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Autore: Verdeirlanda    17/11/2013    1 recensioni
**Beatrice ammirava il cielo con la bocca quasi spalancata,e sorrideva ad ogni stella che vedeva cadere.
A un certo punto prese la mano di Zoroastro: "Hai visto Zo? Le vedi? Sono bellissime!"
Il ragazzo si girò verso di lei che ancora fissava il cielo e sorrideva a quelle stelle cadenti, e sorrise anche lui: "Sì, sono davvero bellissime Bea."
Strinse forte la mano della ragazzina nella sua e tornò a guardare in alto, da dove piovevano le stelle.**
Tutto era iniziato così, in una notte d'estate.
Molti anni dopo Beatrice, suo fratello Leonardo e il loro più caro amico Zoroastro si troveranno ad affrontare eventi di cui non avrebbero mai potuto immaginare né l'arrivo nè l'entità.
Entreranno in contatto con antichi misteri e dovranno fare i conti con le trappole e gli intrighi orditi da Riario,
Leo dovrà lottare per giungere alla verità, Bea e Zo per aiutarlo rischieranno di perdere molto, ma non il sentimento celato che il lega da sempre, da quella notte.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zoroastro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Passarono tre giorni prima che Leonardo potesse far visita a Beatrice, aveva supplicato Lorenzo per un permesso speciale.
La famiglia Medici era sconvolta da tale accusa, la riteneva una falsità inaudita, neanche per un momento aveva dubitato dell'innocenza della ragazza.
Clarice disse a Leonardo che sperava che l'accusa non venisse confermata e lui avrebbe voluto rispondere che aveva già fatto in modo che non succedesse, ma non poteva.
Dragonetti lo fece aspettare in una stanza dove c'era solo una panca di legno, l'odore era simile a quello di una fogna.
Beatrice arrivò poco dopo.
Quando Leonardo la vide ricevette un pugno allo stomaco: era pallida, smagrita, i capelli arruffati e il vestito sporco.
Sembrava un po' smarrita, ma nei suoi occhi vide ancora la forza che la contraddistingueva.
La abbracciò forte: "Sorellina" mormoró "Come stai?"
Lei gli sorrise, un sorriso debole e si sedette sulla panca: "Ho passato giorni migliori, ma molte guardie sono state miei pazienti, quindi mi trattano in modo gentile...e  le prostitute in cella con me sono simpatiche, mi stanno insegnando cose molto interessanti..." rise sommessamente, poi divenne seria: "Cosa sta succedendo Leo? Avete capito chi mi ha denunciata?"
Leonardo strinse forte le mani della sorella: "È stato Riario."
"Cos...Riario? Ma perché?" Beatrice era confusa. 
"Lo ha fatto per costringermi a lavorare per lui...se lo farò il suo sicario non confermerà l'accusa e la denuncia sarà dimenticata. Ho accettato, non posso sopportare l'idea che tu finisca nelle mano dell'Inquisizione, non lo posso permettere. Mi dispiace Bea, se non avessi accettato di seguire la causa del Turco...ti ho trascinata io in questo inferno..."
Lei lo interruppe, guardandolo negli occhi: "No, non dire così! Non è colpa tua! È stato Riario ad avermi mandata qui, non tu! E sarà lui a pagare per questo!" 
Leo era sollevato dalle parole di Beatrice, ma una parte di lui si sentiva comunque colpevole per quello che le era successo.
"Puoi farmi un favore? Anzi due? Dì a Zoroastro di preparare una bottiglia di sciroppo per le bambine Medici, e di portarlo a Clarice, ormai avranno finito quello che ho portato io...lui sa come fare, glielo ho fatto vedere tante volte. E digli...dì a tutti che mi hai trovata bene d'accordo?"
Dragonetti entrò nella stanza: "Il tempo è scaduto."
Beatrice e Leonardo si alzarono e lui la abbracciò: "Pochi giorni e sarai a casa sorellina. Ah, dimenticavo!" le diede un bacio sulla guancia "Da parte di Zo. Ti prego, non chiedermi di ricambiare!"
Lei rise e abbracciò forte il fratello, poi seguì Dragonetti fuori dalla stanza.
