Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: DanielaRegnard    18/11/2013    3 recensioni
When the World surrounds you, I’ll make it go away
Paint the sky with silver lining.
«Caporale.. Va tutto bene?»
«Tutto bene, Petra. Va a riposarti.» le rispose, senza voltarsi, senza guardarla, forse per paura che la ragazza potesse leggere dentro il suo sguardo, dentro i suoi occhi.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Petra, Ral
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Paint the sky with silver lining
 

There’s a storm on the streets, but you still don’t run
Watching and waiting for the rain to come.
And these words wouldn’t keep you dry
Or wipe tears from an open sky,
But I know, but I know, but I know I’m right.
La missione oltre le mura era da poco finita, e adesso la Squadra di Ricognizione si stava dirigendo alla loro base, attraversando le strade della città piena di gente che li osservava. La maggior parte degli adulti li guardavano con sguardi seri, delusi, quasi come a volerli rimproverare, come per farli sentire dei perdenti. I bambini, invece, restavano ammirati guardandoli passare, li definivano eroi, e la maggior parte di loro desiderava di potersi unire alla Legione, un giorno. La maggior parte di loro, ovviamente, cambiava idea nel giro di 5 anni.
Il Caporale Rivaille camminava, assieme ai quattro membri della sua squadra, quasi sempre in testa alla fila; di fronte a loro solo il Comandante Smith, che gestiva le operazioni fuori dalle mura.
Quando la gente vedeva passare Rivaille rimaneva a bocca aperta, il soldato più forte dell’umanità, così basso, irascibile, diverso da come si aspettavano, probabilmente. E tutti si domandavano perché le vittime erano state così tante, se c’era lui. Si, perché tutti lo consideravano un eroe invincibile, non consideravano il fatto che Rivaille, prima di essere un soldato, era una persona. Petra questo lo sapeva, lo sapeva benissimo, perché cercava di stare vicina al suo Caporale, di comprenderlo e di raggiungere l’uomo oltre il soldato freddo e indifferente che appariva, ma che di fatto non era.
La pioggia cadeva forte su di loro, ma Rivaille non aveva il cappuccio a coprirgli i capelli, che adesso gli cadevano umidi sulla fronte. Petra lo guardava, accelerando di poco il passo del suo cavallo per portarsi accanto a lui, senza però guardarlo; aveva paura di poter scorgere il suo sguardo carico di finta indifferenza e passività di fronte alla perdita dei suoi sottoposti, quasi tutte reclute con tutta una vita davanti.
Quando finalmente, tornando alla loro base, si liberarono degli sguardi colpevolizzanti dei cittadini, Rivaille si diresse in fretta verso la sua stanza; doveva lavarsi, compilare il verbale, controllare che fosse tutto apposto. In quella vita non c’era tempo per cerimonie ad ogni morte di un soldato la cui vita, infondo, non era niente di speciale..
Petra, mentre lo guardava andare via, fu in grado di dirgli solamente una cosa. Qualunque altra cosa sarebbe risultata invadente, forse sbagliata, di troppo.
«Caporale.. Va tutto bene?»
«Tutto bene, Petra. Va a riposarti.» le rispose, senza voltarsi, senza guardarla, forse per paura che la ragazza potesse leggere dentro il suo sguardo, dentro i suoi occhi.
«Anche lei deve riposare, però.» esclamò lei prima di guardarlo chiudersi la porta alle spalle. Aveva risposto come rispondeva di solito, dicendo che andava tutto bene.
Bugiardo, pensò la ragazza per un momento.
 
Va tutto bene, le aveva risposto.
Ma, infondo, Petra lo sapeva, sapeva di avere ragione.
 
 
And I won’t let you drown, when the water’s pulling you in
I’ll keep fighting, I’ll keep fighting.
The rain’s going to follow you wherever you go.
The clouds go black and the thunder rolls
And I see lightning, and I see lightning.

