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Autore: Persefone3    18/11/2013    1 recensioni
Ciao!!!! Eccoci qua con una nuova pazza idea!!!! La storia che sto per raccontarvi si colloco idealmente come seguito della precedente FF, Unintended, per cui vi rimando ad essa per eventuali chiarimenti. Il titolo prende il nome da una bellissima canzone di Janis Ian, che consiglio a tutti di ascoltare. Un avvenimento molto importante si sta per abbattere sui nostri protagonisti, che cambierà la loro vita, senza contare che forse per alcuni di loro ci saranno delle nuove o vecchie situazioni da affronatre .... Buona lettura e grazie per l'attenzione!
Genere: Romantico, Song-fic, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Carissimi a voi il decimo capitolo: cominciamo a scoprire chi è questo Smokey, buona lettura!!!

X.
Lightman era rimasto come inebetito dalla fine della telefonata. Dal tono della voce di Gillian aveva capito che era molto spaventata e preoccupata e lui doveva stare ai comodi di un bastardo. Si diresse verso la sua scrivania e prese il fascicolo su Alec.

- Ben, abbiamo la targa della macchina di Alec. Puoi fare delle ricerche? Magari non servirà a niente ma almeno cominciamo a fare qualcosa.
- Mi attivo subito – uscì dalla stanza
- Loker, tu e Torres analizzate l’audio della telefonata 

Ben rientrò dopo pochi minuti.

- Ho allertato tutti, se hanno segnalazioni ci avvertiranno. Sto aspettando un rapporto su questo Smokey. A te dice niente?
- No, quel buono a nulla di Alec non ci ha detto niente, non ha fatto alcun nome.

A Ben suonò il cellulare

- Pronto? Bene, mi mandi tutto qui al Lightman Group – riattaccò – Cal, la centrale mi ha mandato il fascicolo di Smokey. Me lo faccio stampare.
- Bene, io vado in laboratorio. Raggiungimi lì.

Cal raggiunse Ria e Ely in laboratorio.

- Allora?
- A parte il terrore di Gillian, Smokey sembra un tipo molto calmo e controllato
- E la cosa non mi piace per niente – disse Cal

Entrò Ben e disse:

- Allora Smokey è uno spacciatore molto in vista qui a DC. Controlla le maggiori piazze di spaccio, ma più che dei poveracci, è lo spacciatore dei benestanti. Per questo non siamo mai riusciti a prenderlo con le mani nel sacco. A quanto pare se salta lui, saltano molto nomi eccellenti. Le poche volte che è stato fermato è stato rilasciato subito.
- Dannazione – imprecò Cal
- La buona notizia è che la stradale mi ha inviato questa foto – la mostrò agli altri.
- È la macchina di Alec – disse Ria
- Esatto. È stata scattata un paio di giorni fa
- Si ma ora potrebbe essere ovunque – disse Loker
- Se uno come Smokey ti da la caccia, sarà difficile lasciare la città senza essere notati – disse Be
- Ma anche rimanere in città può essere pericoloso … aggiunse Ria
- Ascolta Ben – disse Cal – se è passato di lì, sicuramente avrà avuto qualche motivo, prova a fare qualche domanda in giro
- Vado subito – l’agente uscì
- Voi leggete il fascicolo – disse Lightman ai suoi collaboratori.

Nel tardo pomeriggio non erano ancora riusciti a tirare fuori un ragno dal buco e Ben non si era ancora fatto sentire. Cal era nel suo ufficio e non riusciva a darsi pace: sapere Gillian in quella situazione lo tormentava come non mai. Suonò per l’ennesima volta il suo telefono.

- Ben, novità?
- Mi sono fatto un giro in zona, un barista mi ha detto di aver visto un uomo molto simile ad Alec uscire da uno squallido motel. Vado a vedere e ti richiamo
- Ok
- Tu come stai? Veramente intendo ….
- Io …ho molta pura, sono in ansia e sono teso da morire come una corda
- Perché non te ne vai un paio d’ore a casa?
- Non ci penso proprio – e riattaccò.

In quel momento entrò Emily.

