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Autore: charlotteohlin    16/11/2013    3 recensioni
Era una giornata fredda e ventosa, ma nonostante tutto Luna si recò ugualmente alla radura a lei tanto cara; portò con sè le matite e i fogli, sperando di riuscire a trovare almeno lì quel poco di ispirazione che le avrebbe permesso di cominciare il disegno che aveva in testa.
Erano diverse notti che lo sognava; un uomo alto, forte ma allo stesso tempo snello ed agile. Aveva lunghi capelli corvini che gli accarezzavano le gote, candide come la neve, e gli occhi grandi e profondi, verdi come gli aghi di pino. Non aveva la minima idea di chi fosse nella realtà, o se fosse solamente un purissimo scherzo della sua fantasia.. Continuò a disegnare, ignara che la sua vita, di lì a poco, sarebbe totalmente cambiata.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Luna si svegliò, si accorse subito di non essere nel proprio letto.
“Ma dove..?”
Si levò a sedere, e vide i suoi fogli e le amate matite giacere immobili su un prato morbido e profumato, cosparso qua e là di fiori colorati.
Ricordò improvvisamente tutto: si era recata alla radura vicino casa per trovare un po’ di quiete ed aveva portato con sé il materiale da disegno. Voleva ritrarre il misterioso individuo che nelle ultime notti turbava il suo sonno, ma poichè si era ritrovata in quella situazione, comprese di essersi inspiegabilmente addormentata. Guardò il cielo, e si accorse dalla luce che stava facendo buio; raccolse quindi i suoi effetti personali e si accinse a prendere la via del ritorno, quando udì le cime degli alberi ululare in modo strano. Era la prima volta che sentiva il bosco comportarsi in quel modo, dopo tanti momenti passati ad esplorarlo, ed era convinta di conoscere ogni segreto ed ogni più remoto angolo di quel paradiso verde. E invece, in quel momento si rese conto di essere nel torto.
Pensò che ci dovesse essere per forza una spiegazione, ed una parte di lei voleva conoscerla. L’altra invece, quella senza dubbio più istintiva, le consigliò di dileguarsi immediatamente da lì. Nonostante le opinioni discordanti, Luna continuò a camminare con passo felpato verso nord, dove cominciava il fitto bosco, cercando di convincersi che forse si sbagliava.
Quando arrivò al limite della radura, il suono divenne veramente forte ed assordante. Preoccupata, Luna alzò lo sguardo verso l’alto e il terrore riempì il suo sguardo.
I rami più alti degli alberi erano visibilmente squarciati; alcuni facevano sempre parte dei grossi tronchi, mentre altri giacevano sul terreno scuro completamente recisi.
“Chi può aver fatto ciò?”
Le sue labbra fecero fuggire quelle parole quasi inconsapevolmente, disperdendole nell’aria ormai divenuta fredda. Si accovacciò per osservare da vicino quello strano avvenimento e si accorse che i segni lasciati sui rami caduti erano molto profondi. Inoltre, notò che il danno doveva essere stato fatto da non troppo tempo, poiché dagli squarci usciva ancora un po’ di linfa.
“Non so cosa sia successo qui, ma ho l’impressione che sia meglio sparire.”, si disse, questa volta cercando di mantenere più controllo. Così fece per rialzarsi, quando un fortissimo colpo di vento le impedì di spostarsi; riuscì solo a proteggersi gli occhi con le braccia.
E poi, la vide.
Nascosta nell’ombra, c’era un’enorme arpia. Aveva il corpo ricoperto di piume, e gli occhi gialli come ambra la osservavano attenti. Luna represse un grido, cercando di non peggiorare ulteriormente la situazione in cui era sfortunatamente capitata. Si alzò in piedi con estrema lentezza, sapendo che un minimo movimento sconsiderato l’avrebbe condannata; la creatura continuava a guardarla, senza batter ciglio.
