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Autore: sensibility    16/11/2013    1 recensioni
Alison è una ragazza tranquilla, di quelle che non amano uscire tutte le sere per bere, ballare e finire, ubriache, con qualche ragazzo di cui il mattino dopo non si ricorda nemmeno il nome. Lavora con la sua migliore amica, Emma, in un albergo e lì conosce un ragazzo. E' carino e ci prova con lei che però continua a rifiutarlo finché la sua amica non le propone una sfida, una scommessa che Alison spera, quasi, di perdere. Ma è proprio a causa di quella scommessa che si ritrova a comportarsi come non aveva mai fatto prima e presto si rende conto che quel weekend ha cambiato per sempre la sua vita...
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ecco il secondo capitolo. È la mia prima storia e comprende pochi capitoli, non più di quattro o cinque. È nata come un racconto divertente per una cena, una storiella leggera per ridere e io per prima mi sono divertita a scriverla. Spero piaccia anche a voi.
Sensibility
 
 
Capitolo 2
 
Emma è in pista; è l’unica di tutto il locale a ballare ma non le importa, non le è mai importato.
“Ehi, Emma!” la chiamo, sventolando la mano sopra la testa per attirare la sua attenzione. Impiega poco a vedermi e non si risparmia la stessa occhiata che ha avuto anche Vanessa poco prima. “Hai visto chi è tornato? Chris!” urlo, indicandolo ed Emma non ci pensa due volte a lanciarsi su di lui.
“Ehi, piano!” esclama Chris, ricambiando l’abbraccio stritolatore della nostra amica. “Così mi togli il respiro.”
“Lo so di essere carina” risponde Emma, sciogliendo l’abbraccio e allontanandosi da mio cugino con un sorriso malizioso, “ma non serve dirmelo in modo così diretto. Potrei montarmi la testa.”
“Sei sempre la solita” sbuffa Chris, alzando gli occhi al cielo.
“Stupida” mi sfugge quasi nello stesso momento.
Emma sorride e fa spallucce. “Senza di me vi annoiereste” afferma decisa, poi sorride felice. “Sono contenta che tu sia tornato, Chris. Ci mancavi.”
“E io sono contento di essere di nuovo a casa.”
“A proposito Allie” esclama Emma, voltandosi verso di me. “Complimenti per la tua mise! Sei splendida stasera e non ti ho mai vista con i tacchi!”
Sorrido e faccio una giravolta in perfetto equilibrio sulle mie scarpe con il tacco. “Se c’è una cosa che non mi manca, è l’equilibrio. Dopo tutti quegli anni di ginnastica artistica sarebbe strano il contrario.”
Emma sorride. “Come mai questa sera sei agghindata così?” chiede, indicando con un cenno del capo il mio vestito. “E senza nemmeno che ti abbia dovuto obbligare per di più.”
“Mi andava così” rispondo con un’alzata di spalle.
Chris mi lancia uno sguardo malizioso, poi si volta verso Emma. “Non crederle. Un motivo c’è.”
“Non è vero!” esclamo, lanciandogli un’occhiataccia.
“E quale?” chiede curiosa Emma, ignorandomi completamente.
Chris si avvicina a lei con un sorriso. “Poco fa abbiamo incontrato un ragazzo, un cliente dell’albergo che immagino conosca anche tu, e pare che ci sarà anche lui alla festa questa sera.”
Emma lo guarda interessata e poi si volta verso di me curiosa. “Chi è?”
“Nessuno” ribatto, nascondendo un sorriso. “Ti avevo detto di non ascoltarlo.”
“Chi è?” ripete Emma ma questa volta lo chiede a Chris, riprendendo a ignorarmi.
Mio cugino ci pensa qualche secondo prima di rispondere. “Alto, magro, con qualche muscolo più di me. Non che ci voglia molto” aggiunge, lanciando un’occhiataccia alle sue braccia e facendoci ridere. “Capelli neri e occhi chiari mi pare. Azzurri. Ma non sono sicuro. Non sono solito guardare gli uomini.”
Io ed Emma abbiamo le lacrime agli occhi a furia di ridere davanti alle buffe espressioni che spuntano sul volto di mio cugino mentre parla.
“Credo di aver capito chi è!” esclama improvvisamente Emma, illuminandosi. Si volta verso di me e mi lancia uno sguardo malizioso. “Ora capisco perché il vestito e i tacchi!”
“Non l’ho fatto per lui” ribatto ma è tutto inutile. Né Emma né tantomeno mio cugino vogliono credermi e mi fissano scettici e divertiti. “E poi magari non viene nemmeno.”
“Fidati, verrà” dice deciso Chris, lanciandomi uno sguardo malizioso.
Emma guarda mio cugino curiosa. “Ha detto che viene?”
“Beh sì, ha detto di sì, ma può anche aver cambiato idea. E poi non conosce nessuno! Non credo che verrà da solo” rispondo scontrosa, ottenendo un’occhiataccia da parte di Chris.
“Scommetti che invece verrà?” chiede, lanciandomi uno sguardo di sfida.
“E anche se venisse?” chiedo, raccogliendo la sua sfida. “Cosa cambia?”
“Cambia eccome” risponde Emma con una luce divertita negli occhi. Mi spaventa quando fa così, non so mai cosa le passi per la testa.
“Secondo me appena arriverà, verrà a salutarti” dice Chris, guardandomi deciso.
Senza distogliere lo sguardo, rispondo: “Certo che verrà a salutarci. Non credo che conosca qualcun altro qui a parte noi tre.”
Chris sorride, scuotendo la testa. “Non ho detto che verrà a salutare noi ma solo te. Ti propongo una scommessa, ci stai? Se perdi, paghi pegno.”
“Che scommessa?” chiedo, incrociando le braccia al petto, già sulla difensiva.
Il sorriso sul volto di Chris si apre ancora di più. “Io scommetto che gli piaci e che stasera ci proverà con te.”
Sbuffo. “Ne dubito.”
“Io dico di sì.”
“Io ci sto” esclama Emma entusiasta. Le lancio uno sguardo scioccato ma lei lo ignora senza tanti problemi. “E se perdi, berrai un malibu ananas.”
