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Autore: Raven Callen    16/11/2013    4 recensioni
- Resta. -
Non era un ordine, non era una supplica.
Rika scosse il capo. – Non posso, la mia amica si starà preoccupando.- e fece per andarsene.
***
Oddio, ce l'ho fatta. Ho scritto una ff sulla mia prima Crack! Quasi mi commuovo...
Chi è abbastanza folle da leggerla?
Genere: Angst, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Sorpresa, Suzette/Rika
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Storia dedicate a Yssis, perchè la stava aspettando con fin troppa pazienza.
A Kiiko Kyah_, perché la volevo sorprendere.
A FaGammaVoloso, che ha gentilmente promesso di leggerla. Grazie ^^
A _Girella_, la mia super Gemellah che da un senso ai miei scleri.
A Silvia Galassi, perché senza di lei non sarei quella che sono.
 
A tutti gli autori che ho conosciuto su questo meraviglioso sito.
Grazie ragazzi, vi amo tutti!
 
 
 
Scusate se sono praticamente scomparsa in questo ultimo periodo.
Tra la scuola, gli impegni, lo studio e questa piccola canaglia, non ho avuto molto tempo libero :(
Spero di farmi perdonare presto ^^
 
 
 
“- Stay (with me). -
- Sorry, I can’t .-”
 
 
 
 
 
 
 
 
Rika Urabe - ventiquattro anni e ancora un fiore di ragazza – è il medico legale più stravagante di tutta New York, c’è chi dice anche dell’intero mondo.
 
Come ci sia finita una come lei – lo stereotipo della ragazza bella e popolare, l’Ape Regina del liceo, una diva dalla radice dei capelli celesti alla punta dei suoi stivali alla moda – a lavorare tra i cadaveri, rimane un mistero ai più.
Persino i suoi colleghi se lo chiedono, di tanto in tanto.
Ovviamente, anche se nessuno glielo dice apertamente, la celeste sa dei pareri che la gente si scambia su di lei.
Come faccia è un segreto, ma di fatto lei sa. Non le importa più di tanto, comunque.
Le piace fare quel lavoro: è innegabilmente portata. E poi adora discutere per ore, nel suo laboratorio, dei suoi interessi e della sua vita sentimentale.
I cadaveri l’ascoltano e non interrompono mai, non la liquidano in modo sbrigativo con sbuffi e sbadigli annoiati.
Come fa sempre Suzuno Fuusuke, il suo assistente tirocinante.
Quel ragazzetto di appena diciotto anni ha trovato nel laboratorio del dipartimento il suo ambiente naturale: è silenzioso e pallido esattamente come una salma.
L’unica pecca, secondo Rika, è il suo fastidioso menefreghismo – per non parlare della sua apatia quasi costante! Doti che lo rendono un pessimo ascoltatore.
 
Per quanto riguarda Suzuno, l’unico motivo per cui non ha ancora stracciato il documento che gli permette di lavorare lì come tirocinante – insieme a buona parte dei suoi capelli – e mandare freddamente la Urabe al diavolo è che, nonostante la parlantina fin troppo sciolta e i modi decisamente esuberanti, Rika è il miglior medico legale del paese.
La cosa, per quanto improbabile, corrisponde a verità.
Forse è proprio per questo che il Capitano Shuuya Gouenji, il loro capo, non l’ha ancora licenziata.
In ogni caso “L’Holy Emperor della domenica” – come lo chiama Afuro Terumi, un amico della scientifica - si guarda bene dal mettere piede ai “Piani Bassi”, dove si trova il laboratorio della Urabe. Si vocifera anche che il Grande Capo (altro soprannome del Gouenji) le paghi un extra appositamente per evitare di trovarsela nel suo ufficio o per i corridoi, distraendo gli agenti.
A Suzuno è andata peggio, visto che deve lavorare alle direttive di quell’uragano dalla carnagione scura.
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
 
- Allora, Suzu-kun, ti dispiacerebbe portare a Hiroto-kun i risultati dei test che mi ha chiesto? – chiede Rika, con un sorriso ampio, porgendo all’albino una serie di fogli accuratamente impilati e allineati.
Il giovane non trattiene una smorfia di fastidio.
 
