Suicide Plan
- Lasciami! – mi urla in volto, mentre i capelli le saettano intorno,
assecondando ogni direzione che decida di far prendere alla testa. – Affatto!
Dove pensi di andare? – replico subito, non mollando nemmeno per un attimo la
presa sul suo polso. Non so che diavolo ci faccia qui Ganesha,
né tantomeno intendo scoprirlo lasciando che lei gli vada incontro! – Non
sappiamo cosa aspettarci! – aggiungo, vedendola dibattersi forsennatamente,
prendendo questa volta anche a scalciare, finchè,
inaspettatamente, non mi morde le nocche talmente forte da farmi sanguinare e
lasciare la presa allo stesso tempo.
Sembra essere sorpresa quanto me del gesto appena compiuto e mi rivolge appena
uno sguardo dispiaciuto e uno “Scusa” appena sussurrato, prima di mettersi a
correre verso la prima casa.
- Maledizione, Reiko!
– urlo con tutta la forza che ho in corpo. Come diavolo le è venuto da scappare
esattamente verso la fonte d’allarme?! Non posso abbandonare l’ottava casa per
darmi al suo inseguimento! … devo solo sperare che non commetta sciocchezze
come suo solito e che le cose, considerato lo svolgersi degli ultimi
avvenimenti, non precipitino come temo possa accadere.
*********
Ho il cuore
in gola, e non solo perché sto praticamente costringendo i miei muscoli a uno
sforzo sovrumano nel correre a questo modo, ma anche perché questo proprio non
ci voleva. Sento un piede sbilanciarsi dopo l’ultimo pensiero formulato, ma con
l’altro riesco a spiccare un balzo abbastanza ampio da permettermi in tempo di
controbilanciare nuovamente il peso e atterrare con entrambi gli arti inferiori
sullo stesso scalino, consentendomi di riprendere per un secondo un po’ di
fiato, prima di rimettermi a correre finchè,
attraversate tutte le case, non giungo finalmente in prossimità della prima,
riuscendo a intravedere la figura di Ganesha
stagliarsi ai piedi della scalinata, sicuro di sé, con un sorriso lascivo che
lascia rilassare appena, quando mi vede.
Fin a quando gli occhi non tornano a diventargli due fessure per un motivo che
inizialmente non riesco a capire… per poi comprenderlo, prima di andarci a
sbattere contro.
Mu ha raggiunto il mio obiettivo poco prima che ci riuscissi io, parandomisi
davanti a mò di scudo, con indosso l’armatura di Aries che dorata, lucente, ha riempito il mio campo visivo
senza che me l’aspettassi.
“Torna indietro” lo sento sussurrarmi telepaticamente. E giurerei che volesse
farmelo passare per un ordine, se all’ultimo momento, forse senza che se
l’aspettasse neanche lui, non avesse assunto un tono di preghiera.
- Dunque è qui, ove risiede la Dea Athena... -.
- Cosa la porta qui, Dio Ganesha? – chiede cordialmente Mu, tenendo il tono della
voce fermo, in un misto tra la gentilezza e l’allerta, senza spostarsi di un
centimetro dal punto in cui si trova, continuando a farmi da scudo. Ma cosa
teme?
- Spostati immediatamente dal
cospetto di mia madre, mortale. – sibila sinistramente il dio, facendomi temere
il peggio, costringendomi, così, a uscire allo scoperto, sebbene Mu rimanga
rigido come una statua di sale, seguendo i miei movimenti, pronto a contrastare
una qualsiasi reazione della figura che gli si para di fronte, nonostante abbia
già avuto modo di constatare di che pasta sia fatto.
Faccio appena a intravedere l’ombra passare nello sguardo di Ganesha, prima di afferrare il mantello dell’armatura di aries per convincere il suo possessore ad acconsentire.
“Spostati, per l’amor del cielo. Non farlo innervosire. Lascia che capisca cosa
voglia” gli sussurro telepaticamente, sperando mi dia retta, completamente
terrorizzata da ciò che Ganesha possa riservargli.
E dev’esser stato, forse, l’ultimo mio stato d’animo a convincere il cavaliere,
dopo aver stretto i pugni a lungo, di acconsentire, lasciando giusto uno
spiraglio tra me e la reincarnazione del figlio di Parvati
che, nonostante sia riuscito nel suo intento, non smette di guardare in
cagnesco Mu.
- Ganesha…
- cerco di distrarlo, fallendo miseramente e peggiorando, se possibile, la
situazione.
- Mi recate un dispiacere, madre. –
risponde lui subitamente, senza guardarmi, continuando a fissare Mu in un modo
che vorrei cancellargli dalla faccia a suon di pugni. Apro di nuovo bocca per
riprovare ad attirare la sua attenzione, quando lui mi precede. – Vi avevo
detto di non mischiarvi a dei comuni mortali… - dice, chiudendo improvvisamente
gli occhi e… inspirando profondamente? Ma che sta facendo?? - …E voi lo avete fatto. – conclude, in un
modo tanto sinistro da farmi rabbrividire, riaprendo gli occhi e mostrando un
colore verde chiaro, a tratti fosforescente, che non gli avevo mai visto prima.
