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Autore: _illusions_    18/11/2013    2 recensioni
Avete mai pensato a cosa accadrebbe se la vostra vita si aprisse all'improvviso lasciandovi cadere in verità che avevate sempre creduto inesistenti?
Magari se vi trovaste all'improvviso nel 1876... Magari se scoprite di non essere veramente essere umani...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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La mia storia non inizia con “c’era una volta”, perché sarebbe un’allusione a una vita serena che non c’è mai stata. Mi chiamo Lilian Lloyd ,sono nata a Londra, una fredda e anonima mattina di Marzo. Susan Forbes fu la donna che mi diede al mondo. Non l’ho mai riconosciuta come vera madre. Susan abbandonò me e mio padre Mark nel giorno del mio secondo compleanno. Mio padre ne fu distrutto, così decise di trasferirsi a New York, sperando che la distanza fisica da Susan lo allontanasse anche dal suo ricordo. Ma non fu così. Presto diventò succube dell’alcool e della droga, unici mezzi a tenerlo lontano dalla disperazione,che iniziava e finiva in una persona, in un nome … Susan.  Crebbi come un’orfana, senza madre e con un padre costantemente depresso. Ma non fui sola. Con me ci fu sempre Dominic, l’adorabile ragazzo della porta accanto,  unica certezza in una vita instabile e precaria. Il mio migliore amico. Ho appena finito il liceo, è estate. Voglio andare avanti, lasciare la mia casa perennemente in disordine, la mia scuola, mio padre e tutti i casini che si porta dietro. Per una volta non voglio pensare a cosa accadrà  se Mark andrà  alla taverna e cosa lancerà in aria quando arriverà a  casa (se ci arriverà). Non voglio pensare a Susan, a come non si sia mai fatta viva, a come abbia abbandonato la figlia e il fidanzato così,un giorno di Marzo, il Giorno di Marzo, con una parola, scritta su un tovagliolo lasciato sul tavolo della cucina. Addio. No, non voglio  pensare a nessuno di loro…
 

Lilian chiuse il diario. Non aveva più voglia di scrivere, dato che ciò le faceva ricordare solo i momenti tristi della sua vita. Quello ormai doveva essere un capitolo chiuso.
 Aveva sempre creduto che tenere un diario su cui poter scrivere liberamente ogni suo pensiero la potesse alleggerire dalle sue angosce, ma ora si ricredeva. Scrivere un diario le aveva solo riportato in mente brutti ricordi, che voleva cancellare.                 
Il portone di casa si chiuse sbattendo, l’inferno da lì a poco sarebbe nato a casa di Lilian.               
-Lilian!-  Sbraitò suo padre. Era appena rientrato dalla taverna.
Lilian sapeva che quando Marc era in quelle condizioni non doveva farsi vedere. Innumerevoli volte,infatti, suo padre l’aveva scambiata per Susan, alla quale somigliava in maniera impressionante. Nonostante l’odio e l’amore che si mescolavano insieme con risultato il dolore più profondo, Mark teneva una foto di Susan. Lilian l’aveva vista diverse volte,riposta con cura in un cassetto dello studio che rare volte suo padre usava, e ogni volta si meravigliava di come potesse esserle tanto simile. Morbidi capelli castani che le incorniciavano il volto, lievemente allungato e dalla pelle olivastra, con degli splendidi occhi verdi dal taglio leggermente orientale, labbra carnose e zigomi ben definiti . Sembrava una versione un po’ più cresciuta di Lilian, ma a un primo sguardo chiunque  le avrebbe scambiate,solo che, a differenza della madre, Lilian aveva gli occhi dal taglio completamente occidentale.
 Per suo padre quel piccolo dettaglio non era importante. Non perdeva mai l’occasione,infatti, di sfogare su di lei la sua frustrazione e il suo dolore, come se tutti quei colpi, quei calci, quelle urla potessero cancellare il passato. “Il passato non si può cancellare, nemmeno se scritto a matita” era questo quello che pensava lei.                                                                              
“Ecco, ci risiamo” Pensò Lilian. Come ogni sera, suo padre si sarebbe diretto in cucina, avrebbe aperto il frigorifero e avrebbe preso qualcosa da mangiare e la solita birra, per poi buttarsi sul divano e continuare a bere. 
Se le fosse andata bene, si sarebbe addormentato. Nel peggiore dei casi, l’avrebbe riempita di botte.           
 -Lilian!-  Dal piano di sotto giungeva il rumore di legno che andava in pezzi.
"Ecco che non abbiamo più neanche una sedia". Marc si spostò in cucina, e aprì il frigo, il suo santuario, ma non trovò ciò che cercava.
Lilian! Dove sono le mie birre?- Questo non sembrava un buon segno. 
-Lilian! Rispondi!- Urlò Mark dal piano di sotto.No, decisamente non era un buon segno.
-Smettila di bere! Hai quarant'anni e non sai nemmeno cosa significa la parola responsabilità. Lasciami in pace.- Urlò lei, incapace di trattenersi, stranamente.                                                                                          
 -Lilian non rispondermi così! Dove sono le mie birre? Dove me le hai nascoste stronzetta?- Parlava singhiozzando, non stava piangendo, era solo ubriaco, più ubriaco del solito.                                              
-Lasciami stare.Non lo so dove sono le tue birre!- Le veniva da piangere, ma si trattenne, non avrebbe dato la soddisfazione a quell'uomo di vederla stare male, gliel'aveva concessa già troppe volte.                 
