Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Ellies    16/11/2013    1 recensioni
Ognuno ha la colonna sonora del proprio amore, e così anche Alexander e Lorenzo.
Due ragazzi tutti da conoscere, sulle note dell'album Violator dei Depeche Mode.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
You wear guilt, like shackles on your feet, like a halo in reverse.
I can feel the discomfort in your seat and in your head it's worse.
 
 
La notte sembrava non finire mai, o forse erano i suoi pensieri a renderla infinita. Alexander si era addormentato appena dopo essersi tolto i vestiti, aveva controllato almeno dieci volte in cinque minuti, e lui era sdraiato sul letto senza riuscire a prendere sonno.
Tutto quello che gli aveva detto Alexander... Era vero? Come poteva essere innamorato di lui senza rendersene conto?
Forse poteva perché lo sapeva, alla fine. Lo sapeva quando provava l'irrefrenabile impulso di toccare la sua pelle; quando era accanto a lui e sentiva il desiderio di voltarsi e baciarlo; quando gli lanciava alcune occhiate sperando di non essere notato e quando notava certi particolari che, ne era sicuro, nessun altro conosceva.
Forse lo sapeva da così tanto tempo da meritarsi un pugno in faccia, per quello che aveva combinato. Perché aveva paura, era terrorizzato dal fatto di sentirsi nuovamente debole per qualcuno, amarlo talmente tanto da non riuscire a ragionare razionalmente quando si trattava di lui. Ormai considerava l'amore una cosa negativa, qualcosa che avrebbe potuto soggiogarlo e metterlo in ginocchio. Eppure era arrivato all'improvviso e gli si era aggrappato al cuore silenziosamente, lentamente e ora non l'avrebbe più lasciato andare.
Facendo un sospiro si alzò di nuovo e si diresse nella stanza del ragazzo, appoggiandosi allo stipite con tutto il corpo e osservandolo dormire, il petto che si alzava e si abbassava ritmicamente, il respiro leggero che infrangeva il silenzio della notte.
Poi, come le precedenti volte si girò e chiuse la porta, sedendosi sul letto e prendendosi la testa fra le mani, stringendo le ciocche e sussurrando mi dispiace, mi dispiace, con la voce che si spezzava ogni volta sopraffatta dalla colpevolezza. Non era lui a dover star male in quel momento, non se lo meritava, eppure era distrutto dentro. Era come se il fiato gli scivolasse via dalle labbra e dai polmoni, lasciandolo ansante e vuoto.
Era così, dunque, essere amati? Era qualcosa che ti distruggeva, ti lacerava e ti faceva star male? Non doveva essere qualcosa di bello?
Probabilmente era così, ma il suo era un amore che aveva spezzato con le proprie mani, ed erano in due a pagarne le conseguenze, ora.
 
 
There's a pain, a famine in your heart, an aching to be free.
Can't you see?
All love's luxuries are here for you and me.
 
 
Quando riuscì a prendere sonno, era già quasi mattina, e venne svegliato poco dopo da una nausea insistente che lo costrinse a inginocchiarsi sulla tazza del water ed espellere quel poco che aveva mangiato a pranzo del giorno precedente, insieme alle lacrime che erano scese senza poterle fermare e con l'impressione di star rigettando anche l'anima, perché non aveva più niente da perdere.
Ricordava quando era Alexander a restare lì con lui quando stava male, accarezzandogli i capelli senza l'intenzione di andar via nonostante non fosse proprio uno spettacolo piacevole a cui assistere. Era sempre rimasto con lui, ammonendolo con un sorriso per il fatto di aver bevuto troppo, vizio che lentamente aveva perso, anche se avrebbe desiderato sentire quelle dita fredde su di sé ancora un'altra volta.
Invece ora era solo, con la fronte sudata e il corpo scosso dai tremiti, appoggiato alle piastrelle fredde. Era sicuro di aver visto la figura di Alexander indugiare sulla porta una o due volte, prima di cambiare idea e tornare indietro; oppure, forse, era solo un'illusione della mente che operava per volere del suo cuore, che lo desiderava lì con sé più di ogni altra cosa.
Era ironico, il fatto che le parti si fossero invertite. Ora era lui ad essere ignorato dalla persona che amava, e a soffrire per questo.
Ma Alexander era lì, ad aspettarlo, e sapeva che sarebbe riuscito a perdonarlo prima o poi.
 
