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Autore: Fairy21    18/11/2013    3 recensioni
Trama
Come si può passare dalle stalle alle stelle?
E poi di nuovo dalle stelle alle stalle?
Be questo è quello che è successo a me. Forse nelle stalle non si sta poi così male. Qui si conoscono persone importanti come lui, Derek, il ragazzo misterioso che mi ha fatto innamorare al primo sguardo, l’amore vero e puro, quello che ti fa toccare il cielo con un dito.
Ma se fossi più attratta dall’amore delle stelle?
Quello che mi ha fatto conoscere Luck, il ragazzo più bello della scuola che si da tante arie ma in fin dei conti può permetterselo?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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“Cercasi aiutante”

<< Buongiorno >> dice una donna, anzi forse una ragazza aprendomi le finestre.

<< Ma che succede? >> chiedo con un filo di voce non riuscendo nemmeno a tenere gli occhi aperti.

<< La signora Wanderbilt mi ha chiesto di svegliarla e la sta aspettando per la colazione >> risponde.

Ma sono le otto del mattino. Sapevo che questa non sarebbe stata una vacanza, ma siamo in estate, non posso svegliarmi presto!

<< Ah, e non la faccia attendere troppo >> termina la ragazza uscendo dalla stanza.

Mi alzo già di malumore, comincia bene la giornata. Mi sistemo meglio che posso e scendo giù in una delle mille stanze. Quella della colazione.

<< Buongiorno >> dico prendendo posto a tavola.

<< Buongiorno tesoro, dormito bene? >> chiede la nonna.

<< Sì grazie >> rispondo.

Be, non è vero, non riesco ad abituarmi al nuovo letto.

<< Vedo che hai preso bene l’idea delle regole >> dice il nonno contento.

<< Non amo le regole >> rispondo.

<< Ma ti adatterai >> dice con quel sorriso che gli strapperei dal viso.

<< Ho altra scelta? >> chiedo.

<< Certo, c’è sempre un’alternativa >> risponde.

<< E quale sarebbe? >> insisto.

<< Sta a te trovarla >> risponde.

E come dovrei mai fare? Non sono brava in questi giochi enigmatici. “C’è sempre un’alternativa”, la fa facile lui, ma qual è? Vorrei solo essere più indipendente, tutto qui. Ma l’indipendenza loro non sanno neanche cosa sia.

<< Oggi verrai con me a teatro, ti farò vedere dove danzava tua madre >> continua il nonno.

Sono già stata in quel posto. Se non ho altra scelta.

<< Va bene >> rispondo.

In men di un minuto chiama il suo autista e mi fa strada. Non ho nemmeno finito la colazione. Prendo un cornetto al volo e lo seguo. Devo farlo per forza.

Appena arriviamo dentro il teatro, tutto sembra immerso in un’altra epoca. Tutto sembra diverso. Questo è l’effetto del teatro di cui mi parlava mamma.

<< Sheila >> mi chiama il nonno.

<< Eccomi >> rispondo.

Stavo contemplando i dintorni, non posso nemmeno distrarmi un attimo? Allungo il passo per raggiungerlo e difronte a me vedo un cartello: “Cercasi aiutante”.

Ecco, questa è la risposta ai miei problemi. Un lavoro. Questo mi permetterà di essere indipendente. Devo solo dirlo al nonno, l’impresa più difficile.

<< Ti piace qui? >> chiede soddisfatto come se conoscesse già la risposta.

<< Sì, è molto bello. Non sapevo cercassi un aiutante >> rispondo.

<< Non me lo hai chiesto >> dice.

<< Non lo sapevo >> rispondo.

<< Comunque sì, perché? >> chiede curioso.

<< Potrei esserlo io >> rispondo.

<< E per quale motivo? >> insiste.

<< Per essere indipendente e non seguire le regole >> rispondo.

<< Fin che sarai in casa mia, le seguirai comunque, ma se vuoi essere autonoma, va bene >> dice.

<< Allora comincerò domani? >> chiedo.

<< Se insisti tanto puoi cominciare anche subito >> risponde.