- Papà, che succede? Perché Gill non è in casa e tu sei ancora qui?
- Emily è successa una cosa spiacevole …
- Che vuol dire? Dov’è Gillian?
- Non lo so
- Che vuol dire non lo so?
- Che qualcuno l’ha prelevato con la forza
- Ma che stai dicendo
- Ascoltami, ho bisogno che tu mi faccia un favore. Chiama tua madre e fatti venire a prendere
- Non ci penso proprio, resto qui con te! Hai mangiato qualcosa?
- No ….
- Vado a prenderti un po’ di thailandese

Emily tornò dopo un paio di minuti con la cena

- Ed ora mangia
- Em, ti prego …
- Papà io non ci penso proprio a lasciarti da solo in questo momento. E poi qui è più sicuro che a casa!
- Va bene, va bene

Nella sua prigione Gillian si sdraiò sul materasso che le avevano dato. Per darsi coraggio si immaginò a casa, circondata dalle attenzioni di Cal ed Emily. In quegli ultimi giorni erano diventati ancora più premurosi. E poi pensò alla bambina che aveva in grembo. Amore di mamma, le disse, ne verremo fuori, non temere, non permetterò che ti succeda qualcosa.
Il cellulare di Cal squillò ancora quel giorno. L’uomo si tirò su dal divano come una molla. Emily si era appisolata accanto a lui. Prese il telefono ed uscì dalla stanza per non disturbarla. Si sedette alla sua scrivania e rispose.

- Ben?
- Ho individuato Alec. È qui in un motel
- Sei sicuro?
- Si l’ho visto entrare. Aspetto di vedere come è qui la situazione. Lo porto da te
- Non vedo l’ora

Andò in laboratorio dove Ria e Eli erano rimasti.

- Ragazzi, Ben ha trovato Alec e lo sta portando qui. Preparate la stanza di vetro.

Cal si diresse nel suo ufficio. Sapeva che se avesse visto Alec in quelle condizioni, lo avrebbe ridotto talmente male che non sarebbe riuscito a carpire le informazioni necessarie per salvare Gillian. Entrò nel bagno per sciacquarsi il viso. Quello stronzo aveva davvero oltrepassato ogni ragionevole limite. Come si poteva fare una porcata del genere ad una persona in generale e a Gillian in particolare? Si asciugò il viso. Era pronto ad andare in scena.
Ben aveva visto Alec entrare nel Motel e non uscirne più. Decise di agire e sorprenderlo nel sonno, o almeno era quello che sperava. Uscì dalla macchina e caricò la pistola, meglio essere prudenti. Entrò nel motel e si diresse verso la reception. Porse all’impiegato della hall una foto di Alec.

- Conosci quest’uomo?
- E a te che te frega?
- Abbastanza. Allora, sta qui vero? Che camera?
- Non mi sembra, qui passa tanta gente …
- Ascoltami bene, l’ho visto entrare più di un’ora fa – mostrò il distintivo – dimmi in che camera è o chiamo i miei per buttare giù tutte le porte, una ad una. Scegli o ti sputtano o mi dai il passepartout e me la vedo io con discrezione
- Camera 302, terzo piano, sulla sinistra
- Bravo, vedo che sai cosa ti conviene

Ben andò verso le scale. Aveva bloccato l’ascensore per impedire ad Alec di usarlo. Arrivato al piano vide che non c’era nessuno nei corridoi. Meglio, poteva agire con calma. Usò il passepartout per entrare nella camera 302. Era completamente buia. Estrasse la pistola. Avanzò verso la parte della stanza dove c’era il letto. All’improvviso vide qualcuno muoversi nell’ombra.

- Alec, sono l’agente del FBI Benjamin Reynolds. Vieni avanti con le mani alzate

Nessuna risposta. Fece un altro passo in avanti. Fu allora che Alec venne fuori con una pistola in mano e tutto tremante. Ben capì  che non solo era strafatto ma anche molto spaventato.

- Alec, non fare stronzate
- Vattene o sparo!
- Non fare stronzate! Posa quell’arma e vieni con me

Alec lasciò partire un colpo: Ben si gettò di lato per evitare la traiettoria della pallottola.

- Piantala e arrenditi! – fece partire un colpo intimidatorio

Alec era talmente nervoso che fece cadere la sua arma. Ben ne approfittò  per assalirlo.. gli assestò un colpo allo stomaco, lo bloccò e lo ammanettò.

- Stai fermo ora! – prese il telefono – Cal l’ho trovato e lo sto portando da te, non farmene pentire

Rimise il telefonino in tasca e tirò su Alec.

- Bene, c’è una persona che ti sta aspettando e non credo sarà molto tenero con te dopo quello che hai combinato
  
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