 Marc le rispose gridandole in modo disumano, sembrava lo stessero torturando, chissà, forse per lui stare senza birra era davvero una tortura.                 L'uomo  buttò qualcosa per terra, che si ruppe in piccoli pezzi, "Bene, anche l’ultimo vaso è andato" pensò Lilian.
Suo padre iniziò a salire le scale che portavano alle due camere da letto e in un bagno, la mente di Lilian si bloccò un attimo, poi riprese a funzionare in modo accelerato, rendendo tutto più confuso, Lilian si alzò veloce dal letto e chiuse a chiave la porta, un secondo dopo Marc era già davanti cercando di aprirla.
-Lilian apri subito questa porta!- Lei non lo fece, e non l’avrebbe fatto, aprire a quell'uomo la porta sarebbe stato come suicidarsi, probabilmente lui l’avrebbe scambiata per Susan, e allora lì, sarebbe scoppiato l’inferno, inferno che, purtroppo, Lilian, aveva già conosciuto.
Lilian stava davanti la porta cercando di far peso, sperando con tutta se stessa che Marc non riuscisse ad entrare, poi vide sul letto il suo telefono "ecco dov'era…"  la ragazza lo prese allungandosi in modo da poter tenere con una mano la porta e con una mano prendere il telefono, poi, quando la superficie fredda del telefono toccò le sue mani, senza quasi pensarci Lilian  digitò il numero di Dominic, attese quattro squilli, che le parvero interminabili, prima che l’amico le rispondesse.
-Ehi Lily!-  La voce del ragazzo era tranquilla. 
-Dom, mio padre è impazzito- disse queste parole quasi urlando, voleva che Marc la sentisse, poi a bassa voce aggiunse -Sta cercando di forzare la porta della mia camera-
-Ah- Dominic era palesemente allarmato, quelle parole lo avevano spiazzato, non che non fosse abituato a quel tipo di chiamate, ma Marc non si era mai spinto a questo. 
- chiamo la polizia, aspet…-
-No Dom- lo interruppe lei- se chiami la polizia, potrebbero incarcerarlo, e perderebbe il lavoro. Vuoi che passi tutto il giorno alla taverna?- Era assurdo come Lilian, anche in quelle circostanze cercava di aiutare il padre.
-Stronzetta, apri subito questa porta o ti giuro che la prossima volta che ti vedo ti riempio di pugni!- Sbraitava Marc dall'altra parte della camera, armeggiando con la serratura e spingendo la porta.
-Cavolo- intervenne sbalordito Dominic sentendo Marc.
-Metti qualcosa di pesante dietro la porta ed esci dalla finestra, ti aspetto sotto con la macchina, dammi due minuti.- propose Dominic, anche se, per come lo disse sembrava più un ordine.
Lilian passava così spesso le notti a casa dell’amico a causa di suo padre, che per comodità lasciava uno zaino con i vestiti puliti,lo spazzolino dei denti,e un libro, non poteva vivere senza. 
Leggere era una delle  cose che le piaceva più fare, con la fotografia e passare il tempo con gli amici, o meglio l’amico, Dominic.
-Ok, il tempo che trovo qualcosa  di pesante che sia abbastanza vici…-
Un urlo di Marc la interruppe, facendola rabbrividire per la paura. Doveva aver trovato qualcosa di pesante con cui sfondare la porta, la cosa le parve strana, mese dopo mese l’arredamento della casa diminuiva, negli ultimi anni, si era ridotto  alle cose elementari.
-Aspetta che apra la porta Lilian, e vedrai  come ti pentirai di esserti bevuta le mie birre!-Urlò Marc picchiando l’oggetto contro il legno della porta, che iniziò a cedere. 
La rabbia sembrava quasi renderlo lucido, purtroppo per Lilian, la paura non le infondeva lo stesso effetto, non avrebbe avuto il tempo per fare niente, era nelle mani folli  del padre. Sentiva che Dominic la chiamava al telefono, ma era incapace di rispondergli, e poi, per dirgli cosa, ciao Dom sto per morire? Non l’avrebbe mai fatto. 
Marc colpì la porta, che crollò sotto il suo viso pieno d’ira, un grosso martello, ecco cos'aveva in mano. 
Il tempo si fermò nella mente di Lilian, ecco come sarebbero stati i suoi ultimi attimi di vita, e lei che pensava di morire nel sonno a ottant'anni. Povera illusa.
Abbassò lo sguardo, incapace di guardare, vide che le sue mani erano diventate trasparenti, non c’erano più, vedeva il pavimento della sua stanza, là dove dovevano essere le sue mani.  
Sentiva un piccolo formicolio, che dopo la vista di quella scena inquietante, prese il ritmo del cuore, che stava per esplodere. "La paura mi sta facendo impazzire" fu l’unica spiegazione che sapeva darsi riguardo quello che aveva appena “visto”. Dominic urlava ancora il suo nome dall'altro capo del telefono quando Marc le si gettò contro urlando il suo nome e quello di Susan, Lilian ebbe appena il tempo di sentire l’amico che la chiamava per l’ultima volta,poi non rimase che il buio infinito. 
  
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