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Autore: Mo_    18/11/2013    5 recensioni
Andy è inglese, e questo è l'unico aggettivo che serve per descriverlo.
Si è trasferito da Londra per studiare legge nel miglior college di Sydney e si è ritrovato a fare da manager a quattro ragazzi che vogliono solo fare musica e godersi la vita.
Da bravo manager avrebbe dovuto mantenere le distanze, eppure Lukey, Cal, Mikey e Ash sono presto diventati la sua nuova famiglia Australiana.
Tutto va alla grande finché Kat, la vera sorella di Andy, non viene spedita in Australia dai loro genitori quasi come un pacco di posta prioritaria.
Kat è ... Complicata.
Ha i capelli blu, fa boxe, ama il rock, quello vecchio, quello vero, ed ha alle spalle un amore che l'ha distrutta.
Con i suoi rari sorrisi e quella scintilla negli occhi sconvolgerà tutto.
Si troverà a dover scegliere, a rischiare di rovinare un'amicizia, una band.
Perché Ash è sexy e riesce a farla ridere, ma Luke... Luke è l'unico che conosce i suoi demoni, è quello che vorrebbe avere accanto durante i suoi attacchi di panico, è quello che vuole tenere tra le braccia tutta la notte.
E sono entrambi fottutamente innamorati di lei.
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=afanuchgyC4&feature=youtu.be
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Messing Around'
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2
Australia


In the city, you find faith
In the people you see fear
That remind you of your own,
Let it go.

Zola Jesus - Skin
 


 
Kat.

