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Autore: luceterea    17/11/2013    4 recensioni
Non era uno sciocco: sapeva molto bene che la donna in questione, che ora aveva preso a fissarlo attentamente con i suoi sottili occhi furbi, era nella maggior parte dei casi accompagnata dai guai più sconsigliabili. Quindi abbandonò subito l'ipotesi che quella potesse essere una mera visita di piacere. Che cosa poteva volere da lui quella donna?
Genere: Drammatico, Erotico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Contessa di Polignac, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Generale Jarjayes, vi ringrazio di aver accettato di incontrarmi"
"Dovere, contessa, dovere" rispose burbero Augustin Ranier de Jarjayes, mordicchiando assorto il manico della sua pipa.
Rovistò per qualche attimo nella tasca del suo farsetto, probabilmente alla ricerca di un fiammifero, non distogliendo nemmeno per un momento lo sguardo dalla figura che stava comodamente adagiata sul suo divano imbottito, intenta a lisciarsi le pieghe del ricco abito celeste che indossava.
Un abito decisamente non adatto al clima pungente che stava cominciando a farsi largo nelle opache settimane di fine ottobre.
Che diavolo, si sarebbe presa un malanno e la regina avrebbe senza batter ciglio sborsato un capitale per pagarle dottori, medicine, abiti più caldi e magari una villa in Normandia, con la giustificazione che l'aria salmastra favorisce qualunque tipo di guarigione.
Augustin Ranier de Jarjayes, nel contempo, stava riflettendo sul possibile motivo che avesse spinto la suddetta persona a presentarsi a casa sua a quell'ora tarda.
Per Giove, sono le dieci di sera passate! parve pensare il generale, ringraziando allo stesso tempo che sua moglie si era già ritirata nelle sue stanze, sfinita dalla giornata passata a comandare un esercito di giovani cameriere, dirigendole nell'importante compito di riordinare il guardaroba reale, preparare il sontuoso bagno per sua Maestà la regina, mettere in ordine i giocattoli del Delfino e di sua sorella (e un'altra enorme quantità di mansioni che ella gli aveva stancamente elencato durante la cena). E ringraziava anche che Oscar e Andrè, a causa dell'ennesimo ballo dato da Maria Antonietta, fossero già partiti alla volta di Versailles. E che la governante stesse mettendo in ordine le stoviglie nelle cucine. Insomma, l'austero generale Jarjayes era ben felice di poter affermare di essere praticamente solo in quel momento così insolito, in cui la contessa Yolande de Polignac si era presentata alla sua porta. Non era uno sciocco: sapeva molto bene che la donna in questione, che ora aveva preso a fissarlo attentamente con i suoi sottili occhi furbi,  era nella maggior parte dei casi accompagnata dai guai più sconsigliabili. Quindi abbandonò subito l'ipotesi che quella potesse essere una mera visita di piacere. Che cosa poteva volere da lui quella donna?
Dunque non si poteva biasimare il generale, che era piuttosto preoccupato in quanto quella apparizione, che già si sarebbe potuta fraintendere, aveva tutta l'aria di non portare nulla di buono.
Trovato, finalmente, un fiammifero il generale si accese la pipa.
E, altrettanto finalmente, dopo aver tirato due lunghe boccate, si decise a chiedere nel modo più cortese e meno nervoso possibile:
"Che cosa posso fare per voi, contessa? Gradite un bicchiere di..."
"Vi ringrazio generale, ma mi tratterrò soltanto pochi minuti. Non scomodatevi a stappare quella che di certo sarebbe una delle più squisite bottiglie di vino della vostra tenuta di Arras" lo interruppe subito la contessa, sorridendo amabile.
A quel sorriso, il generale si sentì sudare al di sotto della parrucca.
Si tratterrà per poco, dunque. E allora perchè venire a quest'ora? Non sarebbe stato più semplice chiedermi di scambiare due parole una volta che ci fossimo incontrati a Versailles?
"Suppongo che vi stiate interrogando sul motivo della mia inaspettata visita, generale" continuò, soave, la Polignac, quasi gli avesse letto nel pensiero.
"Supponete bene contessa" rispose Jarjayes, aspirando altre due boccate di fumo.
