“Cercasi
aiutante”
<<
Buongiorno
>> dice una donna, anzi forse una ragazza aprendomi le
finestre.
<<
Ma che succede?
>> chiedo con un filo di voce non riuscendo nemmeno a
tenere gli occhi
aperti.
<<
La signora
Wanderbilt mi ha chiesto di svegliarla e la sta aspettando per la
colazione
>> risponde.
Ma
sono le otto del
mattino. Sapevo che questa non sarebbe stata una vacanza, ma siamo in
estate,
non posso svegliarmi presto!
<<
Ah, e non la
faccia attendere troppo >> termina la ragazza uscendo
dalla stanza.
Mi
alzo già di malumore,
comincia bene la giornata. Mi sistemo meglio che posso e scendo
giù in una
delle mille stanze. Quella della colazione.
<<
Buongiorno
>> dico prendendo posto a tavola.
<<
Buongiorno
tesoro, dormito bene? >> chiede la nonna.
<<
Sì grazie
>> rispondo.
Be,
non è vero, non
riesco ad abituarmi al nuovo letto.
<<
Vedo che hai
preso bene l’idea delle regole >> dice il nonno
contento.
<<
Non amo le
regole >> rispondo.
<<
Ma ti adatterai
>> dice con quel sorriso che gli strapperei dal viso.
<<
Ho altra
scelta? >> chiedo.
<<
Certo, c’è
sempre un’alternativa >> risponde.
<<
E quale
sarebbe? >> insisto.
<<
Sta a te
trovarla >> risponde.
E
come dovrei mai fare?
Non sono brava in questi giochi enigmatici.
“C’è sempre
un’alternativa”, la fa
facile lui, ma qual è? Vorrei solo essere più
indipendente, tutto qui. Ma
l’indipendenza loro non sanno neanche cosa sia.
<<
Oggi verrai con
me a teatro, ti farò vedere dove danzava tua madre
>> continua il nonno.
Sono
già stata in quel
posto. Se non ho altra scelta.
<<
Va bene
>> rispondo.
In
men di un minuto
chiama il suo autista e mi fa strada. Non ho nemmeno finito la
colazione.
Prendo un cornetto al volo e lo seguo. Devo farlo per forza.
Appena
arriviamo dentro
il teatro, tutto sembra immerso in un’altra epoca. Tutto
sembra diverso. Questo
è l’effetto del teatro di cui mi parlava mamma.
<<
Sheila >>
mi chiama il nonno.
<<
Eccomi >>
rispondo.
Stavo
contemplando i
dintorni, non posso nemmeno distrarmi un attimo? Allungo il passo per
raggiungerlo e difronte a me vedo un cartello: “Cercasi
aiutante”.
Ecco,
questa è la
risposta ai miei problemi. Un lavoro. Questo mi permetterà
di essere
indipendente. Devo solo dirlo al nonno, l’impresa
più difficile.
<<
Ti piace qui?
>> chiede soddisfatto come se conoscesse già
la risposta.
<<
Sì, è molto
bello. Non sapevo cercassi un aiutante >> rispondo.
<<
Non me lo hai
chiesto >> dice.
<<
Non lo sapevo
>> rispondo.
<<
Comunque sì,
perché? >> chiede curioso.
<<
Potrei esserlo
io >> rispondo.
<<
E per quale
motivo? >> insiste.
<<
Per essere
indipendente e non seguire le regole >> rispondo.
<<
Fin che sarai
in casa mia, le seguirai comunque, ma se vuoi essere autonoma, va bene
>>
dice.
<<
Allora comincerò
domani? >> chiedo.
<<
Se insisti
tanto puoi cominciare anche subito >> risponde.
<<
Bene, cosa devo
fare? >> chiedo volenterosa.
<<
Comincia dal
pulire la sala, stasera ci sarà uno spettacolo importante
>> risponde.
<<
Ma… un aiutante
non è la donna delle pulizie >> dico.
<<
Un aiutante è
anche questo. Fa tutto, lo hai voluto tu >> risponde
contento.
Non
mi tiro indietro. Se
dovrò pulire una sala per non sottomettermi a loro lo
farò. E non mi lamenterò.
