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Autore: khika liz    18/11/2013    0 recensioni
"In realtà Marta non sapeva cosa quella sgualdrina da quattro soldi avesse più di lei. Forse le tette. Forse scopava meglio di lei. Non lo sapeva. Lei gli aveva dato tutto. Il cuore, il sorriso, la vita. E non gli erano bastati. Chissà che altro voleva, bastardo."
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note mie. Okay, era da tanto che non scrivevo una storia così. Ed era da tanto che non partecipavo ad un concorso, quindi ne ho approfittato per scrivere qualcosa di sensato e non uno dei miei soliti scleri senza senso. Tra l'altro, questa storia si è anche classificata prima al contest "Solo song-fic" di Frantasy94 e niente, non ci speravo minimamente, quindi sono felice. Enjoy! Ah, la canzone e someone like you, di Adele.
 
Only yesterday was the time of our lives.

 
 
Il telefono vibrò per cinque secondi, poi Marta lo prese istintivamente in mano e rispose. Si poteva tranquillamente dire che ormai ne fosse diventata dipendente. Era Chiara, la sua migliore amica, che la avvisava del matrimonio che di lì a qualche giorno si sarebbe celebrato nella chiesetta in fondo alla via. Marta la ascoltava, non particolarmente interessata a fare gossip, riscaldandosi i piedi davanti al camino e piegando un’orecchia al libro che stava gustando in quella calma mattinata invernale: quando Chiara cominciava a parlare, non la fermava più nessuno. Quando, però, le rivelò il nome dello sposo, il libro le cadde di mano e si sfracellò al suolo. Scosse la testa, come a voler negare l’evidenza. Ma era impossibile, così come è impossibile negare che il sole splende d’estate e la neve cade d’inverno. La stessa neve che la stava gelando dentro. Lo stesso sole che non l’avrebbe riscaldata mai più. Chiuse la conversazione di colpo, salì di corsa le scale e si precipitò nella sua camera da letto. Accese lo stereo, inserì il CD che aveva comprato qualche giorno prima e una lacrima scese dai suoi occhi.
I heard that you’re settled down,
that you found a girl
and you’re married now.

 
Marta non avrebbe mai pensato che una canzone del genere si sarebbe rivelata perfetta in quel momento. Quasi non ci credeva di aver scelto quel cd per sbaglio. Sembrava un segno del destino, anche se lei al destino non ci credeva più. Non dopo che lui se ne era andato, lasciandole la maglia con quel bottone da ricucire, dicendole che non ne aveva bisogno, poteva buttarla. La stessa maglia che lei aveva indossato la mattina dopo aver fatto per la prima volta l’amore. La maglia che lui le aveva lasciato, come se non avesse la minima importanza. Ed erano passati solo due maledetti anni. Due anni e lui si stava sposando. Due anni. Lui e Marta erano stati insieme ben cinque anni. Cinque anni pieni d’amore. Un mese pieno di litigi. Poi il nulla.
I heard that your dreams came true,
I guess she gave you things
I didn’t give to you.

 
In realtà Marta non sapeva cosa quella sgualdrina da quattro soldi avesse più di lei. Forse le tette. Forse scopava meglio di lei. Non lo sapeva. Lei gli aveva dato tutto. Il cuore, il sorriso, la vita. E non gli erano bastati. Chissà che altro voleva, bastardo.
Old friend, why are you so shy?
It ain’t like you to hold back or hide from the lie.
• • •
Aveva deciso di andare a quel matrimonio, anche solo per sedersi in disparte e vedere se lui era davvero felice, per vedere se si amavano veramente. Per stare meglio, sperava. Indossò il vestito di seta rosa, con i bottoni sul retro, spruzzò il profumo che lui stesso le aveva regalato poco prima di lasciarla e, chiamata Chiara, uscì. L’amica la raggiunse proprio davanti alla chiesa, anche lei indossava un semplicissimo vestito sul celeste pastello e portava il solito ciondolo con la foto della sorellina. Si abbracciarono ed entrarono, aspettando l’arrivo della sposa.
 
I hate to turn up out of the blue uninvited,
But I couldn't stay away, I couldn't fight it,
I had hoped you'd see my face,
And that you'd be reminded that for me it isn't over.
 