“Non ci penso proprio” rispondo. “E comunque non ci proverà con me.”
“Invece sì.”
“No.”
“Sì.”
Io e Emma ci guardiamo negli occhi a lungo, in una stupida sfida a chi abbassa lo sguardo per prima. Ovviamente perdo io.
“È deciso” dice Chris con un sorriso malizioso. “Se Simone ci prova con te, tu dovrai bere un malibu ananas. Ci stai?”
“E cosa dovrebbe fare per farmi perdere questa scommessa?” chiedo controvoglia. “Perché non basta che venga a salutarmi appena entrato. Probabilmente lo farà e non vuol dire niente.”
“D’accordo” dice Chris, annuendo. “Allora io scommetto che appena arrivato, verrà a salutarti e ignorerà me ed Emma, resterà qui con noi ignorando chiunque si avvicini a lui e ti inviterà a ballare.”
Spalanco gli occhi all’ultima condizione. “Invitarmi a ballare?”
Chris annuisce sicuro e io sorrido, scuotendo la testa. “Non mi inviterà mai a ballare.”
“Allora ci stai?” chiede Emma e senza nemmeno accorgermene mi ritrovo ad annuire, accennando un sorriso. Chris mi guarda e mi porge la mano che stringo per sancire la nostra scommessa.
Ho la vittoria in tasca, ne sono sicura. Non conosco bene Simone ma una cosa la so. Odia ballare, fa qualsiasi cosa per evitarlo e nei dieci giorni in cui è rimasto in albergo l’ho visto rifiutare più di una volta.
Non mi inviterà a ballare. E io non perderò la scommessa, quindi non dovrò mai bere quel malibu ananas.
“Ottimo” esclama Emma e prendendomi la mano, mi trascina in pista sotto lo sguardo divertito di Chris che ci segue con più calma.
Non sono molte le ragazze che ballano e io ed Emma abbiamo molto posto a disposizione per seguire il ritmo veloce delle canzoni. Più volte gridiamo le nostre richieste al dj che sorridendo, ci accontenta sempre.
Chris non si unisce mai a noi, nonostante più volte Emma provi a trascinarlo in pista ma mio cugino non ama particolarmente ballare e così rimane ai margini della pista con le nostre borse. È fantastico invitarlo per locali, non hai la scocciatura della borsa.
Sorrido e mi diverto.
Quando il dj mette una delle mie canzoni preferite, mi ritrovo a cantare oltre che ballare e non passa molto tempo prima che Emma mi segua. È in quel momento che vedo Chris mettere piede per la prima volta in pista.
Lo guardo sorpresa, sorridendo. “Hai deciso di unirti a noi?”
Chris scuote la testa e con un gesto del capo mormora: “Hai visto chi è arrivato?”
Mi volto di scatto e lo vedo.
Simone è appena entrato nel locale e si sta guardando intorno spaesato. Si vede subito che viene dalla città, e da una città piuttosto grande, e non sono la sola ad accorgermene. Il suo modo di camminare, i gesti e soprattutto i vestiti che indossa sembrano urlare ‘cittadino’.
Sorrido. Decisamente non è il suo ambiente. Sembra veramente un pesce fuor d’acqua in mezzo a noi.
“È venuto” mi fa notare Chris.
Vorrei alzare gli occhi al cielo o sbuffare ma mi ritrovo a sorridere. “Non hai vinto la scommessa.”
“Non ancora.”
Mentre parliamo, ho distolto lo sguardo da Simone e ora non lo trovo più. Lo cerco in mezzo alla folla ma è come cercare un ago in un pagliaio. Per quanto sia l’unico con jeans neri e camicia bianca non è così facile individuarlo in mezzo a tutta la gente che c’è.
“Ciao.”
Mi volto di scatto e me lo trovo davanti. Sorrido. “Alla fine sei venuto.”
“Te lo avevo detto che sarei venuto, no?”
Annuisco. “Sei qui da solo?”
“Non conosco nessuno oltre a te e mia sorella. E lei non poteva venire.”
“Lo so, l’avevo invitata ma mi ha detto che doveva aiutare vostro padre con un discorso che deve tenere domani.”
Simone annuisce.
“Ciao Simone!” lo saluta Emma, interrompendoci. Le lancio un’occhiataccia a cui lei risponde con un sorriso malizioso. “Come stai?”
“Bene” risponde lui, girandosi appena verso di lei. “E tu?”
Emma fa spallucce. “Bene. Stasera ho voglia di scatenarmi.”
Ridacchio, scuotendo la testa davanti al suo entusiasmo. Sembra una bambina il giorno di Natale ma l’adoro anche per quello, mi fa sempre sorridere.
“Ciao” dice mio cugino, avvicinandosi con un bicchiere che porge a Emma. “Noi non ci siamo ancora presentati. Io sono Christian. Chris” e gli porge la mano che Simone stringe con forza.
“Simone, piacere di conoscerti.”
“Piacere mio.”
I due ragazzi si squadrano per qualche secondo. Chris ha un sorriso malizioso e divertito che brilla nei suoi occhi ma il volto rimane serio e deciso quanto quello di Simone. Trattenendo un sospiro, finisco io la presentazione.
“Lui è mio cugino.”
Simone si volta verso di me con uno scatto ma annuisce, tornando a sorridere. “Posso offrirti qualcosa da bere?” chiede a me. “Offrirei anche a voi ma vedo che siete già a posto per ora.”
Chris ed Emma annuiscono, alzando i loro bicchieri.
Quando Simone si volta verso di me, sorrido. “Berrei volentieri un bicchiere di acqua e menta, grazie.”
“Vado e torno.”
E in meno di un minuto è già di ritorno, salvandomi dalle mille allusioni che mio cugino e la mia migliore amica mi stanno sussurrando, facendomi arrossire.
“Grazie” mormoro, prendendo il mio bicchiere, e dopo un rapido brindisi, ne bevo un lungo sorso dissetante.
