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Autore: CHAOSevangeline    17/11/2013    1 recensioni
Il più forte dell’umanità, a detta di tutti, rimaneva comunque uno solo e non poteva sentirsi responsabile della fine di ogni vita.
Non poteva farlo perché obbiettivamente non era colpa sua, ma anche perché se solo avesse osato lasciarsi sopraffare dal senso di colpa, sarebbe stato lui a non vivere più.
Quella volta però, gli fu impossibile fermare quel sentimento.
{Rivetra}
Genere: Angst, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Petra, Ral
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« I'm proud of you. »
 


Un brivido lungo la spina dorsale fu l’unica cosa a scuotere il suo corpo terribilmente oppresso da un peso che, se solo fosse stato reale, fisico, avrebbe gravato molto meno sulle sue spalle.
Avrebbe potuto giurare di aver smesso di respirare per qualche attimo, che le sue labbra fossero rimaste socchiuse in un atto di muto stupore e che da esse non fosse uscito assolutamente nulla.
Alla fine però non era esattamente di stupore che si poteva parlare; nella sua mente aveva potuto intuire cosa avrebbe visto dopo essersi fermato, ma per qualche ragione la sua mente – a causa dei suoi sentimenti, per una volta – era stata annebbiata dalla speranza.
Era per evitare queste spiacevoli situazioni che il Caporale Levi tendeva a voler essere, e ad atteggiarsi, a uomo puramente razionale, dal cuore di ghiaccio che mai potrebbe influenzare nel benché minimo modo la sua mente.
Aveva una volontà ferrea: dal momento in cui aveva deciso di essere freddo e distaccato lo era stato.
C’era un solo problema in tutto questo, una sbavatura di inchiostro su un foglio bianco scritto con una calligrafia elegante: era Umano.
Lui era un essere umano e in quanto tale, le persone a cui teneva di più non potevano semplicemente essere registrate come morte senza che questo lo scalfisse.
A dire il vero, ogni soldato caduto dopo essere coraggiosamente uscito dalle mura, suscitava in lui una reazione che certamente riusciva però a mantenere sottocontrollo. Il più forte dell’umanità, a detta di tutti, rimaneva comunque uno solo e non poteva sentirsi responsabile della fine di ogni vita.
Non poteva farlo perché obbiettivamente non era colpa sua, ma anche perché se solo avesse osato lasciarsi sopraffare dal senso di colpa, sarebbe stato lui a non vivere più.
Quella volta però, gli fu impossibile fermare quel sentimento.
Gli aveva stretto il cuore con lo stesso ghiaccio di cui secondo tutti era composto e l’aveva paralizzato lì.
In fin dei conti erano i suoi uomini migliori, quelli.
La sua squadra.
Quell’insieme di persone che, strano a dirsi per quanto riguarda uno come lui, avrebbe potuto considerare amiche.
Aveva visto i loro corpi uno dopo l’altro e aveva sentito come se il proprio corpo stesse riportando delle ferite ben più gravi di quelle contabili in seguito ad una battaglia.
Gunther.
Eld.
Auruo.
Nessuno di loro si sarebbe mosso da dove si trovava, nessuno, anche se la situazione era talmente irreale che per Levi sembrava ancora possibile.
Realizzare la verità non fu fattibile fino a quando non vide lei.
Era splendida come al solito, non c’era nulla che non andasse, fatta eccezione per il sangue che le impregnava la pelle del viso nascondendo parte dei suoi lineamenti con la propria densità.
Rimase a fissarla a lungo, come in attesa di qualcosa. Qualcosa che arrivò solo perché fu lui a muoversi: improvvisamente il terrore – perché alla fine era di quello che si poteva parlare – aveva lasciato la libertà ad un suo braccio di muoversi e, con le dita tremanti, aveva raggiunto il viso di Petra, scostandole alcune ciocche sporche dello stesso liquido rosso.
Impiegò qualche momento in più per arrivare ad avere la forza per poter stringere tra le braccia il corpo inerme della ragazza, sdraiandolo a terra.
« Sei stata brava, Petra. Lo siete stati tutti. »
Più che un sussurro incolore, sembrava un lamento lasciato uscire con un filo di voce. Non l’aveva proprio potuto evitare.
Rimase ancora in ginocchio al suo fianco, reggendo saldamente il peso del proprio busto affondando le dita nella terra umida, come se altrimenti avrebbe potuto rischiare di spezzarsi.
Sarebbe potuto accadere davvero, probabilmente.
« Sono orgoglioso di voi. »
Stava dicendo in quel momento tutto ciò che aveva tenuto dentro di sé per anni, tutto ciò che gli era sembrato sciocco dire, per paura che potesse renderlo ridicolo.
« Vi chiedo scusa, ciò che è successo è solo colpa mia. »
Era colpa sua.
Tutta colpa sua, non c’erano dubbi in merito.
Era stata colpa del suo poco ragionare, dei suoi ordini; aveva sbagliato totalmente e ora lui stava pagando, insieme a tutti i propri compagni, il prezzo del proprio sbaglio.
 
