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Autore: HOPE87    17/11/2013    4 recensioni
Un cielo pieno di stelle... e la consapevolezza di non appartenere a nessuna di esse. Quanto luminosa può essere la strada di chi sa di dover brancolare nel buio totale?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Mu, Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Virgo Shaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Suicide Plan


     - Lasciami! – mi urla in volto, mentre i capelli le saettano intorno, assecondando ogni direzione che decida di far prendere alla testa. – Affatto! Dove pensi di andare? – replico subito, non mollando nemmeno per un attimo la presa sul suo polso. Non so che diavolo ci faccia qui Ganesha, né tantomeno intendo scoprirlo lasciando che lei gli vada incontro! – Non sappiamo cosa aspettarci! – aggiungo, vedendola dibattersi forsennatamente, prendendo questa volta anche a scalciare, finchè, inaspettatamente, non mi morde le nocche talmente forte da farmi sanguinare e lasciare la presa allo stesso tempo.
Sembra essere sorpresa quanto me del gesto appena compiuto e mi rivolge appena uno sguardo dispiaciuto e uno “Scusa” appena sussurrato, prima di mettersi a correre verso la prima casa.
     - Maledizione, Reiko! – urlo con tutta la forza che ho in corpo. Come diavolo le è venuto da scappare esattamente verso la fonte d’allarme?! Non posso abbandonare l’ottava casa per darmi al suo inseguimento! … devo solo sperare che non commetta sciocchezze come suo solito e che le cose, considerato lo svolgersi degli ultimi avvenimenti, non precipitino come temo possa accadere.