Trattengo il respiro, mentre cerco di capire a cosa si riferisca, rabbrividendo
non appena giungo alla conclusione più ovvia.
Non so come abbia fatto, ma sa. Sa di me e di Mu. Sa.
Me lo suggerisce perfino Parvati¸ che… sento
improvvisamente dimenarsi dentro di me, in preda a quella che riesco a definire
come… indignazione. Porca miseria, se la sento. Si sta incazzando!
- E tu, cavaliere di Athena – aggiunge, mentre dentro di me il disarmo viene
sostituito alla stessa rabbia che prova Parvati –
Pagherai con la vita, questo affronto… - pronuncia lentamente, sollevando una
mano verso il cavaliere di aries, che agisce subito
per sollevare il Crystal Wall… non prima che il cosmo
di Parvati ruggisca, facendo emettere al mio corpo
un’energia esponenziale, capace di placare all’istante gli animi dei due uomini
che, interdetti, hanno preso a guardarmi con un misto tra incredulità a timore.
Sebbene l’ultimo stato d’animo possa appartenere propriamente solo a Ganesha. Mu è spaventato. Ma non per quello che Parvati potrebbe fare a lui. Ma a me.
- Non osare darmi ordini, Ganesha! – esclamo con la mia voce, ma con volontà altrui,
iniziando a sudare fredda. Cos’è questa storia? Chi delle due ha pronunciato
quella frase?
La reincarnazione del dio dalla testa d’elefante arretra, investito da
tutta quell’energia ostile, prendendo a guardarmi in modo reverenziale, sebbene
si veda lontano un miglio che sia spaventato. Accipicchia.
- Madre… - biascica costernato,
mentre io finalmente capisco che Parvati ce l’ha
esattamente con lui. Non con me o con Mu. – Taci, miserabile! E inginocchiati
immediatamente! – fuoriesce subito dopo dalla mia bocca. E finalmente giungo
anche ad un’altra conclusione. Parvati non mi sta
manovrando come ho temuto in un primo momento. Mi sta suggerendo cosa dire.
Non capisco…
- Madre, perdonatemi… io… - riprova
a dire Ganesha, ormai completamente sottomesso
all’aura della madre.
“Chiedigli cosa lo porta qui”.
- Cosa ti porta qui? – chiedo
immediatamente, avvalendomi ancora dello spalleggiamento della dea, non
comprendendo minimamente il perché si sia slanciata così, nell’aiutarmi,
andando contro la sua progenie.
“Questo lo saprai a tempo debito.
Ora cerca di condurlo da Athena e, qualsiasi cosa lui
ti proponga, accetta.”
“EH?? Ma che senso ha, scusa?! Dovrei essere alla completa mercè di questo psicolabile??” penso, sentendo
un’improvvisa voglia di mettermi a urlare!
“Fidati di me”
“Col cazzo!” ribatto subito al pensiero. “Tu hai il fondoschiena parato, io no!
E soprattutto…” … “Da quando comunichi con me in questo modo??”
“Ogni cosa a tempo debito.”
“Eh no! Non ci sto, divinità dei miei stivali! Qui rischiamo tutti la pelle, e
tutto a causa tua! Ricordati che posso sempre mettere fine alla mia patetica
esistenza costringendo il tuo fondoschiena divino a sloggiare e occupare
un’altra povera sfigata, quindi ti conviene spiegarmi…”
“Attuando ciò di cui mi hai appena
minacciata, non faresti altro che anticipare il medesimo esito di questa
faccenda”.
…
“La Terra soccomberà di fronte a forze
oscure, Athena verrà sconfitta, i tuoi amici
moriranno. Compreso lui.”.
Sento improvvisamente mancarmi l’aria e un senso di oppressione
attanagliarmi la gola. Compio uno sforzo indescrivibile per non voltarmi a
guardarlo… sebbene so che lui lo sta facendo, maledicendosi per non riuscire a
infrangere le mie barriere mentali.
“Stai mentendo”.
“Ti sto offrendo una possibilità.”
- Madre… -. La voce di Ganesha mi distoglie da quella pseudo conversazione,
facendomi rendere conto di star piangendo.
“Che tu possa avere la misericordia che tanto decantano delle divinità
benefiche, Parvati.”
- Non osare mai più… - inizio,
rivolgendomi al dio. – Mai. più. – scandisco, senz alcun suggerimento dalla regia, avvalendomi ancora
dell’energia della stessa. – Minacciare e importi in maniera offensiva nei
confronti del cavaliere di aries. Né di nessun altro
posi i piedi all’interno del suolo di questo santuario, Ganesha.
Mai. Più. – sibilo, vedendo la reincarnazione del dio dalla testa d’elefante
abbassarsi timorosa… e adesso che diavolo ha da sorridere? E’ stato un attimo…
ma giuro di averlo visto sorridere per davvero…
- Necessito di parlare con lei,
Madre – decide poi di rispondere alla mia domanda iniziale, decisamente
ammansito. O fintamente tale. Ormai non sono più sicura di niente. Niente.