Hiroto Kiyama è uno dei detective della loro sezione, la Omicidi.
Alto, pallido di carnagione – ma non quanto Suzuno – e dal carattere solitamente allegro e tranquillo.
Ha un caschetto di capelli rossi, troppo corti per essere legati, e due occhi verde menta.
È uno dei detective più abili della sezione, il partner perfetto. Serio, ragionevole, meticoloso.
Attualmente fidanzato con Ryuuji Midorikawa, il dolce addetto all’archivio.
Così almeno gli aveva confidato la Urabe, una settimana dopo il suo arrivo.
Suzuno non ha nulla contro di lui. Hiroto è un tipo simpatico e disponibile, ma soprattutto discreto.
Il vero problema è il suo partner, Haruya Nagumo.
Occhi dorati, capelli rosso fuoco acconciati in una stravagante capigliatura a forma di tulipano e un ghigno strafottente sempre stampato in faccia.
Esuberante, impulsivo, permaloso. Tutto azione e niente ragionamenti, ha il brutto vizio di buttarsi di testa in missioni suicide e di non dare mai ascolto al suo compagno, decisamente più esperto.
In poche parole, è il detective più fastidioso di tutto il loro distretto.
Da poco meno di un mese aveva anche preso l’abitudine di stuzzicare il povero assistente, senza dargli mai pace.
 
Cosa scegliere? La ciarliera Urabe o il pestifero tulipano?
Fuusuke butta uno sguardo alla giovane donna - che sta commentando il colore del proprio smalto con la salma di un uomo di mezz’età, ucciso per avvelenamento.
 
- Vado subito…-
 
 
 
 
 
 
- Capisce? Questo smalto arancione mandarino mi sta malissimo! Io gliel’avevo detto, all’estetista, che quel colore faceva a pugni con la mia carnagione e con i miei capelli. Ma lei niente! Roba da non credere…-
A interrompere l’allegro sproloquiare della donna è la porta del laboratorio che, aprendosi, permette l’ingresso ad Afuro Terumi, capo degli addetti alla scientifica.
- Salve, Rika-chan. Ti ho portato un nuovo ospite con cui chiacchierare… – le dice, con macabra ironia, mentre si trascina dietro una barella con sopra il nuovo venuto.
- Oh. – sussulta lei. – Chi abbiamo, stavolta? -
- Un ventiseienne, un delinquente, ucciso durante una rissa. O almeno così pare. Si direbbe per una coltellata al cuore, ma verificarlo è il tuo lavoro, no? –
- E’ stato identificato? –
- Ci stiamo lavorando. -
Rika prende in consegna quella sacca nera, di medie dimensioni, e apre la cerniera.
Nonostante siano ormai due anni che lavora gomito a gomito con i morti, non può impedire al suo cuore di stringersi un po’ per quell’ennesima vita tranciata troppo presto.
 
- Dicono che prima o poi ci si abitua, ma alla morte non ci si abitua mai. - sussurra tra sé, ricordando le parole del suo predecessore e mentore Shirou Fubuki.  Poi si riscuote e torna allegra come sempre.
– Farò il prima possibile. A presto, Teru-chan! – trillò, scoprendo il volto di quell’ennesima vittima.
Non appena Afuro la lascia sola, la celeste si concede di osservare il volto della salma.
 
La prima cosa che la colpisce è il pallore. È più bianco di Hiroto, più di Suzuno, più bianco di qualsiasi altro cadavere sia mai entrato lì dentro.
Bianco marmo, leggermente diverso dal bianco osso.
Il viso è aguzzo e spigoloso, dai tratti aspri e acerbi tipici dell’adolescenza, non sembra nemmeno avere quasi la stessa età di Rika.
Ma le persone morte così giovani sembrano sempre più piccole di quelle che sono realmente.
Rika lo sa bene, questo.
I capelli sono completamente rasati, fatta eccezione per un ciuffo di capelli castano scuro, un colore intenso che spicca tantissimo su quella pelle pallida. Sul lato sinistro del cranio vi è uno strano tatuaggio rosso che la Urabe non ha mai visto. Forse il simbolo di appartenenza a qualche banda…
 
“Chissà di che colore sono gli occhi…”
 
È innegabilmente un bel giovane. Nel pensarlo Rika sente una strana morsa allo stomaco, ma non sa perché. Cerca di non pensarci.
 
