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Autore: thatswhatfriendsarefor    16/11/2013    13 recensioni
E se Rick fosse andato negli Hamptons senza Gina?
Una versione alternativa del rapporto fra Castle e Beckett a partire dalla fine della seconda stagione.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'E se l'inizio fosse stato diverso?'
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CAPITOLO 4 You Wanna Make Little Castle Babies



E ti metti a fantasticare di quanto ti piacerebbe guardare il mare abbracciata a lui. Con questo pensiero, scivoli serenamente fra le braccia di Morfeo.



Non deve essere molto che ti sei addormentata quando i tuoi sensi allenati da poliziotto ti svegliano e ti mettono all’erta. Senti un rumore dietro la porta. Una villa del genere attirerà molti ladri ma all’ingresso hai notato la centralina di allarme e ti ricordi che Castle ti ha detto che la inserisce sempre di notte. Per sicurezza. Ti alzi dal letto, afferri la pistola che hai appoggiato sul comodino e ti avvicini silenziosamente alla soglia, senza preoccuparti di ciò che indossi. Allunghi piano la tua mano sinistra e con le dita afferri la maniglia. Giri lentamente e apri di scatto mettendoti subito dopo in posizione di difesa con entrambi le mani tese in avanti a impugnare la Glock.  

Un fragore di cocci rotti e schizzi di liquido bollente che ti arrivano sulle gambe ti fanno fare un passo indietro.

“Castle! Che ci fai dietro la mia porta?”

Lo scrittore è rimasto paralizzato con le mani alzate ed è bianco come un cencio. E’ immobile con la bocca semiaperta e non ti risponde. Ha gli occhi spalancati e ti guarda sconcertato.

Ti senti terribilmente in colpa per averlo spaventato così. Ti passi le dita aperte fra i capelli e scuoti la testa impercettibilmente. Pensi a come hai i nervi tesi. Allunghi il braccio e prendi la sua mano. Lo inviti a entrare.

“Vieni, entra, Castle. Scusami”

“Poteva venirmi un infarto, detective, lo sai vero?” dal tono vedi che si è ripreso ma non puoi ridere per quello che gli hai combinato.

“Castle, ormai dovresti aver imparato: I’m a cop. I’m always on the alert, 24 ore su 24. Dormivo, ho sentito un fruscio dietro la porta e ho agito di conseguenza”.

“Sapevi che avevo messo l’allarme, potevo essere solo io!” ti guarda scombussolato, la sua voce è leggermente tremante ma sembra un po’ più rilassato di prima.

“Mi volevi spiare forse?” gli dici con un sussurro mentre cominci ad accarezzargli i capelli per tranquillizzarlo.

“Ti avevo portato una tazza di camomilla e una di caffè. Volevo solo sentire se per caso eri sveglia. Non riesco a dormire e volevo compagnia.”

Ti guarda come un bambino spaventato dalla possibile reazione della mamma che lo coglie in castagna quando ha commesso una marachella.  

Lo guardi come se ti avesse fatto una dichiarazione d’amore.

Il tuo stomaco si stringe e risenti tutta la tensione della serata. In un attimo, immagini delle sue spalle larghe e del suo torace possente intraviste questa mattina ti tornano alla mente e quella forte sensazione già provata la sera nel patio ti riassale.

Lo vuoi.

Lo desideri e non sai più come nasconderlo neanche a te stessa.

Continui a fissarlo e ad accarezzargli i capelli, il volto, la schiena.

In silenzio.

Lui ti osserva e ti lascia fare.

I vostri occhi si studiano a vicenda inizialmente, per poi perdersi inesorabilmente nell’anima dell’altro.

Le parole possono mentire, lo sguardo no.

Gli occhi sono lo specchio dei vostri desideri, della vostra attrazione, della vostra voglia di gettarvi l’uno nelle braccia dell’altra.

Sei consapevole di aver imboccato la strada del non ritorno.

Castle ti prende una mano per un momento, la stringe, come a chiederti il permesso, mentre continua a penetrarti con lo sguardo.

Ti senti nuda.

Nuda nell’anima.

Fragile.

Sai che non gli resisterai.

Sai che non lo farai perché non vuoi farlo.

Non più.

Lui si avvicina a te e il suo sguardo si sposta lentamente verso le tue labbra. Automaticamente ti umetti il labbro inferiore con la lingua non rendendoti conto della sensualità del tuo gesto. 

