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Autore: LiamHart    18/11/2013    1 recensioni
"Forse c'è un momento, in ogni storia, in cui l'antagonista riesce a capire qual'è il ruolo che ricopre davvero. Ognuno fa la propria parte, ognuno crede di essere il buono della propria storia, ma a volte basta un momento di lucidità per capire che non è così, che ormai altro non si è che il cattivo della situazione.
E cosa succede una volta fatta questa scoperta? E' più facile tornare sui propri passi o andare avanti?"
Cerberus, dopo la fine dei razziatori, era ancora in piedi, e Tristan Cole si sarebbe ritrovato a dover svolgere un incarico che gli era stato commissionato direttamente dall'Uomo Misterioso quando era in carica.
Tristan non poteva saperlo, ma il tentativo di svolgere quell'incarico sarebbe stato soltanto il preludio dell'avventura più importante della sua vita.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garrus Vakarian, Miranda Lawson, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Definire "Ufficio" il luogo in cui l'Uomo Misterioso era solito accogliere, solitamente in collegamento, gli individui con cui doveva conversare, sarebbe stato un pò avventato. Quel luogo aveva qualcosa di etereo, essere lì si rivelò essere una delle poche cose capaci di mettermi i brividi.
- Voleva vedermi, signore? - Vi era solo una sedia, la sua, io decisi quindi di pararmi di fronte a lui, in piedi.
- Si, mi sembrava giusto avvisarti riguardo ciò che sta accadendo. -
- Non capisco, signore. -
- Si tratta della tua vecchia istruttrice, Miranda Lawson. - Abbozzai un sorriso di circostanza, incrociai le braccia al petto e parlai con tono sicuro.
- Sono due anni che non ho contatti con Miranda, da quando lei è stata inserita in quel... Suo progetto. Le è successo qualcosa, sta bene? - Quelle ultime domande lasciarono trasparire la mia apprensione a riguardo, a discapito del modo sereno in cui gliele avevo poste.
- Si, lei sta bene... Ma... -
- Ma..? -
- Ha disertato! Si è schierata dalla parte di Shepard, sembra che lui abbia... Un certo ascendente su di lei! - Strinsi i pugni, ma la mia espressione non tradì la marea di pensieri che mi stava offuscando la mente in quel preciso istante, sapevo dove voleva andare a parare, ma lui rincarò comunque la dose: - Credo che sia riuscito a conquistarla... In tutti i sensi... -
Feci un movimento lento col capo, inclinandolo leggermente a sinistra, poi a destra. Prendevo tempo, riflettevo. Lui sembrò ancora una volta rendersene conto.
- Mi dispiace, Cole! So che lei era diventata importante per te! -
- Sono passati due anni, signore! Qualsiasi cosa provassi per lei due anni fa, è scomparsa da tempo ormai! -
Sorrise nuovamente, questa volta in modo compiaciuto, si alzò in piedi e mi venne incontro.
- Lei è pericolosa, per te e per Cerberus! Lo sai, vero? -
- Tutti i disertori sono un pericolo per il nostro gruppo! Vuole che... - Lui capì cosa stavo per chiedergli, e scosse il capo.
- Non ancora! Vediamo come si evolvono le cose, Shepard e i suoi potrebbero tornarci utili! - Annuii, poco prima che lui mi poggiasse una mano sulla spalla.
- Stai bene, Cole? -
- Mai stato meglio, signore! - Mentii. In realtà in quei due anni non era passato un giorno in cui i miei pensieri non si fossero rivolti a lei, seppur questo accadeva sempre meno frequentemente, e quelle rivelazioni ebbero come unico effetto quello di riaprire ferite che ormai credevo chiuse in maniera quasi definitiva.
- Ti avevamo assegnato un obiettivo, no? Ti lascio al tuo lavoro! - Mi fece cenno di uscire con la mano, ed io mi limitai a fare come mi aveva chiesto, senza aggiungere altro. 


- Allora, come agiremo una volta lì? - Domandò Jacob, tirandomi di forza fuori dai miei pensieri. Eravamo nascosti dietro un muretto, a poche decine di metri dal laboratorio di Cerberus da cui Sutton inviava le sue comunicazioni. Era uno stabilimento ad alta sicurezza, quella si sarebbe potuta rivelare una missione suicida, almeno per loro.