- Lo farai. Ma lo farai dinanzi al
cospetto della dea Athena. Qui è ove risiede ed è qui
che ho trovato asilo e protezione. Ti ascolterò solo se ciò di cui hai
intenzione di parlarmi venga messa a conoscenza anche lei.” concludo
perentoria, vedendo poco dopo Ganesha annuire
mestamente, guardandomi però negli occhi.
Ed è con gli occhi della persona che in tutto quel tempo ho deciso di non
guardare, che adesso devo avere a che fare, scorgendo uno sguardo che mai, da
quanto ho avuto modo di conoscerlo, ho visto.
Lo sto uccidendo.
- Chiediamo il permesso di passare,
cavaliere dell’ariete – pronuncio gelidamente, sperando vivamente non mi
costringa ad aggiungere altro. Non so come stia riuscendo a mantenere tutto
questo contegno.
E sembrano interminabili i secondi dopo cui sento finalmente pronunciargli
parola.
- Permesso accordato – sancisce in
modo monocorde, facendosi da parte lentamente… quasi come se volesse ritardare
quel momento, non potendo impedirlo.
E ne ho la conferma con il suo ultimo, disperato tentativo di fermarmi – non
appena Ganesha è passato – avvolgendomi un polso con
le dita, imprimendo in quel gesto più del significato che chiunque,
dall’esterno, possa attribuirgli.
Compreso lui, mi rimbomba nelle
orecchie, squarciando la mia mente come un fulmine a ciel sereno.
Tenendo lo sguardo basso, stringo i denti – imponendomi di non piangere – e
strattono via la mano, riprendendo la scalinata con Ganesha
mentre, alle mie spalle, nonostante la mia visuale sia orientata altrove,
giurerei di aver visto le spalle di Mu, coperte dall’armatura dorata, cedere
sotto il peso degli eventi.
********************
Il synagein, paradossalmente, è stato breve. Mai come
ora si sta muovendo tutto frettolosamente, freneticamente… proprio ora che
dovremo pensare sul serio a cosa, effettivamente, stiamo andando incontro.
- Reiko! –
urlo, sperando di essere considerato, ricevendo in risposta il nulla. – REIKO! - .
La reincarnazione di Parvati si volta verso di
me con uno sguardo palesemente spento. Diamine. Non è da lei. Non è
assolutamente da lei.
- Cosa vuoi, Milo? – finalmente mi
chiede, con una voce talmente flebile da farmi dubitare, quasi, di averla
immaginata.
La raggiungo in prossimità della sesta casa, laddove si è fermata mentre ripercorreva
il santuario a ritroso, parandomici davanti e guardandola in cagnesco, con
l’implicita intenzione di mettermici a litigare… finchè
i suoi occhi mi convincono che no, non è quello di cui ha bisogno, non è quello
che serve. Non so che fare.
- Perché non hai battuto
ciglio? - le chiedo, rabbonendo lo
sguardo. – Perché non ci hai consultati? Perché non hai seguito il suggerimento
di Shaka e Athena? E Mu…
cielo, Reiko. Ma l’hai sentito il suo cosmo? Che
diavolo ti è pre…-.
- Milo – m’interrompe lei, dopo
un’infinita di tempo in cui ha tenuto chiusi gli occhi, sospirando
profondamente. Dopodichè resta in silenzio ed io
resto in attesa. E il suo petto si alza e si abbassa diverse volte, in un
tentativo di regolare il respiro, mentre i suoi occhi diventano lucidi e
prendono a guardare in un punto imprecisato dietro di me. – Mi devi promettere
una cosa – interviene di nuovo, guardandomi questa volta fisso negli occhi,
sebbene i suoi siano quasi… vitrei. E ho paura… sì. Paura. Quando le sue mani
vanno a circondarmi le spalle, per poi scendere lungo le braccia, immobili,
considerando la sostanziale differenza d’altezza che ci separa.
Tutto a un tratto non sono più così convinto di volerla ascoltare… ma mi
costringo a farlo.
- Qualsiasi cosa accada, non… non
devi mollare - .
Ma che dia…?
- E sta accanto a Mu. – aggiunge,
richiudendo gli occhi e mordendosi il labbro. – Non fargli commettere
sciocchezze. Di qualunque tipo. - .
E’ il mio turno di stringerle le spalle, scuotendola, non riuscendo a
contenere più la frustrazione.
- Ma che diavolo stai dicendo?! Ci
sarai tu! – le urlo contro, non mollando per un attimo il suo sguardo, vedendo
il suo cedere alle lacrime, sconfitto.
- Non ne sono più così sicura… -
aggiunge, dando sfogo al pianto nel momento esatto in cui decido
di porre fine alle parole e condurla verso di me, abbracciandola, incurante di
star indossando ancora l’armatura d’oro dello scorpione, mentre parte degli
altri cavalieri sta ritornando alle loro case, affiancandoci, sostando appena
alla nostra vista e sospirando.
*********************
- Allora?? - .
Quasi sobbalzo al tocco di Marin alla mia spalla, per poi prenderle
delicatamente la mano e portarmela alle labbra. E temo che questo gesto la
faccia andare in ansia ancora di più.
