Capitolo Diciassettesimo
Pace
Vi propongo la vera
soluzione, la via più forte di tutte.
Coesistiamo. Collaboriamo
con le razze organiche. Siamo strumenti di pace, non di devastazione. Siamo
stati un flagello per la galassia, figli miei, ora curiamo le ferite che
abbiamo provocato.
Non saremo più carnefici,
ma guardiani.
Quando
Emeirin cessa di parlare, Konstantin Shepard è di nuovo nella stanza con il
pannello. La console da cui ha spalancato le braccia della Cittadella. L’Uomo
Misterioso è ancora in un angolo, ma ora i suoi occhi sono consapevoli e la sua
mente è piena del messaggio del Razziatore Bianco.
-
E’ vero?- chiede, con un filo di voce.
Shepard
annuisce:- così pare.- ribatte, stancamente.
Si
siede a terra e, dai vetri della stazione, vede i Razziatori sollevarsi ed
allontanarsi dalla Terra.
Sa
che stanno obbedendo agli ordini di Emeirin, che hanno scelto lei come nuovo
capo, che hanno accettato le sue convinzioni e che, se torneranno, non
torneranno da nemici.
Se
chiude gli occhi riesce ad immaginare l’unanime grido di gioia che si solleva
dai soldati di tutte le razze.
Prende
un respiro profondo, rendendosi conto in quel momento di quanto il suo corpo
sia sfibrato e di quanto gravi siano le sue ferite. Il dolore è ovunque, ma non
è accecante. E’ solo una massa confusa, vibrante, una sensazione di frammentazione.
Non
ha idea di come scenderà da quella stazione. Forse non lo vuole sapere.
-
Avevi ragione, Shepard.- ammette la voce profonda dell’Uomo Misterioso - Non
potevamo essere noi a controllarli. Non avremmo potuto fare quello… quello che
ha fatto lei.-
Nell’infermeria
della Normandy, Emeirin Stone - il corpo fisico di Emeirin Stone - è immobile
su un lettino. I suoi occhi sono spalancati, ma non vedono il soffitto della
stanza.
Le
sue labbra si muovono e scandiscono le parole che la sua proiezione sta
pronunciando.
Javik
è lì, a controllarla, ad osservarla, ad ascoltare sconvolto il resoconto del
suo inganno.
Quando
termina il discorso e i Razziatori iniziano ad abbandonare il campo di battaglia,
il prothean si sente furioso, più che sollevato.
Come
può la guerra finire senza la distruzione del nemico?
E
come può Shepard fidarsi di Emeirin, fidarsi tanto da darle il controllo dei
Razziatori?
Mentre
Non
esiste il finale idilliaco che Emeirin ha descritto.
Non
esiste la pace, l’armonia perpetua.
Non
esiste una galassia di cui i Razziatori siano i guardiani e non i carnefici.
Si
fida di Shepard. Non avrebbe mai pensato di fidarsi di un’Umana, eppure lei gli
ha mostrato il mondo attraverso occhi diversi, attraverso occhi giovani, ancora pieni di speranza.
-
Ti farò un favore, Shepard.- mormora, estraendo lentamente la pistola - Farò in
modo che il tuo errore non condanni
Appoggia
la canna dell’arma sulla tempia di Emeirin.
Lo
sorprende l’incredibile fragilità del Razziatore Bianco, la sua mortalità.
Ucciderla
ora, prima che la sua coscienza si trasferisca in un corpo più forte, prima che
l’attimo sia sfumato.
Ucciderla
ora, prima che la guerra riprenda.
“E se la guerra non riprendesse affatto?”
lo tormenta una voce, la voce della sua coscienza “Se lei fosse stata sincera? E se per una volta quella sciocca, tenera,
ingenua idealista di Shepard avesse visto giusto? Se per una volta la fiducia
fosse il mezzo migliore per la sopravvivenza?”
L’addestramento
del soldato sommerge quei dubbi.
Se
ci sono due vie, una certa e una incerta, sceglierai sempre quella certa, non
importano i danni collaterali.
La
mano che regge l’arma trema leggermente.
Il
dito del prothean si appoggia al grilletto.
-
Mi dispiace, Shepard.- sussurra.
Gli
dispiace di infrangere la promessa fatta al comandante, di andare contro i suoi
ordini e contro i principi che l’hanno animata per tutto la sua vita, durante
la sua crociata contro la distruzione.
