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Autore: Aranel_    17/11/2013    5 recensioni
Piccola fanfiction ispirata al momento in cui Odino trova Loki.
Dalla storia:
Odino istintivamente lo tirò su, lo raccolse con gentilezza, premurandosi di tenere su la testolina. Non poté fare a meno di notare che al contatto con una fonte di calore il pianto si era leggermente calmato, anche la sua pelle stava abbandonando la fredda sfumatura azzurra mutando in un tenue rosa.
Un gigante di ghiaccio che temeva il freddo. Il Padre degli Dei scosse la testa: no, era solo un bambino che desiderava il calore di un altro essere vivente.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Odino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.:Il calore nel ghiaccio:.


Lontane sono le grida eccitate, l'adrenalina della battaglia, la frenesia, la smania di vincere ed il desiderio di ergersi sul più debole.

Quando le armi si depongono ed è il corpo privo di vita di amici e parenti a rendere di nuovo le mani piene, quando lo sguardo fiero brucia, incenerendosi sui resti della propria patria, solo allora arriva la vana consapevolezza.

La consapevolezza portata dal silenzio e dalle lacrime perché solo questo è ciò che sopravvive ad una guerra.

Anche il potente Padre degli Dei non può rinnegare ciò che la realtà gli mostra.

La guerra era stata lunga e impervia: i giganti di ghiaccio, forti ed orgogliosi, furono difficili da piegare, ma ogni conflitto ha la sua moneta e la moneta di questo si rivelò il fiume di disperazione che ormai aveva colmato ogni crepa che si diramava come veleno per il territorio degli Jotunn, facendo appassire ogni speranza.

Asgard aveva ristabilito l'ordine, aveva arrestato l'avanzata dei nemici, ed era stata chiamata “vincitrice”, eppure Odino, mentre camminava per le lande silenziose e irrequiete, si chiedeva come una cosa simile potesse essere definita una vittoria. Quale misero folle avrebbe potuto gloriarsi con quel termine, quale misero folle avrebbe preso come una vittoria quell'innegabile strage.

I passi risuonavano come massi gettati nell'acqua.

Al suo passaggio sfiniti occhi rossi si alzavano su di lui, ma nessuna azione seguiva.

Giunto in una zona dove solo il ghiaccio sembrava felice di dimorare, dove il gelo albergava prepotente, Odino sentì ciò che meno si sarebbe aspettato: un pianto. Non uno dei rantoli tetri che potevano venire uditi in ognuno dei territori soffocati nella morsa della guerra.

Era un pianto potente e ben distinto, che rimbombava lievemente fra le scarne pareti di un piccolo tempio a cielo aperto. Una richiesta di vita, non un rimpianto di morte.

Sopra ad una lastra di ghiaccio giaceva un bambino che piangeva agitando i piccoli pugni serrati.

Odino fu presto al suo capezzale mentre con lo sguardo scrutava il terreno alla ricerca del corpo inerte di un gigante morto nel tentativo di mettere in salvo il bambino, sul terreno però non c'era altro che il tetro bagliore emanato dal ghiaccio.

Il Padre degli Dei posò lo sguardo sul neonato e non gli ci volle molto prima che capisse.

Quel piccolo era troppo minuto e debole per poter diventare in futuro un glorioso gigante.

Era stato abbandonato li ad attendere la morte, perché crescere quella creatura sarebbe stato un inutile spreco del prezioso tempo per il suo popolo.

Istintivamente lo tirò su, lo raccolse con gentilezza, premurandosi di tenere su la testolina. Non poté fare a meno di notare che al contatto con una fonte di calore il pianto si era leggermente calmato, anche la sua pelle stava abbandonando la fredda sfumatura azzurra mutando in un tenue rosa.

Un gigante di ghiaccio che temeva il freddo. Odino scosse la testa: no, era solo un bambino che desiderava il calore di un altro essere vivente.

Era strabiliante vedere come una creatura tanto piccola si stesse aggrappando alla vita con ogni grammo di forza che ancora riusciva ad animare il suo corpo provato.

Gli occhi verdi del bambino rilucevano come ancore di salvezza nella nebbia. Ironico come una creatura a cui fosse stato riservato un simile destino avesse gli occhi dello stesso colore che rappresentava la speranza.

Il Dio gli accarezzò piano le guance arrossate e gli mostrò il primo sorriso sincero che riusciva a fare dopo mesi di dure espressioni vuote, senza l'ombra di emozione.