Il capitano la riportò in cella, durante il tragitto scambiò qualche parola con lei.
"Sono molto turbato per questa denuncia Beatrice, non posso dirlo altrove ma...io credo nella Vostra innocenza."
Lei gli sorrise: "Grazie capitano. Tutto si sistemerà." 
Era vero, sarebbe tornata a casa presto, ma temeva che qualcosa di brutto potesse comunque accadere.
Leonardo tornò alla bottega, lì lo aspettavano gli altri, ansiosi di avere notizie.
"Tranquilli tutti! Sta bene!" disse subito alzando le mani in segno di resa "È palliduccia e mangia poco, ma non ha perso la sua forza. Pochi giorni e la riavremo a casa per fortuna. Vi saluta tutti e Zo, vuole che prepari lo sciroppo per la tosse e che lo porti a palazzo."
Zoroastro annuì, seguendo Leonardo nella sua stanza: "Sei sempre dell'idea di non fare niente per ora?" 
"Sì, meglio tenere un profilo basso, dobbiamo far credere a Riario di averci in pugno. Poi, quando si sarà convinto che non intendiamo fregarlo, potremmo agire, sempre con cautela ovviamente." 
Zoroastro andò nel laboratorio di Beatrice a preparare la medicina, lì trovò Verrocchio.
"Sto cercando la pomata che cura le vesciche. A forza di spiegare a quei ragazzini come si incide il marmo ho la mano piena di bolle!" scherzò.
Zo prese una scatolina dallo scaffale: "È questa."
"Oh, grazie. Ti muovi bene in questo laboratorio, Bea continua ad insegnarti?"
"Sì, ormai so preparare diversi medicinali. Mi ha anche spiegato le proprietà di alcune piante...non credo che l'erboristeria sia il mio futuro, ma è interessante." sorrise Zoroastro.
Rimasero un attimo in silenzio, poi Zo disse: "La pagherà. Riario dovrà pagare per questo."
Verrocchio guardò l'amico, comprendeva la sua rabbia.
" So che per Beatrice faresti qualsiasi cosa, ma non devi farti sopraffare dalla voglia di vendetta." Andrea gli si accostò, gli parlò come un padre farebbe con un figlio in difficoltà "Se vogliamo risolvere questa brutta situazione dobbiamo rimanere calmi, la pazienza può essere un'arma molto potente Zoroastro. Rimani lucido e aspetta, procedi un passo alla volta ragazzo mio. E un giorno gli renderemo pan per focaccia, vedrai."

Lucrezia era nella cappella di palazzo Medici. 
Aveva parlato con Riario, gli aveva potuto dire ben poco, e lui era uscito piuttosto seccato dalla mancanza di nuove informazioni.
Attese qualche minuto, si avvicinò alla porta, era socchiusa, fece per aprirla quando sentì le voci di Girolamo e Mercuri, erano lì fuori.
Lucrezia rimase in silenzio, immobile, ad ascoltare.
"Ho scritto al Santo Padre, l'ho informato che ormai Da Vinci lavora per noi."
"Sono sicuro Girolamo che sarà molto soddisfatto, prevedo una nuova promozione per Voi." commentò Lupo.
"Aspettiamo di avere il Libro delle Lamine nelle nostre mani." rispose cauto Riario "Non gioirò finché non lo avremo trovato e portato a Roma."
Lucrezia si portò una mano alla bocca, stupita, scioccata.
Allora era vero, era tutto vero...il Libro delle Lamine...in quel momento capì che ciò che le avevano raccontato era reale e comprese quale fosse  il piano di Riario, ne intuì la gravità.
E realizzò che avrebbe dovuto rischiare il tutto per tutto, doveva dire ogni cosa a Leonardo.


Zoroastro aspettava Clarice in un'anticamera, le aveva portato lo sciroppo per le figlie.
"Perdonate l'attesa." Clarice entrò nella stanza "Mi sono trattenuta con alcune dame di corte. Di solito Vi presentate con Da Vinci per aiutarlo con le sue macchine belliche...cosa Vi porta da me?"
Zo le porse una bottiglia: "Beatrice ha chiesto di farVi avere la medicina per le Vostre bambine..."