*********

Ho il cuore in gola, e non solo perché sto praticamente costringendo i miei muscoli a uno sforzo sovrumano nel correre a questo modo, ma anche perché questo proprio non ci voleva. Sento un piede sbilanciarsi dopo l’ultimo pensiero formulato, ma con l’altro riesco a spiccare un balzo abbastanza ampio da permettermi in tempo di controbilanciare nuovamente il peso e atterrare con entrambi gli arti inferiori sullo stesso scalino, consentendomi di riprendere per un secondo un po’ di fiato, prima di rimettermi a correre finchè, attraversate tutte le case, non giungo finalmente in prossimità della prima, riuscendo a intravedere la figura di Ganesha stagliarsi ai piedi della scalinata, sicuro di sé, con un sorriso lascivo che lascia rilassare appena, quando mi vede.
Fin a quando gli occhi non tornano a diventargli due fessure per un motivo che inizialmente non riesco a capire… per poi comprenderlo, prima di andarci a sbattere contro.
Mu ha raggiunto il mio obiettivo poco prima che ci riuscissi io, parandomisi davanti a di scudo, con indosso l’armatura di Aries che dorata, lucente, ha riempito il mio campo visivo senza che me l’aspettassi.
“Torna indietro” lo sento sussurrarmi telepaticamente. E giurerei che volesse farmelo passare per un ordine, se all’ultimo momento, forse senza che se l’aspettasse neanche lui, non avesse assunto un tono di preghiera.
     - Dunque è qui, ove risiede la Dea Athena... -.
     - Cosa la porta qui, Dio Ganesha? – chiede cordialmente Mu, tenendo il tono della voce fermo, in un misto tra la gentilezza e l’allerta, senza spostarsi di un centimetro dal punto in cui si trova, continuando a farmi da scudo. Ma cosa teme?
     - Spostati immediatamente dal cospetto di mia madre, mortale. – sibila sinistramente il dio, facendomi temere il peggio, costringendomi, così, a uscire allo scoperto, sebbene Mu rimanga rigido come una statua di sale, seguendo i miei movimenti, pronto a contrastare una qualsiasi reazione della figura che gli si para di fronte, nonostante abbia già avuto modo di constatare di che pasta sia fatto.
Faccio appena a intravedere l’ombra passare nello sguardo di Ganesha, prima di afferrare il mantello dell’armatura di aries per convincere il suo possessore ad acconsentire. “Spostati, per l’amor del cielo. Non farlo innervosire. Lascia che capisca cosa voglia” gli sussurro telepaticamente, sperando mi dia retta, completamente terrorizzata da ciò che Ganesha possa riservargli.
E dev’esser stato, forse, l’ultimo mio stato d’animo a convincere il cavaliere, dopo aver stretto i pugni a lungo, di acconsentire, lasciando giusto uno spiraglio tra me e la reincarnazione del figlio di Parvati che, nonostante sia riuscito nel suo intento, non smette di guardare in cagnesco Mu.
     - Ganesha… - cerco di distrarlo, fallendo miseramente e peggiorando, se possibile, la situazione.
     - Mi recate un dispiacere, madre. – risponde lui subitamente, senza guardarmi, continuando a fissare Mu in un modo che vorrei cancellargli dalla faccia a suon di pugni. Apro di nuovo bocca per riprovare ad attirare la sua attenzione, quando lui mi precede. – Vi avevo detto di non mischiarvi a dei comuni mortali… - dice, chiudendo improvvisamente gli occhi e… inspirando profondamente? Ma che sta facendo?? - …E voi lo avete fatto. – conclude, in un modo tanto sinistro da farmi rabbrividire, riaprendo gli occhi e mostrando un colore verde chiaro, a tratti fosforescente, che non gli avevo mai visto prima.
Trattengo il respiro, mentre cerco di capire a cosa si riferisca, rabbrividendo non appena giungo alla conclusione più ovvia.
Non so come abbia fatto, ma sa. Sa di me e di Mu. Sa.
Me lo suggerisce perfino Parvati¸ che… sento improvvisamente dimenarsi dentro di me, in preda a quella che riesco a definire come… indignazione. Porca miseria, se la sento. Si sta incazzando!
     - E tu, cavaliere di Athena – aggiunge, mentre dentro di me il disarmo viene sostituito alla stessa rabbia che prova Parvati – Pagherai con la vita, questo affronto… - pronuncia lentamente, sollevando una mano verso il cavaliere di aries, che agisce subito per sollevare il Crystal Wall… non prima che il cosmo di Parvati ruggisca, facendo emettere al mio corpo un’energia esponenziale, capace di placare all’istante gli animi dei due uomini che, interdetti, hanno preso a guardarmi con un misto tra incredulità a timore. Sebbene l’ultimo stato d’animo possa appartenere propriamente solo a Ganesha. Mu è spaventato. Ma non per quello che Parvati potrebbe fare a lui. Ma a me.
     - Non osare darmi ordini, Ganesha! – esclamo con la mia voce, ma con volontà altrui, iniziando a sudare fredda. Cos’è questa storia? Chi delle due ha pronunciato quella frase?
La
reincarnazione del dio dalla testa d’elefante arretra, investito da tutta quell’energia ostile, prendendo a guardarmi in modo reverenziale, sebbene si veda lontano un miglio che sia spaventato. Accipicchia.
     - Madre… - biascica costernato, mentre io finalmente capisco che Parvati ce l’ha esattamente con lui. Non con me o con Mu. – Taci, miserabile! E inginocchiati immediatamente! – fuoriesce subito dopo dalla mia bocca. E finalmente giungo anche ad un’altra conclusione. Parvati non mi sta manovrando come ho temuto in un primo momento. Mi sta suggerendo cosa dire.
Non capisco…
     - Madre, perdonatemi… io… - riprova a dire Ganesha, ormai completamente sottomesso all’aura della madre.
Chiedigli cosa lo porta qui”.
     - Cosa ti porta qui? – chiedo immediatamente, avvalendomi ancora dello spalleggiamento della dea, non comprendendo minimamente il perché si sia slanciata così, nell’aiutarmi, andando contro la sua progenie.
Questo lo saprai a tempo debito. Ora cerca di condurlo da Athena e, qualsiasi cosa lui ti proponga, accetta.
EH?? Ma che senso ha, scusa?! Dovrei essere alla completa mercè di questo psicolabile??” penso, sentendo un’improvvisa voglia di mettermi a urlare!
Fidati di me
“Col cazzo!” ribatto subito al pensiero. “Tu hai il fondoschiena parato, io no! E soprattutto…” … “Da quando comunichi con me in questo modo??”
Ogni cosa a tempo debito.
“Eh no! Non ci sto, divinità dei miei stivali! Qui rischiamo tutti la pelle, e tutto a causa tua! Ricordati che posso sempre mettere fine alla mia patetica esistenza costringendo il tuo fondoschiena divino a sloggiare e occupare un’altra povera sfigata, quindi ti conviene spiegarmi…”
Attuando ciò di cui mi hai appena minacciata, non faresti altro che anticipare il medesimo esito di questa faccenda”.