 
- Ehi, dolcezza, dimmi: che ti è successo? – domanda la donna, con fare quasi materno.
Senza attendere risposta, il medico legale tira un po’ più giù la cerniera, per scoprire la zona toracica.
All’altezza del cuore si vede chiaramente un unico taglio, profondo ed estremamente pulito.
Chi ha colpito deve intendersene. Non è la prima volta che uccide.
 
Sul petto c’è un po’ di sangue secco, fuoriuscito dalla ferita, che forma un fiore scarlatto sull’epidermide della vittima.
Rika, per la prima volta da quando è stata assunta, si sente strana.
Con la punta delle dita traccia il contorno dello zigomo di quella vita spenta troppo presto.
Le sembra quasi di conoscerlo: si sente come alle sue prime autopsie, quando la schiacciante consapevolezza della morte l’aveva colpita per la prima volta nella sua giovane esistenza.
 
Rika Urabe spezza velocemente quella spirale di ricordi dolceamari e recupera la sua professionalità, mettendosi al lavoro.
Intanto nella sua mente un ricordo lontano lotta per tornare a galla.
Questa volta non riesce a impedirsi di ricordare.
 
 
 
 
***
 
 
“- Ti stai divertendo?- le chiese Touko Zaizen, la sua migliore amica.
Rika, sedici anni, era vestita con un abito elegante che sembrava uscito direttamente dall’ottocento.
La rossa indossava invece un completo scuro, giacca e cravatta: sembrava appena uscita da “Man in Black”, mancavano solo gli occhiali scuri.
Si trovavano alla festa in maschera del suo liceo per quelli dell’ultimo anno.
Loro erano riuscite ad imbucarsi grazie allo spasimante di Touko, Tsunami, che era il Dj della serata.
- Mm.. più o meno. Non riesco a muovermi gran che, vestita così. – sbuffò la celeste, spostando la gonna del proprio abito appena in tempo per evitare che un tizio vestito da pallone da calcio lo calpestasse.
- Ti ricordo che sei stata tu a insistere per mettere proprio quel vestito ingombrante. – le fece presente l’amica, cercando di non farsi travolgere dalla folla di studenti.
Rika fece spallucce. – Mi sembrava un’idea originale, qualcosa di nuovo rispetto al solito stile. Ma ora sto cominciando a pentirmi di on aver scelto quel vestito da cheerleader che era in vetrina al negozio di costumi…-
- Scherzi? Quel vestito orribile e quasi inesistente? No, no, molto meglio questo allora. -
- Ovvio che scherzavo! Non mi abbasserei mai a quei livelli di squallore. Non è così che si guadagna la popolarità. – si infervorò Rika, cercando di darsi un contegno. Il corsetto le toglieva il respiro. Oppure era l’aria viziata di quella sala, non sapeva dirlo.
- Beh, io vado a ringraziare Jousuke per averci permesso di entrare. Tu aspettami qua.–
- Va bene. E prendi anche qualcosa da bere, già che ci sei! – le urlò dietro la celeste, per sovrastare la musica e il vociare generale.
Non appena la rossa fu scomparsa tra la folla, Rika si appoggiò al muro con un sospiro.
Forse imbucarsi alla festa per quelli dell’ultimo anno non era stata proprio una buona idea.
C’era un solo motivo per cui si trovava lì, ed era per vedere il suo amato Ichinose, per cui aveva una cotta dalla prima volta che l’aveva visto.
Peccato che lui era scomparso da ormai qualche ora insieme ad una tipa dai capelli verdi con un vestito bianco addosso, che la faceva sembrare la damigella di un matrimonio.
 
