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Autore: Made Again    16/11/2013    4 recensioni
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Tratto dalla recensione lasciata al capitolo 21 "Untitled Track" da Lady Igraine.
"Non riesco a capire esattamente che considerazione abbia di lei ecco. La schernisce, la pretende, la ama, l'abbandona, la odia... è una commistione di sentimenti indistricabili che si rafforzano l'uno con l'altro e distruggono. Li distruggono entrambi. E questo apre molti interrogativi, perchè con una simile tempesta dentro non potranno mai davvero comunicare, potranno sempre e solo prendersi, scacciarsi, odiarsi e amarsi in una lotta senza tregua... "
***
Storia dalla trama complessa, particolare, azzardata.
Storia-tributo alla band inglese "Marillion".
Storia di malsana dipendenza ed ostentata indipendenza.
Storia di una vita irreale eppure specchio di una vita reale.
Storia di due gemelli.
Storia di un fratello ed una sorella.
Una ragazza.
Brave.
Genere: Sentimentale, Song-fic, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
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Canzone del Capitolo: Easter



15 Aprile 1990
 
Era stato un inizio primavera tormentato. Tante cose erano cambiate. Rachel aveva deciso che l’unico modo per sopravvivere a tutto quello che era successo, fosse di smettere di considerare Heyden. Non solo come fratello. Ma come abitante della casa, come presenza per i corridoi della scuola, come essere vivente. Nulla. Semplicemente per lei, non esisteva più. Lo aveva cancellato completamente dalla propria mente e dai propri ricordi. Come si fa con delle vecchie foto, aveva chiuso tutto in una scatola per dimenticarla serenamente in un angolo buio di una soffitta polverosa.
Ultimamente le cose però erano all’apparenza ancor più facili.
Il 17 Febbraio, Heyden era stato espulso. Ma Rachel covava il sospetto che si fosse fatto espellere volontariamente: era stato sorpreso con uno spinello nel bagno della scuola e, colta al volo l’occasione, il dirigente se n’era liberato senza troppi complimenti. Era un modo talmente insulso per farsi espellere da suonare quasi comico e certamente Heyden non era uno stupido. Evidentemente, aveva pensato Rachel tra sé e sé quel giorno tornando a casa, il fratello aveva bisogno di una scusa per andarsene senza mollare tutto “volontariamente” e chiaramente non aveva trovato nulla di meno banale. Perché prendere una simile risoluzione a pochi mesi dal diploma, Rachel lo scoprì soltanto il 27 Marzo quando, una fredda e piovosa mattina primaverile, Heyden prese su quelle poche cose che riteneva utili e abbandonò casa Mac Lean per non rimettervi più piede. L’unica cosa che lasciò detta, è che si sarebbe stabilito a Manchester. Dopo di ché, scomparve senza lasciare né un recapito telefonico, né un indirizzo. Da allora, il clima in casa era divenuto più vivibile. Venuto a saperlo da poco, Ethan era senza dubbio il più felice tra tutti. Rachel era semplicemente più leggera. In quei mesi era diventata più fredda del marmo, con tutti, ma la partenza di Heyden ebbe i suoi effetti positivi anche su di lei. Non doveva più preoccuparsi di vestire con abiti troppo stretti o scollati, di mettere i pantaloni sotto le canotte lunghe per muoversi in casa, di dire la parola sbagliata al momento sbagliato, di mentire spudoratamente ad Ethan su cosa provasse mentre trascorreva con lui lunghe ore al telefono i sabato pomeriggio. Ethan che ora era lì con lei.
La pasqua era arrivata portando con sé le vacanze ed un agrodolce sapore di primavera e leggerezza che le riempiva il cuore e l’aiutava ad andare avanti. In fondo, era dipesa da Heyden per una vita intera ed il fatto che le fosse venuto a mancare così senza preavviso aveva, oltre ad una lunga lista di benefici, portato anche un grande senso di vuoto in Rachel. Quel suo gesto era stato come sradicare da un terreno inquinato una pianta già debole. Per quanto la pianta smetta di assorbire il veleno, senza quella terra marcia, avvelenata, muore. Inevitabile. E Rachel era morta dentro. Un guscio vuoto. Non aveva più nulla in sé, nemmeno le lacrime per piangere, la forza per scagliare gli oggetti per la stanza. O anche solo per alzarsi al mattino. Era stata male. Malissimo. Non aveva toccato cibo per giorni interi, vomitando l’anima e combattendo con lenzuola fredde come stagnola. Era dimagrita visibilmente e la prima cosa che aveva detto Ethan rivedendola era stata “Sei quanto di più simile ad un fantasma io abbia mai visto”. E poi l’aveva presa tra le braccia.
Era dura. Fottutamente dura.
Ma Rachel non aveva più né la forza, né un buon morivo per continuare a combattere. Non aveva più niente.
Heyden si era portato tutto a Manchester in quello zaino blu, frugato dagli anni lasciandole solo quel suo debole, scarno corpo malato.
 