La Terra soccomberà di fronte a forze oscure, Athena verrà sconfitta, i tuoi amici moriranno. Compreso lui.”.
Sento
improvvisamente mancarmi l’aria e un senso di oppressione attanagliarmi la gola. Compio uno sforzo indescrivibile per non voltarmi a guardarlo… sebbene so che lui lo sta facendo, maledicendosi per non riuscire a infrangere le mie barriere mentali.
Stai mentendo”.
Ti sto offrendo una possibilità.
     - Madre… -. La voce di Ganesha mi distoglie da quella pseudo conversazione, facendomi rendere conto di star piangendo.
Che tu possa avere la misericordia che tanto decantano delle divinità benefiche, Parvati.”
     - Non osare mai più… - inizio, rivolgendomi al dio. – Mai. più. – scandisco, senz alcun suggerimento dalla regia, avvalendomi ancora dell’energia della stessa. – Minacciare e importi in maniera offensiva nei confronti del cavaliere di aries. Né di nessun altro posi i piedi all’interno del suolo di questo santuario, Ganesha. Mai. Più. – sibilo, vedendo la reincarnazione del dio dalla testa d’elefante abbassarsi timorosa… e adesso che diavolo ha da sorridere? E’ stato un attimo… ma giuro di averlo visto sorridere per davvero…
     - Necessito di parlare con lei, Madre – decide poi di rispondere alla mia domanda iniziale, decisamente ammansito. O fintamente tale. Ormai non sono più sicura di niente. Niente.
     - Lo farai. Ma lo farai dinanzi al cospetto della dea Athena. Qui è ove risiede ed è qui che ho trovato asilo e protezione. Ti ascolterò solo se ciò di cui hai intenzione di parlarmi venga messa a conoscenza anche lei.” concludo perentoria, vedendo poco dopo Ganesha annuire mestamente, guardandomi però negli occhi.
Ed è con gli occhi della persona che in tutto quel tempo ho deciso di non guardare, che adesso devo avere a che fare, scorgendo uno sguardo che mai, da quanto ho avuto modo di conoscerlo, ho visto.
Lo sto uccidendo.
     - Chiediamo il permesso di passare, cavaliere dell’ariete – pronuncio gelidamente, sperando vivamente non mi costringa ad aggiungere altro. Non so come stia riuscendo a mantenere tutto questo contegno.
E sembrano interminabili i secondi dopo cui sento finalmente pronunciargli parola.
     - Permesso accordato – sancisce in modo monocorde, facendosi da parte lentamente… quasi come se volesse ritardare quel momento, non potendo impedirlo.
E ne ho la conferma con il suo ultimo, disperato tentativo di fermarmi – non appena Ganesha è passato – avvolgendomi un polso con le dita, imprimendo in quel gesto più del significato che chiunque, dall’esterno, possa attribuirgli.
Compreso lui, mi rimbomba nelle orecchie, squarciando la mia mente come un fulmine a ciel sereno.
Tenendo lo sguardo basso, stringo i denti – imponendomi di non piangere – e strattono via la mano, riprendendo la scalinata con Ganesha mentre, alle mie spalle, nonostante la mia visuale sia orientata altrove, giurerei di aver visto le spalle di Mu, coperte dall’armatura dorata, cedere sotto il peso degli eventi.

********************

Il synagein, paradossalmente, è stato breve. Mai come ora si sta muovendo tutto frettolosamente, freneticamente… proprio ora che dovremo pensare sul serio a cosa, effettivamente, stiamo andando incontro.
     - Reiko! – urlo, sperando di essere considerato, ricevendo in risposta il nulla. – REIKO! - .
La
reincarnazione di Parvati si volta verso di me con uno sguardo palesemente spento. Diamine. Non è da lei. Non è assolutamente da lei.
     - Cosa vuoi, Milo? – finalmente mi chiede, con una voce talmente flebile da farmi dubitare, quasi, di averla immaginata.
La raggiungo in prossimità della sesta casa, laddove si è fermata mentre ripercorreva il santuario a ritroso, parandomici davanti e guardandola in cagnesco, con l’implicita intenzione di mettermici a litigare… finchè i suoi occhi mi convincono che no, non è quello di cui ha bisogno, non è quello che serve. Non so che fare.
     - Perché non hai battuto ciglio?  - le chiedo, rabbonendo lo sguardo. – Perché non ci hai consultati? Perché non hai seguito il suggerimento di Shaka e Athena? E Mu… cielo, Reiko. Ma l’hai sentito il suo cosmo? Che diavolo ti è pre…-. 
     - Milo – m’interrompe lei, dopo un’infinita di tempo in cui ha tenuto chiusi gli occhi, sospirando profondamente. Dopodichè resta in silenzio ed io resto in attesa. E il suo petto si alza e si abbassa diverse volte, in un tentativo di regolare il respiro, mentre i suoi occhi diventano lucidi e prendono a guardare in un punto imprecisato dietro di me. – Mi devi promettere una cosa – interviene di nuovo, guardandomi questa volta fisso negli occhi, sebbene i suoi siano quasi… vitrei. E ho paura… sì. Paura. Quando le sue mani vanno a circondarmi le spalle, per poi scendere lungo le braccia, immobili, considerando la sostanziale differenza d’altezza che ci separa.
Tutto a un tratto non sono più così convinto di volerla ascoltare… ma mi costringo a farlo.
     - Qualsiasi cosa accada, non… non devi mollare - .
Ma
che dia…?
     - E sta accanto a Mu. – aggiunge, richiudendo gli occhi e mordendosi il labbro. – Non fargli commettere sciocchezze. Di qualunque tipo. - .
E
’ il mio turno di stringerle le spalle, scuotendola, non riuscendo a contenere più la frustrazione.
     - Ma che diavolo stai dicendo?! Ci sarai tu! – le urlo contro, non mollando per un attimo il suo sguardo, vedendo il suo cedere alle lacrime, sconfitto.
     - Non ne sono più così sicura… - aggiunge, dando sfogo al pianto nel momento esatto in cui decido di porre fine alle parole e condurla verso di me, abbracciandola, incurante di star indossando ancora l’armatura d’oro dello scorpione, mentre parte degli altri cavalieri sta ritornando alle loro case, affiancandoci, sostando appena alla nostra vista e sospirando.

