Il contrarsi e il rilassarsi ritmico delle dita dei piedi nudi negligentemente coperti dall’orlo dei jeans chiari incastrato sotto i talloni.
Le gambe
incrociate all’altezza delle caviglie.
Lo strappo
slabbrato all’altezza del ginocchio destro che mette in mostra una cicatrice bianca,
figlia di un’infantile caduta dalla scopa.
Le cosce
muscolose fasciate dal tessuto teso. I punti in cui la
stoffa è più consumata svelano la carne sottostante.
Le mani
affondate nelle tasche davanti dei pantaloni che ne abbassano
la cintura fino a mostrare la peluria dorata del pube – c’è da chiedersi se
porti addosso qualcosa di intimo.
Le anche scoperte che pregano di essere afferrate brutalmente e poi accarezzate dolcemente
L’ombelico, minuscolo frutto da lambire e cogliere sulla punta della lingua.
Il polso sinistro racchiuso in
una fascetta d’argento che riluccica
sulla sua pelle
luminosa.
Gli addominali appena accennati che promettono forza e grazia.
I capezzoli rosa scuro che risaltano sul chiarore dei pettorali.
Una minuscola cicatrice bianca proprio sopra lo
sterno causata da un incidente in un bagno
occorso un secolo fa.
Le braccia, abbastanza muscolose per offrire un
abbraccio sincero e sensibili al punto da riuscire a sostenere comodamente un
neonato.
Le clavicole che si sporgono a reclamare un bacio.
Il
capo chinato con le ciocche bionde
che gli spiovono sul viso. Le labbra
carnose leggermente socchiuse come se stessero sospirando e sorridendo per uno
scherzo segreto.
Il baluginare
di un’occhiata metallica maliziosamente cosciente dell’attenta osservazione a
cui lo stai sottoponendo.
L’arazzo
della Casata dei Black a cui
è appoggiato negligentemente che contrasta, con i suoi colori cupi, con lo
splendente bagliore della sua giovinezza candida.
La carne morbida dell’avambraccio ben celata, così puoi fingere che il Marchio non ci sia mai stato.
E infine la pelle d’oca
sulle tue braccia, provocata dalla sua voce morbida come una promessa di
carezze vellutate e rochi gemiti di passione, che sussurra solo per te: