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Autore: _Duncney_    18/11/2013    3 recensioni
Dopo ore passate a bagnare il cuscino con le mie lacrime, quel paesaggio mi dava una strana pace. Forse avrei riniziato a credere nel mondo e nelle persone.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, Trent | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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-Che strano..- dissi, riattaccando il telefono. Che cosa sarà stato quel rumore assordante? Perché Courtney aveva smesso di parlare?
Chissà, magari è caduta la linea.
Sì, probabilmente era andata così.
Appoggiai il telefono sul tavolo e mi avviai verso la cucina.
La cena doveva essere meravigliosa! Sarebbe stata indimenticabile.
Era da molto che non mi divertivo come si deve, ma quella sarebbe stata l’occasione buona per recuperare il tempo perso.
-Duncan, cosa potrei cucinare per stasera?- chiesi al ragazzo spaparanzato sul divano del salotto.
-E lo chiedi a me?- rispose, con un tono perfettamente disincantato.
-Sì, lo chiedo a te! Potresti anche darmi una mano!- sbottai.
-Sai benissimo che rischio di far esplodere la cucina solo aprendo il frigorifero. Meglio non rischiare- concluse e cambiò canale.
Sospirai, rassegnata. Dopotutto, aveva ragione: meglio non rischiare.
Presi un libro di ricette dalla libreria e cercai un piatto degno della cena che ci sarebbe stata di lì a poco.
Optai per una ricetta semplice ma efficace. Per fortuna che avevo avuto il buon senso di fare la spesa il giorno prima.
Appoggiai sul bancone tutti gli ingredienti necessari e mi misi all’opera.
Durante il lavoro, pensai all’anno passato.
Non avevo fatto poi molto.
Ho spezzato il cuore del ragazzo che mi amava, mi ero fatta una migliore amica, avevo rovinato tutto baciando il suo ragazzo, lei mi ha odiato ed io l’ho evitata.
Pensandoci adesso, sono stata davvero una persona spregevole.
Ma ora tutto stava tornando a posto: Courtney aveva una carriera brillante e Trent anche.
Ma io? Cosa avevo fatto di tutti quei mesi passati?
Avevo una borsa di studio per l’università.
Frequentavo i corsi di arte ed avevo buoni voti.
Eppure sentivo che non stavo vivendo a pieno la mia vita, che mancava qualcosa.
Ma potevo avere di più?
Forse la domanda giusta è se ti meriti di avere di più.
Già.
Non meritavo proprio niente.
Non meritavo l’amicizia di Courtney, dopo tutto quello che le avevo fatto.
Ma mi aveva perdonata no? Era questo l’importante.
Ma sarà ancora mia amica dopo che saprà tutto?
Guardai il punk disteso sul divano.
Non sembrava preoccupato o teso. Era completamente rilassato.
Io, invece, ero nervosissima.
Perfetto.
La cena doveva essere un successo ed io mi ritrovavo con le mani tremanti.
Brutta storia i segreti.
Con le mani piene di farina, mi portai indietro i capelli.
E se fosse stata quella sera? Se avessimo detto tutto a Trent e Courtney proprio quella sera?
Stavo combattendo contro me stessa.
Una parte di me mi diceva che era la cosa giusta da fare, che era importante dire tutto.
Ma l’altra mi suggeriva di non dire niente e di lasciare che tutto si risolvesse da solo.
Mi fermai un attimo a pensare.
Io in tutto questo non c’entravo niente! Ci ero solo finita in mezzo.
Mi sono ritrovata dentro questo casino senza neanche rendermene conto.
No, non ero io la vittima.
Ma non potevo fare a meno di pensare che non sarebbe successo niente se..
-Gwen, ma che hai combinato?- Duncan mi guardava a bocca aperta.
Mi resi conto che ero in condizioni pessime.
I capelli infarinati, le mani sporche di salsa..
-Uff, non ce la farò mai. Se la prenderanno a male se ordino delle pizze?- sbuffai.
-Non lo so, ma io non me la prenderò di sicuro- rispose riportando l’attenzione alla tv.
-Va bene, chiama tu per favore. Io vado a farmi una doccia- dissi e sfrecciai verso il bagno.
Mi ci volle più di un’ora per rilassarmi completamente, ma una volta sistemata per la serata, l’effetto calmante della doccia scomparve in un batter d’occhio.
Tornai in cucina ed apparecchiai la tavola.
Trent sarebbe venuto?
Ripensai all’ultima volta che l’avevo visto e sospirai.
