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Autore: _ems    16/11/2013    1 recensioni
“Ciao Dominique,” esordì Frank, con un sorriso.
Era iniziato tutto così.
Dominique gli chiese cosa ci facesse lì aggiungendo che, se voleva, poteva restare.
“E solo perché sei tu,” disse. “Condividerò la mia cioccolata con te”.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique, Weasley, Frank, Paciock, Jr
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Terra e cioccolato, salsedine ed inchiostro.

La bacio mentre i nostri nasi si fanno il solletico e mi viene un po’ da ridere. La bacio con gli occhi aperti. Così che il mondo respira. Lo sento respirare forte come se avesse il raffreddore e volesse starnutire. La bacio ed è un bacio rotondo, ovale, quadrato, è un bacio che ha la forma delle montagne e dei laghi, è un bacio con un sapore inventato da noi.¹


Dominique non aveva occhiaie.
Ricordava di aver pensato che fosse una cosa alquanto strana per una che, come lei, le aveva in continuazione. Quante notti insonni aveva passato per studiare all’ultimo minuto? Si era sempre chiesta che diamine di Corvonero potesse essere una Corvonero che si riduceva sempre all’ultimo minuto, ma non si era mai soffermata più di tanto sulla risposta.
Dominique era questo: una Corvonero un po’ troppo Tassorosso.
Passava il suo tempo ad aiutare le persone, soprattutto i professori quando avevano bisogno ed i primini simpatici quando questi si perdevano ad un passo dalla loro sala comune.
Passava le giornate girovagando per il castello con Roxanne, spaventando il più delle volte i poveri passanti, e le notti seduta sul proprio letto – Baffo, il suo gatto, fedelmente acciambellato al suo fianco – con la schiena curva ed un foglio di pergamena tra le mani.
A volte capitava di ritrovarsela in piena notte in una delle aule in disuso dei sotterranei, nelle quali giacevano, spesso, un calderone vuoto e due sgabelli.  
Dominique aveva portato giù tutto il necessario, recuperato il restante dall’aula accanto ed ora fissava il calderone in silenzio. Tra le mani stringeva una barretta di cioccolato già morsa.
 Fu lì che s’incontrarono la prima volta.
La porta dell’aula si aprì piano, portando con sé uno strano odore di terra e richiamando, alla mente della ragazza, il colore delle piante.
«Chiunque tu sia» disse, senza voltare il capo. «Non dividerò la mia cioccolata con te».
L’altro non parlò.
Dominique sapeva, più per esperienza che per statistica, che c’erano solo due categorie di persone che si sarebbero spinte fin lì a quell’ora: Roxanne o un Serpeverde.
Scartò velocemente l’ipotesi che potesse trattarsi di Roxanne, o la ragazza si sarebbe già sentita rubare via il cioccolato dalle mani ed avrebbe udito la voce della cugina affermare che “ehi, non puoi non condividere della cioccolata con una che sembra, effettivamente, un cioccolatino gigante”, e Dominique non riusciva proprio a darle torto.
Tuttavia non poteva essere nemmeno un Serpeverde, poiché, il più delle volte, avevano sempre una replica tremendamente geniale ed istantanea.
«Ehm...» iniziò il nuovo venuto, chiaramente imbarazzato.
Dominique si accigliò voltandosi verso la porta e lo vide. Aveva le gote arrossate dall’imbarazzo, le maniche della camicia tirate su e la tracolla che gli ricadeva lungo il fianco. Una mano era stata portata alla testa, andando a scompigliargli in modo osceno i capelli scuri, e gli occhi la studiavano, esitanti.
«Frank!» esclamò la ragazza, stupita.
Ecco, quelle erano il genere di sorprese che Dominique gradiva: aspettarsi esattamente una cosa, sapere che sarebbe capitata, non rendersi conto delle miliardi di possibilità che potevano far si che capitasse tutt’altro… e poi scoprire di sbagliarsi.
Insomma, questa era una cosa che, in certe situazioni, le piaceva molto.
Conosceva Frank da anni, essendo il migliore amico di suo cugino Hugo. Aveva invitato più volte lui e Alice, sua sorella, a Villa Conchiglia.
Amava dare feste, assieme alla cugina e al fratello, ogni estate.
Il motto di Roxanne era “più siamo, meglio è” e Dominique non poteva fare altro che condividerlo a pieno.
Certo, pensò in quel momento, non aveva un legame molto forte col ragazzo, ma avrebbe sempre potuto rimediare. Le piaceva Frank, le suscitava tenerezza e più volte, volutamente, aveva fatto in modo che non cadesse vittima degli scherzi di Fred e Roxanne. Nulla di più, nulla di meno.
Non si parlavano molto, si salutavano nei corridoi e Frank non aveva mai rinunciato ad una delle feste della ragazza.
«Ciao Dominique» esordì Frank, con un sorriso.
Era iniziato tutto così.
Dominique gli chiese cosa ci facesse lì aggiungendo che, se voleva, poteva restare.
«E solo perché sei tu» disse. «Condividerò la mia cioccolata con te».
Frank era rimasto.
Tutta la notte con lei, mangiucchiando cioccolata bruciacchiata – Dominique a quanto pareva amava bruciare la cioccolata in modo che si sciogliesse – e proponendo, di tanto in tanto, un luogo più o meno strano dove Frank potesse trovare il proprio rospo.