Chiacchieriamo per qualche minuto mentre beviamo i nostri drink. Chris ed Emma tengono banco come sempre, parlando ininterrottamente, e mi ritrovo a ridere alle loro battute e alle loro scenette. Sono dei pagliacci ma lo sapevo già. Simone, invece, è abituato ai loro modi controllati da perfetti camerieri e rimane sorpreso dal loro comportamento ma non si tira indietro e si unisce ai loro scherzi, ridendo con loro.
Solo quando il dj mette la canzone preferita di Emma, torna la calma. Vedo la mia migliore amica bloccarsi e ascoltare, guardando la pista da ballo con il desiderio negli occhi. Si volta verso di me, pregandomi.
Scuoto la testa, sorridendo, ma mi ritrovo davanti Emma con le mani unite davanti al viso e Chris che mi lancia un sorriso malizioso prima di esclamare: “Che ne dici di una sfida? Tu mi devi una rivincita, se non ricordo male.”
“Io non ti devo proprio niente” ribatto poco convinta. Ricordo bene la sfida di ballo con mio cugino. Era il suo compleanno e lo avevo battuto davanti a tutti i suoi amici. Lo avevo preso in giro così tanto che mi aveva fatto promettere che gli avrei dato la rivincita prima o poi.
“E invece sì” dice deciso lui, “e poi sei tu quella che ha seguito un corso di ballo ultimamente, quindi non hai scuse. Non ti puoi tirare indietro. Ti sfido!” esclama con una luce maliziosa negli occhi.
“Mi sfidi?” chiedo con un sorriso divertito. Chris annuisce e fa un paio di passi sulla pista da ballo, invitandomi a raggiungerlo. Mi guardo intorno e scuoto la testa imbarazzata.
“Ti sfido a ballare la salsa davanti a tutti. E chi perde paga da bere” dice Chris con gli occhi che gli brillano per l’entusiasmo. Non certo per il ballo ma per la scommessa.
“E come la balli la salsa da solo?” chiedo retorica.
Chris sorride. “Noi siamo in quattro” mi fa notare. “Non avrai paura?” chiede, sapendo che reagirò alla sua provocazione. Questa volta però non ne ho il tempo, qualcuno risponde alla sua provocazione prima di me.
“Dai, facciamogli fare una pessima figura davanti a tutti” decide Simone, facendo qualche passo in pista, raggiungendo così mio cugino, e porgendomi la mano perché lo segua in pista anch’io.
Arrossisco e cerco di ignorare le occhiatine di Emma e Chris. Afferro la sua mano e mi lascio trascinare in pista, seguiti poco dopo anche dagli altri due.
“Tu sai ballare la salsa?” chiedo per rompere quel silenzio imbarazzante che si è creato tra noi, e poi sono anche un po’ curiosa.
Annuisce, fermandosi al centro della pista e posandomi una mano sul fianco per avvicinarmi a sé. “Non sono un ballerino provetto ma me la cavo.”
E non se la cava affatto male.
Il dj sceglie un brano molto ritmato e allegro e su quelle note mi lascio guidare da Simone mentre Chris cerca di fare lo stesso con Emma ma nessuno dei due ha mai seguito un corso e i risultati si vedono subito.
Mi ritrovo a ridere mentre volteggio sulla pista. Simone è veramente bravo e non penso mai a nulla, i passi mi vengono spontanei e non ne sbaglio mai uno. Quando la musica finisce, ci fermiamo con il respiro accelerato e ci voltiamo verso l’altra coppia, fissandoli con sguardo di sfida.
Chris sbuffa. “D’accordo, avete vinto voi.”
“Direi un malibu ananas per tutti” esclama Emma con un sorriso enorme sul volto. Arrossisco sotto il suo sguardo ma annuisco, sorridendo a mia volta.
E così andiamo al bar tutti e quattro. Chris paga da bere a tutti e io mi ritrovo con il mio malibu ananas in mano. Lo fisso per qualche minuto contrariata, annuso e cerco di rimandare il più possibile il momento in cui dovrò berlo ma alla fine lo assaggio.
“Com’è?” chiede Emma che si è già bevuta metà del suo malibu cola mentre io tentenno davanti al mio drink.
“Non male” rispondo sincera e bevo tutto il mio cocktail mentre chiacchiero con Emma e Simone e prendo in giro senza pietà mio cugino per la sua completa e totale incapacità nel ballo.
Ho appena appoggiato il bicchiere ormai vuoto sul bancone, quando sentiamo dei ragazzi parlare di una moto con tono molto entusiasta. Simone, accanto a me, sorride e mi fa l’occhiolino. “È la mia.”
“Sei venuto in moto?”
Simone annuisce. “Non sapevo quanto fosse lontano il locale e così ho preso la moto. Sapendo che era a meno di un chilometro dall’albergo, avrei potuto anche venire a piedi.”
“Hai una moto?” chiede Chris interessato. Ama le moto ma per qualche motivo non ha mai voluto comprarne una.
Simone annuisce e si lancia in una breve descrizione della sua moto. Io ed Emma alziamo gli occhi al cielo e sbuffiamo. Per quanto adori le moto, non ho alcuna intenzione di passare la serata a parlarne.
Seguo Emma in pista, lasciando gli uomini ai loro discorsi.
“Che dici di un’altra scommessa?” chiede Emma con gli occhi che le brillano. Quella sera si sta divertendo a mie spese. La guardo curiosa ed Emma non si fa pregare, proponendo la sua scommessa: “Berrai un altro malibu ananas se Simone ti offre un passaggio in moto fino in albergo.”
Sbuffo. “Non lo farà. Dovrebbe avere un secondo casco per offrirmi un passaggio ma perché dovrebbe averne uno con sé?”
Emma mi guarda in modo piuttosto ovvio. “Io un’idea ce l’avrei.”
“Ma smettila” borbotto ma non so trattenere un sorriso che non le sfugge e ci ritroviamo a ridere divertite. “Mi sa che finirò con l’ubriacarmi stasera.”
Abbiamo ballato un paio di canzoni quando ci raggiunge Chris tutto sorridente.
“Dove hai lasciato Simone?” chiedo non vedendolo da nessuna parte.