Sbuffò per l’ennesima volta, poi afferrò alcune pieghe del vestito, per evitare che la facesse inciampare.
- Vado a prendere una boccata d’aria. – borbottò, di malumore, imboccando la porta a passo sostenuto.
- Uff, ora si che si ragiona!- esclamò respirando a pieni polmoni.
All’aperto l’aria era decisamente più fresca e le dava refrigerio.
Si concesse una breve passeggiata lungo il campus della scuola per poi sedersi su di una panchina, i piedi stanchi.
Era una bella serata quasi estiva, uno degli ultimi giorni di maggio.
Presto ci sarebbero state le vacanze.
 
- Che ci fa qui una bella ragazza tutta sola?-
Rika fece un salto per lo spavento, mentre le gote si accendevano. Lei era Rika Urabe, non si faceva mai cogliere di sorpresa!
- Chi sei?- chiese, con tono più aspro di quanto avrebbe creduto.
Da dietro un albero spuntò un ragazzo poco più grande di lei, capelli mori e occhi azzurri.
Lui e la sua risata si sedettero accanto alla celeste.
- Ops. Ti ho spaventata. – ghignò. Ora che era vicino Rika poteva vedere che indossava anche lui un costume.
Alle spalle aveva un lungo mantello nero e addosso un’elegante camicia bianca, completata da un paio di pantaloni neri.
Gli occhi erano segnati da occhiaie fasulle, create con del trucco. Non aveva dei canini finti, i suoi denti erano già affilati quanto bastava.
Un vampiro. Poco originale, ma con un suo stile.
- Affatto.- la Urabe gonfiò le guance, alzando altezzosamente il capo.
- Non sei molto brava a raccontare le bugie, nh? – il ghigno di quello sconosciuto si faceva sempre più ampio, urtando i nervi della ragazza.
- Non sono venuta qui per essere importunata dal primo vampiro di serie B di passaggio. – soffiò, guardandolo male.
- Non dirmi che preferisci il caos che c’è la dentro.- e indicò con un cenno del capo l’edificio da cui, persino da lì, si sentiva provenire della musica. – E poi, proprio tu mi vieni a fare la predica sul costume? Non si capisce neanche da cosa sei vestita!-
A quel punto Rika scattò in piedi, i pugni appoggiati sui fianchi e il viso rubicondo.
- Ma come ti permetti?! Sei tu che hai cominciato a darmi fastidio! -
Lo sconosciuto sghignazzo al suo indirizzo, senza risponderle o ribattere.
- Non sei dell’ultimo anno, non è vero?-
Colta in fallo la celeste sbuffò con assai poca eleganza. – E tu non sei di questa scuola. Non ti ho mai visto.-
- Touchè. Mi ha invitato un amico. -
Tra i due cadde il silenzio, rotto solo dai rumori di sottofondo.
Anche se si sforzava di non degnarlo di uno sguardo, Rika non riusciva a non fissare quegli affilati occhi azzurri, di un azzurro strano. Sembravano due occhi di cristallo pieni di uno scintillio dispettoso che li rendeva maliziosi e poco raccomandabili.
Quel ragazzo sembrava proprio il tipo da aggressioni e rapimenti, per non dire di peggio.
Che ci provasse, ad aggredirla! Si sarebbe difesa con le unghie e con i denti.
“Se prova a sfiorarmi, con una ginocchiata lo faccio diventare un soprano.” Si disse.
 