La ragazza iniziò ad indietreggiare con la stessa calma con la quale si era alzata, ma questa volta non le andò bene; inciampò bruscamente contro uno dei tronchi squarciati, finendo così lunga distesa sul prato. L’urlo dell’arpia riecheggiò per tutto il bosco e le sue ali, sbattendo furiose, sprigionarono un forte vento gelido; la creatura volò in alto, e diede giusto il tempo a Luna di alzarsi, per poi planare a forte velocità verso di lei.
La giovane gridò disperatamente, ritrovandosi a correre nella radura; sapeva che, prima o poi, l’avrebbe raggiunta.
“Aiuto!”
La sua voce si disperse in quel luogo dimenticato; girò la testa e vide l’arpia esserle ormai molto vicina. Luna si buttò per terra e con le braccia tentò di coprirsi il volto, anche se sapeva che quel gesto non le avrebbe assolutamente garantito la salvezza.
Ci fu poi un sibilo, e il mostro urlò di dolore.
“Muori, arpia!”
Luna vide tra le sue dita l’enorme uccello indietreggiare e sanguinare violentemente; sul suo petto era incastonata una luccicante freccia argentata giusto all’altezza del cuore. Cercò con sguardo terrorizzato chi aveva scoccato il dardo, e lo vide.
Era l’uomo che le era apparso in sogno.
Seduto su un cavallo, era rimasto immobile nella posizione in cui Luna presupponeva avesse ucciso l’arpia. Il braccio sinistro era teso e nella sua mano reggeva un arco bellissimo, completamente dorato e scintillante, mentre il destro era leggermente piegato, così come le dita che avevano accarezzato la corda.
Aveva in volto un’espressione seria, concentrata; le sopracciglia fini erano inarcate, la fronte candida corrugata da una linea lunga ed abbastanza profonda. Gli occhi fissi sulla creatura, ormai vicina a spirare, erano grandi e verdi. Luna notò che aveva dei capelli molto lunghi, nerissimi, che gli circondavano il viso. La ragazza provò una strana sensazione nel guardare quella figura; di certo non poteva negare che conoscesse le sue fattezze, ma era la prima volta che lo incontrava davvero.
L’uomo, una volta accertatosi che l’arpia fosse morta, le si avvicinò e le porse una mano.
“State bene?”
Aveva una voce bellissima, profonda e allo stesso tempo cristallina. Luna accettò l’aiuto e si scostò la terra dalle vesti.
“Sì, credo di sì.. Grazie.”
La giovane sorrise allo sconosciuto, che ricambiò il gesto.
“Non dovreste girare per questi luoghi a quest’ora.. Possono essere molto pericolosi. Avete avuto molta fortuna.” L’uomo sistemò l’arco dietro di sè e salì sul suo destriero. Luna non riusciva a smettere di guardarlo, era come rapita dalla sua portanza, dalla sua eleganza e dalla misteriosità che si celava nel suo modo di fare e nel suo sguardo.
“Vi ringrazio di cuore per ciò che avete fatto.”
“Dovere.”
Luna si voltò verso nord, verso casa sua, con aria preoccupata. L’uomo se ne accorse, e con gentilezza le chiese se avesse bisogno di qualcosa. La ragazza le spiegò la sua situazione: gli disse che dopo questa brutta avventura aveva timore ad incamminarsi nel bosco per tornare alla propria abitazione.
“Addentrarsi nel bosco non è consigliabile per una fanciulla come voi, adesso.. Perché non venite con me? Poco lontano da qui sorge la mia dimora. Potrete alloggiare da me stanotte, e domani se lo desiderate, potrete tornare a casa vostra.”
La ragazza sembrò in difficoltà, e si chiese se la sua presenza non avesse interrotto la tranquillità del suo focolare; ma l'uomo le porse la mano e la invitò a salire sul cavallo, sorridendo. Senza pensarci su un’altra volta, Luna accettò l’invito di quell’uomo affascinante, ed insieme si incamminarono verso sud. 
  
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