*
********************

     - Allora?? - .
Quasi
sobbalzo al tocco di Marin alla mia spalla, per poi prenderle delicatamente la mano e portarmela alle labbra. E temo che questo gesto la faccia andare in ansia ancora di più.
     - Aioria- .
     - Marin. La situazione è molto, molto, molto delicata – le dico, guardandomi intorno e conducendola all’interno della casa del leone, lontani da occhi e orecchie indiscrete.
Sembra quasi non respiri per davvero, avendo lasciato il fiato in sospeso, cosicchè le tolgo la maschera per permettermi di accertarmi di ogni sua reazione. Lascio che l’armatura del leone si scomponga e vada a riporsi nel proprio scrigno, mentre io e lei ci sediamo sul divano del salone. Dopodichè tocca a me sospirare, non sapendo da dove iniziare. – Hai sentito quel cosmo che si è introdotto al santuario qualche ora fa? - . La vedo annuire, interdetta, e una mia mano si muove automaticamente a scostarle una ciocca di capelli dal viso, cercando di darle un po’ di sollievo. – Era del dio Ganesha. - .
Gli
occhi le si spalancano, mentre i miei si riducono a due fessure.
     - E’ venuto a prendere Reiko per portarla con sé in India - .
     - Cosa?! – chiede a quel punto lei, presa completamente alla sprovvista, iniziando a esigere più informazioni.
     - Il dio Ganesha sostiene di sapere come fermare Kalì. - .
     - E cioè? Ma come… - .
     - Ti prego, non interrompermi – le chiedo, portandole un dito davanti alle labbra. So che è preoccupata, ma è una cosa talmente contorta e complicata che per assorbirla ho dovuto fare uno sforzo non indifferente. – Lasciami spiegare – aggiungo, vedendola finalmente fare un profondo respiro e la sua attenzione aumentare. – Stando alla spiegazione del dio Ganesha, ogni tot di anni Kalì si reincarna. E’ indefinibile il lasso di tempo, non ha una data prefissata, non si può prevedere. Se non quando è anche Parvati a reincarnarsi. Laddove si manifesti la reincarnazione di Parvati, significa che è prossima la reincarnazione di Kalì. L’unica cosa certa è che la prima preceda la seconda. E ciò… - .
     - … avvalorerebbe la teoria di Shaka secondo cui la reincarnazione di Parvati sia anche la reincarnazione di Kalì. Nel nostro caso, Reiko. – giunge al nocciolo Marin, lasciando che il suo sguardo si perda un attimo nel vuoto, prima che si concentri nuovamente su di me.
     - … se non fosse per il fatto che, sempre stando alla spiegazione di Ganesha, Parvati si reincarni per impedire la resurrezione della sua controparte. – aggiungo allora, vedendola aggrottare la fronte, pensierosa.
     - E come? – mi chiede appunto lei.
     - Bevendo il suo sangue - .
     - Aioria, ti prego… - mi dice, come immaginavo facesse, spalancando gli occhi e scostandosi un po’ da me, sia per guardarmi meglio che per – suppongo – prendere le distanze da ciò che è stata costretta a sentire. – Cosa significa? L’unica cosa che mi viene in mente è il cannibalismo… dimmi che puoi cancellarmi all’istante quest’ipotesi dalla testa -. Mi lascio sfuggire un breve sorriso, mentre cerco il modo di spiegarle il resto, iniziando a scuotere la testa.
     - Se Parvati sceglie di sua spontanea volontà in chi reincarnassi – inizio con lo spiegare. – La reincarnazione di Kalì viene designata dai sostenitori di quest’ultima - .
     - I thugs – aggiunge lei, arrivando a capire a pieno ancora una volta – E come fanno quei miserabili a…? - .
     - Si danno ad un mucchio di sacrifici in onore della dea della distruzione, raccogliendo il sangue delle vittime degli omicidi di cui si macchiano e custodendolo in un’ampolla riposta su un altare di un tempio sconsacrato. Dopodichè scelgono una donna da sacrificare e la obbligano a bere quel sangue - . Lo sguardo di Marin mi fa intendere di essere un passaggio arduo da comprendere.
     - E quindi? – infatti mi chiede.
     - La donna designata a bere quel sangue diventa la reincarnazione di Kalì - .
, tesoro. E’ la stessa espressione che mi sono stampato in volto non appena l’ho sentita anch’io.
     - Ok… - dice dopo un lasso di tempo indefinibile, in cui i suoi splendidi occhi prendono a saettare nuovamente altrove, ricomponendo probabilmente i pezzi del puzzle per cercare di dargli una forma. – E Parvati come riesce a fermare Kalì? - .
     - Bevendo il sangue al posto della persona designata, impedendo così direttamente la resurrezione della sua controparte. Cosa c’è? – le chiedo, vedendola piuttosto perplessa.
     - Non lo so. E’ che… insomma. Ok. Paese che vai, usanza che trovi. Ok. Ma… - inizia a tergiversare, cercando di trovare le parole adatte per esprimersi, finendo poi col guardarmi senza più l’ombra del dubbio in volto. -  Solo io ho la netta sensazione che qualcosa non torni? - .
Sorrido
compiaciuto, nell’appurare la perfezione della donna che ho di fronte, scuotendo negativamente la testa.
     - Non torna a Shaka – rispondo, vedendola spalancare gli occhi a dismisura, quasi come se avesse ricevuto un’illuminazione.
     - Shaka? – mi chiede infatti, scandendo il nome del cavaliere di virgo. – Sbaglio o è lui quello ferrato in materia? Insomma, se non torna a lui! -
     - Non sbagli. – le confermo infatti, riprendendo a raccontarle. – Quando Athena ha chiesto a Shaka cosa ne pensasse, quest’ultimo ha espressamente dichiarato – piuttosto indignato, anche – di non aver mai sentito e/o letto niente del genere. - .
     - Quindi Ganesha sta cercando di fregarci! - .