- Come ti chiami?-
- Perché dovrei dirlo ad un perfetto sconosciuto?-
Il ragazzo roteò gli occhi, ironicamente. Rika provò un certo fastidio, dovuto a qualcosa di indefinito.
- Non mi sembravi il tipo che si comporta da brava bambina, sai? -
- Non è affatto così!- si inalberò lei.
Improvvisamente non voleva essere considerata una bambina da quel ragazzo antipatico mai visto prima.
Il moro ridacchiò.
- Io sono Fudou Akio, comunque. Piacere di conoscerti, bambina. -
- Il mio nome è Rika Urabe. E non sono una bambina. – puntualizzò.
- Ah-ah. E che ci fai qua fuori da sola, Rika Urabe? –
- Non sono affari tuoi!-
- Uh, che caratteraccio che hai.-
Il fuoco della rabbia della celeste avvampò di nuovo.
- Ma si può sapere che cosa vuoi da me?-
- Ti ho vista tutta da sola mentre quel cretino vestito da gladiatore ti calpestava la dignità, insieme a quel tuo tenero cuoricino, e ho pensato di venirti a salvare da una situazione tanto penosa.-
- Ichinose non è un cretino!-
Fudou la guardò storto.
- Sono venuto apposta per sollevarti il morale e questo è tutto ciò che hai da dire? Che ingrata…-
Dopodiché tacque, voltandosi dall’altra parte.
Rika sbatté le palpebre, scombussolata da quell’assurda situazione.
Era proprio uno strano tipo, quello.
Però… però.. era stato carino, a suo modo.
Se ne sentì lusingata.
Nonostante cercò di impedirselo, un piccolo sorrisetto le spuntò tra le labbra.
Dopotutto quella chiacchierata con Fudou Akio era la cosa più divertente che le fosse capitata in quella serata.
Akio se ne accorse, perché esibì un sorrisetto storto per poi scattare in piedi.
- Mi concede un ballo, Milady?-
- Cosa? Qua fuori? - la ragazza lo guardò come se fosse pazzo.
Akio le porse la mano - Perché no?-
Rika la osservò per un lungo minuto. Poi decise di afferrarla e di seguirlo sul prato.
“Già, perché no?”
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
Rika riemerge dai suoi ricordi, sbattendo velocemente le palpebre.
Un velo di rossore le riscalda la pelle delle guance e non riesce a trattenere un sorrisetto un po’ triste.
Si ricorda bene quel periodo della sua vita, la sua cotta per Kazuya e la sua vita da ragazza spensierata e alla moda.
Le sembrano passati secoli.
Durante l’ultimo anno di liceo le era sembrato che qualcuno avesse premuto il pulsante “avanti veloce”.  Il tempo le era sfuggito dalle mani e gli eventi si erano susseguiti troppo in fretta.
 
Il giorno del diploma, l’ingresso definitivo nel mondo degli adulti.
L’appartamento che divide tutt’ora con Touko, gli studi, le brevi relazioni con ragazzi che non valevano poi gran ché. La festa per il fidanzamento tra Tsunami e Touko.
L’incontro con Ichinose ed Aki, la ragazza vestita da damigella, che le aveva fatto più male di quanto fosse tutt’ora disposta ad ammettere.
I suoi tentativi di entrare nel mondo della moda, i rifiuti, lo scoraggiamento.
 
Poi, il nuovo lavoro, a cui si era dedicata anima e corpo, fino ad affermarsi come una delle migliori nel suo campo.
Rika ricorda ancora la prima traumatica circostanza in cui ha visto un cadavere. E anche la sua prima autopsia come medico legale e non più come semplice assistente.
Ricorda tutto, e le sembra passato un secondo e un secolo insieme.
 
Quel ragazzo non l’aveva più rivisto, dopo quella sera.
Nessuno sa di lui, nemmeno Touko.
Fudou Akio è il segreto che Rika Urabe custodisce ormai da anni.
Il suo piccolo segreto. Rika Urabe non è il tipo di persona che ha dei segreti veri. Ne ha solo uno.
La celeste sente che quel suo unico segreto è importante, quindi tace.
Tace e non sa perché.
 
 
Pian piano, poi, il suo ricordo era scomparso, come era naturale che fosse.
Ma ora è tornato, segno che certe vecchie fiamme non svaniscono mai del tutto.
La Urabe si chiede perché quel vecchio episodio è riemerso proprio ora.
Sceglie di non pensarci e continua a lavorare.
 
