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Autore: Soul of Paper    17/11/2013    7 recensioni
Il mio finale della quinta serie. Cosa sarebbe successo se dopo aver ricevuto quella telefonata notturna a casa di Madame Mille Lire nella quinta puntata ed essersi seduti su quel divano, le cose fossero andate diversamente? Cosa sarebbe successo se Gaetano non avesse permesso a Camilla di "fuggire" di nuovo? Da lì in poi la storia si sviluppa prendendo anche spunto da eventi delle ultime due puntate, ma deviando in maniera sempre più netta, per arrivare al finale che tutte noi avremmo voluto vedere...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell’autrice: innanzitutto vi ringrazio per aver seguito la mia storia fin qui e per la pazienza dimostrata verso il mio stile di scrittura che so essere parecchio prolisso ;). Come sempre ogni parere anche negativo è utile a migliorarmi e a capire quali sono i miei difetti e i miei errori nello scrivere, quindi ditemi pure liberamente quello che pensate che le critiche costruttive assolutamente non mi offendono, anzi. Detto questo, vi lascio a questo capitolo in cui i nostri “eroi” finalmente, dopo tanta attesa… ehm… ;). Spero vi piaccia e non deluda le vostre aspettative, né le aspettative dei nostri poveri protagonisti che tanto hanno dovuto penare per arrivare fin qui :D. Premetto che non scrivo spesso questo tipo di scene, quindi… lascio a voi giudicare ;)


 
Capitolo 11: “Amore e Psiche”





Disclaimer: questi personaggi non mi appartengono ma sono di proprietà dei rispettivi proprietari/detentori di copyright. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro



 
Dopo l’incontro pomeridiano con Sabrina, con tanto di immancabili battutine sulla sua relazione con “il poliziotto fighissimo”, che l’avevano di molto rassicurata sul fatto che, per ora, non le fosse successo niente di troppo grave durante la latitanza, se aveva ancora tempo e voglia di pensare al gossip, era tornata finalmente a casa. Gaetano aveva riposato anche il pomeriggio, come promesso, ed era perfino riuscita a convincerlo a convocare l’ex commessa dei Migliasso (a cui era arrivata grazie a Sabrina) a casa sua per un rapido “colloquio”, invece che recarsi in questura.
 
Tommy invece, ancora malaticcio, era stato a letto o sul divano per tutto il pomeriggio, giocando con la sua console portatile o guardando la tv.
 
Avevano poi cenato insieme, dando fondo alle abbondanti provviste di Torre e della Lucianona e visto il dvd di Rapunzel, su grande insistenza di Tommy, che per qualche motivo adorava questo film. Il bimbo si era piazzato in mezzo a loro sul divano, godendosi un po’ di abbracci e coccole oltre alla pellicola, mentre i due adulti si sussurravano commenti all’orecchio per spezzare la monotonia.
 
Gaetano si era guadagnato una lieve gomitata nel fianco quando aveva osato dirle che era un peccato che Livietta non fosse lì con loro, perché almeno avrebbe potuto constatare che Camilla, paragonata a Gothel, non era poi così male come madre.
 
Quello che Camilla aveva invece tenuto per sé, con una punta di tristezza, era che lei di Gothel nella sua carriera di insegnante ne aveva conosciute tante: madri che si mettevano in competizione con le figlie, che le soffocavano e le mortificavano pur di risplendere più di loro, pur di non accettare il tempo che passa, invidiose di quella giovinezza e freschezza che avevano ormai perduto. Per non parlare delle colleghe Gothel, su cui avrebbe potuto scrivere un libro.
 
Prima che le scene finali scorressero sullo schermo, Tommy dormiva già placidamente, disteso sulle loro gambe, con la testa appoggiata sul grembo di Camilla. Nonostante avesse riposato per gran parte della giornata, evidentemente non era ancora guarito del tutto e gli effetti si vedevano.
 
Dopo un po’ di esitazione, quando il bambino aveva cominciato a muoversi di più nel sonno, Gaetano, ancora con il groppo in gola di fronte a quel quadretto familiare, sapendo che Camilla faticava a sollevarlo quando era “a peso morto”, aveva preso Tommy in braccio meglio che poteva, facendo attenzione a non sforzare il collo e l’aveva depositato sull’altro divano, dove era subito stato raggiunto da Potty.
 
