Un senso
Voglio trovare un senso a questa sera
Anche se questa sera un senso non ce l’ha
Voglio trovare un senso a questa vita
Anche se questa vita un senso non ce l’ha
Voglio trovare un senso a questa storia
Anche se questa storia un senso non ce l’ha
Voglio trovare un senso a questa voglia
Anche se questa voglia un senso non ce l’ha
Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà...
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo
Domani un altro giorno arriverà...
Voglio trovare un senso a questa situazione
Anche se questa situazione un senso non ce l’ha
Voglio trovare un senso a questa condizione
Anche se questa condizione un senso non ce l’ha
Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo
Domani un altro giorno arriverà...
Domani un altro giorno... ormai è qua!
Voglio trovare un senso a tante cose
Anche se tante cose un senso non ce l’ha
“Un senso” Vasco
Rossi [2004]
Devo riuscire a capire cosa mi ha
spinto qua, tra le tue braccia, in questo squallido
appartamento nella periferia di Hogsmeade. Quale forza indipendente dalla mia volontà,
mi ha trascinato tra queste quattro mura diroccate, riscaldate da un misero
camino, nascoste nei sobborghi più infimi della
cittadina magica.
Le tende alle finestre sono logore e
di un volgare bordeaux spento. Nessuno con un briciolo di gusto e qualche soldo
in tasca da buttare per l’arredamento, sceglierebbe un simile colore. Ma devo renderti atto, che in fatto di gusti non ti batte
nessuno… è il denaro che ti manca.
Ricordo ancora la
tenacia con cui ha abbandonato il focolare domestico, quella casetta ancora in
piedi per puro miracolo, in cui sei cresciuta avvolta dall’affetto dei tuoi
genitori e dei tuoi -troppi- fratelli. Non avrei scommesso un solo zellino,
sulla tua scelta, quando me ne parlasti apertamente, durante una conversazione
del tutto casuale, avvenuta in seguito ad un nostro incontro. Eppure l’hai fatto. Hai sbattuto la porta in faccia al
passato e ti sei rimboccata le maniche. Hai accettato un lavoro misero, ma onesto,
in una libreria del centro e sei riuscita a trovare questo… buco, che di certo
appartamento non si può chiamare.
Non meritavi di dover soffrire tanto. Perché io lo so che hai sofferto, Ginevra. Sebbene tu ti
ostini a negarlo, ripetendomi che sei felice, che vuoi
la tua indipendenza, io so bene che la lontananza dai tuoi cari ti fa male. E so che ritroverai il tuo ‘vero’
sorriso, solo quando sarai abbastanza adulta e matura, per poter tornare da
loro a testa alta, dicendogli che ‘ti sei fatta da sola, con le tue mani’, senza quell’amore
soffocante e protettivo, che non ti permetteva di spiccare il volo.
Non hai bisogno che qualcuno ti prenda in braccio e cammini al tuo posto … basta che ti
stringa una mano.
Ed è quello che, giorno dopo giorno e
mese dopo mese, mi sforzo di fare io… starti accanto e
guardare mentre percorri la tua strada, consentendoti di appoggiarti a me quando
ne hai bisogno.
Non ha senso tutto
questo, te ne rendi conto?
Ci siamo sempre odiati e disprezzati.
Non passava giorno, ad Hogwarts, che non finissimo per
discutere animosamente in pieno corridoio, davanti a mezza scolaresca. Sono
volate parole pesanti. Per me eri solo ‘l’ultima di casa Weasley’.
Una stracciona babbanofila e petulante. Detestavo tutto di te. Dai tuoi tipici capelli rosso fuoco, alle lentiggini che ti
macchiano la pelle del viso. Eri alla stregua di quel rompiscatole di
Lenticchia, tuo fratello Ronald, come ho imparato a chiamarlo da qualche anno, l’amico spalla destra di Potter. No, lui non smetterò mai di odiarlo.
Ho rischiato di perderti… per colpa
sua.
Ho rischiato di perderti, per colpa
sua… ma mi senti? Un anno fa non l’avrei neppure
pensata una cosa del genere.