Caldo.
Caldo è, decisamente, la prima parola che mi viene in mente per descrivere ciò che provo in questo momento. Nient’altro.
E sarà che ho un maglione addosso, sarà che dodici ore fa quasi giocavo a palle di neve, ma credo che il mio sangue, non solito a queste temperature, potrebbe andare in ebollizione nel giro di pochi minuti.  E qual è la cosa più divertente? Che a casa di Andy c’è un albero di Natale.
Un. Albero. Di. Natale.
Con quaranta gradi fuori.
Non credo che potrei mai abituarmi ad una cosa del genere.
«Che ne pensi?» mi chiede Andy mentre, tutto sorridente, mi porta a fare un giro turistico della casa. È una villa a Bondi, una zona di Sydney a trenta minuti dal centro, ma a due passi dalla spiaggia più bella della città. Qui qualsiasi cosa è bianca, bianca o color legno. C’è il gusto di mia madre nell’arredamento, il tocco di papà nelle librerie strapiene. Del resto, questa, era la loro casa estiva, donata ad Andy per seguire gli studi nel miglior college australiano. E ora, indirettamente, prestata anche a me, che sono stata scaricata qui come si farebbe con un pacco di posta prioritaria. E non posso dire di esserci rimasta male perché infondo lo sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma non è neanche una cosa tanto bella essere cacciata di casa a diciassette anni.
«Penso che vivere qui, da solo, sia davvero troppo inquietante» confesso una volta sulle scale che portano al primo piano. «Cioè, non ti senti solo in una casa con tre camere da letto di cui due vuote?»
Andy mi guarda e forse la risposta la so già. E mi pento anche di avergli fatto quella domanda.
«Kat, sai che piani avevo per la mia vita»
Ecco, appunto.
Mi accompagna silenzioso fino alla porta aperta a sinistra delle scale, poi lascia cadere sulla soglia borsone e valigia.
«Questa è camera tua, puoi fare quello che vuoi, cambiare i mobili, ridipingere le pareti, sta tutto nelle tue mani. Mettiti comoda, io vado a preparare il pranzo»
Andy mi lascia lì, sola per la prima volta da quando sono atterrata. Ed è vero che stare da sola è la cosa che ultimamente preferisco, ma in questo momento serve solo ad affollarmi i pensieri più di quanto non lo siano già. Questa camera, poi, è troppo grande per una persona sola. Su quel letto ci starebbero quattro persone, le pareti bianche mi mettono ansia e se riuscissi a riempire l’armadio anche solo per metà sarebbe già tanto. La cosa più bella è la grande vetrata che domina un intero lato della stanza. Da lì si vedono poche altre file di case, poi, subito dopo, il mare.
Ed è così blu, così immenso, che subito lo associo alla definizione di infinito.
Meraviglioso, ma allo stesso tempo spaventoso.
Un po’ come l’Australia per me.
Io a tutto quel calore non ci sono abituata, e non solo fisicamente.
Non ho voglia di disfare ora i bagagli, così li lascio sulla poltrona e resto ad ascoltare i rumori di Andy che armeggia con qualcosa giù in cucina. È così bello averlo di nuovo in torno, come quando eravamo piccoli e lui mi preparava sempre la merenda, o quando mi faceva piangere e poi veniva ad abbracciarmi dopo due secondi. Per i miei lui è sempre stato il figlio perfetto, la cosa migliore che gli fosse capitata, e nonostante sembri strano, questo a me non è mai pesato. Perché Andy tratta me come la donna della sua vita, non nostra madre, e questo mi basta. 
Mio fratello è l’unica cosa positiva della mia famiglia.
Così scendo subito da lui, abbracciandolo mentre toglie la pizza dal forno.
«Mmm, pizza surgelata, questo si che è cucinare» lo sfotto e lui mi da un colpo di sedere per allontanarmi, ma subito dopo si mette a ridere.
«I miei amici mi ringrazieranno per aver portato una ragazza in questa casa. Conoscendoti, so di per certo che le nostre abitudini alimentari cambieranno. A meno che anche tu non voglia unirti a noi nella dieta della pizza»
«Direi di no, considerando che mi ospiti qui, cucinare sarebbe il minimo»
Prendiamo le nostre pizze e mi lascio guidare verso la sala da pranzo adiacente al salone, una zona completamente vetrata che si affaccia sul prato inglese del giardino. L’unica cosa di “inglese” che c’è qui. «Quindi hai spesso amici a casa?» domando poi, notando che ha parlato al plurale riguardo le abitudini alimentari. Subito mi innervosisco. Non so come sono i ragazzi di qui, a parte quell’Ash di prima, e se dovessero essere tutti felici e solari come lui credo che potrei spararmi. Le persone allegre mi fanno innervosire, mi ricordano come ero io una volta.
Come ero e non sono più.
E poi non so più rapportarmi con la gente, sono talmente abituata a prendere tutti a pugni che mi sono dimenticata come si fa a stringere amicizia con qualcuno.
«Si, sai, è una casa grande e qui è molto più tranquillo che in centro, dove abitano loro, così spesso si fermano da me» mi risponde solo dopo aver ingoiato il pezzo di pizza che aveva in bocca. La vecchia, buona, educazione inglese. «ma stai tranquilla, ora che ci sei tu cercherò di tenerli alla larga il più possibile»
«Non voglio intralciare la tua vita, Andy»
«ma Kat, non ti vedo da almeno un anno, sono sparito, ora voglio dedicarti più tempo possibile, e poi sono sicuro al cento per cento che piaceresti ad uno di loro, quindi meglio evitare»
Andy ride, ed è quella risata familiare che mi è mancata più di tutto. Andy riesce a far ridere anche me.
«Non sono una di quelle che piace alla gente» ammetto e non perché voglio che mi contraddica, non per sentirmi dire che sbaglio, ma perché è la verità.
«Tu pensa che lui dice lo stesso, e ha anche i capelli blu»
Ecco la confutazione della mia tesi di prima, per fortuna non sono tutti come il biondino.
«Comunque Ash sembra simpatico, non è il mio genere di persona, ma non si può dire il contrario»
«Fidati, Ash è il genere di persona per tutti. Nessuno può sentirsi triste con lui nelle vicinanze»
Secondo me, però, non è con una persona felice che ci si rallegra. Meno per più fa meno. Mentre due persone tristi riescono a migliorarsi a vicenda, meno per meno fa più, e due persone felici possono ritenersi fortunate, più per più fa più. La matematica non è un’opinione.
Ad Andy, però, non dico niente. Non voglio farlo preoccupare. Penserebbe che sono  depressa e mi dedicherebbe più attenzioni del normale, ed io odio avere attenzioni.
Senza farlo a posta, poi, Andy pronuncia l’unico nome non che avrebbe dovuto pronunciare, e quel poco di sole che, magari, piano piano avrebbe potuto contagiarmi, viene spento definitivamente.