“Sono belli eh…” commenta Camilla con un sorriso, sorseggiando un vermouth accoccolata tra le braccia di Gaetano, osservando lo spettacolo meraviglioso e commovente del bimbo che dorme e del cane che veglia su di lui, come a proteggerlo.
 
“E il guaio è che non saprei più rinunciarci… Tommy è la cosa più bella che ho, a parte te,” le sussurra all’orecchio, facendola rabbrividire e bere un altro sorso di vermouth, per inumidire la gola che si è fatta improvvisamente secca.
 
“Non era mica scontato sai?” mormora infine con un sorriso, voltandosi leggermente per guardarlo negli occhi.
 
“Chi l’avrebbe mai detto? Mio figlio che dorme insieme a Potty sul divano di casa tua e noi due che li guardiamo, nel cuore della notte, bevendoci il nostro vermouth, come una vera famiglia,” commenta l’uomo con voce roca, che sembra quasi incrinarsi per l’emozione.
 
Lei ricambia stringendosi di più nel suo abbraccio e accarezzandogli il viso: non servono parole e soprattutto non basterebbero per descrivere la grandezza, la profondità di quello che provano, la gratitudine mista a meraviglia per il miracolo che sentono di stare vivendo.
 
“Beh, c’è voluto solo quasi un decennio,“ commenta Camilla con tono leggero, per alleviare la tensione e la commozione che aleggia nell’aria.
 
“Un matrimonio e una separazione,” ribatte Gaetano, non perdendo un colpo, come sempre più che felice di intrattenersi in questi affettuosi duelli verbali con Camilla.
 
“Due separazioni, anzi forse tre, considerando la riconciliazione tra me e Renzo,” puntualizza lei, stupendosi di riuscire a scherzare con leggerezza su quelli che sono stati i grandi fallimenti della sua vita.
 
“Una mezza dozzina di trasferimenti in tutto,” aggiunge lui, facendo mentalmente il conto di tutti i cambi di città suoi e di Camilla.
 
“Dozzine e dozzine di ‘fidanzate’,” replica lei, con una punta di sarcasmo nella voce.
 
“Un ‘produttore di vini molto affascinante’,” ribatte Gaetano, non provando nemmeno a nascondere la gelosia che si impossessa di lui ogni volta che ripensa a Camilla e a “quello lì”.
 
“Un cortocircuito,” interviene Camilla con un sorriso, in fondo in fondo soddisfatta di aver colpito nel segno con quel racconto di lei e Marco sulla spiaggia, ma non volendo che i pensieri di Gaetano scivolino in territori poco piacevoli, rovinando l’atmosfera e la serata.
 
“E un principio di incendio,” conclude lui, ricambiando il sorriso.
 
“E un ‘trauma cervicale del terzo grado’, che non mi scorderò mai più fin che vivo,” aggiunge lei ridendo, ripensando a tutte le interruzioni inopportune causate da quell’infortunio e dal relativo collare.
 
“Ah, nemmeno io, puoi scommetterci,” concorda lui, togliendosi il collare in maniera quasi istintiva e constatando con soddisfazione che il collo è decisamente migliorato.
 
“Ma ce l’abbiamo fatta, Gaetano, in qualche modo ci siamo arrivati, no?”
 
“Già, Camilla, ce l’abbiamo fatta, anche se lo so che è solo una sistemazione temporanea,” sussurra lui, guardandola fisso negli occhi con un misto di felicità, amore e malinconia che la fa sciogliere come neve al sole.
 
Anche lei si sta abituando in fretta, troppo in fretta, a questa convivenza tra loro. Condividere gli spazi, la quotidianità, la vita, le abitudini con un’altra persona di solito è complicato e richiede un periodo di adattamento, richiede dei compromessi. Invece da quando si è ritrovata Gaetano e Tommy in casa è successo tutto in maniera così naturale, così spontanea, che a volte le sembra impossibile che siano passati solo pochi giorni. Non sa se sia per via dei lunghi anni di conoscenza, o per l’intesa e la complicità che c’è sempre stata tra di loro, e che è cresciuta nel corso del tempo, ma per certi versi le sembra di vivere con loro da sempre, di sapere già “come si fa”.
 