Io sono una Montgomery e ne vado fiera, non una Wanderbilt. Quindi mi
rimbocco
le maniche e comincio a lavorare, come le persone normali.
<<
Di là c’è
un’uniforme, indossala e comincia a fare il tuo lavoro
>> dice quasi come
fosse il capo.
Be,
in effetti, lo è, ma
sono pur sempre sua nipote anche se non vorrei.
<<
Bene, mi metto
subito a lavoro >> rispondo volenterosa.
Non
era nei miei
programmi per l’estate un lavoro, ma mi adatterò
anche a questo.
Indosso
l’uniforme e mi
metto subito a lavoro. Un giorno farò quello che sogno fin
da quando ero
piccola, per ora mi limiterò a questo.
<<
Scusa, sai per
caso dove posso trovare il signor Wanderbilt? >>mi chiede
qualcuno alle
spalle.
<<
Perché dovrei
saperlo? >> rispondo senza nemmeno voltarmi.
<<
Perché hai la
divisa e dovresti lavorare per lui >> dice ironico.
Mi
volto e… difronte a
me si presenta la visione più bella che abbia visto fin ora.
Lila, Lila, torna
in te.
<<
Non lavoro per
dare informazioni >> rispondo.
<<
Non ti sto
chiedendo un’informazione, conosco questo posto fin da quando
ero bambino
>> dice.
<<
Allora non ti
dispiacerà camminare un po’ finché non
lo trovi >> rispondo ironica.
<<
Bel
caratterino, sei nuova? Non ti ho mai visto qui >> chiede.
<<
Sì e se
continui a parlarmi, non resterò per molto, non mi pagano
per chiacchierare con
gli sconosciuti >> rispondo.
<<
Piacere Derek
>> dice porgendomi la mano.
<<
Lila >>
rispondo.
<<
Allora ti
lascio al tuo lavoro Lila >> dice scherzoso.
<<
Era ora, come
hai detto che ti chiami? >> chiedo.
Mi
ricordo benissimo il
suo nome. Voglio solo risentirlo pronunciare. Derek.
<<
Pensaci, magari
me lo puoi dire la prossima volta >> risponde ironico.
<<
Quale prossima
volta? >> chiedo.
<<
Vengo spesso
qui e se tu lavori qui, ci vedremo… spesso >>
risponde.
<<
Bene, allora
ciao sconosciuto >> dico sarcastica.
<<
A presto Lila
>> termina.
Si
è soffermato sul pronunciarlo.
Lila. Detto da lui sembra che abbia un altro suono. Ma non mi
lascerò
abbindolare di nuovo da un ragazzo, anche se è il
più bello che abbia mai
incontrato in vita mia. Non stavolta, è tardi ormai. Mi sono
già scottata e non
voglio accada di nuovo.
<<
Allora io vado
nonno >> dico prendendo le mie cose.
<<
Non ti fermi
per lo spettacolo di stasera? >> chiede.
<<
Sono stanca,
magari un’altra volta, dopotutto il mio turno termina alle
sette >>
rispondo.
<<
Va bene, allora
ci vediamo a casa >> dice.
Lo
saluto e accompagnata
dal suo fedele autista, ritorno a casa. Be “casa”,
non è proprio il termine
adatto, ma dopo una giornata di lavoro qualsiasi posto confortevole lo
sarebbe.
Arrivo a casa e non c’è nessuno. Anche la nonna
sarà andata allo spettacolo.
Vediamo, cosa farebbe una ragazza quando ha a disposizione una villa
enorme
nella città che non dorme mai? Organizza una festa.
Sì, ma dove sono gli
invitati? Non conosco nessuno a New York, anzi forse qualcuno
sì. Cloe, la mia
vecchia amica d’infanzia. Ormai non si ricorderà
più di me, è passato troppo
tempo. Come posso rintracciarla?
Ma
certo, i social
network; lì potrò trovare il suo profilo se
è iscritta. Decido di prendere il
mio portatile e mettermi subito alla ricerca. Dopo due ore di ricerca
tra una
miriade di Cloe che vivono a New York, la trovo. Deve essere lei.