     - Cosa di cui l’ha accusato anche Mu. Non in questi termini, s’intende. – mi affretto subito ad aggiungere, anche se dubito che, omettendo di farlo, Marin non ci sarebbe arrivata da sola. – Ha chiesto al dio il motivo per cui si sia deciso a parlarne solo adesso, nonché con una certa urgenza, dando corpo allo scetticismo che aleggiava nella sala riunioni. Sai di che ottima proprietà di linguaggio disponga il cavaliere dell’ariete e che abilità innata abbia nell’arrivare dritto al punto percorrendo la strada di corsa seppur in punta di piedi. Il problema è che Ganesha non l’ha presa bene. -.
     - In che senso? - .
     - Sostiene che gli sia stato mancato di rispetto. -.
     - Cioè?? -.
     - Marin… Ganesha sa. - .
Il
cavaliere dell’aquila si conduce istantaneamente una mano alla bocca, sbarrando gli occhi in un gesto di smarrimento. - …Sa? - .
Annuisco
mestamente, portandomi una mano al mento e scoprendo, sorprendendomi, lievi accenni di barba incolta.
     - Ganesha è venuto a prendere Reiko. E’ stata lei a volere che si facesse immediatamente un synagein, il dio non aveva la minima intenzione di parlare nemmeno con Athena stessa, che ha ignorato e liquidato – in maniera sottile ed elegante – frequentemente, durante la riunione. L’unico motivo che gli ha impedito di attaccare tutti, afferrare Reiko per i capelli e condurla fuori da qui, è che, per fortuna, riconosce in lei davvero il cosmo della sua creatura generatrice. Di conseguenza ne riconosce il ruolo e identifica automaticamente il proprio che, per fortuna, è subordinato a quello di Reiko. - .
     - Alla faccia del dio generoso e pacifico! - .
     - Lo è. Il dio Ganesha è sempre stato venerato dalla cultura induista come la figura a cui far riferimento nel chiedere qualcosa di positivo, in abbondanza per giunta. E’ ostile perché si sente limitato e contrastato. Si aspettava che Reiko lo seguisse senza battere ciglio, invece… -.
     - Senza battere ciglio, certo! Come se Reiko fosse una sprovveduta! – esclama, battendosi le mani sulle gambe per sfogare minimamente la rabbia. – La cosa mi puzza. E molto! – poi spalanca gli occhi prendendo a fissarmi intensamente, improvvisamente spaventata. – Qual è stato l’esito del synagein? - .
Impiego
un po’ di tempo per risponderle… cosa che la fa scattare, inviperita, all’in piedi.
     - Ma siete impazziti?! – mi urla contro, prendendo ad allontanarsi dal divano che fino a poco tempo prima ospitava anche lei e mettendomisi a girare intorno. – Avete assecondato un folle! - .
E
’ il mio turno a scattare in piedi, raggiungendola in un soffio e mettendole una mano davanti alla bocca, per farla tacere.
     - E’ un dio – scandisco, accertatomi di essere riuscito a calmarla. – Athena non può imporvisi. Può solo offrire il suo appoggio. Cosa che ha fatto, naturalmente.
     - Santo cielo! – esclama lei, riprendendo la verve che sembrava aver ammansito precedentemente, rispegnendosi a poco a poco, giungendo alla conclusione che abbiamo tutti, indistintamente, le mani legate. - … deve pur esserci una soluzione. Ganesha, dio o meno, sta mentendo! -.
     - Questo non lo possiamo stabilire. – la correggo io.
     - Ma se Shaka e Mu… - .
     - Ed è qui che arriva il problema. – le rispondo. – Ganesha è il figlio di Parvati. E’ una divinità benefica… è…. - .
     - E allora?! Diatribe familiari? Sindrome di Edipo galoppante? Che ne sai se… mah, stia cercando di spodestare il padre? Insomma Aioria, saranno pure divinità induiste, quindi completamente alla larga da quelle greche, ma quanto possono differenziarsi, nel concreto, le problematiche? Dimentichi che la stessa dea Athena si è trovata in situazioni complesse a causa di motivi che in un primo momento a nessuno sarebbe venuto in mente di prendere in considerazione, e invece… - la vedo rabbrividire al ricordo degli ultimi avvenimenti che hanno investito il Santuario e non posso fare a meno che tirarla verso di me ed avvolgerle le spalle con un braccio.
E’ passato del tempo dall’ultima guerra al santuario, eppure l’ombra di Ade non ci ha mai abbandonati. L’incontro con la morte, il timore di fallire, la resurrezione… sembrano ancora così vicini…
E adesso questa.
Una guerra con la rappresentazione negativa del pantheon più variegato e ambiguo possa esserci, dove ogni membro può rappresentare tutto e il contrario di tutto.
E’ questa, al di là del pericolo della guerra in se per se, la cosa più frustrante. L’ansia del non sapere cosa combattere. Nel non sapere chi sia veramente il nemico.
     - Purtroppo il dio Ganesha ha ovviato alla richiesta del santo di virgo e alla pseudo accusa di aries, proponendo loro di far ricerche in merito agli eventi passati che hanno visto la resurrezione di Kalì prendere forma e verificare, così, coi loro stessi occhi, l’esistenza del calice di sangue. Che a sua detta è una costante. – riprendo a spiegarle, sentendola d’un tratto irrigidirsi.
     - Ecco, appunto. E se Parvati fallisce e non riesce a impedire che Kalì risorga? - .
     - E’ costretta a combatterla… il dio Ganesha ha anche aggiunto che il corrispondente, in termini umani, della potenza della dea della distruzione è pari al doppio di quella scatenata da una bomba atomica. - .
     - Athena… - sento pronunciarle infine, staccandosi da me e prendendo a guardarmi mestamente negli occhi.
Preferisco non aggiungere che anche la nostra dea si sia rivolta a se stessa quando Reiko ha accettato di seguire Ganesha nel suo folle piano.