 
- Causa del decesso: un colpo dritto al cuore. È stata usata una lama lunga, sottile e molto affilata. La provenienza per ora è ignota, ci lavorerò su. Il colpo è stato fluido e pulito, non sono rimasti frammenti della lama all’interno della ferita.
L’assassino deve essere abituato ad uccidere. O quantomeno non è la prima volta che lo fa.
Il corpo presenta varie lesioni minori: nocche scorticate, qualche livido nella zona del torace e dello stomaco. Quindi c’è stata una colluttazione. Ah, e c’è del tessuto sotto le unghie della vittima, potrebbe esserci il DNA dell’assassino. Manda i campioni alla scientifica. – recita diligente, come se fosse un’attrice, sciolta nei movimenti e fluida nel parlare, prima che Fuusuke possa chiederle alcunché.
Il ragazzo si trova sorpreso, ancora una volta, dalla bravura della giovane donna.
- Porto i risultati ai colleghi, Urabe-sensei? -
La donna scuote il capo.
- Li porto io a Hiroto-kun, è da tanto che non lo vedo. -
 
Questa volta Suzuno si sorprende davvero: la celeste non lasciava mai i “Piani Bassi”, se non per andare a salutare alcune sue amiche che lavorano nella Omicidi, oppure per uscire insieme ai colleghi, quando si ritrovano per una partita a poker e un giro di birre, finito il turno.
E quel giorno non si era presentate né l’una, né l’altra situazione.
Lei non consegnava mai i risultati ai detective – c’era Fuusuke proprio per questo, a detta sua. Al massimo erano loro che venivano da lei.
 
- C-come vuoi…-
Rika gli sorride allegra, mentre già preme il bottone dell’ascensore.
I fogli su cui ci sono i risultati dei test sono stretti contro il suo petto.
Non appena l’ascensore prende a salire, i ricordi tornano ad investirla…
 
 
 
 
 
***
 
 
- Sei un pessimo ballerino, sai? -
Rika diede al suo cavaliere un’affettuosa gomitata.
- Oh, andiamo, non sono andato poi così male! – commentò l’altro, punto sul vivo nell’orgoglio.
- Oh certo, nessuno mi aveva mai pestato i piedi con tanta grazia. – ironizzò la Urabe, sistemando meglio la gonna. - Ah, il tuo sarcasmo mi sta contagiando! -
Akio rise: la sua risata assomigliava da morire al tintinnio di pezzi di cristallo su un pavimento di marmo.
Le ricordava quella volta in cui aveva fatto cadere una piccola lampada d’antiquariato, una di quelle con dei piccoli pezzi di vetro come decorazione, sul pavimento del salotto.
- Sei una brava allieva, impari in fretta. – scherzò.
- Non potevo avere maestro migliore. Tu invece lasci un po’ a desiderare: sei negato, come ballerino.- e stavolta fu lei a ridere.
Akio la trovò buffa: Rika rideva in un modo chiassoso e vivace. In altri casi avrebbe trovato fastidioso quel suono prepotente, che si stava facendo strada tutto attorno a loro, ma non in lei. Chissà perché, poi…
- Questo perché sono bravo in altri tipo di danze…- commentò, malizioso, godendosi l’imbarazzo della Urabe.
- Scemo, scemo e ancora scemo! Stupido vampiro..- bofonchiò, cercando di non far vedere quanto fosse avvampata per quella battuta.
- Mm… ricordami da cosa sei travestita..-
Il pugno di Rika si abbatté sulla spalla di Fudou. Se si fossero conosciuti meglio, il pugno si sarebbe abbattuto sulla testa.
Comunque aveva un bel destro, la ragazza.
- Ouch, permalosa.-
La celeste gli fece la linguaccia.
Fudou rise ancora e stavolta Rika si unì a lui.
Che strano contrasto creavano le loro risate…
Poi Akio sorrise. Un sorriso tranquillo e disteso, il più vero che Rika avesse mai visto fino a quel momento.
Il ragazzo rimase ad osservarla in silenzio, scrutando qualcosa che lei non vedeva e non conosceva ma che la riguardava. Cosa riusciva a leggere il moro sul suo viso?
Il momento idilliaco venne interrotto dal suono di un cellulare.
 