Sente di essere davvero tornata a casa dopo anni, forse da ben prima di Barcellona: la sua casa è sempre stata il luogo dove c’era anche Livietta, ma non era più La Casa, quella vera, quella definitiva, quella dove aveva veramente voglia di tornare e rifugiarsi.
 
E si rende conto in un momento di lucidità e di rivelazione che la scuote fin nel profondo dell’anima, che forse nell’ultimo anno la sua vera casa è stata nell’appartamento di Gaetano, più che tra queste mura con Renzo. Che era lì che correva quasi ogni giorno, appena poteva, con ogni scusa, che era da lui che si faceva proteggere, consigliare e consolare, che era lì che si sentiva davvero in pace. Come aveva potuto ingannarsi, mentire a se stessa per così tanto tempo?
 
“Per ora,” risponde in un sussurro, prima di poter trattenere le parole, stringendogli la mano. E capisce immediatamente dallo sguardo di Gaetano, stupito ma felice, che la prospettiva che un giorno tutto questo diventi definitivo non spaventa nemmeno lui, anzi.
 
“Per ora,” conferma l’uomo ricambiando la stretta con forza, per poi attirarla a sé in un nuovo abbraccio.
 
“Gaetano, lo sai che a volte non capisco come tu non mi abbia mandata a quel paese, giustamente, dopo che ti ho costretto a fare questo ‘gioco dell’oca’, dopo che ti ho fatto aspettare tanto, dopo che-“
 
“Camilla, lo sai che tu e Livietta siete molto ma molto più simili di quello che credi?”
 
“Che c’entra Livietta?” chiede lei sorpresa, sollevando la testa dal petto di Gaetano per guardarlo negli occhi.
 
“C’entra che mi ha fatto la stessa domanda indiretta che mi stai facendo tu, e proprio poche ore fa.”
 
“Davvero?”
 
“Davvero. E Camilla, anche se l’attesa non è stata facile, né piacevole, e anche se ammetto che in un paio di occasioni sono stato molto tentato di mandartici a quel paese, alla fine non potrei mai e non solo perché ti amo, ma perché, a parte il traguardo, in fondo anche il viaggio non è stato poi così male, o almeno qualche tappa del viaggio. Magari è stato meglio così, magari avevamo tutti e due bisogno di arrivare ad un punto in cui eravamo pronti per questo, davvero pronti. E se le cose fossero andate diversamente non sarebbe nato Tommy, no?”
 
“Già, hai ragione,” ribatte lei accarezzandogli una guancia, “ma come mi è diventato saggio, vicequestore.”
 
“E soprattutto, per quanto mi riguarda, già solo la giornata di oggi mi sta ripagando completamente di tutto quanto, con gli interessi e ne è valsa assolutamente la pena di aspettare, se la ricompensa è vivere tutto questo con te.”
 
“La giornata di oggi? Ti accontenti di poco, Gaetano,” lo punzecchia lei con un sorriso, “se ti bastano un pranzo e una cena, peraltro offerti dai tuoi colleghi, un film in dvd che nemmeno ti piace e un vermouth sul divano di casa mia, pure di marca pure un po’ scadente, rispetto a quello del bar.”
 
“La compagnia sarebbe già sufficiente, lo sai, e poi devo aggiungere che tecnicamente sono le ventitré e la giornata non è ancora finita, Camilla,” ribatte lui con un tono di voce che si fa mano a mano più profondo, fulminandola con lo sguardo.
 
“E che cosa potrebbe mai succedere in quest’ora che resta prima che oggi diventi domani?” chiede Camilla, maliziosa, stringendosi ancora di più nel suo abbraccio, fino a che sono praticamente guancia a guancia.
 
“Mmm, non lo so, che ne dici se ti do qualche indizio, professoressa?” le sussurra all’orecchio.
 