Un anno fa la mia
vita girava intorno al male. Veneravo mio padre, lo stimavo ed ero fiero
di seguire le sue orme, accanto al Signore Oscuro. Snobbavo qualsiasi essere non fosse purosangue e al mio
livello, economico più che mentale. Di gente nata babbana e con un cervello
superiore al mio ce n’è, ce n’è eccome. Purtroppo, aggiungerei.
Poi sei arrivata tu.
Non c’era qualcosa di premeditato, né
in te, né in me. Ricordo solo quell’incontro, a
Diagon Alley. Tu uscivi dal negozio di abiti da sposa,
con Potter e la Granger. Non mi lasciai sfuggire una
battuta pungente, qualcosa che riguardava il coronamento del tuo sogno d’amore,
con Sfregiato. Non mi sovviene come mi hai zittito, se con uno sguardo gelido o
una risposta decisa, ma l’hai fatto. Era tuo fratello a sposarsi e l’abito nuziale
era per la Granger, non per te. Me ne andai con la
coda in mezzo alle gambe, ferito nell’orgoglio. Le mie parole non ti avevano minimamente
toccata, tutt’altro.
E quell’essere trattato come un insetto fastidioso, mi
ha reso più insistente. Snervante, come mi ripeti di tanto in
tanto.
Non riuscivo a dare una spiegazione
logica al mio comportamento. Perché perdere tempo a
punzecchiare qualcuno, che non avrei neppure dovuto notare? Perché
perdere tempo dietro a te? Studiare ogni tua mossa, comportamento, abitudine e
stuzzicarti. Privarti di quella libertà e tenerti costantemente d’occhio. Non…
aveva senso.
Come era illogica la gelosia, che è
spuntata fuori all’improvviso. Quella sensazione di calore
allo stomaco e fastidio intenso, che ho provato quando ti ho vista troppo
vicina a Potter. Eri di fronte a Floran Fortebraccio. Non ricordo altro,
se non la rabbia che ho provato e l’attimo di follia che mi ha colto, portandomi
a seguirti fino a casa. Il tuo viso spaventato quando mi hai
scorto nell’ombra della stradina. La tua preghiera di non farti del male. Non
era mia intenzione fartene e me ne sono accorto
subito, quando ti ho vista appiattita contro il portone del palazzo. Piccola e
indifesa. Terrorizzata, da me. Ho allungato una mano sulla tua guancia e ho
stupito me stesso, tentando di calmare la tua paura.
Non ha senso, tutto questo, Ginevra.
Draco Malfoy non dovrebbe trovarsi
qui, al tuo fianco, su questo letto disfatto.
Avvolto dalle
lenzuola di cotone liso, con la tua testa appoggiata al petto nudo. Non dovrei riuscire a respirare il
tuo profumo di fiori freschi, né accarezzare la tua pelle lattea. Dovrei
schernire i tuoi capelli e far piangere i tuoi occhi color cielo.
…ma non ci
riesco.
Forse perché ho
capito, mio malgrado, che tutte le convinzioni che avevo sono state spazzate
via, come foglie in balia del vento. E’ bastato un tuo sorriso, perché perdessi il senso delle cose. Perché mi rendessi conto, che non c’è nulla di logico nella mia
vita…
…perché mi accorgessi
che l’unica certezza di Draco Malfoy, è di non avere certezze.
…perché
aprissi gli occhi, su una realtà illogica e incomprensibile.
…perché scoprissi
che amo Ginevra Weasley.
“Perché rischiari i miei giorni, col tuo semplice sorriso…” [Luna Malfoy]
FINE
Questo
singolo di Vasco Rossi, mi ha ispirata davvero tanto.
Penso che sia tutto fondamentalmente vero, ciò che dice la canzone. Nella vita,
nei sentimenti… non ci deve essere necessariamente un senso. Se ci fosse,
probabilmente ci eviteremmo tante sofferenze, tante
delusioni, ma non si può. E forse da una parte è un
bene.
Ora… la frase
finale è MIA. Non c’entra nulla con la storia… ma mi serve come dedica. Questo
racconto, è tutto per il principe… anche se non lo leggerà mai. Perché gli voglio bene… a prescindere e perché il nostro rapporto è
quanto di più bello mi sia mai capitato nella vita.
Fatemi sapere
che ne pensate!! ^^
Luna Malfoy.
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