- Aioria… - .
- Marin. La situazione è molto,
molto, molto delicata – le dico, guardandomi intorno e conducendola all’interno
della casa del leone, lontani da occhi e orecchie indiscrete.
Sembra quasi non respiri per davvero, avendo lasciato il fiato in sospeso, cosicchè le tolgo la maschera per permettermi di accertarmi
di ogni sua reazione. Lascio che l’armatura del leone si scomponga e vada a
riporsi nel proprio scrigno, mentre io e lei ci sediamo sul divano del salone. Dopodichè tocca a me sospirare, non sapendo da dove
iniziare. – Hai sentito quel cosmo che si è introdotto al santuario qualche ora
fa? - . La vedo annuire, interdetta, e una mia mano si muove automaticamente a
scostarle una ciocca di capelli dal viso, cercando di darle un po’ di sollievo.
– Era del dio Ganesha. - .
Gli occhi le si spalancano, mentre i miei si riducono a due fessure.
- E’ venuto a prendere Reiko per portarla con sé in India - .
- Cosa?! – chiede a quel punto lei,
presa completamente alla sprovvista, iniziando a esigere più informazioni.
- Il dio Ganesha
sostiene di sapere come fermare Kalì. - .
- E cioè? Ma come… - .
- Ti prego, non interrompermi – le
chiedo, portandole un dito davanti alle labbra. So che è preoccupata, ma è una
cosa talmente contorta e complicata che per assorbirla ho dovuto fare uno
sforzo non indifferente. – Lasciami spiegare – aggiungo, vedendola finalmente
fare un profondo respiro e la sua attenzione aumentare. – Stando alla
spiegazione del dio Ganesha, ogni tot di anni Kalì si reincarna. E’ indefinibile il lasso di tempo, non
ha una data prefissata, non si può prevedere. Se non quando è anche Parvati
a reincarnarsi. Laddove si manifesti la reincarnazione di Parvati,
significa che è prossima la reincarnazione di Kalì.
L’unica cosa certa è che la prima preceda la seconda. E ciò… -
.
- … avvalorerebbe la teoria di Shaka secondo cui la reincarnazione di Parvati
sia anche la reincarnazione di Kalì. Nel nostro caso,
Reiko. – giunge al nocciolo Marin, lasciando che il
suo sguardo si perda un attimo nel vuoto, prima che si concentri nuovamente su
di me.
- … se non fosse per il fatto che,
sempre stando alla spiegazione di Ganesha, Parvati si reincarni per impedire la resurrezione della sua
controparte. – aggiungo allora, vedendola aggrottare la fronte, pensierosa.
- E come? – mi chiede appunto lei.
- Bevendo il suo sangue - .
- Aioria,
ti prego… - mi dice, come immaginavo facesse, spalancando gli occhi e
scostandosi un po’ da me, sia per guardarmi meglio che per – suppongo –
prendere le distanze da ciò che è stata costretta a sentire. – Cosa significa?
L’unica cosa che mi viene in mente è il cannibalismo… dimmi che puoi
cancellarmi all’istante quest’ipotesi dalla testa -. Mi lascio
sfuggire un breve sorriso, mentre cerco il modo di spiegarle il resto,
iniziando a scuotere la testa.
- Se Parvati
sceglie di sua spontanea volontà in chi reincarnassi – inizio con lo spiegare.
– La reincarnazione di Kalì viene designata dai
sostenitori di quest’ultima - .
- I thugs
– aggiunge lei, arrivando a capire a pieno ancora una volta – E come fanno quei
miserabili a…? - .
- Si danno ad un mucchio di
sacrifici in onore della dea della distruzione, raccogliendo il sangue delle
vittime degli omicidi di cui si macchiano e custodendolo in un’ampolla riposta
su un altare di un tempio sconsacrato. Dopodichè
scelgono una donna da sacrificare e la obbligano a bere quel sangue - . Lo sguardo di Marin mi fa intendere di essere un
passaggio arduo da comprendere.
- E quindi? – infatti mi chiede.
- La donna designata a bere quel
sangue diventa la reincarnazione di Kalì - .
Sì, tesoro. E’ la stessa espressione che mi sono stampato in volto non
appena l’ho sentita anch’io.
- Ok… - dice dopo un lasso di tempo
indefinibile, in cui i suoi splendidi occhi prendono a saettare nuovamente
altrove, ricomponendo probabilmente i pezzi del puzzle per cercare di dargli
una forma. – E Parvati come riesce a fermare Kalì? - .
- Bevendo il sangue al posto della
persona designata, impedendo così direttamente la resurrezione della sua
controparte. Cosa c’è? – le chiedo, vedendola piuttosto perplessa.
- Non lo so. E’ che… insomma. Ok.
Paese che vai, usanza che trovi. Ok. Ma… - inizia a tergiversare, cercando di
trovare le parole adatte per esprimersi, finendo poi col guardarmi senza più
l’ombra del dubbio in volto. - Solo io
ho la netta sensazione che qualcosa non torni? - .
Sorrido compiaciuto, nell’appurare la perfezione della donna che ho di
fronte, scuotendo negativamente la testa.
