stese a terra, accanto a Zayn.
Zayn era il ragazzo più attraente che i suoi occhi scuri avessero mai visto: aveva due grandi occhi color nocciola che, illuminati dal sole, assumevano una sfumatura chiarissima, gialla quasi come quelli dei gatti. Il taglio orientale delle due pietre preziose che aveva al posto degli occhi era accentuato da quello ciglia lunghissime e nere. Il viso era perfetto nelle proporzioni, le guance e il collo coperti da diversi millimetri di barba. Era poco più basso di lui ma molto più magro, aveva i fianchi e le spalle stretti.
Liam era rimasto incantato da lui la prima volta che l'aveva visto, un paio di anni prima, recitare una minuscola parte in un film di suo padre. Zayn era consapevole della sue bellezza e dell'effetto che questa faceva su un Liam inesperto, diciassettenne al tempo, ingenuo quasi.
Zayn sfruttava la sua bellezza e la strumentalizzava, usava il suo viso e il suo corpo per qualsiasi cosa. Liam lo sapeva ma non gli importava, si era avvicinato a lui perché voleva farlo e mai era stato turbato dal comportamento di quello che comunemente definiva come il suo migliore amico ma che in realtà era ben altro.
Zayn era stato la sua prima sigaretta, la sua prima canna, la sua prima striscia, il suo primo bacio, la sua prima volta, quest'ultima non se la ricordava bene perché entrambi erano troppo fatti, ma le successive erano impresse a fuoco nella mente del più giovane.
Zayn gli rubò dalle mani la canna e Liam si lamentò con un mugolio.
"Da quand'è che sei diventato tanto egoista?" gli domandò il moro, buttandogli il fumo in faccia e tornando ad aspirare ad occhi chiusi. Liam sbuffò, "Quella è roba mia" si lamentò subito dopo, tendando di riacciuffare lo spinello dalle mani del maggiore che prese l'ultima boccata e lanciò lontano il mozzicone che andò a spegnersi nella sabbia.
"Liam - lo richiamò Zayn - hai mai pensato di lasciare questo posto?" gli chiese improvvisamente. Il moro si era messo a sedere e fissava le onde dell'oceano infrangersi sul bagnasciuga.
"No mai, mi piace qui" Liam si strinse nelle spalle e guardò il maggiore, incuriosito dalle sue strane ed inusuali parole.
"Io odio la California: è troppo calda, è troppo caotica, è troppo vuota" sancì il maggiore.
"E dove vorresti andare? Qui facciamo la dolce vita, qui siamo serviti e riveriti" rispose semplicemente Liam, quelle erano le cose importanti per lui. Zayn alzò gli occhi al cielo e affondò le lunghe dita affusolate nella sabbia, "Io voglio vedere il mondo: l'Europa, l'Asia, il Sud-America"
"Perché vuoi vedere il mondo quando qui abbiamo la spiaggia, l'oceano?". Zayn tacque.


Liam voleva almeno sapere che ore fossero, il sole era altissimo, sempre più cocente sulla sua pelle coperta. Tutti erano svestitissimi, ma lui ricordava che la sera precendente aveva indossato il completo perché sapeva che la notte fa freddo anche a Los Angeles.
Da un lato sperava di incontrare per le strade della città qualche suo conoscente che magari lo avrebbe riaccompagnato a casa, ma dall'altro si vergognava di se stesso, non voleva farsi vedere in quello stato. Nonostante non si fosse guardato allo specchio Liam sapeva alla perfezione che faccia avesse in quel momento: la faccia che aveva sempre dopo una nottataccia fatta di alcool e magari anche di altro. Sapeva di avere gli occhi arrossati e nascosti da profonde e spaventose occhiaie e la faccia scavata. Decise che continuare a camminare sulla via di casa sarebbe comunque stata la migliore opzione, in fin dei conti alle occhiate che gli lanciavano gli sconosciuti era abituato. Si slacciò il terzo bottone e si accese la seconda sigaretta.