Clarice era commossa: "Dolce Beatrice...con quello che sta passando riesce ancora a preoccuparsi prima per gli altri...l'avete vista? Come sta?"
"Leonardo le ha fatto visita con un permesso speciale di Vostro marito...io non la vedo da quando l'hanno portata via...Leo dice che sta bene, l'ha vista fiduciosa nel fatto che tutto si risolverà." Zo lasciava trasparire la sua preoccupazione e la sua angoscia.
Clarice gli sorrise materna: "Tenete molto a lei vero? So che siete amici da tanti anni...e da come lei parla di Voi ho inteso che forse c'è qualcosa di più."
Zoroastro sorrise: "Sì, è così...tengo a lei più che a me stesso madonna Orsini."
"Vi auguro di poterla riavere a casa presto. Ora scusatemi, devo andare. Grazie di avermi portato lo sciroppo." 
Clarice si congedò e Zoroastro si incamminò per uscire dal palazzo.
Mentre percorreva un corridoio si fermò a una finestra, da lì si vedeva molto bene il roseto di Clarice. Lui non ci era mai entrato, di solito accompagnava Leonardo per aiutarlo coi progetti e non avevano tempo per rilassarsi in giardino, ma Bea gli aveva parlato tanto di quei cespugli di rose, di quanto fossero belli. Gli aveva detto che secondo lei le più belle erano quelle piccole e gialle, perché erano luminose ma non sfacciate. Come Beatrice, penso Zo.
"Zoroastro!" la voce di Lorenzo de Medici lo distolse da quei pensieri. Era appena uscito da una camera poco distante e lo raggiunse "Sapete qualcosa di Beatrice? Leonardo doveva andare a trovarla."
"Sì è andato stamattina, lei dice di stare bene, che non dobbiamo preoccuparci."
"È una ragazza forte, e sono sicuro che tutto sarà chiarito." commentò il Medici.
Zoroastro annuì: "È quello che speriamo tutti, siamo convinti che..."
Furono interrotti dal conte Riario, uscito anche lui dalla stessa sala: "Allora Lorenzo aggiorniamo la riunione a quando arriverà il delegato da Pisa..." vide Lorenzo in compagnia di un uomo dall'aspetto moresco, lo aveva già visto da qualche parte "Scusatemi, non volevo interrompervi signori." 
Si avvicinò e si ricordò. Ma certo, quel lestofante che accompagna spesso Da Vinci! 
Lorenzo gli rispose: "Non preoccupatevi conte. Vi ricordate del mio nuovo artista di palazzo e ingegnere Da Vinci, lo avete sicuramente incontrato alla festa. Lui è Zoroastro, il suo assistente. Zoroastro, Vi presento il delegato della Chiesa di Roma, il conte Girolamo Riario."
A Zo quasi venne un colpo: quello era il conte Riario, colui che aveva organizzato la falsa denuncia contro Beatrice! 
Zoroastro dovette trattenere l'impulso di sbatterlo al muro: "Conte." lo salutò a denti stretti.
Girolamo ricambiò il saluto, capì subito che l'uomo conosceva la sua colpa.
"Stavo chiedendo informazioni su una persona a noi molto cara" continuò Lorenzo "Beatrice Da Vinci, credo l'abbiate incontrata quando siete arrivato..."
"Sì, la rammento. Ho sentito le chiacchiere della Vostra servitù, una faccenda incresciosa questa accusa. Immagino sarete scioccati." rispose vago Riario.
Zo avrebbe voluto tirare un pugno contro quella faccia di tolla: "Già ma non preoccupateVi, qualcosa mi dice che l'accusa cadrà e presto Bea tornerà a casa sana e salva."  disse quasi sarcastico "Signori, io devo andare, passate una buona giornata."
Zoroastro si diresse verso l'uscita, stringeva i pugni per il nervoso. 
Anche Lorenzo si congedò, Riario aspettò girasse l'angolo e poi velocemente camminò dietro Zoroastro. 
"Così siete Voi il tombarolo." gli disse a voce alta non appena furono abbastanza lontani di orecchi indiscreti "Siete Voi che avete rubato il cadavere dell'ebreo. È stato Nico a raccontarmelo."