<< Bene, cosa devo fare? >> chiedo volenterosa.

<< Comincia dal pulire la sala, stasera ci sarà uno spettacolo importante >> risponde.

<< Ma… un aiutante non è la donna delle pulizie >> dico.

<< Un aiutante è anche questo. Fa tutto, lo hai voluto tu >> risponde contento.

Non mi tiro indietro. Se dovrò pulire una sala per non sottomettermi a loro lo farò. E non mi lamenterò. Io sono una Montgomery e ne vado fiera, non una Wanderbilt. Quindi mi rimbocco le maniche e comincio a lavorare, come le persone normali.

<< Di là c’è un’uniforme, indossala e comincia a fare il tuo lavoro >> dice quasi come fosse il capo.

Be, in effetti, lo è, ma sono pur sempre sua nipote anche se non vorrei.

<< Bene, mi metto subito a lavoro >> rispondo volenterosa.

Non era nei miei programmi per l’estate un lavoro, ma mi adatterò anche a questo.

Indosso l’uniforme e mi metto subito a lavoro. Un giorno farò quello che sogno fin da quando ero piccola, per ora mi limiterò a questo.

 

<< Scusa, sai per caso dove posso trovare il signor Wanderbilt? >>mi chiede qualcuno alle spalle.

<< Perché dovrei saperlo? >> rispondo senza nemmeno voltarmi.

<< Perché hai la divisa e dovresti lavorare per lui >> dice ironico.

Mi volto e… difronte a me si presenta la visione più bella che abbia visto fin ora. Lila, Lila, torna in te.

<< Non lavoro per dare informazioni >> rispondo.

<< Non ti sto chiedendo un’informazione, conosco questo posto fin da quando ero bambino >> dice.

<< Allora non ti dispiacerà camminare un po’ finché non lo trovi >> rispondo ironica.

<< Bel caratterino, sei nuova? Non ti ho mai visto qui >> chiede.

<< Sì e se continui a parlarmi, non resterò per molto, non mi pagano per chiacchierare con gli sconosciuti >> rispondo.

<< Piacere Derek >> dice porgendomi la mano.

<< Lila >> rispondo.

<< Allora ti lascio al tuo lavoro Lila >> dice scherzoso.

<< Era ora, come hai detto che ti chiami? >> chiedo.

Mi ricordo benissimo il suo nome. Voglio solo risentirlo pronunciare. Derek.

<< Pensaci, magari me lo puoi dire la prossima volta >> risponde ironico.

<< Quale prossima volta? >> chiedo.

<< Vengo spesso qui e se tu lavori qui, ci vedremo… spesso >> risponde.

<< Bene, allora ciao sconosciuto >> dico sarcastica.

<< A presto Lila >> termina.

Si è soffermato sul pronunciarlo. Lila. Detto da lui sembra che abbia un altro suono. Ma non mi lascerò abbindolare di nuovo da un ragazzo, anche se è il più bello che abbia mai incontrato in vita mia. Non stavolta, è tardi ormai. Mi sono già scottata e non voglio accada di nuovo.

 

<< Allora io vado nonno >> dico prendendo le mie cose.

<< Non ti fermi per lo spettacolo di stasera? >> chiede.

<< Sono stanca, magari un’altra volta, dopotutto il mio turno termina alle sette >> rispondo.

<< Va bene, allora ci vediamo a casa >> dice.

Lo saluto e accompagnata dal suo fedele autista, ritorno a casa. Be “casa”, non è proprio il termine adatto, ma dopo una giornata di lavoro qualsiasi posto confortevole lo sarebbe. Arrivo a casa e non c’è nessuno. Anche la nonna sarà andata allo spettacolo. Vediamo, cosa farebbe una ragazza quando ha a disposizione una villa enorme nella città che non dorme mai? Organizza una festa. Sì, ma dove sono gli invitati? Non conosco nessuno a New York, anzi forse qualcuno sì. Cloe, la mia vecchia amica d’infanzia. Ormai non si ricorderà più di me, è passato troppo tempo. Come posso rintracciarla?