“Ha incontrato alcuni amici” risponde con un’alzata di spalle. “Gente di città” aggiunge con una smorfia che mi fa ridere. “Mi stavo annoiando così ho pensato di raggiungervi.”
“Balli con noi?” chiede Emma ma Chris scuote la testa. Si volta verso di me, mi sorride malizioso e, ridendo, esclama: “Ho una nuova scommessa per te!”
Sbuffo di nuovo ma mi ritrovo a ridere davanti al loro entusiasmo. Hanno bevuto solo un paio di cocktail, altrimenti direi che sono ubriachi. Invece sono solo ubriachi di allegria.
“Secondo me quanto torna, sarà accompagnato da tutti i suoi amici e te li presenterà uno per uno” dice con un’espressione così seria che mi fa ridere e subito dopo Emma aggiunge: “E non si staccherà da te nemmeno per andare a fumare.”
La guardo scettica. “Perché? Simone fuma?” chiedo ma so che fuma, l’ho visto un paio di volte. Non è un fumatore accanito ma fuma. Emma non si prende nemmeno il disturbo di rispondere, limitandosi a fissarmi allegra.
Sbuffo. “Volete farmi ubriacare voi due?”
“Ti dispiacerebbe?” chiede Emma sempre più divertita.
La guardo con un’espressione arrabbiata che è presto sostituita da un sorriso malizioso e divertito. “Nemmeno un pochino.”
Stiamo ancora ridendo, e ridiamo così tanto da avere le lacrime agli occhi, quando mi sento chiamare. Mi volto e mi trovo davanti Simone e i suoi amici. Cerco di ricompormi, imbarazzata, ma senza troppo successo e così sono presentata ai suoi amici, con gli occhi lucidi e le guance rosse per le troppe risate.
“Alison, loro sono i miei amici. A quanto pare hanno deciso di fare una vacanza da queste parti e io nemmeno lo sapevo” dice Simone, ridacchiando. “Matteo” elenca, indicando uno a uno tutti i suoi amici, “Luca, Nicola e Federico.”
“Ciao” li saluto con un cenno della mano e un sorriso imbarazzato.
“Ragazzi, lei è Alison” mi presenta e dopo una breve pausa aggiunge: “Una mia amica.”
I suoi amici sorridono e mi porgono la mano. Sono simpatici e in poco tempo mi ritrovo a ridere e scherzare con loro, come se li conoscessi da anni invece che da pochi minuti. Poco dopo si uniscono a noi anche Chris ed Emma che dopo una rapida presentazione, si avvicina a me e mi sussurra piano all’orecchio: “Hai già perso mezza scommessa.”
Le do un leggero schiaffo sul braccio, allontanandola da me ridendo. Lei, per tutta risposta, esclama: “Ho voglia di fumare, chi mi fa compagnia?”
Le lancio un’occhiataccia e borbotto a bassa voce: “Mi farai ubriacare.”
“Quello è il mio scopo” risponde Emma, facendomi l’occhiolino prima di allontanarsi con due degli amici di Simone. “Tu non vieni?” chiede Emma, guardando Simone che la fissa in silenzio per qualche secondo, poi si volta verso di me e chiede: “Vieni anche tu?”
Vedo Emma alle spalle di Simone scuotere la testa ma non li seguirei comunque. Anche se non odiassi l’odore del fumo con tutta me stessa e non finissi per soffocare al minimo sentore, lo metterei comunque alla prova. In fondo, voglio perdere quella scommessa. E non perché voglio ubriacarmi con il malibu ananas.
“No, vi aspetto qui” rispondo, scuotendo piano la testa.
Simone mi guarda e lancia uno sguardo verso i suoi amici, facendo un impercettibile passo indietro. “Ti faccio compagnia” propone con un sorriso. “Voi andate! Ci vediamo più tardi.”
Emma sorride e mi fa l’occhiolino, urlando: “Malibu ananas, Allie!” e se ne va via con i ragazzi prima che possa dire una sola parola.
Chris è sparito da qualche minuto con un altro degli amici di Simone e così ci ritroviamo solo io e lui, in mezzo alla folla.
Sbuffo, ripensando alle parole di Emma, e sento lo sguardo di Simone su di me. Quando alzo gli occhi su di lui, lo vedo fissarmi curioso. “Malibu ananas?” chiede. “Credevo non bevessi alcolici.”
“È tutta colpa di Emma” rispondo, cercando di evitare la sua domanda. “Mi ha incastrata con una stupida sfida e io ho perso. Per due volte.”
“E devi bere un malibu ananas?”
Annuisco con un sorriso. “Tu che mi racconti?” chiedo, cambiando discorso. È meglio evitare che mi chieda in cosa consiste la sfida.
“Non lo so” risponde con un’alzata di spalle. “Che vuoi sapere?”
Lo guardo, pensando a una domanda. Ne ho mille in testa ma alla fine scelgo la più ovvia. “Cosa vuoi fare da grande?”
“Da grande?” chiede, ridacchiando. Sorrido ma rimango in silenzio ad aspettare una risposta che non tarda ad arrivare. “Subentrerò a mio padre nell’azienda di famiglia.”
Lo guardo a lungo, cercando di capire cosa non vada nella sua risposta. Poi capisco. “E questo è quello che hai sempre voluto fare fin da bambino? Il tuo sogno era seguire le orme di tuo padre?”
Simone mi guarda serio, i suoi occhi fissi nei miei, e alla fine sospira e scuote la testa. “No, non direi proprio.”
“E allora che volevi fare da grande?”
“Il musicista.”
Spalanco gli occhi sorpresa. “Davvero??”
“Davvero” conferma con un sorriso, annuendo. “Volevo diventare il più grande pianista di tutti i tempi. Non sono mai stato così bravo da poter aspirare a una cosa del genere ma mi sarebbe piaciuto diplomarmi al conservatorio e diventare un insegnante di musica.”
Di tutto quel discorso io ho capito una cosa sola. “Tu suoni il pianoforte?”
“Sì, da quando ho cinque anni” risponde Simone.