- Ah, devo rispondere!-
Dall’altro capo c’era una Touko preoccupata e un filo alterata.
- Ma si può sapere dove sei? Mi sono preoccupando da morire! -
- Scusa, sono nel giardino. Arrivo subito.-
Chiuse la chiamata in modo sbrigativo e poi si alzò in piedi.
- Devo andare via.-
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Le porte dell’ascensore si aprono – troppo presto – e il vociare della stanza la colpisce con forza alle orecchie.
Rika si sente stordita, ancora immersa per metà in quel vecchio stralcio della sua vita da adolescente.
 
 
[Quel ragazzo, Fudou Akio, non l’aveva più rivisto.]
 
 
- Ehi, Hiroto-kun, ho i risultati dell’autopsia. – saluta allegramente, o almeno ci prova, il suo amico detective, lasciandolo sorpreso.
- Rika-chan, come mai sei venuta? Suzuno sta male? -
- Oh no, avevo solo voglia di salutare te e Nagumo. – i risultati delle analisi intanto scivolano in mano a Kiyama.
- Beh, allora grazie mille. Manderò Nagumo a portarti un caffè, quando farò ritorno dalla scena del crimine. –
La Urabe sorride ancora, nervosamente, avviandosi poi verso l’ascensore.
Ma si ferma di botto.
 
 
 
[Aveva passato un bel po’ di mesi a cercarlo, ma senza risultati.
Quando si era resa conto, negli anni seguenti a quel loro incontro, di essersi innamorata di un perfetto sconosciuto – visto una volta sola – aveva fatto di tutto per dimenticarselo.]
 
 
- Hiroto-kun? -
- Si, Rika? –
- Posso avere una copia del fascicolo della vittima? Suzuno si è dimenticato di consegnarmelo. –
- Ma certo, eccolo. –
 
 
***
 
 
 
 
 
La Urabe si stringe la cartellina al petto, mentre l’ascensore la riporta al sicuro, nella sua tana.
Con passo nervoso si dirige alla sedia accanto al cadavere.
Si siede e, col fascicolo sulle gambe, passa una mano tra i capelli del giovane uomo.
Mentre fa scorrere le dita tra quei capelli scuri, guarda tremante la cartellina.
Non ha il coraggio di aprirla, per paura di quello che potrebbe trovarvi all’interno.
Sussurra una preghiera a fior di labbra, non sapendo bene per cosa, non sapendo bene a chi…
 
Sa solo che, per una volta, ha deciso di non provare a ignorare quel fosco presagio che le sta rodendo il cuore.
Per una volta ha deciso di accantonare il medico legale, la ragazza allegra che è sempre stata e la giovane donna in carriera che ha lottato per diventare.
Ha deciso di essere solo una giovane preoccupata.
E spera con tutta se stessa che quell’unica volta non le sia fatale.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
Gli occhi cristallini di Fudou si rabbuiarono.
- Resta. -
Non era un ordine, non era una supplica.
Rika scosse il capo. – Non posso, la mia amica si starà preoccupando.- e fece per andarsene.
Era stato a quel punto che Fudou Akio, ragazzo conosciuto solo poche ore prima, si era alzato e l’aveva fermata, prendendola il polso.
- Non posso lasciarti andare via.. – aveva sussurrato, con un tono strano. Un tono profetico e quasi tremante.
Poi le aveva preso il mento con la mano libera e l’aveva sollevato. -… senza prima aver fatto una cosa. Non me lo perdonerei mai. –
Ed era stato in quel momento che l’aveva baciata.
 
 
***
 
 
 
 
 
Apre la cartellina con mano tremula.
 



 
[Fudou Akio non era stato il suo primo amore. Né l’ultimo.
Non era stato particolarmente intenso, anzi, era un amore non vissuto. Perché un solo bacio non basta, non basta mai, se non ad aprirti una voragine enorme nel petto.
Ecco, questo era stato Fudou Akio per Rika Urabe.
Era arrivato come un soffio di vento e come tale era scomparso.
E nel mezzo, in quell’unico minuscolo istante, aveva lasciato un abisso spalancato in lei..
Rika non credeva che l’avrebbe mai più rivisto…]
 
 
 
 
Legge.
 