Dominique lo trovò il giorno dopo: Oscar - che Frank gli raccontò essere il vecchio rospo del Professor Paciock - aveva conservato le vecchie abitudini ed era andato nascondersi nel bagno delle ragazze².
La Corvonero era corsa verso l’altro urlando il suo nome; giunta davanti a lui aveva infilato le mani nella tracolla.
«Ho ritrovato il tuo coso!» aveva esclamato, confondendo Frank e beccandosi un’occhiata indagatrice da parte di Hugo che, alzando le mani davanti al petto, dichiarava implicitamente “Miseraccia, no, non lo voglio sapere cosa fai con mia cugina” prima di andarsene via in tutta fretta.
Frank stava per chiedere cosa, realmente, avesse di suo, quando Dominique estrasse il rospo. Gli spiegò che l’aveva trovato nel bagno delle ragazze, intento a gracidare nell’ultimo cubicolo guardando la porta con fare minaccioso.
Frank la ringraziò, arrossendo quando l’altra gli schioccò un bacio sulla guancia affermando che “diamine, sono in ritardo per Erbologia!” ed era corsa via.
Fu così che, il Grifondoro, si ricordò di essere in ritardo a sua volta. Si ritrovò a correre al fianco dell’altra, stringendosi il rospo alle spalle, cercando con tutte le proprie forze di non cadere per terra o sbattere da qualche parte.
Frank non somigliava a Neville solo nell’aspetto.
Era il primogenito, il figlio maschio, e come tutti i padri desiderano, Neville gli aveva trasmesso alcune delle sue passioni; una, tra le tante, era quella per l’Erbologia. Dominique, invece, assomigliava a Fleur solo nell’aspetto.
Non aveva nulla dell’eleganza o della cura della madre, per non parlare, poi, dei gesti delicati. Dominique, in realtà, non assomigliava molto neanche a Bill, ma avevano questo tratto in comune, che un po’ rendeva fieri entrambi, di essere un vero disastro in Erbologia.
Per questo, e perché gli sembrava davvero assurdo non conoscersi meglio, Frank si offrì di aiutarla.

In questo modo legarono.
Il ragazzo iniziò ad affiancare Dominique durante le lezioni e a prestargli qualche manuale sulla materia; spesso la ragazza restava con lui fino a tardi alle serre, tenendogli compagnia.
Dominique, a sua volta, ricambiava il favore aiutando l’altro a Pozioni.
Ridevano e scherzavano come se si conoscessero da sempre.
Frank arrossiva ancora di tanto in tanto; spesso gli capitava di balbettare quando Dominique si trovava inspiegabilmente troppo vicina.
L’uno amava la compagnia dell’altro.
Dominique riusciva a sentirsi leggera, a preoccuparsi dello stretto indispensabile – che alla presenza di Frank diventava: “lecca lecca al cioccolato o alla mela?” – e ad essere se stessa.
La dolcezza e la tenerezza che emanava il ragazzo riusciva a farle raggiungere uno strano stato di quiete del quale, ogni volta, si beava.
Frank, a sua volta, si sentiva totalmente a suo agio. Non si preoccupava mai di apparire troppo in ordine, di dire costantemente qualcosa d’intelligente quando, invece, preferiva dirne una stupida.
A sua volta il ragazzo non aveva grandi preoccupazioni, almeno non all’inizio.