Lo fisso per qualche secondo, poi finalmente anche il resto delle sue parole raggiunge il mio cervellino ormai ottenebrato dai fumi dell’alcool. Decisamente non sono abituata a bere alcolici.
“E perché hai deciso di abbandonare la musica?” chiedo curiosa.
Simone sospira e distoglie lo sguardo per un attimo, prima di tornare a guardarmi negli occhi e rispondere: “Mio padre non ha mai pensato che la musica potesse darmi un futuro sicuro.”
Faccio spallucce. “Quindi hai rinunciato?”
Simone si limita ad annuire con un’alzata di spalle. Dubito che sia così indifferente come voglia sembrare ma preferisco lasciar perdere, non è il momento adatto per indagare.
“E così vorresti diventare un insegnante” mormoro, guardandolo divertita.
Lui ricambia il mio sguardo, imbarazzato. “Che c’è?”
“Niente” rispondo con un’alzata di spalle ma continuo a fissarlo con un sorriso appena accennato sulle labbra. Forse tutto quell’alcool comincia a fare effetto. Mi sento leggermente la testa tra le nuvole. “Pensavo solo che mi sarebbe piaciuto averti come insegnante quando andavo a scuola. Saresti un insegnante proprio interessante” e lo sguardo malizioso non gli sfugge. “Fossi in te insegnerei ai bambini delle elementari altrimenti potresti trovarti a dover affrontare orde di ragazzine innamorate.”
“Quanti malibu ananas ti sei bevuta?” chiede e vedo i suoi occhi brillare per il divertimento mentre trattiene una risata.
“Solo uno per ora ma mi aspetta il secondo appena Emma torna” confesso con uno sbuffo che fa ridacchiare Simone.
“E qual era la sfida che hai perso?” indaga e spalanco gli occhi sorpresa dalla sua domanda. E ora che gli rispondo? Non sono abbastanza ubriaca per confessare la verità. Arrossisco, attirando ancora di più la sua attenzione.
“Niente” borbotto, sperando che lasci perdere ma il mio rossore e la mia reticenza non fanno che stuzzicare la sua curiosità, ancora più della mia improvvisa decisione di bere cocktail alcolici.
“E come mai questo niente” chiede, avvicinandosi a me con un sorriso astuto, “ti ha fatto diventare rossa come un pomodoro?”
Le sue parole mi fanno diventare, se possibile, ancora più rossa. “È tutta colpa tua se finirò per ubriacarmi!” esclamo prima che possa trattenermi e quando mi rendo conto di ciò che ho appena detto, mi mordo la lingua, distogliendo lo sguardo.
“Colpa mia? Perché?” chiede sorpreso.
Alzo gli occhi e lo fulmino con lo sguardo ma prima che possa rispondergli, vedo Emma tornare. La saluto con la mano, sorridendo.
“Non penserai mica di sfuggirmi?” mormora Simone a un soffio dal mio orecchio. “Prima di domani ti farò dire tutto. A costo di aspettare che tu sia ubriaca.”
“E così ti approfitteresti di una ragazza ubriaca?” chiedo scioccata.
Simone mi guarda serio e annuisce, prima di scoppiare a ridere entrambi.
“Chi è che vuole approfittarsi di mia cugina ubriaca?” chiede Chris, spuntando alle nostre spalle all’improvviso. Sobbalziamo, sorpresi, ma Simone non si fa problemi a rispondere.
“Volevo sapere quale sfida ha perso con Emma per dover bere un malibu ananas. Lei però non vuole dirmi nulla e così speravo che da ubriaca sarebbe stata più loquace.”
Chris ride ma non dice nulla delle nostre scommesse e lo stesso fa Emma quando pochi minuti dopo ci raggiunge con il mio secondo cocktail. Questa volta non faccio storie e lo bevo in pochi sorsi. Sento l’alcool scaldarmi il corpo e alleggerirmi la testa.
“Che ne dite di ballare?” chiedo, dando il bicchiere vuoto a mio cugino e trascinando Emma in pista senza aspettare una risposta. I ragazzi mi guardano scioccati e divertiti ma dopo qualche secondo, ci raggiungono e ci scateniamo in pista.
I due cocktail mi rendono più disinibita di quanto sia mai stata in tutta la mia vita e non mi faccio problemi a ballare con Simone che dopo un attimo di incertezza mi afferra per i fianchi e mi avvicina a lui. Io sorrido e continuo a ballare.
“E tu?” chiede improvvisamente Simone con un sorriso. “Cosa vorresti fare da grande? Non la cameriera spero.”
“Perché no?” chiedo con un’alzata di spalle. “Non c’è niente di male.”
“No, certo che no.”
Lo guardo e ridacchio, vedendolo imbarazzato. “La traduttrice” rispondo. “Di libri.”
“E come mai lavori come cameriera? Per pagarti gli studi?”
Scuoto la testa. “Io sono già laureata. Sto solo aspettando di trovare qualcosa di meglio. Nel frattempo lavoro per pagarmi le spese.”
“Sei già laureata??” esclama sorpreso.
Annuisco.
“Ma quanti anni hai??”
“Ventidue.”
“Come fai a essere già laureata allora?”
Faccio spallucce. “Da dove vengo io ci si laurea prima che non qui in Italia.” Vedendo un’espressione confusa sul volto di Simone, aggiungo: “Io sono americana. Nata e cresciuta a Chicago. E anche Chris. Perché credi che abbiamo dei nomi stranieri altrimenti?”
“Non ci avevo mai pensato” risponde sorpreso. “Quindi negli Stati Uniti è normale laurearsi a ventidue anni?”
Mi sfugge una piccola smorfia. “Diciamo che sono stata un po’ più veloce del previsto.”
Simone mi guarda storto. “Dovevo immaginarmelo. Hai la faccia della secchiona.”
“Ehi!” esclamo. “Io non sono una secchiona.”
“Quindi sei laureata?” chiese.
Annuisco.
“E in cosa?”
“Letteratura inglese.”
“Noioso.”
Gli tiro uno schiaffo sul braccio, ridendo. “Ehi! Non è vero!”