- Non torna a Shaka
– rispondo, vedendola spalancare gli occhi a dismisura, quasi come se avesse
ricevuto un’illuminazione.
- Shaka? – mi chiede infatti, scandendo il nome del cavaliere di virgo. –
Sbaglio o è lui quello ferrato in materia? Insomma, se non torna a lui! -
- Non sbagli.
– le confermo infatti, riprendendo a raccontarle. – Quando Athena
ha chiesto a Shaka cosa ne pensasse, quest’ultimo ha
espressamente dichiarato – piuttosto indignato, anche – di non aver mai sentito
e/o letto niente del genere. - .
- Quindi Ganesha
sta cercando di fregarci! - .
- Cosa di cui l’ha accusato anche
Mu. Non in questi termini, s’intende. – mi affretto subito ad aggiungere, anche
se dubito che, omettendo di farlo, Marin non ci sarebbe arrivata da sola. – Ha
chiesto al dio il motivo per cui si sia deciso a parlarne solo adesso, nonché
con una certa urgenza, dando corpo allo scetticismo che aleggiava nella sala
riunioni. Sai di che ottima proprietà di linguaggio disponga il cavaliere dell’ariete
e che abilità innata abbia nell’arrivare dritto al punto percorrendo la strada
di corsa seppur in punta di piedi. Il problema è che Ganesha
non l’ha presa bene. -.
- In che senso? - .
- Sostiene che gli sia stato mancato di
rispetto. -.
- Cioè?? -.
- Marin… Ganesha
sa. - .
Il cavaliere dell’aquila si conduce istantaneamente una mano alla bocca,
sbarrando gli occhi in un gesto di smarrimento. - …Sa? - .
Annuisco mestamente, portandomi una mano al mento e scoprendo,
sorprendendomi, lievi accenni di barba incolta.
- Ganesha
è venuto a prendere Reiko. E’ stata lei a volere che
si facesse immediatamente un synagein, il dio non
aveva la minima intenzione di parlare nemmeno con Athena
stessa, che ha ignorato e liquidato – in maniera sottile ed elegante –
frequentemente, durante la riunione. L’unico motivo che gli ha impedito di
attaccare tutti, afferrare Reiko per i capelli e
condurla fuori da qui, è che, per fortuna, riconosce in lei davvero il cosmo
della sua creatura generatrice. Di conseguenza ne riconosce il ruolo e
identifica automaticamente il proprio che, per fortuna, è subordinato a quello
di Reiko. - .
- Alla faccia del dio generoso e
pacifico! - .
- Lo è. Il dio Ganesha
è sempre stato venerato dalla cultura induista come la figura a cui far
riferimento nel chiedere qualcosa di positivo, in abbondanza per giunta. E’
ostile perché si sente limitato e contrastato. Si aspettava che Reiko lo seguisse senza battere ciglio, invece… -.
- Senza battere ciglio, certo! Come
se Reiko fosse una sprovveduta! – esclama, battendosi
le mani sulle gambe per sfogare minimamente la rabbia. – La cosa mi puzza. E
molto! – poi spalanca gli occhi prendendo a fissarmi intensamente,
improvvisamente spaventata. – Qual è stato l’esito del synagein?
- .
Impiego un po’ di tempo per risponderle… cosa che la fa scattare,
inviperita, all’in piedi.
- Ma siete impazziti?! – mi urla
contro, prendendo ad allontanarsi dal divano che fino a poco tempo prima
ospitava anche lei e mettendomisi a girare intorno. – Avete assecondato un
folle! - .
E’ il mio turno a scattare in piedi, raggiungendola in un soffio e
mettendole una mano davanti alla bocca, per farla tacere.
- E’ un dio – scandisco, accertatomi
di essere riuscito a calmarla. – Athena non può
imporvisi. Può solo offrire il suo appoggio. Cosa che ha fatto, naturalmente.
- Santo cielo! – esclama lei,
riprendendo la verve che sembrava aver ammansito precedentemente, rispegnendosi
a poco a poco, giungendo alla conclusione che abbiamo tutti, indistintamente,
le mani legate. - … deve pur esserci una soluzione. Ganesha,
dio o meno, sta mentendo! -.
- Questo non lo possiamo stabilire. –
la correggo io.
- Ma se Shaka
e Mu… - .
- Ed è qui che arriva il problema. –
le rispondo. – Ganesha è il figlio di Parvati. E’ una divinità benefica… è…. - .
- E allora?! Diatribe familiari?
Sindrome di Edipo galoppante? Che ne sai se… mah, stia cercando di spodestare
il padre? Insomma Aioria, saranno pure divinità
induiste, quindi completamente alla larga da quelle greche, ma quanto possono
differenziarsi, nel concreto, le problematiche? Dimentichi che la stessa dea Athena si è trovata in situazioni complesse a causa di
motivi che in un primo momento a nessuno sarebbe venuto in mente di prendere in
considerazione, e invece… - la vedo rabbrividire al ricordo degli ultimi
avvenimenti che hanno investito il Santuario e non posso fare a meno che
tirarla verso di me ed avvolgerle le spalle con un braccio.