Quando tornò nella sua stanza, cadde in un sonno profondo, conciliato anche dal buio garantito dalle persiane chiuse.
Fu un sonno agitato, colmo di incubi e altrettanti sogni, strani e inverosimili. Ad un certo punto sentì qualcosa di freddo, come un panno bagnato, che gli sfiorava la fronte e l'agitazione si placò, lasciandolo con una sensazione di leggerezza e quasi di felicità. Risvegliandosi, impiegò alcuni momenti per abituarsi alla luce che filtrava dalle persiane appena aperte e, quando si voltò verso il comodino, vide dell'acqua in un bicchiere scintillare alla luce del mattino, e un sorriso gli affiorò sul volto vedendo alcune pastiglie appoggiate accanto ad esso.
Sorrise perché lo sapeva, che Alexander l'avrebbe perdonato.
Sorrise perché il ragazzo aveva un animo buono, alla fine.
Sorrise perché sapeva che lo amava troppo per lasciarlo solo, ignorarlo, fingere che non esistesse.
 
 
And when our worlds they fall apart, when the walls come tumbling in.
Though we may deserve it, it will be worth it.
 
 
Lorenzo entrò nel salotto, invaso dal silenzio opprimente del primo pomeriggio, guardandosi intorno. Alexander era seduto su di esso, con le gambe incrociate e un libro tra le mani che sicuramente aveva preso di nascosto dalla sua libreria.
Si permise di osservarlo per un momento, sedendosi poi accanto a lui e restando in silenzio. Percepì i suoi occhi abbandonare il libro e concentrarsi su di lui, senza discrezione, facendo vagare lo sguardo sul suo viso che era ancora puntato verso terra senza il coraggio di alzarsi e affrontarlo.
Poi sentì le sue dita sfiorargli la mano, e allora lo fece; lo guardò, e suo malgrado si ritrovò a perdersi nel verde dei suoi occhi, ora forse un po' lucidi. Tentò di dire qualcosa, ma Alexander scosse la testa facendogli capire che doveva tacere.
Lorenzo lo osservava. Lo osservava come non aveva mai fatto prima. Sentì la propria mano andare automaticamente ad accarezzargli alcune ciocche che gli sfioravano il collo, prima che questa si modellasse contro di esso con le dita infilate appena nei capelli corvini.
Non seppe cosa stava per fare finché non fu davanti al suo viso, anche se Alexander l'aveva capito eccome, e aveva gli occhi spalancati, enormi e spaventati.
Lorenzo poteva sentire il suo respiro infrangersi sulle proprie labbra secche, sulle quali passò velocemente la lingua, senza però muoversi. Gli stava dando tutto il tempo di realizzare cosa voleva; poteva mandarlo via o poteva accoglierlo, ora stava tutto a lui.
Vide un lampo di insicurezza passare nei suoi occhi, e il suo corpo ritrarsi impercettibilmente all'indietro e Lorenzo strinse le labbra, consapevole, e, nonostante sentisse il suo cuore fargli male, fece scivolare le dita lontano dal suo viso e si allontanò da lui.
“Lorenzo...” il ragazzo sentì la sua voce giungergli alle orecchie come se fosse lontana chilometri. Non riusciva a non essere deluso da quel rifiuto, nonostante non ne avesse il diritto, nonostante fosse colpa sua. Il tono di Alexander era basso, supplichevole e spezzato, come se fosse vicino al pianto.
“Non importa. Hai tutto il diritto di comportarti così. È colpa mia. Non importa.”
Invece importava. Importava perché Lorenzo sentiva un macigno alla bocca dello stomaco che non riusciva a farlo parlare, non riusciva a guardarlo negli occhi senza sentire una fitta al petto che faceva tremendamente male, perché era stato rifiutato un'altra volta, e forse doveva accettare il fatto che lui non riusciva a non far soffrire le persone che amava.
“Mi dispiace, Alexander. Scusami.”
Strinse le dita sulla stoffa liscia del divano. C'era qualcosa nella sua testa che gli urlava vattene, lascialo solo, ma il suo cuore no, non poteva dirgli queste parole.
Era proprio per i loro cuori che erano seduti su quel divano, ognuno con i propri conflitti, lontani l'uno dall'altro ma con il desiderio di essere più vicini, più a contatto, più insieme.
Poi, nel momento stesso in cui Lorenzo decise di alzarsi, Alexander gli afferrò la mano, e lo guardò con gli stessi occhi spalancati di poco prima, in cui il ragazzo poté vedere tutti i suoi stessi sentimenti vorticare in essi.
“Ti prego, resta.”
Bastarono tre parole perché Lorenzo si convincesse; bastarono tre parole perché si piegasse sul suo corpo e premesse le labbra sulle sue, questa volta senza dargli il tempo di riflettere su ciò che stava facendo.
 