Senza attendere risposta, le morde delicatamente il lobo, sentendola tremare tra le sua braccia, per poi scendere, in una scia infuocata di baci, fino alla base del collo, da cui risale, arrivando a percorrerle la mandibola con le labbra, avvicinandosi in modo lento e inesorabile alla bocca di lei.
 
La reazione di Camilla è immediata ed inequivocabile, e a Gaetano sembra di impazzire: scossa da fremiti, porge il collo ai suoi baci e si lascia andare completamente tra le sue braccia.
 
Camilla, dal lato suo, ha smesso completamente di ragionare: ogni pensiero razionale e coerente è sparito completamente dalla sua mente, il mondo si è ridotto alle labbra di Gaetano sulla sua pelle e alle sue mani sul suo corpo, che si fanno sempre più audaci, esplorando i territori nascosti sotto la maglietta.
 
Le loro labbra si sfiorano, si accarezzano e si lambiscono in una danza che è un preludio a molto, molto di più.
 
“Woof!”
 
Il suono improvviso li fa sobbalzare. Si guardano, increduli per l’ennesima interruzione, per poi appoggiare la fronte contro quella dell’altro.
 
“Papà, ho sonno,” mormora Tommy, che sembra ancora nel dormiveglia.
 
“Forse è meglio che lo metta a letto,” ammette Gaetano in un sussurro, guardandola con occhi talmente carichi di desiderio da farle sentire una scossa elettrica, per poi aggiungere, con tono improvvisamente incerto, “e dopo…”
 
“Ti aspetto in camera mia,” gli sussurra Camilla di rimando nell’orecchio, sentendolo tremare a sua volta, “e non t’azzardare a darmi buca, o non rispondo delle mie azioni.”
 
“Non ci penso nemmeno: hai idea di quanto ti desidero? Di quanto ho bisogno di te?” replica lui, trattenendosi a fatica dalla tentazione di baciarla di nuovo, sapendo che a quel punto non riuscirebbe più a fermarsi.
 
“Mai quanto ti voglio io,” ribatte lei, sciogliendosi a forza da quell’abbraccio che ormai è una tortura.
 
Si alza, dà un lieve bacio a Tommy sulla fronte e si avvia in camera da letto lanciando un’ultima, eloquente occhiata a Gaetano, non prima di accarezzare Potty sulla testa e dirgli: “tu sì che sei saggio”. Se non li avesse interrotti, nello stato mentale in cui si trovavano, il povero bimbo avrebbe rischiato di dormirci tutta la notte su quel divano.
 
I minuti successivi a Camilla sembrano i più lunghi e interminabili di tutta la sua vita: dopo aver passato in rassegna rapidamente la camera da letto e aver verificato che è in ordine e priva ormai di qualsiasi traccia visibile di Renzo, anche se la maggior parte delle sue cose era ancora ritirata negli armadi in attesa del suo ritorno e di un trasloco più definitivo, rimane il dilemma del cosa indossare.
 
Accantona l’idea di cambiarsi con la camicia da notte: sarebbe assurdo indossarla per poi toglierla subito dopo… o almeno spera. E non è mai stata tipo da completini sexy, del resto con Renzo quella fase era già superata da un pezzo. In quanto a Gaetano, con tutte le “supermodelle” che aveva avuto, temeva di sfigurare al loro confronto, di sembrare ridicola e fuori luogo. E poi che senso aveva fingere di essere diversa da quella che era? Lui la conosceva, la conosceva davvero e, anche se faticava ancora a capire il perché, a lui evidentemente lei piaceva così com’era, nonostante tutte le imperfezioni, i difetti e gli anni che passano.
 
Decide quindi di rimanere esattamente com’è, ed è a quel punto che inizia la vera tortura, l’attesa snervante, mentre un’ansia sottile la invade pian piano. Cammina nella stanza e poi si siede sul letto, poi si alza e torna a camminare.

Si è appena seduta, per l’ennesima volta, quando sente un rumore inconfondibile di passi e… bussare alla porta?
 
“Sì?” chiede stupita.
 
“Camilla, posso entrare?” risponde la voce di Gaetano in un sussurro e suona improvvisamente… esitante?
 