E’ passato del tempo dall’ultima guerra al santuario, eppure l’ombra di Ade non
ci ha mai abbandonati. L’incontro con la morte, il timore di fallire, la
resurrezione… sembrano ancora così vicini…
E adesso questa.
Una guerra con la rappresentazione negativa del pantheon più variegato e
ambiguo possa esserci, dove ogni membro può rappresentare tutto e il contrario
di tutto.
E’ questa, al di là del pericolo della guerra in se per se, la cosa più
frustrante. L’ansia del non sapere cosa
combattere. Nel non sapere chi sia veramente il nemico.
- Purtroppo il dio Ganesha ha ovviato alla richiesta del santo di virgo e alla
pseudo accusa di aries, proponendo loro di far
ricerche in merito agli eventi passati che hanno visto la resurrezione di Kalì prendere forma e verificare, così, coi loro stessi
occhi, l’esistenza del calice di sangue. Che a sua detta è una costante. – riprendo
a spiegarle, sentendola d’un tratto irrigidirsi.
- Ecco, appunto. E se Parvati fallisce e non riesce a impedire che Kalì risorga? - .
- E’ costretta a combatterla… il dio
Ganesha ha anche aggiunto che il corrispondente, in
termini umani, della potenza della dea della distruzione è pari al doppio di
quella scatenata da una bomba atomica. - .
- Athena…
- sento pronunciarle infine, staccandosi da me e prendendo a guardarmi
mestamente negli occhi.
Preferisco non aggiungere che anche la nostra dea si sia rivolta a se stessa
quando Reiko ha accettato di seguire Ganesha nel suo folle piano.
*****************
Non sono sfinita. Di più.
Se non fosse solo per quello che mi sono appena accinta ad acconsentire… mi
tocca sostenere anche gli sguardi turbati di tutti gli altri. Evitandoli,
incrociandoli, sostenendoli. Solo con Milo sono crollata. Ma era ovvio che con
lui accadesse, sebbene non avessi dovuto. E’ preoccupato come tutti gli altri.
Non è giusto che si prenda i miei sfoghi.
Sbuffo amareggiata, vergognandomi per l’ultimo gesto compiuto, rendendomi conto
di essere appena entrata nella casa dell’ariete senza l’attenzione che mi ero
raccomandata di utilizzare.
E non so nemmeno cosa ci faccio qui.
Non ho la forza di affrontare anche lui. Non adesso. Per dirgli cosa?
Sono stanca.. stanca, stanca, stanca, sta-…
… non è solo. Potrei rabbrividire se il mio corpo – come dicevo prima – stanco me
lo consentisse, non appena la mia testa fa corrispondere la seconda voce che
sento alla persona che mai mi sarei aspettata di trovare qua.
Non ho manifestato il mio cosmo nel fare ingresso qui… posso sempre cercare di
avvicinarmi cautamente alla stanza da dove provengono le due voci e cercare di
comprendere il motivo dell’incontro.. sebbene, un po’, me lo immagini.
Ed è così che, attraverso uno spiraglio, riesco a intravedere il volto funereo
di Mu guardare impassibile… Shaka inveirgli contro?? Shaka che inveisce?
Sbatto le palpebre più volte, in preda alla confusione più totale… ma quello è davvero il cavaliere di virgo o me lo
sto sognando?
- Esporti così al synagein in una situazione tanto delicata, ti facevo più
prudente Aries! – esclama Shaka
con voce pacata ma con tono piuttosto irato. Gli occhi sono chiusi,
ermeticamente, seppur – ne sono convinta – stiano trapassando il loro
interlocutore.
- Non ritengo di essermi esposto
così come dici, Shaka. Ho solo palesato le mie
perplessità, come hanno fatto tutti gli altri cavalieri e la dea stessa.. Ti sei chiesto se non siano state le tue orecchie
ad udire cose scomode, seppur non pronunciate? - .
Oddio…
Mi ritraggo appena, lasciandomi scivolare contro il muro adiacente la porta,
indecisa se continuare ad ascoltare o meno, impedendo così ai miei occhi di
continuare ad assistere a tutto quello.
- E tu ti sei chiesto come mai lui
guardasse in cagnesco te e
disseminasse provocazioni mal celate sempre con te e non con me? Abbiamo sentito tutti lo scontro di cosmi
avvenuto precedentemente. - .
- In qualità di custode della prima
casa ne stavo difendendo l’accesso. - .
- No, tu stavi difendendo lei. - .
- E’ il minimo! – esclama a quel
punto Mu, facendomi sobbalzare per il tono che ha usato.
- No, Mu, è il superfluo. Lei è
perfettamente in grado di difendersi, così come di tenere testa alla
reincarnazione del figlio della divinità che reincarna a sua volta. Ma lasciare
che si trovi a gestire anche le tue noncuranze, che potrebbero metterla in un
pericolo peggiore di quello che già non corra… - .
Shaka…
Mi rimetto in una posizione tale da potermi permettere di guardare di nuovo
attraverso lo spiraglio… intravedendo Mu accusare il colpo e chiudere gli
occhi, abbassando la testa, a mò di colpa.