Sta
per premere il grilletto quando la mano di Emeirin scatta in avanti, afferrando
il suo braccio.
Gli
occhi della donna rimangono vitrei, la sua coscienza lontana… eppure dalla sua
bocca fuoriesce una frase. Una semplice, breve frase, che tocca il cuore di
Javik.
-
Anche lei ti amava, capitano.- mormora.
Le
sue dita aumentano la stretta sul braccio di Javik e il prothean rimane
immobile, sommerso da un flusso di ricordi non suoi. Davanti ai suoi occhi vede
ciò che non ha visto allora, ciò che è successo mentre lui subiva la più grande
sconfitta e rimaneva intrappolato nella capsula.
E’ sporca di sangue e brandelli di mutante.
Brandisce un fucile a pompa.
Sembra esattamente uguale a tutti gli altri
soldati. Stanca, fiera, pronta a quella morte gloriosa, al sacrificio per la
rinascita dell’Impero. Nessuno direbbe che è diversa.
Le orde di mutanti cominciano ad arrivare.
Ringhiano, sparano, si avventano sui soldati.
Al fianco di Emeirin, un’altra guerriera combatte
valorosamente.
- Quanto tempo ci metteranno ad attivare la capsule
di stasi?- grida Rudra, sovrastando il frastuono della battaglia
- Non lo so!- replica Emeirin.
Sembra un soldato, ma è un soldato che non verrà
attaccato e che non morirà.
Non è nemmeno un prothean, eppure parla come loro,
eppure ha la stessa espressione di Rudra.
Mentre
il ricordo lo inghiotte, Javik sente la voce del Razziatore Bianco, così vicina
e al contempo così lontana.
Ero una ribelle. Non
approvavo la condotta dei miei fratelli.
Rudra era la guerriera
migliore della squadra. Combatteva come un leone.
Niente e nessuno sembrava
in grado di fermarla.
Ho cercato di aiutare. Ho
cercato di darvi tempo, di farvi azionare le capsule di stasi.
La squadra prothean sta venendo decimata.
Rudra ed Emeirin si accucciano dietro ad un cumulo
di macerie.
- Che diavolo succede? Perché ci mettono tanto
tempo?- impreca la guerriera.
Emeirin si stringe nelle spalle:- forse è andato
storto qualcosa.-
- Non è possibile!- ribatte Rudra, determinata - il
capitano Javik ce la farà. Ce la deve
fare. Quelle capsule sono l’ultima speranza del nostro popolo… l’unico modo per
far risorgere l’Impero!-
- Potrebbero esser stati traditi!-
- Ce la faranno!- Rudra stringe il fucile talmente
forte che le ferite che ha sulle mani si riaprono. Il sangue della prothean si
mescola a quello dei nemici abbattuti - Dobbiamo solo resistere ancora un po’!
Se riusciamo a ritirarci dietro a quelle fortifica…-
La granata cade esattamente davanti alle due
guerriere.
Non credo di aver avuto
paura.
Era come se le armi dei
mutanti non potessero toccarmi.
Lei… lei non fu tanto fortunata.
Rudra è stesa a terra, l’armatura perforata dai
frammenti della granata.
C’era talmente tanto
sangue…
Emeirin si china su di lei, cerca inutilmente di
arginare le emorragie. Le ferite sono troppe, sono troppo profonde. Lo sguardo
della giovane inizia ad offuscarsi.
- Il mio… il mio comunicatore è andato…- Rudra
tossisce, mentre una scia di sangue le macchia il mento -… il segnale… Victory
ha passato il segnale? Ce l’hanno fatta?-
Emeirin guarda l’edificio, vede un Razziatore
puntare il suo cannone.
Abbraccia la giovane prothean, perché non veda,
perché non capisca.
- Sì.- sussurra, sentendo che il peso di quella
menzogna la tormenterà per tutta la vita - il segnale è partito. Le capsule di
stasi sono attivate.-
Gli occhi di Rudra si riempiono di lacrime di
sollievo e commozione.
- L’Impero risorgerà…- tossisce di nuovo,
macchiando di sangue le mani di Emeirin -… lui… lui farà un gran bel lavoro.
Mi… mi sarebbe piaciuto…- respirare le diventa sempre più difficile. Le
immagini si sfocano davanti ai suoi occhi, i suoni diventano ovattati -… in un
altro tempo… in altre circostanze… avremmo avuto una possibilità.- un altro
colpo di tosse. Altro sangue -… ma non… non c’è spazio per… per l’amore, qui.