Ma certo, i social network; lì potrò trovare il suo profilo se è iscritta. Decido di prendere il mio portatile e mettermi subito alla ricerca. Dopo due ore di ricerca tra una miriade di Cloe che vivono a New York, la trovo. Deve essere lei. È cambiata un po’, ma i suoi occhi sono sempre gli stessi: a mandorla, proprio come piacciono a me. Le mando un messaggio chiedendole di incontrarci uno di questi giorni, chissà, magari si ricorda di me e mi risponde. E dopo la lunga rituale chiacchierata con Alice e Cathy sprofondo nel sonno.

 

 

Stamane mi sono svegliata senza nemmeno che la domestica venisse a buttarmi giù dal letto. Mi preparo per il mio secondo giorno di lavoro. Non ho mai lavorato in vita mia e questa cosa mi elettrizza.

<< Buongiorno >> dico scattante procedendo verso il tavolo.

<< Buongiorno cara, come mai così energica a quest’ora? >> chiede la nonna.

<< Be, sono una dipendente e non posso fare tardi a lavoro >> rispondo.

<< Lavoro? Hai trovato un lavoro? >> chiede stupita.

<< Già, proprio così, vero nonno? >> rispondo.

<< Sì, ha insistito per diventare aiutante a teatro >> dice il nonno.

<< Richard, cosa ti è saltato in mente? Lei è nostra nipote, non può svolgere le mansioni di una cameriera >> risponde davvero stupita la nonna e quasi infuriata.

<< Margaret, ha insistito tanto, e poi ci serviva una mano >> dice.

<< Ma non da mia nipote >> risponde nonna.

<< Perché no nonna, a me non dispiace >> intervengo.

<< No, ne risentirebbe la nostra reputazione >> risponde duramente la nonna.

<< Margaret, facciamo decidere lei, è maggiorenne e può scegliere lei cosa fare >> dice il nonno.

Non so chi mi stia difendendo, se la nonna che non vuole che io svolga lavori umili o il nonno che vuole che sia io a scegliere cosa fare.

<< Infatti nonna, io voglio lavorare ed essere autonoma, non voglio essere un peso >> rispondo.

<< Lila, cara tu non sei un peso per noi e se proprio non vuoi goderti l’estate e vuoi lavorare, il nonno ti troverà un incarico più appropriato >> dice dolcemente la nonna.

<< Ma Margaret, cosa vuoi che le faccia fare, non ha esperienza >> la interrompe il nonno.

<< Sono sicura che troverai qualcosa >> dice la nonna.

<< Bene, allora ci vediamo a teatro capo >> dico sarcastica.

<< Ti chiamo l’autista >> risponde il nonno.

<< No, prenderò i mezzi, sono una ragazza normale no? >> dico.

<< Ma tesoro… >> sento dire dalla nonna.

Non capisco come finisce la frase perché sono già lontana. Sono solo al secondo giorno e sono già stata promossa. Di questo passo farò carriera in fretta!

Prendo la metro e in men di quanto pensassi sono già al teatro. Wow, veloci questi mezzi. A Millville non esiste, dovrebbero installarne una, è pratica e veloce, proprio come piace a me. Amo questa città, amo tutto di New York, proprio tutto.

Vado verso l’ufficio del nonno e lui è già qui. Come avrà fatto? Pensavo che la metro fosse più veloce della sua auto, ma mi sbagliavo.

<< Bene, allora cosa hai pensato per me? >> chiedo.

<< Sarai la mia segretaria, prenderai appuntamenti e fisserai i miei impegni >> risponde.

<< Perfetto, cosa posso fare? >> chiedo volenterosa.

<< Tieni questi sono la mia agenda, il mio telefono, il telefono del teatro e la lista dei miei impegni. Comincia a coordinare il tutto >> risponde come se fosse felice di vedermi sopraffatta di lavoro.

Gli sorrido e mi metto subito a lavoro. Non pensavo fosse così indaffarato qui. Il telefono squilla all’impazzata e gli impegni sono uno dopo l’altro, non so quanto resisterò.

 

 

 

 

  
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