È cambiata un
po’, ma i suoi occhi sono sempre gli stessi: a mandorla,
proprio come piacciono
a me. Le mando un messaggio chiedendole di incontrarci uno di questi
giorni,
chissà, magari si ricorda di me e mi risponde. E dopo la
lunga rituale
chiacchierata con Alice e Cathy sprofondo nel sonno.
Stamane
mi sono
svegliata senza nemmeno che la domestica venisse a buttarmi
giù dal letto. Mi
preparo per il mio secondo giorno di lavoro. Non ho mai lavorato in
vita mia e
questa cosa mi elettrizza.
<<
Buongiorno
>> dico scattante procedendo verso il tavolo.
<<
Buongiorno
cara, come mai così energica a quest’ora?
>> chiede la nonna.
<<
Be, sono una
dipendente e non posso fare tardi a lavoro >> rispondo.
<<
Lavoro? Hai
trovato un lavoro? >> chiede stupita.
<<
Già, proprio
così, vero nonno? >> rispondo.
<<
Sì, ha
insistito per diventare aiutante a teatro >> dice il
nonno.
<<
Richard, cosa
ti è saltato in mente? Lei è nostra nipote, non
può svolgere le mansioni di una
cameriera >> risponde davvero stupita la nonna e quasi
infuriata.
<<
Margaret, ha
insistito tanto, e poi ci serviva una mano >> dice.
<<
Ma non da mia
nipote >> risponde nonna.
<<
Perché no
nonna, a me non dispiace >> intervengo.
<<
No, ne
risentirebbe la nostra reputazione >> risponde duramente
la nonna.
<<
Margaret,
facciamo decidere lei, è maggiorenne e può
scegliere lei cosa fare >>
dice il nonno.
Non
so chi mi stia
difendendo, se la nonna che non vuole che io svolga lavori umili o il
nonno che
vuole che sia io a scegliere cosa fare.
<<
Infatti nonna,
io voglio lavorare ed essere autonoma, non voglio essere un peso
>>
rispondo.
<<
Lila, cara tu
non sei un peso per noi e se proprio non vuoi goderti
l’estate e vuoi lavorare,
il nonno ti troverà un incarico più appropriato
>> dice dolcemente la
nonna.
<<
Ma Margaret,
cosa vuoi che le faccia fare, non ha esperienza >> la
interrompe il nonno.
<<
Sono sicura che
troverai qualcosa >> dice la nonna.
<<
Bene, allora ci
vediamo a teatro capo >> dico sarcastica.
<<
Ti chiamo
l’autista >> risponde il nonno.
<<
No, prenderò i
mezzi, sono una ragazza normale no? >> dico.
<<
Ma tesoro…
>> sento dire dalla nonna.
Non
capisco come finisce
la frase perché sono già lontana. Sono solo al
secondo giorno e sono già stata
promossa. Di questo passo farò carriera in fretta!
Prendo
la metro e in men
di quanto pensassi sono già al teatro. Wow, veloci questi
mezzi. A Millville
non esiste, dovrebbero installarne una, è pratica e veloce,
proprio come piace
a me. Amo questa città, amo tutto di New York, proprio tutto.
Vado
verso l’ufficio del
nonno e lui è già qui. Come avrà
fatto? Pensavo che la metro fosse più veloce
della sua auto, ma mi sbagliavo.
<<
Bene, allora
cosa hai pensato per me? >> chiedo.
<<
Sarai la mia segretaria,
prenderai appuntamenti e fisserai i miei impegni >>
risponde.
<<
Perfetto, cosa
posso fare? >> chiedo volenterosa.
<<
Tieni questi
sono la mia agenda, il mio telefono, il telefono del teatro e la lista
dei miei
impegni. Comincia a coordinare il tutto >> risponde come
se fosse felice
di vedermi sopraffatta di lavoro.
Gli
sorrido e mi metto
subito a lavoro. Non pensavo fosse così indaffarato qui. Il
telefono squilla
all’impazzata e gli impegni sono uno dopo l’altro,
non so quanto resisterò.