Il bambino smise finalmente di piangere ed allungò una manina che, dopo aver afferrato una ciocca della barba di Odino, prese a tirarla leggermente mentre dalla sua bocca uscivano dei gridolini di gioia.

Il sorriso sulle labbra del Padre degli Dei si allargò e si sorprese nel sentire una lacrima solcargli il viso.

“Piccoletto, cosa stai facendo?” Il tono era severo, ma inspiegabilmente alla prima lacrima se ne aggiunsero altre e il sorriso non accennava a spegnersi, come se tutte le mostruosità a cui aveva assistito stessero scivolando al suono di quella tenera gioia innocente.

Strinse al petto il bambino che tacque preso alla sprovvista. Chissà se aveva mai ricevuto un abbraccio o un solo gesto affettuoso da quando era nato.

“Loki. Ti chiamerò così, è questo il nome che io e Frigga avevamo deciso nel caso avessimo avuto un altro bambino. Verrai a casa con me, incontrerai una nuova madre che ti darà un bacio sulle ferite che ti farai cadendo, e tuo fratello che proteggerà il messaggio di speranza celato nei tuoi occhi, mentre io veglierò su tutti voi, quindi adesso puoi dormire in pace. Non permetterò che tu abbia ancora freddo, figlio mio.”

Odino si strappò una parte della veste e vi avvolse Loki che ancora lo scrutava con gli occhi sgranati.

“Mai più freddo, promesso” concluse stringendogli una mano che in risposta contraccambiò la stretta attorno ad un suo dito.

Un altro sorriso prima di nasconderlo meglio che poteva fra le vesti, indossare quella che adesso era solo una maschera inespressiva, e ricominciare il cammino verso Asgard, verso una nuova possibilità, un nuovo inizio.

Avrebbe cresciuto quel bambino come se fosse stato suo figlio.

Quella guerra aveva spento troppi sorrisi e causato troppa disperazione per gravare ancora sulla vita di qualcuno, soprattutto di chi tanto desiderava vivere.

Era stanco e frustrato, schiacciato dal peso di ciò che era successo, schiacciato dal pensiero di aver costruito una pace fittizia ergendola sui cadaveri ormai indistinti di compagni e nemici. Se prima tutto questo era parso vano e spietato, adesso era consapevole che a qualcosa era servito.

Aveva salvato un bambino, suo figlio.

Non avrebbe mai creduto di poter guadagnare qualcosa di tanto bello da qualcosa di tanto orribile.

Abbassò lo sguardo verso il fagotto nascosto fra le sue braccia e si lasciò pervadere dal coraggio.

Era davvero quella creatura inerme ad infondergli la sicurezza delle azioni che aveva compiuto.

Lo stava strappando dalla sua terra, lo stava facendo senza chiedere il permesso di nessuno, eppure, quello non era un bottino di guerra, era ben lontano dall'esserlo. Loki era un simbolo di estrema speranza, di vita, di vera pace, di amore. La prova che anche nella notte più buia può bastare una fievole luce per restituire la ragione. Ed è in nome di tutto ciò che lo avrebbe cresciuto.

Forse un giorno gli avrebbe rivelato le sue vere origini, ma in quel momento importava solo portarlo lontano da li. Portarlo in salvo e regalargli quella nuova vita che tanto desiderava.

***FINE***

Buon dì a tutti! Questa è la seconda fanfiction che scrivo su Thor, spero vi sia piaciuta^^"
Per l'idea devo ringraziare LokiLove che mi ha dato lo spunto nella recensione che mi ha lasciato in "Occhi verdi", grazie tante^^ e come sempre ringrazio anche GRG!! che ha ascoltato i miei vaneggiamenti da “questa storia mi mette ansia” e ha avuto il coraggio, insieme a Luna, di leggerla quando ancora era scritta a mano, e quindi, prima di capire cosa ci fosse scritto ci voleva un sano esercizio di decriptazione.
La storia è basata solo su ciò che si viene a sapere nel film, per cui se ci fosse qualche inesattezza chiedo venia, sono abbastanza ignorante in argomento TT^TT

Poi.. ah si! Mi sono davvero impegnata a mettere la punteggiatura ma è una cosa per cui non sono portata quindi dubito andrà bene, mi scuso anche per quello >____<
A presto!
  
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