- Lasciate che me ne occupi io, entrerò dall'ingresso principale, sono uno di loro... -Avevo indossato appositamente la mia corazza leggera di Cerberus, non a caso, il mio piano era semplice: Entro, lo avvicino con la scusa di comunicargli gli sviluppi del mio ultimo incarico, e cerco di estorcergli più informazioni che posso. -
La ragazza scosse il capo e mi strinse un polso: - Non sai come hanno reagito alle tue mancate comunicazioni, potrebbero spararti a vista. -
- Non lo faranno! -
- Cosa te lo fa pensare? -
- Hanno paura di me, e per questo mi rispettano! Sanno che sono importante per Cerberus, e che sono... Fedele al gruppo! Mi daranno almeno l'opportunità di spiegare, ed in ogni caso è capitato più volte che uccidere un bersaglio mi abbia impegnato per diversi giorni, non c'è nulla di strano... - Mi liberai dalla sua presa, ma lei sembrò non voler demordere.
- Non possiamo rischiare. - Sibilò fra i denti, quasi a non voler sentir ragione.
- Voi non dovete farlo, IO devo. - Scavalcai il muretto, e mi diressi verso il laboratorio. Loro provarono a richiamarmi, ma decisi di non voltarmi nemmeno una volta.
Camminai con fare tranquillo, fino a raggiungere l'ingresso principale. Di fronte al grande cancello di ferro vi erano due guardie.
- Identificarsi! - Esclamò quella di destra, ponendo alla mia attenzione un pad portatile su cui era impresso il calco di una mano.
- Tristan Cole. - Dissi con tono fermo, poggiando la mia mano su quello schermo. Un istante dopo, ciò che vi era rappresentato sopra lasciò spazio ad un'unica luce verde, ed una voce proveniente dallo stesso pad diede il suo risultato: - Identità confermata. - Senza dire altro le guardie aprirono il cancello e mi lasciarono passare.
Decisi di muovermi lentamente all'interno dell'edificio, una volta entrato. Quella era una delle strutture più imponenti di Cerberus, vi erano guardie a sorvegliare ogni corridoio, e nel cortile sostavano due minacciosi mech pesanti. Entrare in maniera aggressiva sarebbe stato davvero un suicidio.
Conoscevo quel luogo, era lì che mi avevano comunicato i primi incarichi. Mi presi diversi minuti per raggiungere l'ufficio di Sutton, speravo di trovare qualcosa che avesse potuto darmi delle risposte, ma non fu così.
Mi trovai di fronte ad una porta di vetro, attraverso la quale mi fu possibile vedere l'uomo che cercavo seduto alla sua scrivania, preso a scrivere qualcosa ad un computer. Bussai, lui mi fece cenno di accomodarmi.
- Cole! Ti sembra questo il modo di fare? Dov'eri finito? - Scattò in piedi, ma non si avvicinò.
- Miranda Lawson si è rivelata un avversario più ostico di quanto pensassi, signore! -
- L'hai uccisa? - Decisi di mentirgli soltanto in parte, in modo da essere giustificato se, come credevo probabile, avessi deciso di restare un solido componente di Cerberus.
- Le ho sparato, signore. E' stato uno scontro duro, ma sono dovuto fuggire quando Jacob Taylor e alcuni dei suoi uomini sono intervenuti. Non sono certo che sia morta. -Una smorfia di disappunto apparve sul suo viso.
- Sarà meglio assicurarsi che sia così. - Io annuii.
- Certo, signore, me ne occuperò personalmente! Tornò a sedersi, adesso più tranquillo.
- Miranda ha parlato di un laboratorio nell'abisso di Shrike, signore! Ha provato a convincermi ad unirmi a lei, prima che le sparassi. - Sutton incrociò le dita delle mani, poggiandole sulla tastiera su cui stava scrivendo, ed assunse un'espressione assorta per diversi secondi.