“Certo, entra,” replica, sempre più sorpresa, osservando la porta che si apre e l’uomo che entra a occhi bassi, per poi sollevarli verso di lei e osservarla in una maniera strana, quasi timida, come se avesse… timore?
 
“Ma perché hai bussato, scusa?” chiede lei con un sorriso, cercando di alleggerire l’atmosfera con l’umorismo, “chi pensavi ci fosse qui? Uno dei miei tanti ammiratori?”
 
“Molto spiritosa, professoressa, molto spiritosa,” ribatte lui, ricambiando il sorriso con un tono di voce finalmente più normale anche se velato da una punta di gelosia.
 
Camilla picchietta lievemente con la mano la zona del letto affianco a quella dove è seduta e Gaetano, dopo aver chiuso la porta a chiave – una saggia precauzione per cui Camilla gli è molto grata – accoglie il silenzioso invito e si siede accanto a lei.
 
Passano così un paio di secondi, a guardarsi negli occhi senza parlare, quasi incerti su come fare la prima mossa.
 
Improvvisamente si muovono entrambi, nello stesso istante, finendo per scontrarsi “di naso”: indietreggiano un attimo col capo, si guardano e scoppiano a ridere.
 
“Mi sembra di essere tornato ragazzino,” commenta Gaetano, passandosi una mano tra i capelli, imbarazzato dal suo stesso comportamento: proprio lui, che ha sempre avuto fama di grande “latin lover” e che ora si sente insicuro come un teenager alle prime esperienze.
 
“Non dirlo a me…” mormora Camilla con un sorriso: tra il cuore in gola, le mani sudate e il battito a mille la regressione adolescenziale è ormai completa.
 
“È che…” comincia lui, ma le parole gli muoiono nella bocca, che si è fatta improvvisamente secca.
 
“Lo so…” lo rassicura lei, facendosi infine coraggio e posandogli una mano su una guancia, per accarezzargli il viso.
 
È che quando ci si ferma a pensare, quando non ci si lascia trasportare da quel desiderio fortissimo che entrambi provano, ci si rende conto che dieci anni di aspettative, di attesa, di fantasie sono difficili, difficilissime da soddisfare. E si ha paura: paura di non essere all’altezza, paura di deludere, paura di cosa questo momento rappresenta, di quanto c’è in gioco, di quanto entrambi hanno messo sul piatto della bilancia.
 
Ed è a quel punto che Camilla decide che è stanca, stufa di trip mentali, di complicare quella che è in fondo una cosa semplice, naturale e meravigliosa. Che è stanca di temere la profondità dei suoi sentimenti per quest’uomo, che non vuole mai più fuggire da ciò che sente, da ciò che desidera. Che non vuole mai più negarsi la felicità per paura di soffrire. Che è ora di spegnere il cervello e lasciar spazio al cuore.
 
Solleva anche l’altra mano, fino ad incorniciargli il viso, lascia poi scivolare le dita tra i capelli dell’uomo, in un lieve massaggio che provoca un’immediata reazione. È come se un fuoco si accendesse in quegli occhi azzurri, che brillano con una luce diversa, quasi inquietante nella sua intensità.
 
In un battito di ciglia, Camilla annulla le distanze, unendo il respiro affannoso di Gaetano con il suo.
 
Uno, due, tre baci delicati, un lieve sfiorarsi di labbra: la quiete prima della tempesta.
 
In pochi istanti, l’aria nella stanza muta radicalmente: l’esitazione si trasforma in impeto, la timidezza svanisce, travolta da una passione ormai incontenibile e quasi disperata.
 
Senza sapere come, Camilla si trova seduta a cavalcioni sul grembo di Gaetano, le bocche unite in un bacio che è quasi un duello, i loro corpi che si muovono l’uno contro l’altro guidati dall’istinto, in una danza intima, proibita e primitiva. Sentire il desiderio del suo uomo, sentire quanto lui davvero ha bisogno di lei, è come una scarica elettrica che la attraversa da parte a parte, lasciandola senza fiato.
 