 
 



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Quando Nagumo arriva al laboratorio – con un caffè e le dita intrecciate a quelle di uno scocciato Fuusuke – la trova china su un fascicolo, una mano posata sugli occhi e i denti che mordono furiosamente il labbro inferiore.
L’altra, di mano, è ancora impigliata nel ciuffo di capelli di Fudou Akio, la vittima del loro caso.
Piccole goccioline cadono sulla busta di plastica all’interno della quale è conservata la scheda che riguarda il morto.
 
 
È la prima volta che vedono Rika Urabe piangere.
Rika Urabe piange e nessuno sa perché.
 
 
 





 
Quasi blu metallici…
Quasi come elettrici..
Quegli occhi che ricordo e forse non rivedrò mai…(*)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
* Uno stralcio del testo della canzone “Scegli Me” dei Finley. Questi versi mi ispiravano, particolarmente, a voi no?
 
 
Angolo del Corvo:
 
 
Coppie presenti: RikaxAkio - [accenni] BanGaze – HiroMido – TsunaTouko – IchiAki.
Direi che non mi sono fatta mancare niente ^^.
 
Ok, so che mi state odiando per questa cosa nata da un mio delirio personale.
Lo so che morite dalla voglia di prendermi a pomodori in faccia.
Allora, forse è il caso di partire con le spiegazioni:
 
allora, punto primo.
In questa ff ho fuso tutte le conoscenze che ho acquisito guardando Castle e NCIS.
 
- È più facile sopportare la brutalità quando non si conosce la vittima, ma è cosi difficile rimanere distaccati quando è uno dei tuoi. - (Ducky. NCIS)
 
 
Si, io all’ora di cena guardo omicidi e investigazioni.
Vedo tranquillamente cadaveri (conditi in tutte le salse) durante la cena ma non riesco a vedermi uno straccio di film horror senza avere gli incubi per una settimana. Coerenza portami via…
Non so come mi sia venuta in mente l’idea di prendere questi due personaggi e metterli in un simile contesto.
Ma so che, d’ora in poi, Rika-Medico-Legale sarà per sempre un mio personalissimo HeadCanon.
 
Punto secondo: la mia Crack.
Eccola qui, la mia piccola. Finalmente ne ho anche io una tutta mia. (Sissy, Ann-chan, voi sapete a cosa mi riferisco…)
Sappiate che, nonostante sia assurda, ne vado molto fiera v.v
Se non sono originale non sono io, d’altronde.
Fudou Akio e Rika Urabe. Diciamolo chiaramente: più Crack di così si muore! (scusatemi la battuta infelice…)
Non so nemmeno se siano spaventosamente OOC o meno, i personaggi. Questo spetta a voi dirlo.
 
Devo scusarmi con tutti quelli che aspettano una mia recensione o la risposta ad un messaggio.
In questi giorni non ho potuto perché ero occupata a trascrivere al pc questa piccola storiella.
Era da un maledettissimo mese che la poverina marciva nel mio blocco per gli appunti.
 
A quelli che mi hanno fatto notare che di recente ho scritto solo Drabbles o Flashfic:
Beh, questa storia è decisamente più ampia, spero di avervi soddisfatto ^^
Se state fuggendo orripilanti in ordine sparso in preda al panico per il contenuto della mia ff, che dirvi, ve la siete cercata. v.v
 
A questo punto direi che mi merito il titolo di Signora dell’Angst. Oppure quello di assassino seriale.
Akio mi odierà per tutta la vita…
Akio: puoi ben dirlo!
Me: Ma nooo! Tu sei (insieme a Kidou) il mio personaggio prediletto, non puoi odiarmi!
*piagnucola*
 
Vabbè, passiamo al prossimo punto della lista.
Avevo intenzione di realizzare una serie di storie ambientate in questa AU e approfondire le vite dei personaggi qui solo citati. Che ne dite? Dovrei lasciar perdere oppure no?
 
Se trovate degli errori sareste così gentili da segnalarmeli? Così potrò provvedere alla correzione.
 
Kiss
 



The Raven
  
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