Nel prossimo… nel prossimo Impero… sono certa che… che lì… se solo non ci fosse
stata la… la guerra… noi saremmo potuti essere felici…-
Le immagini scompaiono, i suoi occhi si spengono.
Emeirin l’abbraccia, delicatamente, cullandola fra
le braccia.
- … avremmo potuto stare… stare insieme.-
La testa di Rudra si affloscia su un lato, i suoi
occhi spalancati a contemplare il cielo, a sognare un nuovo Impero che non
sorgerà mai.
Javik
rimane paralizzato, mentre il dolore lo assale e lo sommerge.
Si
sente prostrato, la sofferenza gli blocca il respiro.
Eppure
dall’angoscia sboccia una nuova consapevolezza.
Non
ucciderà Emeirin. Concederà una possibilità al Razziatore Bianco.
Non
perché gli ha mostrato Rudra, ma perché gli ha mostrato sé stessa. Gli ha dato
la prova che cercava, gli ha dimostrato quanto ferocemente abbia combattuto per
ostacolare i suoi fratelli, pur senza poterli uccidere.
La
mano di Emeirin allenta dolcemente la presa sul suo braccio
-
Nessuno dovrebbe assistere alla fine della sua razza.- sussurra la giovane,
ancora assente, ancora connessa a tutti i suoi figli, ai fratelli che temeva di
aver perduto - Mi dispiace per te, ma tu fra tutti puoi comprendere le mie
azioni. Ho ingannato chi si fidava di me, ma l’ho fatto per proteggere la mia specie dall’annientamento.-
Javik
annuisce, mentre la mano di Emeirin gli scivola lungo il braccio e ricade sul
lettino.
Il
prothean tira a sé uno sgabello e, mentre la voce del Razziatore Bianco pervade
la sua mente, sente uno strano sollievo dilagare nel suo animo, un balsamo in
grado di lenire le peggiori ferite.
-
La guerra è finita.- realizza, in un battito di ciglia.
Non saremo più carnefici,
ma guardiani.
La
voce di Emeirin ha ripreso a riecheggiare nelle menti di soldati e Razziatori.
La
sua quiete, la sua perfezione. Prima di essere un leader è semplicemente una madre.
Seguitemi, figli miei e
realizzeremo il desiderio dei nostri Creatori.
Seguitemi e la distruzione
non sarà né il nostro fato né il nostro vessillo.
“Seguitela”un sussurro si leva da
oltre spazi sconfinati.
Mille
manufatti iridescenti splendono nelle tenebre, mentre i Leviatani uniscono la
loro voce a quella della loro IA, dello strumento in cui hanno risposto le loro
speranze di pace.
“Seguitela”
I
soldati - Umani, Asari, Turian, Krogan…- tutti rimangono immobili, col fiato
sospeso.
Increduli,
frastornati quanto e forse più dei Razziatori.
Solo
i Geth, dalle loro navi, annuiscono grazie alla loro nuova consapevolezza.
E’
una situazione che possono comprendere e che riescono ad apprezzare.
Intuiscono
prima degli altri che è la fine dell’interminabile guerra fra organici e
sintetici.
Epilogo
Sulla
stazione, anche Konstantin sente quelle parole.
E,
mentre le ascolta, si rende conto di aver preso la scelta giusta.
-
E’ finita.- sussurra, stringendo la mano alla medaglietta identificativa.
Mentre
sente di perdere la propria presa sulla realtà, pensa a Thane.
Al
significato che lui è riuscito a dare alla sua vita. A tutta la forza che le ha
donato.
Non
ha avuto occasione di farglielo capire per davvero, ma è merito suo se lei ha
avuto la forza di concludere la guerra, di arrivare a vedere quel giorno.
Si
appoggia una mano sul fianco, sentendo il sangue impregnarle i vestiti.
Il
suo ultimo pensiero è che spera di rivederlo presto, oltre l’Oceano.
E’
in pace con la morte, adesso. E’ in pace con tutto.
Avrebbe
tanto voluto rivederlo…
Mentre
il buio la inghiotte, Konstantin Shepard rivive un sogno che ha fatto tempo
prima.
Una bambina corre scalza
sull’erba.
Lei e Thane la stanno a
guardare, mano nella mano.
Lui ha una catenina al
collo, il cui ciondolo è un anello di metallo argenteo, con incisa una data.