 
L’aria si fece strada prepotentemente nella sua gola secca, mentre il busto scattava in avanti con tutta la forza che aveva, portandolo rapidamente a sedere. Non ricordava di aver avuto mai così tanta adrenalina in corpo come in quel momento e nemmeno di aver sentito il proprio cuore battere tanto velocemente.
Abbassò lo sguardo, senza accorgersi di avere gli occhi sgranati, sulle mani umide e imperlate di sudore: tremavano come foglie e non le percepiva nemmeno per quanto erano fredde.
I tremori che partivano dalla punta delle dita sembravano scuotere il suo intero corpo come se fosse una foglia esposta al vento troppo freddo ed insistente dell’autunno, mantenendolo praticamente immobile.
Rendersi conto di essere in una condizione simile, non fece altro che spingerlo a corrugare ancor di più la fronte, facendo inarcare le sopracciglia in un’espressione sempre più spaventata e confusa: che diavolo era successo? Perché era in quelle condizioni?
Gli ci volle qualche attimo per realizzare del sogno, di ciò che aveva visto e di tutte le sensazioni radicate saldamente dentro di lui.
Per questo, nemmeno ebbe l’istinto di voltarsi, fino a quando non sentì un calore piacevole irradiarsi dalla sua guancia e una leggera pressione costringerlo a girare la testa: Petra era lì e lo guardava, con i suoi caldi occhi dorati che quasi brillavano a causa della candela che probabilmente lei stessa aveva acceso poco prima o che non aveva mai spento prima di addormentarsi.
« Caporale, si calmi, era solamente un brutto sogno. »
Un sorriso dolce ad accompagnare il suo tono e poi le dita affusolate portate a scostargli i ciuffi di capelli dalla fronte sudata.
Levi aveva iniziato a stabilire da diverso tempo ormai un rapporto piuttosto empatico con quella ragazza; capiva cosa pensava, cosa sentiva e in quel momento percepiva in modo tangibile la sua preoccupazione, che non faceva altro che aggiungersi alla sua. Petra non avrebbe potuto mascherare visivamente la sua ansia, come lui stesso non aveva fatto; odiava che gli altri lo capissero, ma se era lei allora andava bene.
Quasi sicuramente, Petra gli avrebbe chiesto che cosa volesse da bere, magari qualcosa di caldo per rilassarsi, ma prima che avesse modo di fargli una domanda tanto inutile, le braccia si avvolsero con rapidità intorno ai fianchi esili della ragazza, stringendoli con una forza che normalmente non avrebbe mai impresso in un gesto tanto dolce.
Nascose il viso contro il suo collo e prese un respiro, godendosi il suo profumo.
Era lì, non c’era dubbio che fosse lì e non gli serviva altro.
« E’ stato tanto terribile? »
Chiese con un filo di voce lei, fintamente sorpresa; aveva intuito quanto fosse stato spaventoso per Levi quel sogno, in fin dei conti era sveglia da ben prima di lui per controllarlo e cercare di placare con delle lente carezze sul suo viso l’agitazione che l’aveva colto nel sonno.
L’uomo mosse appena la testa per risponderle. Non voleva raccontarlo, non se la sentiva in quel momento.
« Petra…? »
« Sì, caporale? »
Prese un respiro profondo, senza staccarsi dall’incavo del suo collo.
 
« Sono orgoglioso di te e di tutta la squadra. »

 

Angolo dell'autrice
Ho scritto questa storia ieri notte e devo ammettere che è il primo risultato finito che ho ritenuto, dopo tanto tempo, degno di essere postato qui.
Era da molto che avevo intenzione di scrivere qualcosa su SnK e ce l'ho fatta, alla fine, evviva (?)
Spero che la storia vi piaccia, anche se ho paura di aver dato una visione un po' troppo "personale" di Levi: alla fine lui dovrebbe rimanere freddo a prescindere e non mostrare nulla, ma considerando le circostanze ho pensato che sarebbe stato carino farlo comportare così!
Anche se in modo superficiale ho voluto trattare tutti i personaggi della sua squadra: non mi piace quando ci si sofferma unicamente sulla morte di Petra, ecco, alla fine c'erano anche gli altri ,_,
Dopo questo sproloquio inutile, fuggo e vi ringrazio tanto se deciderete di recensire o anche solo per aver letto!

CHAOSevangeline
   
 
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