*
****************

Non sono sfinita. Di più.
Se non fosse solo per quello che mi sono appena accinta ad acconsentire… mi tocca sostenere anche gli sguardi turbati di tutti gli altri. Evitandoli, incrociandoli, sostenendoli. Solo con Milo sono crollata. Ma era ovvio che con lui accadesse, sebbene non avessi dovuto. E’ preoccupato come tutti gli altri. Non è giusto che si prenda i miei sfoghi.
Sbuffo amareggiata, vergognandomi per l’ultimo gesto compiuto, rendendomi conto di essere appena entrata nella casa dell’ariete senza l’attenzione che mi ero raccomandata di utilizzare.
E non so nemmeno cosa ci faccio qui.
Non ho la forza di affrontare anche lui. Non adesso. Per dirgli cosa?
Sono
stanca.. stanca, stanca, stanca, sta-…
… non è solo. Potrei rabbrividire se il mio corpo – come dicevo prima – stanco me lo consentisse, non appena la mia testa fa corrispondere la seconda voce che sento alla persona che mai mi sarei aspettata di trovare qua.
Non ho manifestato il mio cosmo nel fare ingresso qui… posso sempre cercare di avvicinarmi cautamente alla stanza da dove provengono le due voci e cercare di comprendere il motivo dell’incontro.. sebbene, un po’, me lo immagini.
Ed è così che, attraverso uno spiraglio, riesco a intravedere il volto funereo di Mu guardare impassibile… Shaka inveirgli contro?? Shaka che inveisce? Sbatto le palpebre più volte, in preda alla confusione più totale… ma quello è davvero il cavaliere di virgo o me lo sto sognando?
     - Esporti così al synagein in una situazione tanto delicata, ti facevo più prudente Aries! – esclama Shaka con voce pacata ma con tono piuttosto irato. Gli occhi sono chiusi, ermeticamente, seppur – ne sono convinta – stiano trapassando il loro interlocutore.
     - Non ritengo di essermi esposto così come dici, Shaka. Ho solo palesato le mie perplessità, come hanno fatto tutti gli altri cavalieri e la dea stessa.. Ti sei chiesto se non siano state le tue orecchie ad udire cose scomode, seppur non pronunciate? - .
Oddio

Mi ritraggo appena, lasciandomi scivolare contro il muro adiacente la porta, indecisa se continuare ad ascoltare o meno, impedendo così ai miei occhi di continuare ad assistere a tutto quello.
     - E tu ti sei chiesto come mai lui guardasse in cagnesco te e disseminasse provocazioni mal celate sempre con te e non con me? Abbiamo sentito tutti lo scontro di cosmi avvenuto precedentemente. - .
     - In qualità di custode della prima casa ne stavo difendendo l’accesso. - .
     - No, tu stavi difendendo lei. - .
     - E’ il minimo! – esclama a quel punto Mu, facendomi sobbalzare per il tono che ha usato.
     - No, Mu, è il superfluo. Lei è perfettamente in grado di difendersi, così come di tenere testa alla reincarnazione del figlio della divinità che reincarna a sua volta. Ma lasciare che si trovi a gestire anche le tue noncuranze, che potrebbero metterla in un pericolo peggiore di quello che già non corra… - .
Shaka