“Oh, sì invece” ribatte lui, annuendo con forza, un sorriso divertito che gli illumina gli occhi. “E poi dici che non sei una secchiona. Letteratura inglese. No.io.so.”
Sbuffo e rido con lui. “Bene” dico mentre un’idea strana mi frulla per la testa. “Ora vedremo chi è noioso.”
“Ehi, io non ho mai detto che sei noiosa” m’interrompe facendo un passo indietro e alzando le mani in un gesto di difesa. Sorride e torna ad avvicinarsi a me, afferrandomi per i fianchi. “Soprattutto da ubriaca.”
“Scemo!” esclamo, dandogli uno schiaffo sul petto ridendo. “Ti propongo una sfida.”
“Una sfida?”
Annuisco. “Ci stai?”
“Cosa dovrei fare?” chiede guardandomi cauto.
Lo prendo per mano e lo trascino attraverso la pista da ballo, passando davanti ai suoi amici, a Emma e a Chris che ci guardano interrogativi ma non dico nulla e continuo a farmi strada attraverso il locale.
“Dove mi stai portando?” chiede curioso Simone, seguendomi senza fare storie.
Sorrido ma non dico nulla, limitandomi a guardarmi intorno finché non trovo ciò che sto cercando. “Suona.”
“Cosa??” esclama Simone colto di sorpresa.
Mi volto verso di lui e sorrido. “Suona” ripeto, indicando il vecchio pianoforte che il proprietario del locale ha sistemato in un angolo.
Simone mi guarda, cercando di capire se sto scherzando o se invece sono seria. Ricambio il suo sguardo con un sorriso.
“Paura?” chiedo e vedo una scintilla di orgoglio brillare nei suoi occhi. L’ho stuzzicato e lui ha abboccato.
“Non suono da anni” prova Simone ma io scuoto le spalle e gli faccio segno di andare al piano. Dopo un ultimo sguardo sospira e annuisce. “D’accordo. Non ti assicuro niente ma qualche melodia me la ricordo ancora.”
Sorrido e lo seguo, appoggiandomi al pianoforte in modo da poter vedere le sue mani muoversi sui tasti bianchi e neri. Testa il suono, fa un paio di scale e poi mi fissa. “Cosa vuole che le suoni, miss?”
Sorrido e ci penso. “La conosci ‘Nuvole bianche’ di…”
“Einaudi” finisce lui e annuisce. “Naturalmente. Spero solo di ricordarmela tutta.”
Lo guardo mentre muove le dita a qualche centimetro dai tasti, come se stesse cercando un tasto che non riesce a trovare. Quando finalmente le appoggia, fa un respiro profondo, mi lancia uno sguardo veloce sorridendo e comincia.
È bravo. Molto bravo.
Ascolto ad occhi chiusi e mi godo ogni singola nota. Quando li riapro, dopo alcuni minuti, mi perdo nel seguire le sue dita volare sui tasti. Sembra sfiorarli senza fermarsi ma ogni volta risuona una nota ben precisa.
Quando finisce di suonare, rimane qualche secondo con le dita appoggiate al pianoforte e lo sguardo fisso sulle sue mani. Sembra incredulo, come se non avesse davvero creduto di riuscire a suonare tutto il brano senza sbagliare.
Nel locale ben poche persone si sono accorte della sua breve esibizione, solo Emma, Chris e i suoi amici lo hanno sentito e ammirato, e forse qualche altro cliente del locale. E il proprietario che sembra piacevolmente colpito dalla sua performance.
“Ho vinto la sfida, mi pare” afferma Simone, alzando finalmente lo sguardo su di me. “Direi che mi spetta un premio. Tu che ne dici?” chiede e un sorriso malizioso gli illumina il volto.
Sorrido e mi rialzo dal pianoforte a cui mi ero appoggiata. “E cosa vorresti come premio per aver vinto questa sfida?”
La luce maliziosa nel suo sguardo non mi sfugge e gli lancio un’occhiataccia in risposta che lo fece ridere. “Tu non pensi ad altro??”
“Io non ho detto nulla” ribatte lui, ridacchiando. “Hai fatto tutto da sola.”
Sbuffo e scuoto la testa. Apro la bocca per proporre il suo premio quando Emma mi interrompe, lanciandomi un’occhiata divertita che non promette niente di buono. Almeno per me.
“Come premio potrai fare una domanda a cui Alison non potrà evitare di rispondere. E deve essere sincera.”
“Cosa??” esclamo scioccata dalla sua idea. Stupida tra l’altro.
Simone, però, non sembra del mio stesso parere. “Mi piace come premio. Ci stai?” mi chiede, voltandosi verso di me.
Lo guardo per qualche secondo ma alla fine annuisco con un sospiro. “Va bene. Una sola domanda però.”
“E tu mi risponderai?” si assicura.
Annuisco, anche se controvoglia.
“E sarai sincera? Del tutto sincera qualsiasi cosa ti chiederò?”
Lo guardo storto ma annuisco di nuovo.
Simone sorride e il sorriso si trasforma presto in un ghigno divertito. “Cosa prevedevano le scommesse che hai perso con Emma?”
Spalanco gli occhi e arrossisco fino alla punta dei capelli. Riesco a sentire il calore che emana il mio viso. “Mi hai fregato” mormoro e sento Chris ed Emma ridere alle mie spalle. Begli amici. Probabilmente loro sapevano cosa mi avrebbe chiesto quando avevano proposto il premio, perché non avevo dubbi che c’era anche lo zampino di Chris dietro l’idea di Emma. Sono io la stupida che non ci ha pensato.
“Mi hai concesso una domanda” mi fa notare Simone con un’alzata di spalle. “Ora aspetto la tua risposta.”
Lo guardo male, poi però trovo una scappatoia e sorrido. “Hai ragione, ti ho concesso una domanda e ti risponderò.” Vedo Simone guardarmi impaziente, curioso quanto un bambino. “Ma non ho mai detto che ti avrei risposto adesso.”
“Cosa??” esclama Simone, preso in contropiede. “Ehi, così non vale! Tu mi hai sfidato e sempre tu hai accettato il premio in palio. Ora non ti puoi tirare indietro.”