La prima cosa che aveva fatto, non appena era entrato nell'auto di Zayn era stata sventolargli in faccia la bustina piena di polvere bianca che aveva raccattato dalla stanza del padre.
"Tutta per noi due" trillò Liam, fin troppo entusiasta. Zayn tirò appena un sorriso e mise in moto. Erano diretti al Maxine*, il locale più in voga in quel periodo e tutte le star del cinema si ritrovavano lì, senza un particolare motivo visto che il posto non aveva nulla di speciale, era una discoteca come tante discoteche di Hollywood. Non appena lasciarono le giacche, Liam si fiondò in bagno, pregando Zayn di seguirlo, ma l'altro aveva cortesemente declinato l'invito, dirigendosi verso il bancone per prendere da bere. Liam aveva alzato le spalle e si era chiuso nervosamente in uno dei cubicoli. Con le mani tremanti estrasse la bustina dalla tasca dei pantaloni e la guardò con occhi ricolmi di desiderio, riusciva a guardare con la stessa intensità esclusivamente Zayn. Ne rovesciò parte del contenuto bianco e leggero sulla tavoletta abbassata del water e si inginocchio a terra. Estrasse dalla tasca posteriore dei pantaloni il portafogli, e da questo una delle sue carte di credito e una banconota da cento dollari. Con la carta sezionò la polvere, poi arrotolò il centone e se lo portò nei pressi della narice destra. Inspirò velocemente la prima striscia e poi la seconda. Sbatté un paio di volte le palpebre per togliersi di torno le lacrime. Pensò di fermarsi lì ma non ci riuscì, quindi rovesciò tutto il contenuto della bustina sulla tavoletta e lo tirò su in due o tre tranche. Si lasciò cadere a terra e poggiò la schiena contro la porta del bagno, non riusciva più a sentire i rumori provenire dal locale, la sua testa era chiusa ed impenetrabile. Chiuse gli occhi e rilassò per quanto gli fosse possibile il cuore che palpitava nel petto.
Si ridestò quando sentì qualcuno battere fortissimo contro la porta del bagno, aprì faticosamente gli occhi, "Che cazzo non si può nemmeno più cagare in santa pace?" biascicò.
"Porco dio Liam apri questa cazzo di porta" il tono della voce di Zayn era piatto e severo. Liam tentò di mettersi in piedi e fece appena in tempo ad aprire il chiavistello, prima di cadere rovinosamente a terra, privo di sensi. Le braccia di Zayn finirono sotto le sue ascelle e lo trascinarono fuori dal cubicolo. Il ragazzo si riempì i palmi delle mani d'acqua e la rovesciò sul volto di Liam che piano riaprì gli occhi, "Dove sono?" domandò, beccandosi un calcio nel fianco da parte di uno Zayn più che furioso.  