In un attimo le vostre bocche si incontrano, sfiorandosi leggermente, assaporando l’una la morbidezza dell’altro. Piano, senza fretta, senti una mano farsi strada alla ricerca della tua pelle nuda sotto la lunga maglietta che usi per dormire. Per un istante ti senti in imbarazzo per quel tuo abbigliamento così comodo quanto poco femminile, ma le sensazioni che iniziano ad arrivare dalla tua pelle ti confondono i pensieri e pensi solo a schiudere la bocca e a tuffarti in lui.

Sei sorpresa quando lui si ferma. Ti prende entrambi le mani, togliendo le sue da quell’intimo contatto che tanto ti piaceva, e ti osserva senza dire nulla.

Sei confusa.

Possibile che lui non volesse questo? Sono due anni che prova a portarti a letto e tu resisti. E ora che ti sei decisa, lui si ferma? Sconvolta e accaldata lo guardi con aria interrogativa.

Lui respira profondamente. Sembra stia cercando di riprendere il controllo di se stesso.

“Demming?” sussurra.

Certo, ovvio, lui non sa che lo hai lasciato. Ma come mai te lo chiede adesso?

“Abbiamo rotto” rispondi con un filo di voce “l’ho lasciato”.

Lo vedi perplesso.

Molto.

Anche tu lo sei.

Non credevi che Richard Castle si facesse scrupoli del genere.

Sai che stai rischiando.

Sai qual è la fama del tuo scrittore.

Sai che potrebbe ridurre il tuo cuore a pezzetti, ma sai anche che tutto il tuo essere vuole lui, solo e soltanto lui.

Vedi che sorride.

“Cosa?” lo interroghi.

“Demming mi aveva chiesto… una specie di via libera con te. Sono un uomo di parola. E non sai quanto io sia felice che tu lo abbia lasciato”.

Detto questo ti bacia con ardore e con passione. Le tue mani si fanno strada dentro la sua maglietta. Vuoi testare con i tuoi stessi polpastrelli l’ampiezza del suo torace, vuoi accarezzargli i suoi capezzoli in attesa che lui faccia lo stesso con te.

Vi trovate in pochi istanti sdraiati sul letto e ti lasci andare danzando con piccoli passi, camminando piano sul tuo fragile petto finché la danza è sempre più forte sul tuo torace.

 

All’improvviso apri gli occhi e ti tiri su.

Sei accaldata, hai il respiro corto e percepisci una forte eccitazione tra le gambe. Guardi verso la porta ed è chiusa. Non ci sono pezzi di vetro per terra e da sotto non filtra luce. Sposti il tuo sguardo sul comodino e la tua pistola è lì dove l’hai lasciata ieri sera.

Con entrambe le mani sposti i capelli indietro. Nella concitazione del sogno devi esserti mossa al punto da averli tutti davanti.

Era così bello.

Non ci puoi credere che fosse un sogno così reale.

Senti ancora il tocco delle sue mani sulla tua pelle, percepisci ancora l’eccitazione di averlo dentro di te.

Non è la prima volta che fai sogni del genere ma in questo momento ti stupisci di quanto la sensazione sia tangibile al punto da chiederti se lui sia già uscito dalla stanza dopo aver ripulito per terra. Guardi sconsolata il cuscino e il lato di letto accanto a te e con la mano accarezzi il lenzuolo liscio perfettamente sistemato e non sgualcito. Non è successo niente. Lo hai davvero solo sognato!

Sospiri e pensi che non ti riprenderai più da questa notte.

Ti passi una mano sullo scollo della maglia e senti quanto sei sudata. Ti giri a prendere il bicchiere d’acqua che hai sul comodino e mentre ti rinfreschi bevendo, percepisci un fruscio fuori della porta. I tuoi sensi sono di nuovo allertati.

Senti bussare.

TUM TUM TUM TUM. Il tuo cuore batte all’impazzata.

“Avanti” dici debolmente.

“Ciao, ho visto la luce accesa sotto la porta. Posso?”

“Vieni”.

Entrando noti che ha in mano due tazze fumanti. Impallidisci.

“Caffè? A quest’ora Castle?” Cerchi di sembrare impassibile.

Lui fa spallucce e ridendo dice “Caffè o camomilla. Mi sembra più appropriata la camomilla ma ero indeciso, così, visto che sei una caffeinomane, per non sbagliare li ho portati tutti e due.

Caffè e camomilla.

Come nel sogno.

Sei sbalordita e pensi di avere le allucinazioni.

“Camomilla, mi sa che è meglio a quest’ora”.

Lui ti porge la tazza e poggia l’altra sul comodino. Prendi subito un sorso e ti scotti la lingua col liquido paglierino bollente.