"Non disperate, non ho intenzione di tenervi sulle spine"
La contessa si alzò dal divano e si avvicinò con fare distratto alla finestra. Lanciò un'occhiata al cortile di Palazzo Jarjayes, come ispezionandolo, e anche al di là dello spesso cancello di ferro, quasi volesse assicurarsi che non ci fosse nessuno in giro.
"Desideravo proporvi..un affare, generale Jarjayes" disse, infine.
Il generale, che si era aspettato per tutti quegli interminabili minuti il colpo che avrebbe sferrato la contessa, deglutì.
"E..che genere di affare?" tossicchiò poi, cercando di sembrare il più disinvolto possibile.
"Beh" cominciò la contessa, sempre guardando fuori dalla finestra "diciamo che vi sto per offrire la soluzione al vostro più grande problema".
"Temo di non seguirvi, contessa" disse il generale, alzando un po' il tono della voce, infastidito dal fatto che la Polignac non solo facesse così tanto la misteriosa, ma che addirittura non lo guardasse negli occhi, lui, il padrone della casa in cui si era così prepotentemente introdotta a quell'ora disdicevole.
"Se non mi sbaglio, generale, quello che manca alla vostra famiglia è un erede che perpetui il nome della vostra casata, che ricopra con valore la carica che ora è la vostra, generale"
"Temo di dovervi contraddire, contessa di Polignac. Come di certo saprete, io ho già un figlio che..."
"Oh andiamo generale Jarjayes" lo interruppe bruscamente la contessa, girandosi di scatto verso di lui, con un fare talmente irritato che il generale, involontariamente, fece un passo indietro "Voi non potete mandare avanti ancora per molto questa vostra farsa! Non potete non aver preso in considerazione il fatto che vostro figlio Oscar, come vi ostinate a dire, è in realtà una donna. E una donna, come ben sapete non può perpetuare il nome della vostra famiglia. Cosa accadrebbe se, Dio non voglia, la vostra Oscar dovesse rimanere uccisa in uno scontro? A quanto ne so nessuna delle vostre figlie vi ha donato un nipote maschio. Vorreste forse privarvi della gioia di poter stringere tra le braccia un nipotino che possa essere la realizzazione del vostro sogno, tutto quello che vostra moglie non è stata in grado di darvi, tutto quello che Oscar, non per sua volontà, ma per sua natura, non ha potuto essere?"
Il generale, a quel torrente di parole che lo investì in pieno, si sedette sul divano, la pipa ormai abbandonata tra le sue labbra che sembrava sul punto di cadere da un momento all'altro. Era completamente spiazzato. Come poteva quella donna conoscere così bene i suoi pensieri? Come poteva sapere di quel tormento che non lo lasciava dormire la notte, che non gli permetteva di essere completamente felice, che non gli permetteva di amare Oscar fino in fondo...?
"E voi avreste la soluzione a tutto questo, contessa?" ribattè il generale, con una voce che lui stesso si stupì essere uscita dalla propria gola.
La contessa di Polignac abbandonò la finestra e si avvicinò al tavolino in mogano sopra cui troneggiavano due bicchieri di cristallo e la bottiglia di vino che il generale aveva appena fatto in tempo a poggiarvi sopra, prima di essere interrotto dalla donna. Stappò quella stessa bottiglia di vino che aveva gentilmente rifiutato pochi minuti prima e versò il contenuto sanguineo nei due calici.
"Generale, io sono solo la prima persona che è venuta a proporvi questa soluzione. Non abbiate dubbi che tra qualche mese si sarebbero sicuramente presentate decine di persone al vostro cospetto come lo sono io ora per proporvi la stessa, identica cosa" disse, porgendogli un bicchiere.
Aspettò che il generale ne bevesse una lunga sorsata.
"Io vi sto proponendo l'unione delle nostre due famiglie, generale. Quali altre sarebbero più appropriate? I de Jarjayes e i Polignac, due delle più grandi casate di Versailles. Mio figlio Julien è tornato pochi giorni fa dall'America. Ha la stessa età di Oscar, ha la sua stessa indole..sarebbero una coppia perfetta".
La Polignac non attese la replica del generale. Si alzò e indossò la sua pelliccia.
"Non dovete rispondermi ora. Pensateci, la notte porta consiglio. Quando ci avrete riflettuto bene, solo allora, comunicatemi la vostra decisione".
Uscì, sbattendo la porta, lasciando il generale solo con l'eco delle sue parole.
  
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