-Cheers!-
Parenti.
-Salute!-
O estranei?
-Buona Pasqua a tutti!-
Estranei.
-Buona Pasqua Rachel.-
-Buona Pasqua, Ethan.- Lo champagne nel bicchiere le dava il voltastomaco, ma bevette lo stesso. Quanto avrebbe pagato per una Guinnes ghiacciata.
-Prego, Rachel. Prendi una fetta di Apple pie. Non hai mangiato praticamente nulla! Non far stare in pensiero la tua povera zia.-
Stava per vomitare, quel poco agnello che aveva ingoiato a forza la stava torturando. Aveva bisogno di una Lucky Strike, non di ipocrisia da pranzo in famiglia.
-Sei pallida. Vuoi andare a stenderti?-
Si, ti prego. Salvami Ethan.
-Ha solo bisogno di fare quattro chiacchiere!- Il vocione di Connor suonò alle sue orecchie come una campana a morto nel giorno di Natale.
Ucciditi.
-Allora! Cosa vuol fare la nostra Rachel una volta diplomata?-
-Non lo so.-
-Coraggio, nemmeno un’idea? College?-
-No, niente college. Voglio fare giornalismo. Quindi troverò un modo per lavorare e fare gavetta. Ma non lo so ancora. Non ho molta voglia di pensarci.-
-Ma cara! Manca poco tempo oramai. Il caro Ethan aveva già inviato la lettera di presentazione a questo punto. E’ il tuo futuro, non vorrai mandare tutto all’aria quando sei ancora così giovane! Hai un mondo avanti a te e mille strade. Lo dicevo sempre al mio Ethan…-
Non me ne frega un cazzo del mio futuro! Lasciami andare a fumare e poi a dormire. Ne ho pieni i coglioni di tutte queste puttanate.
-Certamente Connor. Ti ringrazio per i tuoi preziosi consigli.-
-E ricorda sempre che la via che più si confà ad una donna una volta terminati gli studi è quella del matrimonio. Lisa aveva 20anni quando ci sposammo. Ricordi, cara?-
-Certamente tesoro.-
Rachel subordinata ad un uomo come Lisa a Connor? Mai. Lei era libera.
“…indomabile come le tempeste marine, libera ed inarrestabile quanto il vento delle steppe. Selvaggia ed irraggiungibile.”
Oh, no. Cazzo.
Sentiva che ne stava arrivando un altro.
-Chiedo perdono. Connor, Lisa.-
Si alzò di scatto dalla sedia e corse verso il bagno. Si accasciò sul water e l’agnello che aveva ingoiato a forza nemmeno un’ora prima finì tra gli scarichi neri di Aylesbury.
Quanto avrebbe resistito ancora?
-Amore, ci sei? Stai bene?-
Da dietro la porta del bagno, la flebile voce di Rachel era quasi impercettibile.
-Voglio andare in camera.-
-Si, si tesoro. Ora ti porto in camera.-
Ethan aprì la porta del bagno, prese il corpo torturato della ragazza tra le braccia e lo portò in camera. La adagiò delicatamente su quel letto che anche dopo diversi mesi, Rachel non riusciva a trovare né comodo, né accogliente. Non era più un semplice pezzo di arredamento, ma un monumento alla meravigliosa mostruosità del gesto che aveva compiuto.
Ethan prese un vinile a caso e lo mise sul giradischi, per farla addormentare. Era debole, aveva bisogno di riposare. Di dormire. Di dimenticare. Se Ethan avesse saputo come, avrebbe fatto qualsiasi cosa per avere indietro quella ragazza allegra, spensierata, forte, sorridente. Ma l’ultima volta che l’aveva vista a quel modo era stato mesi fa. Il più bel Natale della sua vita. Amava Rachel più di qualsiasi creatura al mondo e vederla così ridotta, vicina all’autodistruzione, lo torturava a morte. Ma cosa poteva fare?
-Non lasciarmi sola.- Meno di un sussurro. Che Ethan non udì. Chiuse la porta.
Le prime note della seconda traccia del vinile si dispersero leggere nella stanza.
Non lo fece apposta…
 
 
“And Easter here again, a time for the blind to see,
Easter, surely now can all of your hearts be, free.
 
What will you do?
Make a stone of your heart?
Will you set things right?
When you tear them apart?
Will you sleep at night?
With the plough and the stars alight?

What will you do?
With the wire and the gun?
That'll set things right.
When it's said and done?
Will you sleep at night?
Is there so much love to hide?
Forgive, Forget.
Sing -Never again-.”

“E Pasqua di nuovo da queste parti, il tempo in cui i ciechi possono vedere Pasqua,
Ora certamente i vostri cuori possono essere liberi.

Cosa farai?
Muterai il tuo cuore in pietra?
Metterai le cose a posto?
Dopo averle distrutte?
Dormirai la notte?
Con l’orsa maggiore e le stelle accese?

Cosa farai?
Con il filo spinato ed il fucile?
Che metterà a posto ogni cosa.
Quando tutto sarà stato detto e fatto?
Dormirai la notte?
C’è così tanto amore da nascondere?
Perdona, Dimentica.
Canta -Mai più-.”

 
Rachel sbarrò gli occhi.
No, non Easter. Non Season End. Non questo. Di nuovo.
Lacrime calde le solcarono furiose le guance già pallide e scavate.
Basta. Basta. Per pietà. Uccidetemi, ma fate cessare questa tortura. Vi prego. Basta.
Era un inferno.
Un inferno in terra.
Quanto poteva ancora sopravvivere?





Miei carissimi lettori,
L'attesa è terminata. Finalmente, dopo un mese d'assenza da Efp, mi ripresento a voi sotto le spoglie di Made Again.
Mi dispiace per essermi assentata così a lungo, ma prometto di riprendere esattamente da dove avevo lasciato e di proseguire con questa storia. Il mese appena trascorso non è stato vano: ho potuto riflettere sull'evoluzione della storia e portare le piccole migliorie che richiedeva. Spero potrà piacervi almento tanto quanto la prima parte, nonostante da qui in poi tutto cambi radicalmente per i due protagonisti.
Vi rinnovo il mio appello alle recensioni: sapere cosa ne pensate di questa nuova parte di Brave è per me essenziale.
Grazie nuovamente a tutti voi.
La vostra Made Again.
  
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