 
Marta aveva subito notato lo sguardo di lui girare tra gli invitati e fermarsi su di lei. Non abbassò lo sguardo, accennò un sorriso e lui si girò. Forse sperava che lui la vedesse e si ricordasse quanto la aveva amata. Forse sperava che non la vedesse, così che lei avrebbe visto la verità. Marta non lo sapeva nemmeno lei cosa sperava in quel pomeriggio piovoso. Poco prima che arrivasse la sposa, comunque, le damigelle passarono per i banchi distribuendo piccole confezioni di coriandoli da lanciare una volta fuori dalla chiesa. Marta si sforzò di sorridere e prese una confezione per lei e una per l’amica, in quel momento impegnata al telefono. Poi arrivò la sposa, e la prima cosa che lei notò furono le scarpe di cristallo che indossava. Come se fosse Cenerentola. Non aveva parole. Prese la borsa ed uscì dalla chiesa. Capì, forse, che il loro era amore. Capì che ormai non poteva farci più nulla. Era troppo tardi. Eppure lo amava ancora.
 
 
Never mind, I'll find someone like you,
I wish nothing but the best for you, too,
Don't forget me, I beg,
I remember you said,
"Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead,"
Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead, yeah.
 
 
“Troverò qualcun altro.” Pensò tra sé e sé, andando via. “Qualcuno che mi darà le stesse emozioni che mi dava lui. Spero non mi dimentichi così presto. Spero mi ricordi con un sorriso. Alla fine aveva ragione, a volte l’amore dura, altre fa solo male. Il nostro era un amore bello. Non faceva male ed è durato. Ma poi è finito e ha fatto male. Il nostro era un amore strano, è vero. Ma era un amore bello.” Marta era triste, mentre tornava a casa. Avrebbe tanto desiderato rimanere in chiesa ed urlare «Questo matrimonio non s’ha da fare!» Ma era sicura che, anche se fosse rimasta, non lo avrebbe mai detto. Si sarebbe morsa la lingua pur di non far sentire ancora la sua presenza nella vita di quel ragazzo che ormai aveva lasciato da due anni. Due anni che per lei erano passati via in un soffio. Due anni in cui lei aveva pensato solo a lui. Due anni che però erano passati sul serio.
 
 
You know how the time flies,
Only yesterday was the time of our lives,
We were born and raised in a summer haze,
Bound by the surprise of our glory days.
 
Marta si chiedeva se si ricordasse del tempo passato. Sembrava ieri che erano felici. Che stavano facendo l’amore sotto le stelle. Le labbra di lui sul suo corpo. Gli orgasmi multipli. Il sesso sfrenato dopo un po’ troppo alcool. Si chiedeva se quel legame che avevano sentito sino a pochi anni prima potesse essere spezzato così facilmente. Le estati con la brezza leggera e le pioggerelline rinfrescanti, i giorni di gloria e quelli piene di sorprese perché “sono tre anni che stiamo insieme, amore mio!”
 
I remember you said,
"Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead."
 
Una volta a casa Marta decise di aggiustare il maglione, e rimettervi quel bottone mancante. Prese la cassettina dove teneva i fili, le forbici, gli aghi e il ditale, e si mise al lavoro. Cominciò, però, a pensare a quando, l’ultima notte in cui avevano fatto l’amore, lui le avesse detto che l’amore non dura per sempre, alla loro giovane età. Lì per lì Marta non aveva nemmeno capito cosa lui le volesse dire. Poi lui si era rivestito, e allora aveva capito che era finita. Che l’amore non dura. L’amore, forse, non esiste nemmeno. La mattina dopo Marta si era seduta sul divano e aveva finito una confezione di gelato, cucchiaio dopo cucchiaio. Faceva male la fine di una storia. Faceva davvero troppo male.
 
Nothing compares,
No worries or cares,
Regrets and mistakes, they're memories made,
Who would have known how bittersweet this would taste?
 
Quella sera però, una volta aggiustato il maglione, Marta sorrise e lo indossò, in fin dei conti era comunque un ricordo. Un pezzo della sua vita, e per quanto agrodolce potesse essere quel momento, Marta sapeva che era ora di andare avanti.
Chiamò Chiara.
“Ehi, discoteca stasera?”
Chiara dall’altro capo del telefono sorrise: dopo due anni l’amica, finalmente, avrebbe ricominciato a vivere.
   
 
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