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Autore: whiteangeljack    17/11/2013    2 recensioni
Il brusco distacco tra Rose e Eleventh raccontato da un gesto semplice come può esserlo per chiunque il guardarsi allo specchio.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Errore
Autore: whiteangeljack
Fandom: Doctor Who
Personaggi: Eleventh
Genere: Angst;
Rating: Verde
Word:630 
Disclaimer: “Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà della BBC che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione appartengono solo a me.” 
Prompt: 83. Errore
Note: La shot partecipa alla challenge One Hundred prompt di BlackIceCrystal per il prompt Errore.
 
 
 

 
 
C’è l’immagine di una ragazzina sorridente – gli occhi inondati di luce, le labbra distese in un sorriso- che si impiglia ai tuoi pensieri ogni volta che pensi a lei.

Rose.

Ha il viso arrossato, il respiro spezzato dalla fatica della corsa e la mano stretta forte alla tua, le dita intrecciate.

Rose.

Ti guardi allo specchio e per un attimo lo sguardo d’indaco si sofferma su particolari che prima non ti appartenevano. Occhi azzurri, abiti nuovi e l’inseparabile bow tie annodato al collo. C’è un nuovo Dottore che ti osserva silenziosamente al di là dello specchio, un nuovo te. Solo lei rimane la stessa, giovane di una giovinezza eterna – quella dei ricordi- e bella contro ogni legge che la vorrebbe invece cambiata, cresciuta forse, di certo diversa da quel che era.

Conoscersi è stato un errore.

La certezza attraversa i tuoi occhi come una nuvola leggera, che rende per qualche istante il tuo sguardo più basso, insicuro, non triste perché la tristezza è il primo male che un dottore impara a sconfiggere, ma  amareggiato, affetto da una malattia più subdola che ti mozza il respiro ogni volta che, voltandoti, rimani ad osservare le porte del Tardis con il suo nome in bilico sulle labbra.

Ci sono giorni in cui cammini e lei è lì, ad ascoltarti mentre farnetichi dell’esistenza di mondi incredibili e intanto ragioni sul da farsi, e notti in cui la sua immagine cammina, unica superstite, tra cadaveri in maschera di nemici vecchi e nuovi che sapresti chiamare per nome. E poi ci sono giorni come questo in cui vivere diventa semplicemente troppo, tu che non ti fai mai domande perché preferisci ignorare un inganno e chiamare un abbandono scelta, piuttosto che guardare in faccia un mondo che riconosceresti a fatica.
L’ennesima delusione.

Appoggi una mano sullo specchio, il freddo del vetro che per un attimo raschia via i contorni dell’immagine e ti impedisce di vedere, tu che hai avuto bisogno di vedere un istante solo per iniziare a credere che valesse davvero la pena di vivere nell’errore per un mondo del genere.
Un semplice sbaglio, già.

Sospiri e il tuo sguardo ingombro di pensieri si rischiara, brillante di una luce nuova. Da qualche parte nella tua mente puoi sentire il tempo annodarsi, distendersi, espandersi e sfiorarti con un tocco lieve: la richiesta di aiuto di un universo incapace di autogovernarsi. Per questo le mani esperte abbandonano lo specchio e impugnano i comandi della consolle del Tardis. Una nuova avventura: rideresti per l’euforia, se solo fossi dell’umore giusto. Invece ad incurvare le tue labbra è un tenue sorriso, qualcosa che non appartiene al nuovo Dottore ma che proviene da molto più lontano.

Rose

Sfiori il ricordo con una debole carezza e in un attimo l’immagine va in mille pezzi come una bolla di sapone. Delicata, soffice, irrimediabilmente distrutta. Poi la voce acuta di Amy ti richiama alla realtà: le mani corrono a stringere le bretelle, il sorriso tiepido di pochi istanti prima muta in uno più rassicurante e ilare e lo specchio, prima appannato dai ricordi,  torna d’un tratto ad essere la semplice superficie riflettente di un comune bagno sul pianeta Terra.

“Dottore, è tutto a posto?”

La voce di Rory si somma a quella di Amy, accompagnata da un bussare aritmico e rumoroso, preoccupato.
Ti volti, stringi la mano sul pomo della maniglia, inspiri.
“Dottore…?”

E poi pensi che se è davvero questo, l’errore, allora non c’è alcun motivo per te di aspirare alla redenzione.

“Pond, smettetela di gridare e procuratevi un cappotto: si parte per il Polo Sud!”

Esci dal bagno, sorridi, li abbracci. Chissà… forse sei tu l’imperfezione da correggere perché il grande disegno funzioni, o forse sono loro ad esserlo. Osservi i loro sguardi interdetti, sospiri. Non ti importa.
Non puoi farne a meno.
 
  
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