«Tom?» mi chiede e lo so, non lo fa per cattiveria, non pensa di farmi così male, ma in quel momento è come ricevere una pugnalata nel petto. Prendersi ancora una volta una lama sul cuore, esattamente come la prima volta, esattamente come tutte le volte. Tom.
«Jess?» domando allora con lo stesso tono.
Ci guardiamo e sappiamo di star provando gli stessi sentimenti, le stesse sensazione, a riascoltare quei nomi dopo tanto tempo. Le situazioni sono completamente diverse, lo so, ma l’alone di un amore perso è sempre quello. Una macchia scura sul cuore. Indelebile.
A me credo si sia dilagata.
Credo che tutto il cuore sia una macchia scura ora.
Andy riprende a respirare dopo qualche secondo, accennandomi un sorriso che non significa che sta bene, solo che sa quello che so io.
«Potrai iniziare una nuova vita a Sydney, Kat. Siamo a centinaia di chilometri da casa e qui splende sempre il sole. Non vedere tutto sempre e solo negativo»
Andy approfitta del momento di silenzio per andare a portare i piatti in cucina e lasciarmi riflettere sulle sue parole. Tutto quello a cui riesco a pensare in quel momento, però, è che ho davvero bisogno di una sigaretta.
A ognuno il proprio modo di sopravvivere.
Bicchiere alla mano come posacenere, sigaretta tra le labbra e giro per il giardino in cerca di un posto tranquillo e possibilmente all’ombra. C’è una panchina sotto un albero che sembra essere stata fatta a posta per me, così mi godo la tranquillità della fumata post pranzo per la prima volta senza i miei che rompono e senza dover indossare almeno due maglioni per riuscire a sopportare il freddo.
Ecco i primi lati positivi dello stare qui. Totale libertà.
Mio fratello mi trova dopo pochi minuti e, fortunatamente, non commenta la mia attività ne attacca una delle sue paternali su ciò che si dovrebbe o non dover fare, anzi, mi chiede anche una sigaretta.
«Mi hanno chiamato dall’università, mi sarebbe piaciuto portarti a fare un giro in centro più tardi, ma mi tocca andare in facoltà e non so quando tornerò» mi annuncia guardandomi attento per cercare di captare la mia reazione, ma io sono l’indifferenza in persona.
«Mi ci porterai quando potrai, tranquillo» mi mostro serena così da fargli capire che l’argomento di prima è stato chiuso e, si spera, non verrà mai riaperto. Tanto a lui non potrebbe fare che piacere non parlare di Jess, come a me di Tom.
«Non mi va di lasciarti da sola la tua prima sera qui»
Mentre sto per ripetergli ancora una volta che non mi importa, il cellulare di Andy prende a squillare e una foto oscena di Ash compare sul suo schermo. Sempre con quel cazzo di sorriso anche mentre caga sul cesso con un peluches a coprire le parti intime.
«Boss hai per caso trovato i miei occhiali da vista a casa tua?» domanda e la voce arriva forte e chiara persino alle mie orecchie. Mi chiedo come un personaggio del genere possa essere amico di mio fratello.
Andy, che ha sempre frequentato prototipi di modelli dell’abercrombie e gente da circolo, tutti educati e raffinati, ora si ritrova con un tipo che più che la nostra lingua parla un qualcosa di simile all’inglese con influenze ostrogote e un accento mix tra gli slang del ghetto e un tizio che parla con la bocca piena di cibo.
«No Ash, e non gridare grazie»
Parlano di stronzate loro per qualche minuto e non li sto neanche ad ascoltare, almeno finchè non sento lo sguardo di Andy fisso su di me da un po’.
Ricambio alzando il sopraciglio in modo interrogativo.
«Ash che devi fare sta sera?» gli domanda sorridendomi complice, come se mi stesse facendo chissà quale favore a chiedere ad Ash di quella sera. Andy non ha ancora proposto niente, ma già ho capito tutto. E non è niente di positivo.
«Non ti azzardare» lo precedo cercando di sfilargli il cellulare dalla mano. Mio fratello, però, è il doppio più agile di me.
«Niente tu?» maledetto anche Ash che non ha niente da fare.
«Siccome è in parte anche colpa tua se sta sera non ci sono, ti andrebbe di portare Kat a fare un giro turistico per Sydney?»
Silenzio.
Io sto davvero pregando che Ash confessi a mio fratello che gli sto sulle palle e che, per questo, si rifiuta anche solo di rivedermi per qualche minuto.
Lo spero, ma qualcuno lassù crede di dovermi contraddire.
«Portamela a casa per le sette e dille che deve sentirsi onorata di scoprire Sydney insieme a me»
«Ti sento, Ash»
«Meglio, ciao Kat, a dopo»
Ash chiude la chiamata e il mio sguardo, lentamente, si alza dallo schermo del telefono fino agli occhi di Andy. Gli regalo quello sguardo un po’ sadico che riservo ai miei avversari sul ring e rido mentre si fa piccolo piccolo al mio fianco.
«Sai che posso farti male in qualsiasi momento, vero?» lo sfido «tanto male»
Poi lui rivolta la situazione e mi abbraccia.
«ma tu mi vuoi troppo bene per farmi male» L’amore che sconfigge la guerra.«Perché hai paura di andare con Ash sta sera?»
Mi ero dimenticata di come fottutamente bene mi conosce mio fratello. L’unica persona al mondo che riesce a captare ogni mio gesto, che sa dare una spiegazione a qualsiasi cosa faccio o penso.
«Paura?» chiedo indifferente, ma con lui non si bluffa.
«Quando hai paura minacci sempre di prendere tutti a pugni» mi fa notare, come se già non lo sapessi. Ho iniziato a fare boxe proprio per poter arrivare, un giorno, a stendere anche la paura stessa. Un piccola vendetta contro quella stronza che si è presa Tom. «quindi, perché hai paura?»
Ecco, Kat.
Perché hai paura?
Forse perché io, paura, ce l’ho di tutto. Mi spaventano a morte cose come il futuro, le persone, le promesse, gli addii. Mi spaventa me stessa. E più di tutto mi spaventa la felicità.
Io l’ho provato sulla mia pelle com’è cadere dal paradiso. Dicono che ne vale la pena, dicono che ci si rialza. Io però me ne sto spiaccicata al suolo da un anno senza il minimo accenno di ripresa.
Chiusa nella mia malinconia nessuno può farmi del male, ho già toccato il fondo, ma un sorriso…
«Ho paura delle persone felici. Ho paura di vederle sorridere il giorno prima, e scivolare nel buio il giorno dopo. A me è andata così e so cosa si prova, non sopporterei che potesse accadere a qualcun altro, quindi frequento persone che stanno già nella merda.»
«Fidati di me, Ash è a prova di famiglia Adams . Niente riuscirà mai ad abbatterlo, è la persona migliore con cui tu possa passare una sera.»
Me ne faccio una ragione solo perché Andy mi chiede di fidarmi di lui ed io a lui non potrei mai dire di no.
Male che vada, abbandonerò Ash nel centro di Sydney e cercherò un modo per tornare a casa.
Me la caverò.
Anzi, lui se la caverà.
 