Pensare a Trent mi rendeva tremendamente malinconica.
Stare con lui era naturale come respirare. Era dolce, solare, gentile.
Esattamente l’opposto di quello che ero io.
Eppure mi sentivo così bene con lui..
Rivolsi un altro sguardo a Duncan.
Adesso stava ascoltando della musica con il suo mp3.
Era tutto troppo complicato.
Ritornando alla realtà, finii di preparare tutto.
Il giorno prima avevo preparato una torta al cioccolato, così la tirai fuori dal frigorifero e l’appoggiai da una parte.
Era tutto perfetto.
La tavola era pronta, le pizze erano appena arrivate ed io ero un fascio di nervi.
Tutto perfetto.
Guardai l’orologio, che segnava quasi le nove.
Strano. L’ora di cena è passata da un po’.
Forse è rimasta un po’ di più in sala registrazione per il nuovo singolo.
Mi siedo sul divano e aspetto.
Duncan si risvegliò dal suo stato di trance e si tolse le cuffie.
-Che ore sono?- chiese.
-Le nove- risposi.
-Strano. Courtney è sempre puntualissima- disse, aggrottando le sopracciglia.
-E’ quello che sto pensando anch’io- aggiunsi.
Aspettammo altri venti minuti, ma non arrivò nessuno.
Iniziavo ad irritarmi.
Tirai fuori il cellulare e composi il numero di Courtney.
Tu. Tu. Tu. Tu. Tu.
Ciao, sono Courtney. In questo momento non posso rispondere, ma lasciate un messaggio dopo il bip e chiamerò il prima possibile.
Bip.
-Court, sono Gwen. Dove sei? Ti stiamo aspettando. Richiamami-.
Riattaccai.
Mi alzai ed iniziai a passeggiare su e giù per il corridoio.
Qualcosa non andava.
-Gwen, calmati. Arriveranno a momenti- disse Duncan.
No, non potevo calmarmi. Avevo una brutta sensazione.
Passò un’ora e dei due nessuna traccia.
La segreteria di Courtney era piena dei miei messaggi, ma non aveva mai richiamato.
-Sono le dieci e mezza- sbottai.
-Non capisco. Non è da Courtney- a questo punto anche lui era preoccupato.
-Che stupida! Posso provare a chiamare Trent!- gridai.
Composi il suo numero e lo chiamai.
Per un secondo, mi stupii di ricordare il suo numero a memoria.
Tu. Tu. Tu. Tu. Tu.
Ti prego ti prego ti prego,pensai.
-Pronto?-.
Sospirai di sollievo. Una parte di me sussultò al suono della sua voce.
-Trent? Sono Gwen-.
-Gwen?!- disse, stupito.
Ops. Mi ero dimenticata che non parlavo con lui da quasi due anni.
-S-si. Cosa succede? Come mai non sei qua?-.
-Qua dove?-.
-A casa mia. Avevamo una cena!-.
-Una cena? Ma che stai dicendo?-.
A questo punto ero confusa quanto lui.
-Si. Una cena. Courtney non ti ha detto niente?-.
-No, non la sento da stamattina-.
-Da stamattina? Non è possibile-.
-E’ possibile eccome. Non capisco perché non mi ha detto niente..-.
-Non è colpa sua. L’ho chiamata intorno alle sei, ma poi la linea è caduta. Ma mi aveva assicurato che ti avrebbe avvertito-.
-Strano. Courtney non dimentica mai niente-.
-Sono preoccupata Trent. Non è da lei. Non ci capisco niente-.
-Neanche io-.
-Perché non vieni qua? Possiamo vedere cosa fare-.
-O-okay. Devi darmi l’indirizzo-.
Dettai la via e il numero civico e riattaccai.
Duncan mi fissava.
-Che ha detto?- chiese serio.
-Non la vede da stamattina. Neanche lui sa dove sia- risposi.
Rischiai di scoppiare a piangere. La tensione mi attanagliava come una morsa.
Mi sedetti e mi presi il viso tra le mani.
Ma con la coda dell’occhio osservai Duncan.
Se io sembravo preoccupata, lui era letteralmente terrorizzato.
Per un attimo pensai che stesse per andare in iperventilazione tanto respirava veloce.
Emanava paura da tutti i pori. Era agonizzante.
Non l’avevo mai visto in quello stato.
Suonarono il campanello.
Andai ad aprire e mi trovai Trent davanti.
Il mio cuore perse un battito e subito dopo cominciò a correre velocissimo.
Era esattamente come lo ricordavo, non era cambiato di una virgola.
Solo che adesso probabilmente mi odiava. Come dargli torto.
-Ciao- dissi.
-Ciao- rispose.
Lo feci entrare e ci sedemmo a tavola.
Probabilmente non si era accorto che c’era anche Duncan, dato che appena lo vide diventò bianco come un lenzuolo.
Per un attimo pensai seriamente che stesse per svenire.
-Ciao Trent- disse Duncan, tranquillamente.
-C-ciao- rispose balbettando.
Guardai Trent per un attimo. Era triste?