Aprì la bocca, ma appena prima che potesse dire qualcosa delle luci rosse illuminarono la stanza, poi i corridoi, ed infine un suono pervase l'intero perimetro. Un allarme. "Breccia nel perimetro"
- Tranquillo! - Mi rassicurò l'uomo: - Probabilmente si tratta dei soliti incursori dell'Alleanza, sono certo che i miei uomini se ne stanno occupando! - Trattenni il respiro per un attimo, poi annuii con sicurezza. Sapevo che non era così, se l'allarme era scattato, Miranda e Jacob erano nei guai.
- Voglio essere sincero con te, Cole... Ci hai dato motivo per fidarci, e ti avrei ragguagliato presto su tutti i dettagli! Abbiamo scoperto una nuova razza aliena, l'abbiamo studiata, in quel laboratorio ma... - Decisi di non perdere molto tempo, volevo che andasse dritto al sodo. Quella sua reazione alla mia domanda, in ogni caso, mi fece recuperare buona parte della fiducia che avevo perso nei confronti di Cerberus.
- Si, signore, so tutto! Ma Miranda mi ha detto che queste creature sono fuggite con la loro astronave, dove sono... - La porta di vetro si spalancò violentemente, sbattendo al muro e rompendosi in mille pezzi. Una guardia spinse Miranda all'interno dandole un calcio sulla schiena, lei cadde a terra rovinosamente, ma non gli diede alcuna soddisfazione. Non emise alcun suono. Aveva le mani legate da un cordone bianco, una contromisura semplice contro i suoi poteri biotici. Altre due guardie li seguirono, trascinando nella stanza il corpo di Jacob. Notai che respirava, per cui doveva essere solo svenuto.
- Questo come me lo spieghi, Cole? - Mi chiese Sutton, visibilmente innervosito dalla presenza di Miranda e Jacob lì.
- Devono avermi seguito, signore. - Mentii di nuovo. Ero arrabbiato, perchè diamine erano lì? Perchè mi avevano seguito? Avevano rovinato tutto. Non sapevo come aiutarli, adesso, ed a dire il vero non ero nemmeno certo di volerlo fare.
- Beh, peggio per loro! - Si avvicinò a Miranda, adesso in ginocchio, e le poggiò una mano sulla guancia, accarezzandogliela.
- Così bella e così pericolosa, è un peccato che ti sia ribellata... Sembra che tu abbia finito di crearci problemi. - Lei assunse un'espressione disgustata, e gli sputò in pieno viso.
Sutton sorrise, e per tutta risposta la colpì al viso con uno schiaffo talmente violento da farla atterrare nuovamente al suolo anche col busto. Ancora una volta la ragazza soffocò un urlo di dolore.
Io strinsi i pugni, avrei voluto agire, fare qualcosa, ma qualsiasi azione avessi compiuto in quel momento mi si sarebbe ritorta contro.
- Miranda Lawson... - La prese per le braccia e la tirò su, fino a metterla nuovamente in ginocchio.
- Stai per raggiungere tuo padre, scommetto che non vedi l'ora. - Lei rispose sorridendo, sputò un fiotto di sangue a terra.
- Fottiti. - Sutton raggiunse un cassetto, da cui estrasse una Predator, identica alla mia.
- Sai qual'è la cosa divertente? Non sarò io ad ucciderti... Mi consegnò la pistola, ed aggiunse: - Forza Cole, dimostrami che non ho sbagliato a riporre la mia fiducia in te. Dimostrale di essere ancora uno di noi. -
Deglutii appena, avanzai verso Miranda e le puntai la pistola alla fronte.
L'indice sul grilletto, ancora una volta, tremò. Non volevo arrivare a quello, non volevo ucciderla.
Nello sguardo che Miranda mi rivolse non vi era paura o odio, vi era una dolcezza che non le avevo mai visto mostrare.
- Fallo... - Mormorò, lasciandomi capire cosa stava facendo, voleva proteggermi, sapeva che l'unico modo che avevo per uscire vivo da lì era ucciderla, probabilmente.
Ancora una volta la mia mente era affollata da pensieri, cercai di analizzare tutte le possibili vie di fuga da quella situazione, ma non ne trovai.
- Mi dispiace... - Sussurrai. Quello che stavo per fare, avrebbe cambiato la mia vita per sempre.
  
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