Ashton.
 
«Chi è che deve venire qui alle 7?»
Calum, gettato sul divano al mio fianco, mi guarda malizioso, curioso di sapere chi è la ragazza con cui devo uscire più tardi.
Che poi non è che dobbiamo uscire insieme insieme, devo solo portarla a fare un giro. E la definizione "ragazza" non è neanche esatta. Lei è la sorella di Andy. Solo la sorella di Andy.
«Andy vuole che porti sua sorella a vedere Sydney perché lui ha un incontro con quelli della casa discografica» chiarisco cercando di tenere il tono più indifferente possibile, quasi scocciato.
«Esci con la sorella di Andy?» Luke, sbalordito, entra a gradi passi in salone e si unisce a noi sul divano «cioè, la conosci da tipo tre ore e già ci esci insieme?»
Naturalmente non poteva mancare Michael, che pur di ascoltare la nostra conversazione esce dal bagno con i pantaloni ancora abbassati.
«ho sentito bene?» grida anche un po’ incazzato «non è giusto, noi non abbiamo avuto il tempo di conoscerla, non puoi avere la precedenza»
Sbuffo, sprofondando ancora di più tra i cuscini del divano. Dio, questi tre sono peggio di delle ragazzine in astinenza che passano il pomeriggio a sbavare e fare gossip sui loro amichetti fighi.
«Non usciamo insieme, faccio un favore ad Andy» tento di spiegare ancora una volta, sperando di mettere loro l’anima in pace. «Che poi, perché siete così ossessionati da Kat?»
Sta volta sulle facce dei tre si dipinge la stessa espressione incredula, come se fossi io il pazzo psicopatico e non loro quelli fin troppo esaltati. A volte mi fanno paura.
«Ash, ma l’hai visto Andy? Se fossi gay sarei follemente innamorato di lui» dice Calum scatenando la risata di Luke.
«Considerando che i geni sono li stessi, scommetto che sua sorella è una bomba»
«Quindi prima ci conosce tutti e poi sceglie con chi uscire»
Ok. Se arrivano a concludersi le frasi a vicenda la situazione è davvero preoccupante.
«voi avete davvero troppa fantasia» alzo le mani e faccio per lasciare il divano, ma il braccio di Calum e l’intero corpo di Luke intervengono per non farmi muovere.
«Ragazzi ma volete la verità? È bruttissima. Ha un carattere di merda, è una depressa e di Andy non ha assolutamente niente. Mi rompe il cazzo vederla sta sera, ma è un favore ad Andy. Se volete sopportarvi la malvagia strega dell’est al posto mio fatevi pure avanti.»
Ed ecco che un silenzio glaciale cala sulla stanza.
Vedo l’esaltazione defluire dai loro occhi e non appena Luke e Calum allentano la presa ne approfitto per tagliare la corda.
«A questo punto tienitela pure» mi ride dietro Mike, io mi giro e gli faccio il medio.
Sparisco in bagno e, guardando il mio riflesso allo specchio, mi mordo la lingua.
Ai ragazzi non mento mai su niente, ma giuro che non penso neanche mezza parola di ciò che ho detto su Kat.
E non so neanche perché non ho detto loro di quanto è bella.
Fanculo.




Mo Writing
salve ragazze, qui Mo' con la sua prima ff sui 5SOS :)
Lasciatemi un commento, fatemi spaere che ne pensate, qualche consiglio, qualsiasi cosa.
Sono qui per voi!
Grazie a tutti per le recensioni e le seguite/preferiti. Fatemi sapere e alla prossima!
Un bacio, Mo' (e Ashton)

 
   
 
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