-Allora, cosa facciamo?- dissi, riportando l’attenzione sulla nostra amica scomparsa.
-Non ne ho idea- rispose Trent, prendendosi la testa tra le mani- non riesco a capire. Era tutto normale stamattina. Prima di andare via mi ha detto che avrebbe passato il pomeriggio con Sophie, la figlia di Anne. Poi mi ha abbracciato ed è corsa via-.
Io e Duncan rimanemmo in silenzio.
Mi sentivo infastidita. Sapevo che Trent e Courtney erano amici, ma non sapevo che fossero così amici.
Ricordavo quando abbracciava me. Mi sentivo così..
No, non era quello il momento per pensare a tutto ciò.
Guardai Duncan di sottecchi.
Sembrava anche lui infastidito. Ma, a differenza di me, non cercava affatto di nasconderlo.
Sospirai. La situazione era grottesca.
-Bhe, stiamo qui a guardarci o facciamo qualcosa?- sbottò Duncan.
-Potremmo chiamare Anne. Forse lei sa qualcosa- propose Trent.
-Tentar non nuoce- concordai io.
Trent prese il telefono e compose il numero.
Una volta inoltrata la chiamata, si alzò e cominciò a camminare per la stanza.
Nel frattempo Duncan accese il televisore ed iniziò a fare zapping.
Gli lanciai un’occhiata truce. Gli sembrava il momento adatto?
Io seguii Trent con lo sguardo, sperando in una buona notizia.
-Niente. Non è raggiungibile- disse, frustrato.
-E adesso?- chiesi.
-Non ci resta che aspettare e riprovare fra poco- concluse lui.
-E se fosse successo qualcosa?- domandai terrorizzata.
-Gwen, devi mantenere la calma. Così non risolviamo niente- continuò lui.
-Bhe, non risolviamo niente neanche stando fermi qui!- sbottai.
-E cosa dovremmo fare? Non sappiamo…- iniziò.
-Ragazzi..- si intromise Duncan.
-Non adesso!- gridai.
-Ragazzi..- continuò il punk.
Sbuffai.
-Cosa vuoi?!- dissi guardandolo.
Mi spaventai. Era dritto in piedi, davanti al televisore, voltato verso di noi con un’espressione di dolore e paura dipinta in faccia.
-Che succede?!- domandammo io e Trent all’unisono.
-Uh..oh..ehm..la tv..dice..- balbettò, senza riuscire a spiccicare una parola sensata.
Io e Trent ci fondammo accanto a lui e guardammo verso il televisore.
-…Siamo sempre qui sulla 43esima, dove oggi c’è stato l’incidente che ha coinvolto la nostra amata Courtney Barlow e la figlia della sua agente, Sophie Anderson. Le due sono ancora in condizioni gravissime ed i medici stanno lavorando da ore per portarle fuori pericolo.
Abbiamo qui il filmato di una telecamera di sicurezza della pasticceria davanti alla strada-.
A quel punto parte un filmato in bianco e nero che riprende l’intera scena.
Una bambina seduta su una panchina con una palla, Courtney al telefono, la palla che rotola nel mezzo alla strada e la bambina che la rincorre, Courtney che vede il camion in arrivo e si fionda in mezzo alla strada avvolgendo la bimba con il proprio corpo.
-Dal filmato si può vedere la dinamica della vicenda e la polizia ha appena interrogato il guidatore del tir. Adesso non ci resta che aspettare e sperare.
Qui Bonnie Roads, linea allo studio-.
Restammo tutti e tre in silenzio, senza parole.
-S-stava.. parlando con me.. al telefono- dissi con la voce rotta.
Prima che potessimo prendere una qualsiasi decisione, Duncan si mosse.
Scattò verso la porta d’ingresso ed uscì alla velocità della luce.
Sentimmo il rumore del motore che partiva e le gomme che si muovono sull’asfalto.
Poi più niente.
Era ovvio dove stesse andando.
Ed era ovvio cosa lo stava guidando lì. E non era l’amicizia.
Ripresi il controllo di me stessa e con Trent entrammo nella sua macchina.
Ancora non riuscivo a capacitarmi di quello che era appena successo.
Perché a lei? Perché a lei, che aveva già sofferto così tanto?
Perché non a me, causa dei suoi problemi?
-Gwen, andrà tutto bene. E sicuramente non è colpa tua- disse Trent.
Mi voltai a guardarlo, stupita. Come diavolo faceva?
Lui sapeva sempre cosa mi passava per la testa.
-Certo. Ma adesso muoviti- risposi.
Accese il motore e partimmo.
Non avevo mai pregato in tutta la mia vita, ma lo feci per la prima volta sulla strada per l’ospedale.
Sperai solo che potesse in qualche modo servire.



















