I vestiti si sono ormai fatti opprimenti e devono sparire: ora. Ad uno ad uno piovono sul pavimento, in una specie di composizione astratta. Rimane solo l’intimo come unica barriera tra di loro e Gaetano si avventa sulla chiusura del reggiseno che però oppone una strenua resistenza.
 
“Strappalo,” lo esorta Camilla, con una voce che nemmeno lei riesce a riconoscere, avendo ormai perso ogni freno inibitore, ogni traccia di pudore.
 
Quell’unica parola ha un impatto devastante su Gaetano, che deve far leva su tutto il poco self-control che gli è rimasto per contenere quel desiderio che minaccia di esplodere troppo presto. Con uno sforzo sovrumano, solleva gli occhi e la guarda, guarda quella donna che da anni gli brucia dentro, fin nel profondo dell’anima: le labbra turgide dopo l’assalto dei suoi baci, i capelli indomabili, le pupille dilatate, lo sguardo quasi ferale. È una dea, un’amazzone e non è mai stata così bella, non è mai stata così sua.
 
Senza più esitazioni, Gaetano lacera quel pezzo di stoffa e lo lancia lontano, seguito poco dopo dagli ultimi indumenti rimasti. Sono pelle a pelle, labbra contro labbra, senza filtri, senza freni e la frizione, l’attrito è inferno e paradiso insieme: nessun sogno, nessuna fantasia è minimamente paragonabile alla realtà.
 
Entrambi sono ormai in preda a un delirio, a una specie di Folie à deux erotica. Camilla cade distesa sul letto, sotto il corpo forte e solido del suo Gaetano, braccia e gambe intrecciate, mani che esplorano, bocche che assaporano il frutto tanto a lungo proibito.
 
In un unico, lunghissimo istante si guardano negli occhi e diventano finalmente davvero una cosa sola ed è la sensazione più potente, devastante e totalizzante che abbiano mai provato. Non esiste più nulla all’infuori dell’altro e di quel fuoco che li incendia, che li consuma, che cercano disperatamente di alimentare e di estinguere insieme in un corsa forsennata, a briglia sciolta.
 
I polmoni bruciano, la vista si annebbia, i muscoli protestano ma il desiderio, la necessità, l’urgenza è più forte di tutto, in un ritmo che cresce, sale, colpo su colpo, implacabile, fino a che i gemiti diventano gridi, fino a diventare insostenibile, fino all’inevitabile esplosione finale, che li travolge come un maelstrom, trascinandoli fin negli abissi più profondi per poi sollevarli oltre le vette più alte dell’estasi.
 
 


 
Blackout.


 
 
 
Per secondi, minuti che paiono eterni sono solo respiro e battito.
 
Poi la luce comincia a filtrare oltre la coltre spessa di tenebre, mentre le terminazioni nervose e il cervello si riattivano e cercano di riprendersi da quell’overdose di sensazioni, di emozioni, troppo forti per essere descritte o anche solo comprese.
 
Occhi color nocciola incontrano occhi azzurri: i corpi ancora intrecciati, uniti, i respiri ancora affannosi, i battiti accelerati, compressi contro il petto dell’altro.
 
In un istante, un lampo di consapevolezza attraversa le iridi di Gaetano e Camilla lo sente flettere i muscoli, ritrarsi, ma istintivamente lo trattiene con le braccia e con le gambe, impedendogli qualsiasi movimento.
 
“Camilla…” un sussurro con voce ancora rauca, la preoccupazione mista a imbarazzo che si fa largo sul volto, “scusami, io…”
 
“Shhh…” lo zittisce lei decisa, posando le labbra sulle sue in un bacio leggero, sentendo la tensione svanire dai muscoli dell’uomo, per poi aggiungere con un sorriso, “ti garantisco che non hai nulla, ma proprio nulla di cui scusarti, anzi.”
 
“Stai bene?” chiede con ancora una traccia di apprensione nella voce, accarezzandole una guancia.
 
“Mai stata meglio,” ammette lei, abbracciandolo più forte ancora e percorrendo con le mani i contorni delle scapole e della spina dorsale.
 
