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Autore: Elechan86    27/04/2008    7 recensioni
Da qualche parte ho letto che l’uomo non si accontenta mai e, infatti, mi dispiace avere la consapevolezza che le due meno un quarto, quest’anno, passeranno senza ricevere l’abbraccio più importante di questa giornata.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno del mio compleanno

Ogni anno, il giorno del mio compleanno, quando mi sveglio mi sembra un giorno come tutti gli altri: non so perché ma a casa mia c’è questa strana convinzione che bisogna fare gli auguri al festeggiato solo dopo l’ora della sua nascita.
E allora, alle due meno un quarto precise, ecco i miei genitori che mi abbracciano e, finalmente, arrivano i tanto sospirati auguri.
E’ una nostra piccola “tradizione” che non ho mai sopportato: il giorno del mio compleanno è il giorno del mio compleanno e anche per la legge io compio gli anni passata la mezzanotte, non alle due meno un quarto.

Quest’anno, quando mi sono svegliata, era tutto diverso: non ero e non sono ancora nella mia accogliente seppur perennemente disordinata stanza, non sono nella mia città, non sono nel mio Stato.
Quest’anno sono lontana da casa.

Bussano alla porta e sono le altre italiane che ho conosciuto qui: anche loro condividono la mia idea che il giorno del mio compleanno è la mia festa, appunto, per tutto il giorno; loro non sanno nemmeno a che ora sono nata e non credo che importi più di tanto in questo momento.
L’ultima di loro ad entrare è Sara e dentro al giubbotto ha il mio regalo: svelta abbassa la zip prima che il mio regalo soffochi, è il coniglio nano che desideravo!
Il piccolo animale inizia a zampettare allegro per la stanza e io, nella lista degli acquisti imminenti, aggiungo una gabbietta per la bestiolina.

Facciamo colazione insieme nella cucina in comune, la cucina del mio piano, e intanto arrivano altre persone che ho conosciuto qui, che vengono avvisate del traguardo importante che festeggio, che mi abbracciano e mi fanno gli auguri senza aspettare le due meno un quarto, era questo che volevo, no?

Esco con le mie nuove amiche e finalmente andiamo a visitare la fortezza di Salisburgo: in due mesi che sono qui ancora non ero salita!
Dall’alto il panorama è spettacolare e questa città che all’inizio mi piaceva ben poco mi appare migliore.

La nostra mattinata si conclude con il ritorno alla casa dello studente e un bel piatto di carbonara per tutti, è il mio piatto forte e, infatti, modestamente, piovono i complimenti alla cuoca.
Laviamo i piatti e poi andiamo tutti a studiare: anche se è il mio compleanno l’esame di tedesco è pur sempre alle porte.

Guardo l’orologio, il mio nuovo orologio, il regalo che ho scelto di comprarmi da sola in questo giorno: sono le due meno venti.
Sorrido amaramente: so bene che tra cinque minuti i miei genitori non busseranno alla porta, non mi abbracceranno e non mi potranno fare gli auguri alla solita ora.
Mai come prima d’ora questa piccola tradizione che avevo sempre considerato insulsa mi è sembrata, invece, così importante.
E’ il mio giorno, la mia festa, ho ricevuto ciò che volevo e ho passato una bella mattinata con le amiche e anche la cena sarà entusiasmante…

Cosa mi manca allora?

Da qualche parte ho letto che l’uomo non si accontenta mai e, infatti, mi dispiace avere la consapevolezza che le due meno un quarto, quest’anno, passeranno senza ricevere l’abbraccio più importante di questa giornata.
Socchiudo gli occhi e penso a mia madre, cerco di immaginarmi qualcosa che non succederà mai: mi sforzo di pensare a lei che bussa alla porta della mia stanza puntuale come ogni anno, mi illudo e fa ancora più male.
Le lacrime iniziano a scendere perché non me lo ricordo, non mi ricordo il calore di quell’abbraccio che ogni anno è più inteso nonostante io sia sempre più grande eppure sempre la sua bambina.

Lo squillo del cellulare mi desta dai miei pensieri, è arrivato un messaggio:

“Tanti auguri, ti abbraccio forte”

Nonostante le miglia che ci separano non se ne è dimenticata e lei arriva sempre, puntuale: il messaggio è stato inviato proprio alle 13:45.

E’ umanamente impossibile che me lo possa ricordare e allora cerco di immaginarlo: penso a come deve essere stato il nostro primo abbraccio in quella sala parto e le lacrime scendono ancora perché so che prima di essere stretta ancora dalle sue braccia dovranno passare tre mesi.
Probabilmente il tempo passerà in un baleno ma in questo momento tre mesi mi sembrano un’eternità e le pagine del calendario dei Tokio Hotel, nemmeno quelle che riportano le mie foto preferite, riescono a lenire questa amarezza che provo.



“Tanti auguri, ti abbraccio forte”


Rileggo il messaggio e, per un momento, ho la sensazione che davvero il suo abbraccio abbia superato il mare e le Alpi che ci separano…
e sia giunto fino a me.

*Dedicata a mia madre*
  
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