Aveva camminato molto in fretta, si era quasi messo a correre non appena quel ricordo balenò nella sua mente. Come al solito aveva combinato un casino la sera precedente e ora ne stava soffrendo le conseguenze. Il sole stava calando e lui era sempre più vicino a casa sua, sentiva il bisogno fisico di contattare Zayn perciò fece una deviazione e invece di dirigersi verso Franklin Avenue, svoltò per Sunset Boulevard. Prese a correre a perdifiato per raggiungere il prima possibile la villa di Zayn, sperando con tutto se stesso che il ragazzo fosse in casa. Strizzò gli occhi e strinse i denti perché il suo fisico provato dalla sera precente chiedeva pietà, ma continuò a correre mentre altre immagini si facevano strada nella sua testa: lui e Zayn nella spiaggia mentre facevano l'amore; Zayn che, subito dopo essersi riversato in lui quasi con rabbia, si era rivestito e l'aveva abbandonato sulla spiaggia. Liam ricordava di averci messo più di due ore a rivestirsi, tanto i suoi sensi erano intorpiditi e dilaniati dalle sostanze che aveva assunto quella sera.
Continuò a correre, mentre le sue giunture erano tormentate dall'acido lattico e il suo cuore minacciava di uscirgli dal petto. Arrivò all'incrocio con Vine Street  e la imboccò sempre di corsa. Si fermo davanti alla grande villa bianca di Zayn e trasse un profondo respiro, fu costretto a piegarsi, a poggiare le mani sulle cosce nel tentativo di riprendere fiato. Si incamminò zoppicando lungo il vialetto e scagliò il pugno chiuso contro il pesante portone, per poi attaccare il dito sul campanello. Rimase per interi minuti chiuso fuori di casa, finché qualcuno non si degnò di aprirgli il portone. Zayn indossava una vestaglia di raso color blu notte, stretta in vita, che gli lasciava scoperte le gambe lunghe e magre. Liam boccheggiò sulla porta mentre il moro lo fissava con astio.
"Che vuoi?" sputò fuori, pronto a sbattergli la porta in faccia.
"Fammi entrare" lo implorò Liam, l'altro sbuffò e aprì completamente la porta per farlo passare.
"Non ho nulla da dirti, Liam. Ti ho già detto tutto ieri sera, ma forse non ti ricordi niente e non me ne fotte un cazzo" Zayn si incamminò all'interno della sua grande abitazione, arredata in stile etnico, che, ad un occhio inesperto, poteva sembrare un'accozzaglia di mobili ed oggetti casuali, ma tutto lì dentro aveva un perché e ogni cosa era in armonia con l'altra. Il moro si lasciò cadere scompostamente sul grande divano viola facendo tacitamente capire a Liam che non poteva sedersi accanto a lui.
Liam rimase in piedi, a guardarsi le mani, mentre lo sguardo severo di Zayn vagava su di lui, esaminando lo stato in cui era messo. "Ti prego dì qualcosa" sillabò il minore, lanciandogli un'occhiata supplichevole che Zayn coscientemente evitò di intercettare.
"Ti ho già detto tutto, odio ripetermi" rispose l'altro, secco, mandando in frantumi il cuore del minore, "Io... io non me lo ricordo" biascicò a voce bassa e colpevole. Zayn si lasciò andare ad un ghignò sprezzante, "Non ti ricordi mai un cazzo, te lo sei fottuto ormai quel cervello. A soli vent'anni e mi fai schifo" usò di proposito un tono tagliente per colpire Liam nel profondo, ci riuscì: il ragazzo cadde sulle ginocchia, "Zayn no ti prego" implorò con voce rotta.
"Non me ne frega niente delle tue preghiere, voglio che esci dalla mia vita, io non posso sopportare tutto questo. Non mi si può spezzare ogni volta il cuore, ogni volta che vengo a ripescarti dentro uno schifoso cesso, agonizzante, sento di morire e non ce la faccio più con questa vita. Anzi, questa non è vita. Questo è uno schifo" le mani del maggiore tremavano e gli occhi esitavano sul ragazzo in ginocchio davanti a sé, il cui petto sussultava per i singhiozzi.
"Sai cosa vuol dire stare sempre in pena per te? Non riesco più ad essere tranquillo. Non riesco più a dormire perché nel cuore della notte mi sveglio e penso che forse ti sei fatto così tanto da ucciderti. E ho paura di tutto questo e non lo sopporto più, non ti sopporto più" riprese a parlare, con voce sempre più incerta.
"E'... anche colpa tua tutto questo" riuscì a dire Liam, tra le lacrime.
"Cosa?" domandò sorpreso il moro, alzando il sopracciglio scurissimo.
"Sei stato tu che mi ha fatto provare tutto questo: l'erba, l'alcool e la coca. Sono tutte cose che io non avevo mai nemmeno lontanamente immaginato, sei stato tu. E' solo colpa tua" tentò di fronteggiare con lo sguardo l'altro, ma ricominciò a piangere, sopraffatto dalle molteplici emozioni che albergavano in quel momento nel suo cuore. Zayn rimase in silenzio, deglutì pesantemente il groppo che aveva in gola e meditò a lungo sulle parole che aveva biascicato il suo ragazzo. Era stato davvero lui a dare inizio a tutto quello? Era tutta colpa sua? L'aveva fatto sprofondare in un pozzo senza fondo mentre lui era rimasto in cima a guardare? Questa consapevolezza annebbiò il suo cuore, lo fece vacillare.