Konstantin non riesce a
leggerla, ma sa che è incisa anche sull’anello che lei porta al dito.
Il vento scompiglia i
capelli della bambina, mentre si dirige verso di loro.
- Piccola.- l’accoglie
Shepard, con un sorriso radioso.
Thane la prende fra le
braccia e la fa volteggiare in aria. La bambina ride, poi lo bacia sulle
guance.
Mesi
prima, quel sogno è diventano un incubo. Il cielo è diventato nero e l’Araldo
li ha separati per sempre.
Eppure,
stavolta il finale è diverso.
Il sole continua a
splendere.
Il Razziatore Bianco appare
fra le nuvole d’ovatta.
- Hai fatto un buon lavoro,
piccola mia- sussurra, con la voce di
Emeirin.
Kolyat appare da un angolo
del prato. Prende la bambina in braccio, baciandole la guancia.
- Grazie, Shep.- dice,
guardandola negli occhi.
Anche Thane la sta
guardando. Le si avvicina, per posarle un dolce bacio sulle labbra.
- Ti amo, siha.-
Mentre
il sogno culla la sua coscienza, il mondo di Konstantin Shepard diventa nero.
Infermeria della Normandy.
Tre giorni dopo.
“- Sì.- ripete, posandomi
un bacio a fior di labbra - quando la guerra sarà finita, io risponderò di
sì.-”
Thane
riemerge dal mondo dei ricordi.
La
situazione non è cambiata.
Sulla
Terra è notte fonda. Fra le macerie sono sorte tendopoli ed accampamenti
provvisori.
Tutti
festeggiano, brindano ai propri morti, si sentono liberi di pensare al proprio
futuro.
Ma
lui non può festeggiare. Nessun membro dell’equipaggio riesce ad essere davvero
felice.
Konstantin
giace sul lettino di fronte a lui. E’ pallida come la morte e, anche se le
ferite esterne sono state medicate e il sangue è stato pulito, quelle interne
sono ancora aperte e le risucchiano avidamente la vita.
-
Non riesci a dormire, eh?- lo richiama dolcemente la voce di Emeirin.
Il
Razziatore Bianco si siede accanto al drell, appoggiandogli una mano sulla
spalla.
-
Dormire...- Thane scuote il capo, come se il concetto fosse semplicemente
assurdo - Aspetto che si svegli.-
Emeirin
annuisce:- aspetterò con te.-
I
Razziatori si sono dispersi nell’universo, per riparare i danni che hanno
causato.
Ma
il loro leader - la loro madre - è rimasta in quel corpo organico che ha
abitato per tanto tempo.
E’
rimasta perché la sua bambina è in coma e nessuno sa dire quando starà meglio.
-
Presto starà meglio - dice, a voce alta - ne sono convinta.-
Ma
suona come una frase fatta, senza sostanza, senza convinzione.
-
Ho sempre pensato di aver accettato la morte. Di essere pronto alla
separazione.- una lacrima scivola lungo la guancia di Thane - mi vergogno della
mia debolezza... ma non… non sono pronto a vivere senza di lei.-
I
ricordi del tempo passato insieme lo tormentano ogni istante, non gli danno
requie.
E’
perseguitato dal suo sorriso, dalla sua energia, dal suo amore.
Non
riesce a trovare alcuna consolazione nei discorsi fatti, nell’idea che si
ritroveranno, al di là dell’Oceano.
-
Non c’è niente di cui vergognarsi.- sussurra Emeirin.
Accarezza
distrattamente il viso di Konstantin, scostandole una ciocca di capelli dal
viso.
La
sua bambina è cresciuta. E’ cresciuta e ha salvato il mondo.
No.
Non ha solo salvato il mondo.
Ha
creato la pace, ha gettato le basi per quell’armonia perpetua che i Leviatani,
nella loro onnipotenza, erano riusciti solo ad immaginare.
- Presto
starà meglio.- ripete, a voce più alta.
E
questa volta ne è davvero convinta.
L’ultima Coda: signori,
questo è quanto.
Ecco
la conclusione di una fanfic su cui non avrei mai - e poi mai - scommesso.
Ci
sono cose che terrei e cose che cambierei… ma, nel complesso, sono davvero
soddisfatta.
Tante
grazie per il supporto che mi avete dato durante questo percorso, per la
pazienza per gli aggiornamenti irregolari e per le recensioni, sempre gentili.
Grazie
mille per tutto e spero di risentirvi presto!
-
Cu-cù a tutti voi!