“Non mi sto tirando indietro” gli assicuro con un sorriso. “Avrai la tua risposta domani.”
“Perché domani? Perché non adesso?”
Faccio spallucce. Il mio è solo un tentativo per guadagnare tempo, e lo sappiamo entrambi. “Io ti ho promesso una risposta, e una risposta sincera. Se la volevi subito, dovevi dirlo prima.”
Simone mi guarda contrariato, poi sbuffa e sorride. “Sei tremenda.”
“Me lo dicono spesso.”
“Dai, rompiscatole, andiamo a ballare” e prendendomi per mano mi trascina di nuovo in pista. Ridendo, lo lascio fare. Non me la prendo nemmeno per come mi ha chiamato. E a Simone questo non sfugge. “Non dici nulla?”
“Cosa dovrei dire?” chiedo confusa.
“Ti ho appena dato della rompiscatole” mi fa notare.
Sorrido e faccio spallucce. “Ti ho sentito.”
“E non dici nulla?”
“Al momento credo di essere troppo euforica per poter ribattere come si deve ma appena sarò tornata di nuovo sobria, ti assicuro che me la pagherai in qualche modo” decido e gli faccio la lingua.
Ormai ho toccato il fondo. Sono irrimediabilmente ubriaca. Per la prima volta nella mia vita. E Simone sembra trovare la cosa molto divertente.
“Come torni in albergo?” chiede, ridacchiando. “Non credo che tu sia in grado di ritrovare la strada di casa.”
“Troverò qualche baldo giovane che mi accompagni a casa” rispondo con un sorriso malizioso. “Dici che sarà difficile?”
“Trovare qualcuno che ti accompagni a casa? Secondo me sarà difficile trovare qualcuno che ti dica di no. Vestita, o meglio svestita come sei, e soprattutto ubriaca come sei, per non approfittarne un ragazzo dovrebbe essere stupido. O gay.”
“Allora vado subito a chiedere a quel tipo se mi accompagna a casa” dico, indicando un ragazzo carino poco lontano e trattengo a stento una risata davanti all’espressione scioccata e per niente contenta di Simone.
Non faccio nemmeno un passo che lo sento stringermi i fianchi e trascinarmi contro di sé, impedendomi di allontanarmi. “Tu non vai da nessuna parte.”
“E chi mi accompagna a casa allora?” chiedo e, lo ammetto, faccio la civetta come non ho mai fatto prima ma l’alcool ha eliminato qualsiasi inibizione abbia mai avuto.
“Ti accompagno io” propone.
Mi volto tra le sue braccia e guadandolo negli occhi, sorrido maliziosa. “Con la tua moto?”
“Se prometti di tenerti forte” risponde, annuendo. “Non vorrei perderti per strada.”
“Malibu ananas!”
L’urlo di Emma ci fa sobbalzare.
“Che cazzo ti urli??” esclamo, portandomi le mani alla testa. “Per poco non mi hai perforato un timpano!”
Emma mi guarda e ride, ripetendo: “Malibu ananas!”
Sbuffo ma mi ritrovo a ridere con lei fino ad avere le lacrime agli occhi. Nemmeno un minuto dopo ho il terzo cocktail della serata tra le mani.
“Un’altra scommessa persa?” chiede Simone curioso.
Annuisco e dopo un brindisi, bevo. “Sono ubriaca ed è tutta colpa vostra” dico, agitando il bicchiere vuoto verso Emma e Chris. Quei due traditori ridono, prendendo il mio bicchiere e riportandolo al bancone.
“Ehi, Alison” mi chiama Simone e il tono sorpreso della sua voce attira la mia attenzione. Mi volto verso di lui e lo guardo curiosa. “Auguri!”
Lo guardo confusa per un attimo, poi vedo l’orologio appeso dietro il bancone del bar: segna mezzanotte e un minuto. Sorrido sorpresa. “È il mio compleanno!”
“Pare di sì” risponde Simone, ridendo. “Auguri festeggiata!”
“Grazie!” esclamo e mi lascio baciare, un bacio per ogni guancia. E dopo di lui è il turno di Chris, che non si risparmia le solite battutine stupide riguardo al fatto che ormai ho un piede nella fossa, e dopo di lui tocca a Emma. Persino gli amici di Simone mi fanno gli auguri e Vanessa mi manda un messaggio qualche minuto dopo.
“Direi che offrire da bere è d’obbligo!” esclama Emma e senza aspettare una mia risposta, ordina per tutti, lasciandomi poi con il conto da pagare. Per lo meno si preoccupa di ordinarmi un analcolico, un innocuo the freddo al limone. Non reggerei un altro goccio di alcool.
“Un brindisi alla festeggiata!” propone Chris, alzando il suo bicchiere sopra la testa. Lo imitiamo tutti con un sorriso. “Cento di questi giorni, cuginetta! Possibilmente non ubriaca!”
Gli faccio la lingua ma sorrido. Mio cugino sa essere un vero idiota quando vuole ma gli voglio bene anche per questo. Alzo il bicchiere e lo stessero fanno gli altri. Quando incrocio lo sguardo di Simone, lo vedo abbassare il bicchiere e avvicinarsi a me.
“Alla più adorabile ubriaca che abbia mai conosciuto” mormora Simone e fa tintinnare il suo bicchiere contro il mio, piano, prima di bere in un solo sorso quel che resta della sua birra.
“Ragazzi, io sto crollando” afferma Emma, posando il suo bicchiere sul tavolino accanto a noi. “Vado a letto.”
“Ti accompagno” si offre Chris con un sorriso tirato. “Allie, tu torni con Simone?”
Annuisco, poi mi avvicino e gli sfilo le chiavi di casa dalla tasca della giacca. Sono una borseggiatrice piuttosto brava e Chris se ne accorge solo quando gli sventolo le chiavi davanti agli occhi con un sorriso.
“Ehi, che pensi di fare con quelle chiavi?”
Il mio sorriso si accentua e gli faccio l’occhiolino, poi prendo Simone per mano e lo trascino fuori dal locale. “Buonanotte a tutti! Emma, Chris, a domani!”