"Liam" pronunciò il suo nome con infinità dolcezza nei suoi confronti, ma dietro quella dolcezza si celava odio nei confonti di se stesso. Il più giovane alzò la testa e fissò gli occhi nei suoi, "Che c'è?" chiese tirando poco elegantemente su col naso.
"Credo che sia meglio finirla qui, tu... non hai bisogno di una persona come me al tuo fianco, io ti faccio solo del male. Guarda in cosa ti ho trasformato. Mi sento terribilmente" esitò quando gli occhi di Liam si riempirono di nuove lacrime, Zayn le vide formarsi e poi scendere sulle sue guance. Anche lui iniziò a piangere, "Non farmi questo Zayn, non puoi abbandonarmi, non ora" ma il moro scosse la testa e si alzò da terra, "No non possiamo continuare così, io non sono la persona giusta da avere al tuo fianco, io sono completamente sbagliato e tu hai bisogno di qualcuno che ti aiuti, non di me che non faccio altro che farti del male" si allontanò tremante da lui. Liam tentò di rimettersi in piedi ma gli prese un forte giramento di testa e vomitò sul costosissimo tappeto persiano di Zayn che si gettò su lui, per sorreggergli il capo.
"Non... puoi lasciarmi" disse con voce arrochita Liam, tirando su col naso e pulendosi la bocca col dorso della mano, "Non puoi, io sono perso se non ci sei tu. E voglio che sia tu ad aiutarmi, non voglio nessun altro, voglio te cazzo" e prese posto sull'accogliente petto di Zayn che gli accarezzò i capelli con fare materno, sussurrandogli parole dolci nell'orecchio nel tentativo di calmare quei singhiozzi che facevano da padroni nel petto di Liam. Dentro di sé sapeva che in quel modo stava solo peggiorando la situazione, sapeva che l'unico modo per riuscire a mandare via Liam era usare il pugno di ferro con lui ma in quella situazione non ci riuscì, era così debole, sull'orlo del baratro e tutto per colpa sua e non poteva perdonarselo.
"Vieni Liam, ti do una sciacquata" ma il ragazzo si aggrappò a lui e strusciò il volto contro il suo collo. "Voglio restare qui" miagolò ad occhi chiusi e Zayn sospirò, "Non puoi restare qui, mi sembra di essere stato chiaro con te" osservò. Liam spalancò gli occhi come spaventato, "No Zayn no". Il moro socchiuse gli occhi e prese un respiro, il suo cuore era in tumulto e doveva rilassarlo, doveva rilassarsi e ragionare nel modo più lucido possibile.
"Scusami se ti ho sporcato il tappeto, so che ci tenevi particolarmente, te ne comprerò uno più bello, te lo farò arrivare dall'India oppure no, andremo a prenderlo a New Delhi insieme, che ne pensi?" disse con disperazione, ben sapendo che le sue parole erano ormai inutili, ben sapendo che a Zayn del tappeto non importava nulla. Il moro poggiò le mani sulle sue spalle e lo allontanò da sé, "Devi andartene, Liam. Io non sono la persona adatta per te, non hai bisogno di me. Io ti ho fatto tutto questo e ora devo uscire dalla tua vita e basta" Liam scoppiò ancora in lacrime, lo pregò, urlò e il cuore di Zayn si sgretolò: da solo era riuscito a demolire un bravo ragazzo, l'aveva ridotto ai suoi minimi termini.
"Zayn ti prego, io muoio senza di te" riprese Liam, sull'orlo di una crisi di nervi.
"Devi andare via, tu muori con me perché non lo capisci? - gli urlò contro il ragazzo - Devi andartene. Non ti voglio mai più vedere. Voglio che sparisci dalla mia esistenza. Non voglio più sentir parlare di te" mentì spudoratamente ma le sue parole colpirono in pieno il bersaglio. Liam si rimise faticosamente in piedi, "Non è questo che vuoi - riuscì a mormorare, muovendosi verso il portone - non è questo che vuoi, io lo so. Potrebbe accadermi di tutto, non te ne frega un cazzo?"
"Esatto Liam, non me ne frega un cazzo di te, non mi è mai fregato un cazzo di te, quindi vattene e fai quello che cazzo vuoi della tua vita, non è più affar mio ormai". Decise di andarsene di sopra e solo quando sentì il portone sbattere permise ai suoi sentimenti di sgorgare e, come un fiume in piena, divorarono tutto ciò che aveva davanti.
Esausto si lasciò cadere sul letto: aveva fatto completamente a pezzi la sua stanza, aveva distrutto i mobili, frantumato vasi e lampade, strappato tende e cuscini, ma finalmente aveva raggiunto uno stato di stanchezza tale da impedirgli di pensare o di stare in piedi. Si addormentò velocemente e subito sogni colorati e bizzarri animarono il suo subconscio: sentiva incredibilmente caldo, i vestiti leggeri si appiccicavano sulla sua pelle sudata. Era in un posto sconosciuto, rumoroso ed affollato. Era solo ma poi vide qualcuno avvicinarsi a lui: stringeva tra le braccia muscolose e scoperte un grande rotolo di tessuto e gli sorrideva. "Ti ho comprato il tappeto più bello di tutta New Delhi" affermò con un sorriso largo, adorabile, Liam. Zayn si svegliò, nel cuore della notte, col corpo madido di sudore e il volto coperto di calde lacrime.

___
* il nome è totalmente inventato

Il titolo della one shot è quello di Sweet Life di Frank Ocean, come del resto i lyrics che ho inserito ad un certo punto, vi consiglio di ascoltarla.

Addio, sono le due passate.
  
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