“È che…” cerca di spiegare Gaetano, ma la frase gli muore nuovamente in gola e lascia quindi che gli occhi parlino per lui.
 
“Lo so, credimi che lo so, perché anche per me è stato lo stesso,” lo rassicura di nuovo lei, accarezzandogli i capelli, “e poi… dieci anni di preliminari possono bastare, che ne dici?”
 
E si scoprono di nuovo a ridere insieme, ebbri di felicità e spensierati come non capitava da tanto, troppo tempo. Ben presto la bocca di Gaetano è di nuovo sulla sua, in un bacio dolce, delicato, una dichiarazione d’amore a fior di labbra, in cui Camilla ritrova il suo Gaetano di sempre: il gentiluomo sotto la maschere di playboy che l’ha attesa, amata e rispettata per tutto questo tempo. Che in ogni approccio, in ogni avance, le ha sempre lasciato il tempo necessario per decidere ed una via d’uscita aperta.
 
“E comunque no, non bastano,” le sussurra tra un bacio e l’altro, “non saranno mai abbastanza.”
 
Le labbra e le mani dell’uomo ricominciano a muoversi, a toccarla ad esplorarla, ma questa volta con lentezza, con cura, con totale dedizione e devozione.
 
Camilla non è certo alle prime esperienze, eppure sente di stare scoprendo per la prima volta cosa significhi davvero fare l’amore con una persona, o meglio, avere un partner che fa l’amore con te. Gaetano sembra rendere omaggio a ogni singolo centimetro del suo corpo, sembra volerla mappare, memorizzare, e Camilla si sente amata, desiderata e quasi venerata come mai prima d’ora.
 
Prova a ricambiare, a donare a quell’uomo che ama alla follia almeno parte dell’incredibile piacere che le sta facendo provare, ma lui la blocca, trattenendola per i polsi. Guardandola negli occhi le sussurra: “è per te.
 
E Camilla capisce, capisce che ciò di cui Gaetano ha bisogno in questo momento, ciò che le sta chiedendo è di lasciarsi amare, di permettergli finalmente di amarla. Gli occhi le si fanno improvvisamente lucidi, mentre sente un cocktail micidiale di emozioni comprimerle il petto. Non può e non vuole negargli più nulla e la resa è incondizionata, totale: la docilità non fa parte del suo carattere, ma con lui è tutto diverso e non ha più paura di mostrargli il lato più fragile di sé, di mettere il suo corpo e la sua anima nelle sue mani. Perché è sicura che non potrebbero essere in mani migliori.
 
Le lacrime di entrambi si mescolano e cadono come pioggia sulla pelle, mentre le mani e la bocca esperte di Gaetano la conducono a un passo dall’estasi, senza però lasciarla ancora “cadere”. Ogni singolo centimetro della sua pelle è in fiamme, scopre terminazioni nervose che non ha mai saputo di possedere e il suo corpo grida, esige di riunirsi di nuovo con la parte mancante di sé, con l’unica persona al mondo che davvero la completa.
 
“Gaetano, ti prego,” un sussulto, un’invocazione, una preghiera, che si trasforma in un grido quasi disperato quando lui la fa nuovamente sua.
 
“Dio, quanto ti amo,” le sussurra all’orecchio, muovendosi dentro di lei e con lei e baciandola nuovamente come se non ci fosse un domani, come se da questo dipendesse la sua stessa vita.
 
“Ti amo anche io… ti amo anche io,” riesce a confessare Camilla tra i baci e i gemiti, ma ben presto perde di nuovo l’uso della parola e della ragione.
 
Lasciano che siano i loro corpi, i loro gesti a parlare per loro, svelandosi a vicenda, mettendosi davvero a nudo: cuore, corpo e anima.
 
È una nuova prima volta, la vera prima volta, e quando raggiungono nuovamente insieme il nirvana, diventando ancora una sola carne e un solo fiato, esausti, sfiniti ma appagati e completi come mai prima, capiscono che davvero nulla sarà mai più come prima, che da qui non si torna indietro.
 
E quasi dieci anni d’attesa sembrano improvvisamente poca cosa, se paragonati all’infinito.
   
 
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