Bring your chains, your lips of tragedy, and fall into my arms.
 
Baciare Alexander era bellissimo, e lo era ancora di più se entrambi erano totalmente lucidi, anche se la loro mente era un po' offuscata da ciò che stavano provando. Ma le sue labbra erano calde e morbide, e Lorenzo non avrebbe voluto staccarsi mai più da esse. Sentì le dita del ragazzo infilarsi tra i suoi capelli, e qualche secondo dopo erano ancora più vicini, i corpi che combaciavano completamente.
Non fu un bacio rude, di quelli che si danno quando si è arrabbiati e si brama un contatto; fu un bacio dolce, passionale e profondo, perché Alexander meritava tutta la dolcezza del mondo, e qualcuno che si prendesse cura di lui.
Lorenzo non aveva mai baciato un uomo, ma aveva sempre pensato che non sarebbe cambiato molto, rispetto ad una donna. Le sue labbra erano morbide, sì, ma baciavano in un modo più forte, senza tutta la delicatezza che una ragazza poteva metterci.
Fece scorrere la lingua sul suo labbro superiore, prendendosi tutto il tempo necessario, e mordendogli appena la pelle, prima di approfondire nuovamente il bacio.
Si fermò soltanto quando Alexander si ritrasse, le labbra gonfie e gli occhi lucidi e scuri di qualcosa che Lorenzo non sapeva bene come identificare.
Poteva essere desiderio, paura o qualcos'altro, lui non lo sapeva.
Sapeva solo che non l'avrebbe più lasciato andare, per nulla al mondo.
E Alexander, dopo avergli lanciato uno sguardo profondo, l'aveva deciso anche lui: non si sarebbe mai separato da quel ragazzo. Aveva aspettato così tanto tempo, così tanti anni, prima che Lorenzo si rendesse conto dei propri sentimenti, e ora poteva essere felice.
Quindi si alzò, e gli prese dolcemente la mano unendo le dita con le proprie, e sorrise. La pelle di Lorenzo era piuttosto ruvida, sui polpastrelli, a causa dei pennelli e delle matite che impugnava tutti i giorni, ma rimaneva comunque perfetta. Non poteva esserci nulla di più giusto delle loro dita che si stringevano e si sfioravano timidamente, mentre Alexander lo conduceva verso la propria camera da letto.
Non poteva esserci nulla di più giusto del silenzio attorno a loro interrotto solamente dal battito insistente dei loro cuori.
 
Non poteva esserci nulla di più giusto perché loro lo erano.


 

Angolo dell'autrice.

Non so che dire; è un capitolo venuto fuori male, avrei voluto scriverlo meglio e soprattutto aggiornare prima. Ma ho avuto un sacco di casini e quindi eccomi qui con un capitolo che non mi piace affatto. A voi i commenti.

El.

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Ellies