 
I giorni andavano avanti, i mesi proseguivano senza sosta, nonostante le persone che morivano, i parenti che piangevano, il tempo continuava a scorrere senza fermarsi, come se i problemi dell’umanità non contassero per nulla.
Le missioni si susseguivano per la Squadra di Ricognizione, altri morti, altri pianti, altri sguardi colpevoli rivolti a tutta la Legione e al soldato più forte dell’umanità, Rivaille, che in certe occasioni alla gente comune appariva esattamente uguale agli altri soldati: coperto di sangue, con l’espressione vuota e impotente di fronte al continuo sterminio delle persone da parte dei giganti.
 Petra, sua sottoposta fedele, durante il ritorno a casa gli stava dietro, fissandolo mentre avanzava.
Avanzava, Rivaille, avanzava verso cosa? Sembrava che sul suo cammino ci fosse solo terra, sangue, morte e pioggia. Sembrava che quella deprimente pioggia, quel cielo grigio e totalmente coperto dalle nuvole lo seguissero ovunque andava, come un cane troppo fedele, come i giganti seguivano le loro prede.
RIvaille spesso e volentieri partecipava a missioni dove pochi sopravvivevano senza farsi troppo male, e non poteva farci nulla. Era un umano, certo, non poteva salvare tutti, non l’avrebbe fatto nemmeno potendo, probabilmente. La sua schiena, vista da lontano, mentre si allontanava, sembrava ancora più piccola e debole di quanto sembrasse vedendolo da vicino. A Petra piacevano le spalle del suo Caporale. In loro, in Rivaille, aveva sempre visto una figura su cui fare totale affidamento; una brava  persona, meno fredda e spietata di quanto appariva sterminando giganti, e attaccato alla vita e all’umanità molto più di tanti altri soldati.
Era estremamente orgoglioso, Petra imparò ad apprezzare anche questo di lui. Spesso durante le notti di pioggia usciva, indossando solo la divisa, senza mettere la mantella verde scuro tipica della Legione Esplorativa, e osservava il cielo ad occhi socchiusi, mentre le pesanti gocce di pioggia gli cadevano addosso.  
Petra, chissà come, era riuscita a scoprirlo, e quando succedeva lo raggiungeva sempre fuori, portando con se la mantella del Caporale.
«Caporale, se resta qui all’aperto si prenderà un malanno..» e detto questo, senza aspettare la sua risposta, gli metteva sulle spalle il mantello pesante, per poi sorridergli.
«Si.. Petra, ti ringrazio.»
 
Petra, per il suo Caporale, l’uomo a cui aveva scelto di dedicare la vita, voleva sempre esserci.
No, non l’avrebbe lasciato avanzare da solo.
 
 
When the World surrounds you, I’ll make it go away
Paint the sky with silver lining.
I will try to save you, cover up the grey
With silver lining

 
Il momento della partenza per le missioni, per Rivaille, era uno dei più fastidiosi di quello strano mestiere. Si sentiva osservato, giudicato da tutti quei cittadini che, inconsapevoli dei pericoli che i suoi soldati rischiavano fuori da quelle mura, si aspettavano chissà che cosa, stando comodamente al sicuro a casa propria. Odiava sentirli dire di portare a casa qualche vittoria, più cibo, più informazioni sui titani. Decisamente irritante, si.
Non è che Rivaille si facesse problemi nell’essere giudicato, non è che lo mettesse sotto pressione o roba del genere, era proprio l’idea di sentirsi giudicato da quei pezzenti che non facevano che grattarsi la pancia, vivendo grazie alle morti altrui. Sentire giudicato se stesso, e sentire i suoi soldati giudicati. Bella roba, rischiavano la vita tutti i giorni per dei cittadini ingrati.
«Caporale, ha visto? Oggi non ci sono nuvole in cielo!» gli disse una mattina Petra, mentre erano soli a fare la ronda fuori dalle mura, tastando il terreno per l’arrivo delle reclute.
«Vedo.» le rispose semplicemente lui.
«Magari la giornata di oggi sarà tranquilla..» continuò lei, cercando di conversare col moro, che invece rispondeva in monosillabi, e la sua attenzione sembrava catturata da qualcos’altro. Petra era gelosa di quel qualcos’altro che tanto interessava il caporale, lei si sforzava sempre di apparire forte, affidabile, tutto per ricevere le lodi, anche minime, di Rivaille. Non sentendolo rispondere, involontariamente abbassò lo sguardo al terreno, e fu allora che l’uomo le rivolse uno sguardo, stranamente meno freddo del solito, avvicinando i due cavalli. Quel genere di espressioni erano strane, insolite per un uomo come lui, e in qualche modo addolcivano i suoi lineamenti. Petra arrossì leggermente
«Sa… Sa, Caporale?» stava per iniziare a parlare la ragazza –parlare era un’esagerazione, stava per tirare fuori un discorso puramente casuale per alleggerire l’imbarazzante silenzio che si era venuto a creare tra i due– quando fu bloccata dalle labbra del Caporale, che si andarono a posizionare sulle sue, avvolgendola in un lungo ma casto bacio.
«Petra, se parli mentre sei a cavallo potresti farti male..» disse Rivaille, una volta sciolto il bacio, per poi continuare ad avanzare, sicuro che nessuno li avesse visti.
 
Magari avrebbero potuto vivere di scambi equivalenti; lui le avrebbe insegnato ad essere un soldato forte, lei avrebbe colorato di azzurro quel cielo ricoperto di grigio in cui viveva. 
  
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