“Aspetta, è caldissimo” ti dice. Troppo tardi caro, ti sei già ustionata ma non sa quanto tu abbia bisogno di camomilla adesso. Devi calmarti. Per endovena dovresti assumerla in questo momento. Altroché.

“Non riesci a dormire?” chiedi.

“Neanche tu a quanto sembra!” dice evitando di rispondere alla tua domanda.

“Non bevi?” chiedi alludendo alla tazza di caffè sul comodino.

Ride.

“Ero convinto che il caffè l’avresti preso tu.”

Gli porgi la tua tazza e gli proponi di condividere quella.

Non sai come ti è uscita fuori questa idea.

Ti prende lentamente la tazza dalle mani e sorseggia con calma la camomilla senza distogliere un attimo lo sguardo da te.

Meno male che sei seduta nel letto! Pensi che le tue gambe siano così molli da non sorreggerti.

Non allontani i tuoi occhi dai suoi e, appena ha finito, giri intenzionalmente la tazza, apparentemente per prendere il manico dalla parte giusta, ma in realtà hai una voglia matta di appoggiare le labbra dove le ha posate lui.

Ti sorride e poi ti chiede “Ok, visto che non dormiamo entrambi, ti dirò cosa non mi ha fatto addormentare. Ho una domanda che voglio farti da tempo e poi prima… nel patio… “

Oddio. Non riesci a pensare ad altra parola. Oddio.

Vieni presa dal panico.

Deglutisci.

“Insomma ti ricordi quando Madison era in sala interrogatori?” Lo dice piano, come se nulla fosse, come se non fosse consapevole della portata delle sua parole.

Castle non può farti questo.

Sgrani gli occhi e lo guardi, conscia di non poter fuggire.

Sei nel tuo letto, ancora con le gambe sotto le coperte e ti sei sollevata un po’ appoggiandoti alla testiera, lui è seduto accanto a te.

Non puoi andartene.

Non puoi evitare questa conversazione.

Annuisci. Non sai cosa altro potresti fare. A parte mettere la testa sotto il cuscino e sprofondarci, per sempre.

“Madison ha detto … insomma …i Castle babies…” Lo interrompi mettendogli la mano davanti la bocca. Non puoi affrontare questa conversazione, davvero, non puoi.

“Castle, Maddy mi conosce da tanti anni… non devi dar peso a quello che dice su di me.”

Sei poco convincente. Lo sai. Ma non ti è uscito fuori niente di meglio.

“Ecco io… non voglio metterti in imbarazzo solo che…”

“Castle ascolta, Maddy ed io ci conosciamo da una vita e quando due persone si conoscono da tempo hanno un modo di parlare che esula dal contesto in cui stanno”.

“Ok, questo riguarda la forma ma il contenuto?”

Ok.

Scacco matto.

Ha vinto Castle.

Lo odi.  

Perché ti chiede questo? Per imbarazzarti?

C’è ampiamente riuscito.

“Castle, non ho mai pensato ad avere figli in tutta la mia vita, tanto meno con te. Maddy voleva provocarmi. Mi conosce e sa che potresti vagamente rappresentare il mio tipo e mi ha stuzzicata. Tutto qui.” Speri di essere stata convincente.

“Davvero?”

“Davvero.”

Un silenzio cala su di voi.

Sorseggiate a turno la vostra camomilla per sedimentare quanto detto.

Ti viene da sorridere pensando che il tuo sogno era centomila volte meglio di questa orribile e imbarazzante conversazione.

Non ti aspettavi davvero un terzo grado su Madison.

“Peccato”. Ti prende alla sprovvista con quest’ultima battuta. Ti toglie di mano la tazza ormai vuota e si alza avviandosi verso la porta.

 

Angolino delle autrici:

In questo capitolo Kate è davvero andata, tanto da non riuscire nemmeno a distinguere sogno e realtà. Ma proprio mentre sta cercando di gestire la sua frustrazione, Castle inizia a fare i primi passi avanti: ritirando fuori la questione di Madison, costringe Kate ad uscire quasi allo scoperto. E dopo una notte così, cosa succederà la mattina dopo quando si incontreranno? Ormai non possono più far finta di niente. Cosa accadrà? Chi indovina questa volta? Il “concorso” è sempre aperto. Sia Emily27 sia KatiaR ci sono ancora andate vicino ma entrambe hanno precorso i tempi, anche se su due elementi diversi. Vi diamo un indizio: prendete spunto da lì ;-)

Ci leggiamo mercoledì prossimo!

Debora e Monica

 

 

 

  
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