Erano nella stessa aula del loro “primo incontro” quando tutto cambiò.
Dominique stava rigirando la pozione del giorno: Amortentia.
Avrebbe dovuto consegnare, assieme a Frank, una fiala il giorno dopo e – giacché eccelleva particolarmente nella materia – si era offerta di prepararne due.
Frank se ne stava seduto sullo sgabello davanti all’altra, una rivista di Erbologia tra le mani e, di tanto in tanto, leggeva un articolo ad alta voce.
«Tu collezioni riviste di Erbologia come Hugo colleziona francobolli!» gli aveva detto, una volta.
Frank non aveva potuto fare altro che abbassare lo sguardo e concordare con un silenzioso sorriso.
Uno strano odore, diverso e poco consone ai sotterranei, stava già giungendo alle narici del ragazzo quando Dominique parlò.
«Mi piace passare il mio tempo con te» gli stava dicendo. «Mi fa stare bene».
Frank era arrossito spaventosamente, aveva sentito la temperatura alzarsi in modo vertiginoso, percepito i propri occhi sgranarsi e qualcosa d’indecifrabile muoversi nel suo stomaco.
“Mi fai stare bene” gli aveva detto e lui, ora, non riusciva a fare altro che chiedersi da quando Dominique era così bella e, diamine, perché i sotterranei odoravano di salsedine ed inchiostro?

Dominique non aveva occhiaie.
Ed era strano, continuava a ripetersi, come non avesse dormito tutta la notte, ma riuscisse lo stesso a sentirsi piena di energia. Era strano, pensava ancora, come il viso fosse perfettamente liscio e il vestito senza neanche una piega.
Aveva scelto l’abito la sera prima, aiutata da un’assonnata Roxanne, ed ora non stava più nella pelle.
Frank sarebbe giunto di lì a poco.
Le aveva chiesto di uscire.
 Dominique non riusciva a crederci. Un po’ perché l’altro era così timido che si era convinta, già da un po’, che il primo passo sarebbe toccato a lei.
Eppure Frank le aveva chiesto di uscire. L’aveva fatto il giorno prima, alla festa di compleanno dello zio Harry, che si era tenuto alla Tana.
Dominique riportò alla mente il modo delizioso in cui le guance del ragazzo si tingevano di rosso mentre, in imbarazzo, si portava una mano alla testa e la sfregava tra i capelli, scompigliandoli in quel modo tanto osceno – che gli davano l’aria di uno che era appena stato buttato giù dal letto.
«Sento l’odore della terra e della cioccolata nell’Amortentia» gli aveva risposto lei, confondendolo non poco.
«È… un sì?» aveva chiesto, di fatti, l’altro.
«Sì».
Frank si era aperto in un sorriso tutte fossette solo per Dominique.

Era in giardino quando Frank era arrivato.
Stanca delle occhiate indagatrici di Hugo e degli scuotimenti di testa rassegnati di Roxanne, aveva deciso di aspettare l’altro in giardino.
Gli era corso incontro, perché d’aspettare, Dominique, non ne era proprio capace, e si era ritrovata ad avvolgere le braccia attorno al collo dell’altro.
Aveva visto Frank arrossire davanti ai propri occhi un milione di volte, ma mai come allora qualcosa le scattò nello stomaco, facendola sorridere ancor più apertamente di quanto avesse mai fatto.
«Ciao» aveva sussurrato lei, lasciando un bacio sulla guancia dell’altro.
Frank si scoprì impavido come mai lo era stato.
Aveva avvolto la vita di Dominique con le braccia ed ora, mentre la ragazza staccava le labbra dalla sua guancia, la stringeva a sé.
«Sento odore di salsedine ed inchiostro nell’Amortentia» gli stava dicendo un attimo prima, mentre quello dopo la stava già baciando.

Perché, diamine, da quando in qua il giardino della Tana odorava di salsedine ed inchiostro? E faceva vedere le stelle e la luna tutte assieme, col sole all’orizzonte e le nuvole nascoste, che il cielo non era mai stato così limpido ed il mondo così vivo.


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Note:
1.    Elogio alla Bruttezza di Loredana Frescura.
 
2.    Non so se Oscar amasse nascondersi nel bagno delle ragazze, diciamo che questa, più che altro, è una mia invenzione.
Altre ed eventuali note:
3.    Allora… perché l’odore di terra e cioccolata? Semplice, così come il padre, mi piace immaginare che Frank – a seguito di permessi speciali ottenuti mooolto facilmente – passasse così tante ore nelle serre da avere, addosso a sé, come Neville l’odore della terra in sostanza sempre con sé e, sempre nella mia bellissima mente (#inseriresarcasmoqui) Frank è ghiotto di cioccolato.
Perché l’odore di salsedine ed inchiostro? Nella mia mente, Dominique, è attaccata particolarmente a Villa Conchiglia (posto in cui vive da tutta una vita) ed il mare in particolare. L’inchiostro è per le quantità industriali che finisce col versarsi addosso, la povera piccola Veela.

4. Beta: MeliChoco36
   
 
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