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Autore: Elinor92    18/11/2013    2 recensioni
E Se le strade di Gaetano, Camilla e Renzo incrociassero quelle di Marco e del commissario De Matteis?
Cosa potrebbe accadere?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Camilla Baudino, Gaetano Berardi, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Camilla smise di respirare. Lo aveva perso. Lo aveva perso davvero.
Fissò Gaetano, che la fissava a sua volta incredulo. Non disse nulla, solo una lacrima le scese lungo il viso.
Claudia, in imbarazzo, si affrettò a scendere le scale, lasciando i due da soli.
“Camilla” provò a dire Gaetano, ma dalle sue labbra non usciva parola alcuna.
“Ero solo venuta a vedere come stavi.” Tentò di abbozzare lei, voce flebile. Non avrebbe pianto, non  avrebbe versato nemmeno un’altra lacrima. Strinse i pugni.
“è ovvio che la mia preoccupazione fosse vana.”
Gaetano era rimasto bloccato. I muscoli non attendevano ai suoi comandi. Avrebbe voluto andare da lei, dirgli che era in errore, che non era successo nulla o quasi, ma le sue gambe, non ne volevano sapere di muoversi, così come le sue labbra di aprirsi.
La tensione era palpabile nell’aria. Si fissavano. Entrambe bestie ferite che non riuscivano a trovare una cura. L’una il carnefice dell’altro.
Potrebbero essere passate delle ore, come soltanto pochi minuti, ma né Gaetano né Camilla sarebbero riusciti a dirlo.
“È  tardi. Renzo mi aspetta.” Disse infine lei, una bugia che avrebbe ferito ancora di più entrambi, l’unica cosa che era in grado di fare.
Andò via, lasciando quella porta aperta, con Gaetano ancora bloccato a osservare quell’ingresso vuoto, ancora più vuoto senza di lei.
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“Camilla sei certa di quello che stai facendo?”                                           
“Si, Renzo, ne sono assolutamente sicura. Mai stata più sicura in vita mia.” Rispose la donna, gettando due vestiti a casaccio in un borsone per poi chiuderlo.
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Erano passati alcuni giorni, di Camilla neppure l’ombra. Gaetano era stato più volte lì, lì per chiamarla ma, preso da un senso di colpa assurdo, aveva terminato la chiamata prima ancora che questa venisse inoltrata.
Spiava l’appartamento accanto dalle proprie finestre: non che ci fosse molto da spiare, tende nuove, ancora più pesanti delle precedenti e quasi sempre chiuse. Non aveva incontrato Camilla nemmeno giù, nel cortile.
“Papà, papà!” urlò Tommy con la sua vocetta acuta.
“Andiamo a giocare con Camilla e Potty!?” chiese il bambino. Osservava il padre chiedendo di essere preso in braccio. I grandi occhi nocciola sorridevano alla prospettiva di rivedere Camilla.
“Tesoro, è tardi. Camilla sarà stanca.” Rispose Gaetano, tentato comunque dalla proposta del ragazzo.
“Ma papà! Camilla non si arrabbia!” disse il bambino sorridendo. Sapeva che la donna non gli avrebbe mai detto di no.
Gaetano sorrise incerto ma alla fine Tommy la ebbe vinta.
In fondo, quale migliore scusa per poterla rivedere e magari parlare di ciò che era successo.
E così, con un magone sullo stomaco, si avviò verso una delusione cocente.
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“Dlin, dlon. Dlin, dlon”. Era da circa cinque minuti che Tommy suonava insistentemente alla porta.
“Tesoro, saranno usciti.” Disse Gaetano deluso quanto il figlio se non di più.
“Buonasera dottore” disse Gustavo, il portiere, quando Tommy e Gaetano furono in cortile.
“Buonasera” rispose Gaetano.
“Ciao” disse Tommy con una vocetta triste, triste.
“Ehi, ma che cos’hai piccin?” chiese Gustavo, osservando il faccino deluso di Tommy.
“Ti manca la mamma, neh?” cercò di interpretare lui.
“No, voglio Camilla e Potty.” Fu la replica del bambino.
“Ma non lo sapete?” iniziò a dire Gustavo in modalità vecchia pettegola.
“La professoressa Baudino si è trasferita, neh! Il marito si è messo con la spagnola, quella al piano di sotto. Altro che fidanzato newyorkese! Io lo sapevo, lo sapevo che finiva così.” disse facendo un sorrisino. Peccato che le parole di Gustavo avessero mandato ancor più in confusione Gaetano.
“Quando?” fu l’unica cosa che Gaetano riuscì a chiedere. Con il cervello a mille, stava ricollegando gli avvenimenti svoltisi qualche giorno prima.
“Martedì mattina.” Rispose quello, un po’ offeso per la mancata partecipazione di Gaetano al pettegolezzo.
“E l’architetto Ferrero?” chiese subito lui.
“Fa la spola tra l’appartamento che divideva con la moglie e l’appartamento dell’amante.” Riuscì a malapena a dire Gustavo. Gaetano aveva ripreso in braccio Tommy e saliva le scale due gradini per volta.
Si fermò davanti l’appartamento di Carmen e iniziò a suonare il campanello. Aveva bisogno di sapere.
Ad aprire la porta venne Livietta. La ragazza non sembrava contenta di vederlo, infatti, se non fosse stato per la prontezza di Gaetano, gli avrebbe chiuso la porta in faccia.
“Livietta chi è?” chiese Renzo, affacciandosi anche lui. Il sorriso dipinto sulle sue labbra, si modificò ben presto in una smorfia.
“E tu che ci fai qui?”
“Dov’è lei?” chiese Gaetano.
“Ciao Livietta!” disse Tommy, ignaro di quello che stava accadendo nel mondo dei grandi.
“Dai, vieni con me” disse Livietta, facendo cenno a Gaetano di lasciarle il bambino. Non erano discorsi da fare in sua presenza.
Quando la ragazza e il bambino si furono allontanati abbastanza, Gaetano tornò a chiedere:
“Dove si trova Camilla?” le parole scandite lentamente, con una aggressività latente, quasi fosse una minaccia.
  
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