Zo si voltò, si trovava faccia a faccia con l'uomo che in più modi stava insidiando la sua Bea e i suoi migliori amici, se non fosse stato il nipote del Papa lo avrebbe riempito di pugni.
"Se Ve lo ha detto sotto tortura sarà vero..." ironizzò.
"Ho chiesto in giro. Voi e Leonardo siete grandi amici. Siete cresciuti insieme..."
Zo lo interruppe: "Sì, è vero, siamo cresciuti insieme. Io, Leonardo e Beatrice. Posso andare ora?"
Riario sorrise gelido: "Voi sapete del patto che ho stretto con Da Vinci." era un'affermazione più che una domanda.
"Oh è con Voi che ha stretto il patto? Da come ne ha parlato mi sembrava di aver capito che avesse trattato direttamente con Satana! Ma immagino che in fondo sia lo stesso..." disse Zoroastro sarcastico e pungente.
Riario rimase imperturbabile: "Potete ironizzare quanto volete. Vi ho fermato solo per avvisarVi."
"Volete dire minacciarmi."
Girolamo continuò: "So che siete un amico fidato dei Da Vinci, credo che sareste disposto a fare di tutto per loro. Anche a romperVi una gamba in uno strano incidente testando un'invenzione ..." Zo era basito, il conte aveva fatto indagini molto accurate "Vi voglio solo consigliare di non fare stupidaggini. Questo vale per tutti voi. Seguite le regole che ho imposto e tutto andrà bene. Provate a prendervi gioco di me, provate a fregarmi e Vi assicuro che le conseguenze saranno devastanti. Avete visto di cosa sono capace pur di ottenere ciò che voglio."
"Già, siete disposto a scaraventare un angelo all'inferno!" gli disse secco Zoroastro, e non riuscì a trattenere le parole successive "E meno male che volevate prenderVi cura di lei, che avevate così tanto a cuore il destino della sua anima!"
Girolamo spalancò gli occhi per lo stupore.
"Sì, ce lo ha raccontato il Vostro bel discorso sulla purezza e sul fuoco che possederebbe... O qualcosa del genere..."
Riario rispose: "Penso sinceramente quello che ho detto a Beatrice. È una creatura di rara purezza, di rara intelligenza. Conosce le Scritture meglio di un archivista del Vaticano!" rise ripensando al loro primo incontro "Ha una testardaggine alquanto fastidiosa, lo ammetto, ma  non cancella le sue altre qualità. Credo davvero che la sua anima sia una gemma da proteggere."
Zoroastro si innervosì : "E come potete solo pensare che spetti a Voi farlo? Pensate davvero che sia compito Vostro prendersi cura di lei? No perché se è così non avete iniziato nel migliore dei modi, avete un modo contorto di dimostrarle la Vostra stima!" Zoroastro quasi gli rise in faccia. Poi tornò a guardarlo severamente: "Voi mi avete dato un avvertimento Riario, ora è il mio turno: pregate che il Vostro intrigo non porti a Beatrice più male di quanto non le abbia già fatto, perché se dovesse succedere io Ve lo restituirò dieci volte tanto."
Riario serrò la bocca per la furia, poi a denti stretti rispose: "Rivolgersi a me in questo modo è pericoloso. Ricordate che ho il coltello dalla parte del manico, e la lama è proprio sulla gola della Vostra amica Beatrice."
Zoroastro commentò: "Sì, decisamente un modo contorto il Vostro..."
"Silenzio!" gli urlò il conte "Fate quello che ho stabilito e andrà tutto bene. E se possibile evitate di tediarmi ancora con la Vostra presenza molesta. ORA potete andare."
Zoroastro scosse la testa e si girò per andarsene, Riario restò immobile, ancora furioso guardandolo mentre si allontanava.
Quando fu alla porta Zo si voltò, lo guardò negli occhi e gli disse: "Solo un'ultima cosa conte Riario, è una precisazione, non una minaccia: non provate nemmeno a pensare che Beatrice sia una donna a Vostra disposizione." 
E uscì in strada, lasciando Girolamo arrabbiato e solo.







  
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