“Alison, le mie chiavi!” urla Chris. Mi volto e sventolandole sopra la mia testa, urlo: “Te le restituisco domani, promesso!”
“E io dove dormo??”
“Sono sicuro che una soluzione la troverai.”
E senza aspettare ancora trascino Simone nel parcheggio. Solo allora mi fermo e mi volto verso il ragazzo al mio fianco. “Dove hai parcheggiato la moto?”
Simone si guarda intorno per qualche secondo finché non la individua. “Laggiù” dice, puntando il dito davanti a noi. E a un centinaio di metri di distanza vedo la sua splendida moto. “Andiamo. Ti porto in albergo.”
“Non dormo in albergo stanotte” rivelo e mi avvio verso la sua moto senza aspettarlo. Dopo qualche secondo lo sento dietro di me.
“E dove dormi?”
“A casa mia.”
“Se hai una casa, perché dormivi in albergo?”
“Non mi piace dormire da sola” rispondo con un’alzata di spalle, “e Chris è stato negli Stati Uniti per sei mesi. Ho preferito trasferirmi in albergo.”
Simone annuisce e mi aiuta a infilarmi il casco, prima di infilarsi il suo. “Sei mai andata in moto?”
“Un paio di volte” rispondo, annuendo. “ Qualche anno fa.”
“E credi di riuscire a tenerti in equilibrio?”
Sbuffo. “Il mio equilibrio è perfetto, non ti preoccupare” assicuro, “ma posso stringermi a te stile koala se ti fa stare più sicuro.”
“Sali in moto, avanti” mi esorta Simone, ridendo. “Meglio che ti porto a casa.”
Saliamo in moto e quando mi sente ben aggrappata a lui, parte verso casa mia seguendo le mie indicazioni. Nonostante i tre malibu ananas sono straordinariamente precisa e non ci perdiamo nemmeno una volta. O quasi. Manco la piccola e poco segnalata stradina che porta a casa mia ma non si può avere tutto dalla vita. In fondo sono riuscita a fargli attraversare la città senza mai sbagliare un incrocio. Un errore mi è concesso.
“Eccoti arrivata” dice Simone, scendendo dalla moto e aiutandomi a fare altrettanto. “Sana e salva.”
“Grazie.” Lo fisso a lungo negli occhi, seria e in silenzio. E lui fa altrettanto. Non so quanto rimaniamo a fissarci davanti alla porta di casa ma so che non sono io ad annullare la distanza tra noi. Sono ubriaca ma certe cose non sono cambiate.
Mi bacia ma non impiega molto a rendersi conto di ciò che ha fatto e si stacca in fretta, balbettando una serie di scuse. “Scusami! Non avrei dovuto. Sono un idiota, scusa. Non volevo, cioè volevo ma non così… con te ubriaca. Non avrei dovuto. Scusami.”
Sorrido, lo afferro per la camicia e lo tiro verso di me, chiudendogli la bocca. Non si tira indietro e smette di scusarsi. “Dormi da me stanotte” propongo. Gli leggo in faccia la risposta, e non mi piacerà, così lo prendo per mano e lo trascino in casa prima che possa dire di no.
“Alison, aspetta!” esclama, cercando di tenere la voce bassa. È pur sempre l’una di notte e non è il caso di svegliare i vicini. “Fermati un minuto, Alison.”
Non lo ascolto e mi fermo solo quando sono davanti alla porta del mio appartamento. Apro la porta, non senza qualche difficoltà, e finalmente entro in casa. Sono mesi che non ci metto piede ma è ancora tutto come l’ho lasciato.
“Alison” mi chiama di nuovo Simone ma tutto quello che ho in mente in quel momento è di infilarmi nel mio bel letto comodo. Ed è quello che faccio. Mi tolgo le scarpe, lasciandole in mezzo al corridoio, tolgo orecchini e collana ma prima che possa sfilarmi il vestito Simone mi blocca.
“Ti prego, non lo fare” mormora con un sorriso. “Se lo togli, potrei fare qualcosa di molto stupido e non mi va di rovinare questa bella serata.”
“A me piacciono le cose stupide” rispondo con un sorriso malizioso, slacciando un paio di bottoni della sua camicia.
“Sei ubriaca” afferma Simone, cercando di farmi ragionare, inutilmente.
“Non sono ubriaca” obietto, facendogli il muso e gli sbottono un altro bottone. Comincio a odiare le camicie.
Simone ride divertito e mi afferra le mani, impedendomi di continuare. “Alison, fidati. Sei ubriaca. E se ti lascio continuare, domani mattina te ne sarai pentita.”
Sbuffo. “Sei noioso” borbotto, facendolo ridere.
“Non mi piace approfittare di una ragazza ubriaca” mormora, poi mi prende in braccio cogliendomi di sorpresa e mi porta a letto. “Ora è meglio andare a dormire. Devi smaltire un bel po’ di alcool.”
Appena tocco il letto, sento tutta la stanchezza colpirmi come un macigno. Non riuscirei ad alzarmi nemmeno se mi pagassero a peso d’oro. Ma appena Simone prova ad allontanarsi, mi aggrappo al suo collo, trascinandolo su di me.
“Alison” mi riprende, ridendo. “Lasciami andare a casa, dai.”
Scuoto la testa, decisa a non lasciare la presa. “Dormi qua” bofonchio con gli occhi chiusi, ormai faccio persino fatica a mettere insieme le parole tanto sono stanca. “Non te ne andare.”
“D’accordo, non me ne vado” si arrende con un sorriso. “Lasciami almeno togliermi la camicia.”
Annuisco e lo libero. Dopo qualche secondo lo sento sdraiarsi accanto a me. Mi copre con il lenzuolo e mormora: “Buonanotte.”
“Domani non sarò ubriaca” rispondo, voltandomi verso di lui senza aprire gli occhi.
“E questo cosa c’entra?”
“Dovrai trovarti un’altra scusa” borbotto.
L’ultima cosa che sento prima di crollare è la risata di Simone e un sussurro: “E chi ti dice che io voglia trovare una scusa?”
  
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