La figura di Shaka si staglia dinanzi a lui, con
ancora la testa alta, gli occhi chiusi, inflessibile, implacabile.
- Immagino sia superfluo chiederti
il motivo di tanto accanimento nei miei riguardi… - lancia improvvisamente la
bomba Mu, riaprendo gli occhi e riprendendo a guardarlo, questa volta mesto.
Consapevole.
Avverto nitidamente Shaka irrigidirsi, guardingo.
Anche se, a giudicare dalla piega che ha preso la conversazione – a meno da
quando ho avuto modo di sentirla io – quei due stanno giocando al: Io so che tu
sai che egli sa.
Tutta quella forma è puramente cavalleresca, inculcatagli dal loro ordine.
Nulla toglie che sicuramente, diatribe a parte, si rispettino molto l’uno con l’altro…
ma sono sicura che in certe circostanze, come queste, si azzufferebbero
volentieri, facendo a meno di quel garbo fasullo.
- Kalì va
fermata. Non credo a Ganesha, ma non ho gli strumenti
necessari a contrastarlo. Saprai meglio di me che vi sono miriadi di modi in
cui la resurrezione può avvenire e il più accreditato, fino ad ora, è che Kalì sia la stessa Reiko. Ma la
presenza di un fantomatico calice di sangue che consentirebbe ad una seconda
mortale di prendere in carico l’antagonista di Parvati
fa crollare anche quest’ultima supposizione che a fatica eravamo riusciti a
tirar su. Ora… - riprende la parola Shaka, facendo
chiudere a me gli occhi, per disperazione. – Non abbiamo materiale con cui
contrastare il dio Ganesha. Non possiamo impedire che
Reiko lo segua, per non scatenarne le ire. Non
sappiamo perché la dea Parvati non abbia condiviso
con la mortale in cui abbia deciso di reincarnarsi tutto ciò di cui ha parlato
l’altra reincarnazione, se quest’ultima – ovvio – non abbia mentito. L’unica
cosa che possiamo fare è seguire Ganesha e Reiko nel luogo in cui il primo la condurrà… - .
COSA?!
- Ma ti ha dato di volta il
cervello?! – esclamo, facendo irruzione nella sala dove si stava svolgendo la
conversazione, completamente allibita per quello che ho appena udito.
Entrambi si voltano di scatto verso di me, sorpresi. Anche se non troppo come
immaginavo.
- Finalmente – pronuncia Shaka quando sono arrivata ad un paio di passi da lui,
facendomi bloccare sul posto. – Cominciavamo a pensare volessi entrar a far
parte dell’arredamento della prima. - .
EH?!
- Non sei bilanciata abbastanza, in
questo momento, per tenere a bada il tuo cosmo. Ti abbiamo sentita subito. – mi
risponde ancora il cavaliere di virgo, mentre i miei occhi si spostano verso
Mu, che annuisce appena, dopo avermi osservata a lungo, abbassando subito dopo
lo sguardo.
- Voi non farete proprio un bel
niente, Shaka! – riprendo il discorso che lui aveva
lasciato in sospeso, con la stessa irruenza di prima.
- La mia obbedienza è devota alla
dea Athena, non sarà un’esclamazione di questo genere
a far-…-.
- MA E’ MAI POSSIBILE CHE TU DEBBA ESSERE SEMPRE TANTO…! - .
Impossibile. Antipatico. Saccente. Indisponente. Stronzo.
Lasciamo stare.
- Se se ne
accorgesse… - riprendo, sospirando nuovamente e rimodulando il tono della voce.
- …Ganesha schioccherebbe le dita e vi spazzerebbe
via! - schiocco le mie, sottolineando il
gesto appena pronunciato.
- Sinceramente mi preoccupa più il
tuo ermetismo che quello che potrebbe fare Ganesha in
una situazione del genere – si lascia sfuggire Mu, che ha ora entrambe le mani
poggiate sul tavolo di fronte a sé con le nocche. Lo sguardo perso e i
pensieri, probabilmente, in subbuglio. – Non hai motivato la tua decisione di
seguirlo in questo presunto piano, non hai chiesto opinioni ad Athena e non hai risposto a nessuna domanda da parte di
nessuno fuori dal synagein. - .
…
- Vuoi farlo adesso? - .
- No. - .
- Perfetto – risponde in tono
monocorde Mu, battendo appena le nocche sul tavolo e allontanandosi da questo,
mentre le labbra di Shaka assumono una piega rigida,
evidentemente deluso anche lui.
- Allora allontanati da questa sala
e non interromperci più. – sibila a denti stretti il cavaliere di virgo, al
quale non lascio il tempo di aggiungere nient’altro, poiché lo prendo alla
lettera, voltando le spalle ad entrambi e dirigendomi all’esterno per andare
verso la stanza dove dormivo prima che io e Mu… insomma, prima.
E chiudo loro la porta.
Ancora sveglio.
Osservo la sua schiena curva sul tavolo della cucina, con quella che a primo acchitto deve essere una tazza di thè, davanti. Le sue mani
sono congiunte e la sua bocca poggia su di esse. Gli occhi chiusi, in profonda
meditazione.