Mi rimetto in una posizione tale da potermi permettere di guardare di nuovo attraverso lo spiraglio… intravedendo Mu accusare il colpo e chiudere gli occhi, abbassando la testa, a di colpa.
La figura di Shaka si staglia dinanzi a lui, con ancora la testa alta, gli occhi chiusi, inflessibile, implacabile.
     - Immagino sia superfluo chiederti il motivo di tanto accanimento nei miei riguardi… - lancia improvvisamente la bomba Mu, riaprendo gli occhi e riprendendo a guardarlo, questa volta mesto. Consapevole.
Avverto nitidamente Shaka irrigidirsi, guardingo. Anche se, a giudicare dalla piega che ha preso la conversazione – a meno da quando ho avuto modo di sentirla io – quei due stanno giocando al: Io so che tu sai che egli sa.
Tutta quella forma è puramente cavalleresca, inculcatagli dal loro ordine. Nulla toglie che sicuramente, diatribe a parte, si rispettino molto l’uno con l’altro… ma sono sicura che in certe circostanze, come queste, si azzufferebbero volentieri, facendo a meno di quel garbo fasullo.
     - Kalì va fermata. Non credo a Ganesha, ma non ho gli strumenti necessari a contrastarlo. Saprai meglio di me che vi sono miriadi di modi in cui la resurrezione può avvenire e il più accreditato, fino ad ora, è che Kalì sia la stessa Reiko. Ma la presenza di un fantomatico calice di sangue che consentirebbe ad una seconda mortale di prendere in carico l’antagonista di Parvati fa crollare anche quest’ultima supposizione che a fatica eravamo riusciti a tirar su. Ora… - riprende la parola Shaka, facendo chiudere a me gli occhi, per disperazione. – Non abbiamo materiale con cui contrastare il dio Ganesha. Non possiamo impedire che Reiko lo segua, per non scatenarne le ire. Non sappiamo perché la dea Parvati non abbia condiviso con la mortale in cui abbia deciso di reincarnarsi tutto ciò di cui ha parlato l’altra reincarnazione, se quest’ultima – ovvio – non abbia mentito. L’unica cosa che possiamo fare è seguire Ganesha e Reiko nel luogo in cui il primo la condurrà… - .
COSA
?!
     - Ma ti ha dato di volta il cervello?! – esclamo, facendo irruzione nella sala dove si stava svolgendo la conversazione, completamente allibita per quello che ho appena udito.
Entrambi si voltano di scatto verso di me, sorpresi. Anche se non troppo come immaginavo.
     - Finalmente – pronuncia Shaka quando sono arrivata ad un paio di passi da lui, facendomi bloccare sul posto. – Cominciavamo a pensare volessi entrar a far parte dell’arredamento della prima. - .
EH
?!
     - Non sei bilanciata abbastanza, in questo momento, per tenere a bada il tuo cosmo. Ti abbiamo sentita subito. – mi risponde ancora il cavaliere di virgo, mentre i miei occhi si spostano verso Mu, che annuisce appena, dopo avermi osservata a lungo, abbassando subito dopo lo sguardo.
     - Voi non farete proprio un bel niente, Shaka! – riprendo il discorso che lui aveva lasciato in sospeso, con la stessa irruenza di prima.
     - La mia obbedienza è devota alla dea Athena, non sarà un’esclamazione di questo genere a far-…-.
-
MA E’ MAI POSSIBILE CHE TU DEBBA ESSERE SEMPRE TANTO…! - .
Impossibile
. Antipatico. Saccente. Indisponente. Stronzo.
Lasciamo stare. 
     - Se se ne accorgesse… - riprendo, sospirando nuovamente e rimodulando il tono della voce. - …Ganesha schioccherebbe le dita e vi spazzerebbe via!  - schiocco le mie, sottolineando il gesto appena pronunciato.
     - Sinceramente mi preoccupa più il tuo ermetismo che quello che potrebbe fare Ganesha in una situazione del genere – si lascia sfuggire Mu, che ha ora entrambe le mani poggiate sul tavolo di fronte a sé con le nocche. Lo sguardo perso e i pensieri, probabilmente, in subbuglio. – Non hai motivato la tua decisione di seguirlo in questo presunto piano, non hai chiesto opinioni ad Athena e non hai risposto a nessuna domanda da parte di nessuno fuori dal synagein. - .

     - Vuoi farlo adesso? - .
     - No. - .
     - Perfetto – risponde in tono monocorde Mu, battendo appena le nocche sul tavolo e allontanandosi da questo, mentre le labbra di Shaka assumono una piega rigida, evidentemente deluso anche lui.
     - Allora allontanati da questa sala e non interromperci più. – sibila a denti stretti il cavaliere di virgo, al quale non lascio il tempo di aggiungere nient’altro, poiché lo prendo alla lettera, voltando le spalle ad entrambi e dirigendomi all’esterno per andare verso la stanza dove dormivo prima che io e Mu… insomma, prima.
E chiudo loro la porta.