Angolo Autrice:
Pagina estratta dal diario di prigionia di _Duncney_

Giorno di prigionia n° 24


Il mio mondo non è più lo stesso.
Cosa mi è rimasto? Non mi ricordo più di che colore è il cielo.
Le voci delle mie amiche iniziano a dissolversi piano piano.
Ho il terrore di dimenticarle completamente.
I miei vigilanti non accennano a darmi tregua. Ormai anche le pareti mi parlano.
Ho un compagno di cella. Si chiama Bob.
In realtà è sempre stato lì, ma non ci avevo mai fatto caso. Ah, il mio caro cavallino di peluche Bob.
Almeno lui mi tiene attaccata a quel poco di sanità mentale che mi resta.




Okay, sapete che sono in punizione?
Esatto, da quasi un mese.
I miei mi hanno tolto ogni contatto con il mondo esterno.
Mi hanno preibito anche di uscire. Ma a scuola mi ci mandando lo stesso.
Ahhh, la coerenza genitoriale.
Comunque, questo dovrebbe far capire perchèho aggiornato solo adesso.
La punizione è ancora in corso.
E come ho fatto a postare il capitolo allora?
Semplice, mi sono ingegnata.
I miei mi hanno staccato il modem wi-fi ed io cosa ho fatto?
Sono andata dai miei vicini di casa ed ho chiesto se potevano mettere la wi-fi aperta almeno una volta a settimana.
Per fortuna, sono sempre molto gentili ed hanno accettato.
Quindi, il premio come genio dell'anno va a...ME!
Ahahahahahahahahah mi stupisco di aver avuto un'idea cosiì geniale.
Bhe io vi saluto.
Alla prossima!
Un bacio,
_Duncney_



Domanda:
Siete mai stati in punizione? E come è stato?
( si vede che non penso ada altro eh?)

P.s. ho fatto il capitolo più lungo del solito! Un po' per farmi perdonare, un po' perchè così è meglio.
  
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