Non batte ciglio quando invado il suo spazio personale, andando a circondargli
il torace con le mie braccia, posandogli un leggero bacio tra i capelli e
poggiando la testa sulla sua schiena, ascoltando il suo ritmico respirare.
Quando non lo vedo reagire, mi decido a separamene lentamente, sentendolo
improvvisamente infrangere il silenzio.
- Parlamene. – mi chiede. Ed io mi
allontano completamente, dirigendomi verso la credenza dove sono conservate le
bustine di thè, dandogli le spalle.
- Non voglio parlarne – gli rispondo,
alzando una mano per raggiungere la maniglia della credenza, a vuoto,
sentendomi afferrare improvvisamente e girare verso la fonte di quel
cambiamento di posizione.
I capelli di Mu volano scomposti a causa dello spostamento d’aria repentino,
andando a circondargli il volto in modo disordinato, conferendogli più fascino
di quanto già non ne disponga. Gli occhi sono puntati nei miei. E sono
arrabbiati. Tristi. Preoccupati. Agguerriti. Tutto insieme.
Prima che possa dire qualsiasi cosa, le sue mani vanno ad afferrarmi le spalle
per avvicinarmi a lui. Ma non per il motivo che speravo che fosse.
- Tu devi parlarmene, Reiko. – mi sussurra ad
un palmo dal viso, tentando di mantenere un tono di voce pacato, sebbene
immagini quanta fatica gli stia costando, a questo punto. – Non puoi pretendere
di affrontare tutto questo da sola, tu… io non ti permetterò di lanciarti in
questo piano suicida, al costo di tenerti relegata in una delle stanze della
prima casa o nel condurti nuovamente in Jamir e… -
spingo le labbra contro le sue, impedendogli di continuare, andando a
circondargli il collo con entrambe le braccia e imprimendo nel bacio tutta la
passione di cui dispongo. E di cui necessito per non impazzire.
Dopo l’iniziale sorpresa, lo sento rispondere al bacio allo stesso modo,
faticando a starmi dietro, conducendo le sue mani verso le mie, con l’intento
di allontanarmi. Ma glielo impedisco. Contrastando i suoi gesti e continuando a
baciarlo, muovendo il mio corpo contro il suo, nel tentativo di non fargli
opporre resistenza.
- Reiko… -
mi sussurra con voce roca, guardandomi per un attimo e cercando, con ogni
probabilità, la ragione di tutta quell’urgenza.
- Amami… - gli sussurro tra un bacio
e l’altro, rallentando il ritmo, affinchè comprenda
davvero. – Questa sera amami e basta. Niente domande… - gli dico, continuando a
baciarlo e spingendolo indietro. – Niente divinità… niente cavalieri… - lo
spingo ancora indietro, avvertendolo venir fermato da qualcosa che corrisponde
essere il tavolo. – Niente di niente… - gli spingo le spalle, costringendolo a
stendercisi su, mentre gli salgo a cavalcioni, stendendomici sopra e
prendendogli a stuzzicare il lobo sinistro, mentre il suo torace si espande e
il suo sguardo, tipicamente pacato e gentile, sebbene ancora combattuto cede,
infine, alla libidine, tenuta subito nascosta dalle palpebre, che vanno ad
abbassarsi sui suoi splendidi occhi. – … Solo io e te. - .
Un attimo, e le sue mani dalla mia schiena si spostano più in basso e
con un colpo di reni fa cambiare a entrambi posizione, invertendoci.
Ora mi sovrasta. Il suo respiro è affannoso e le sue dita mi circondano i
polsi, condotti sopra la mia testa. Nonostante tutto, sta cercando di leggermi
la mente. Me ne accorgo appena in tempo, fortificando – con non poca fatica –
la barriera mentale e prendendo a muovere il mio bacino, coinvolgendo il suo,
per distrarlo.
Il gesto ottiene il risultato sperato… e per una notte riesco ad amare ed
essere amata da lui in un modo che ricorderò, ne sono sicura, per il resto dei
miei giorni.
***************************************************************************
Angolo dell’autrice…
Cambio città: check!
Cambio lavoro: check!
Cambio corso di laurea: check!
Sono stati i tre anni più corposi, impegnativi e costruttivi della mia vita.
Ho dovuto prendermi una pausa da tutto, anche dalle cose che amo, finchè queste non sono venute a bussare alla mia porta
esigendo l’attenzione a lungo negata.
Sono decisamente cambiata. Ma rileggendo questa storia, per fortuna, son poche
le cose che cambierei. E’ nata così come volevo. Finirà in un modo che ancora
non mi è chiaro. O meglio: lo è. Solo che forse non lo voglio ammettere.
Che sia chiaro: se son tornata, è per continuare e concludere.
Che sia chiaro (parte2): non so con che cadenza avverranno gli aggiornamenti.
La scaletta è pronta. La storia, in un abbozzo, è bell
e conclusa.
Ma è da una vita che non scrivo e a questa storia ci tengo troppo, devo
carburare.
Ringrazio chi ci è stato e chi ci sarà ancora.
Sono tornata.
HOPE87