Ancora sveglio.
Osservo la sua schiena curva sul tavolo della cucina, con quella che a primo acchitto deve essere una tazza di thè, davanti. Le sue mani sono congiunte e la sua bocca poggia su di esse. Gli occhi chiusi, in profonda meditazione.
Non batte ciglio quando invado il suo spazio personale, andando a circondargli il torace con le mie braccia, posandogli un leggero bacio tra i capelli e poggiando la testa sulla sua schiena, ascoltando il suo ritmico respirare.
Quando non lo vedo reagire, mi decido a separamene lentamente, sentendolo improvvisamente infrangere il silenzio.
     - Parlamene. – mi chiede. Ed io mi allontano completamente, dirigendomi verso la credenza dove sono conservate le bustine di thè, dandogli le spalle.
     - Non voglio parlarne – gli rispondo, alzando una mano per raggiungere la maniglia della credenza, a vuoto, sentendomi afferrare improvvisamente e girare verso la fonte di quel cambiamento di posizione.
I capelli di Mu volano scomposti a causa dello spostamento d’aria repentino, andando a circondargli il volto in modo disordinato, conferendogli più fascino di quanto già non ne disponga. Gli occhi sono puntati nei miei. E sono arrabbiati. Tristi. Preoccupati. Agguerriti. Tutto insieme.
Prima che possa dire qualsiasi cosa, le sue mani vanno ad afferrarmi le spalle per avvicinarmi a lui. Ma non per il motivo che speravo che fosse.
     - Tu devi parlarmene, Reiko. – mi sussurra ad un palmo dal viso, tentando di mantenere un tono di voce pacato, sebbene immagini quanta fatica gli stia costando, a questo punto. – Non puoi pretendere di affrontare tutto questo da sola, tu… io non ti permetterò di lanciarti in questo piano suicida, al costo di tenerti relegata in una delle stanze della prima casa o nel condurti nuovamente in Jamir e… - spingo le labbra contro le sue, impedendogli di continuare, andando a circondargli il collo con entrambe le braccia e imprimendo nel bacio tutta la passione di cui dispongo. E di cui necessito per non impazzire.
Dopo l’iniziale sorpresa, lo sento rispondere al bacio allo stesso modo, faticando a starmi dietro, conducendo le sue mani verso le mie, con l’intento di allontanarmi. Ma glielo impedisco. Contrastando i suoi gesti e continuando a baciarlo, muovendo il mio corpo contro il suo, nel tentativo di non fargli opporre resistenza.
     - Reiko… - mi sussurra con voce roca, guardandomi per un attimo e cercando, con ogni probabilità, la ragione di tutta quell’urgenza.
     - Amami… - gli sussurro tra un bacio e l’altro, rallentando il ritmo, affinchè comprenda davvero. – Questa sera amami e basta. Niente domande… - gli dico, continuando a baciarlo e spingendolo indietro. – Niente divinità… niente cavalieri… - lo spingo ancora indietro, avvertendolo venir fermato da qualcosa che corrisponde essere il tavolo. – Niente di niente… - gli spingo le spalle, costringendolo a stendercisi su, mentre gli salgo a cavalcioni, stendendomici sopra e prendendogli a stuzzicare il lobo sinistro, mentre il suo torace si espande e il suo sguardo, tipicamente pacato e gentile, sebbene ancora combattuto cede, infine, alla libidine, tenuta subito nascosta dalle palpebre, che vanno ad abbassarsi sui suoi splendidi occhi. – … Solo io e te. - .
Un
attimo, e le sue mani dalla mia schiena si spostano più in basso e con un colpo di reni fa cambiare a entrambi posizione, invertendoci.
Ora mi sovrasta. Il suo respiro è affannoso e le sue dita mi circondano i polsi, condotti sopra la mia testa. Nonostante tutto, sta cercando di leggermi la mente. Me ne accorgo appena in tempo, fortificando – con non poca fatica – la barriera mentale e prendendo a muovere il mio bacino, coinvolgendo il suo, per distrarlo.
Il gesto ottiene il risultato sperato… e per una notte riesco ad amare ed essere amata da lui in un modo che ricorderò, ne sono sicura, per il resto dei miei giorni.













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Angolo dell’autrice…

Cambio città: check!
Cambio lavoro: check!
Cambio corso di laurea: check!
Sono stati i tre anni più corposi, impegnativi e costruttivi della mia vita.
Ho dovuto prendermi una pausa da tutto, anche dalle cose che amo, finchè queste non sono venute a bussare alla mia porta esigendo l’attenzione a lungo negata.
Sono decisamente cambiata. Ma rileggendo questa storia, per fortuna, son poche le cose che cambierei. E’ nata così come volevo. Finirà in un modo che ancora non mi è chiaro. O meglio: lo è. Solo che forse non lo voglio ammettere.
Che sia chiaro: se son tornata, è per continuare e concludere.
Che sia chiaro (parte2): non so con che cadenza avverranno gli aggiornamenti.
La scaletta è pronta. La storia, in un abbozzo, è bell e conclusa.
Ma è da una vita che non scrivo e a questa storia ci tengo troppo, devo carburare.

Ringrazio chi ci è stato e chi ci sarà ancora.


Sono tornata.



HOPE87

 

   
 
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