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Autore: moondance    28/04/2008    9 recensioni
"Non ho capito cosa hai detto, Rosalie".
"Lei è morta, Edward".
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!!!
Oggi vi posto una cosa che ho scritto. Non è per niente originale... vi spiego qual'è stata la mia idea.
In pratica ho voluto prendere l'extra che la Meyer ha postato sul suo sito, dove assistiamo alla telefonata tra Rosalie ed Edward, in New Moon.
Rosalie chiama Edward per dirgli che Bella è morta. Io ho ripreso i dialoghi e ho cercato di esprimere i pensieri di Edward in quel momento, con parole mie.
Spero vi piaccia lo stesso...
Ps. vi prego vi prego vi prego! Lasciate commenti... oramai che l'avete letta, cosa vi costa sprecare un minutino in più per farmi sapere che ne pensate? Grazie!!!

Last Call

 

Stavo per uscire da questa umida e sporca soffitta quando sentii il telefonino vibrare nella mia tasca. Ero irritato, avevo esplicitamente chiesto a tutti di non cercarmi, di lasciarmi in pace. Sarei stato io ad andare da loro, quando fossi stato pronto. Non che credessi di potervi riuscire, mi sentivo vuoto, non ero più io. Ero totalmente inutile.

Rimasi sorpreso vedendo il numero: Rosalie. Tra tutti lei era l'ultima persona con cui avrei voluto parlare. Gettai il telefono sul pavimento e mi raggomitolai sulle fredde assi, osservando il nulla.

Più mi sforzavo di non ricordare, più le immagini colpivano la mia mente. Vedevo ogni singolo attimo di felicità trascorso insieme a lei. Stavo giusto gustando il ricordo del suono della sua dolce risata quando il cellulare iniziò a vibrare nuovamente. Dannazione, pensai, non potevano darmi tregua? Lasciare che marcissi nel mio dolore?

In un attimo scattai e risposi al telefono: "Che c'è?", dissi, aspro. Ero impaziente di tornare ai miei ricordi. Solo, senza interferenze.

"Oh, wow. Edward ha risposto al telefono. Mi sento onorata", non sopportavo il tono della sua voce, come se non ci fosse nulla che andasse male, come se fossi un bimbo capriccioso, come se lei non fosse mai esistita.

"Va avanti", sibilai. Ogni attimo che passava mi portava sempre più a volerle chiudere il telefono in faccia.

"Ho pensato che volessi sapere che Alice è a Forks".

"Cosa?", Forks, casa, vita. Bella.

"Sai com'è fatta Alice... pensa di sapere tutto. Come te." Non fui capace di risponderle, non sapevo che dire.

"Edward, sei ancora lì?". Silenzio, la mia mente era in subbuglio. Che cosa ci faceva Alice a Forks? Bella... no. Non dovevo pensarci, non dovevo cercare nemmeno una scusa altrimenti mi sarei precipitato a Forks. Bella meritava che io rispettassi la mia promessa. Sarebbe stato come se non fossi mai esistito. Niente ritorni. Niente Forks. Niente domande.

"Edward? Non ti importa nemmeno di sapere perché Alice è lì?".

"Non particolarmente", bugiardo.

"Bene, certo. Lei non ha proprio infranto le regole. Voglio dire, tu ci hai solo avvisati di stare lontani da Bella, giusto? Il resto di Forks non importa", disse nervosa.

Bella se n'era andata? Forse... beh non era questo quello che volevo? Che mi dimenticasse e riuscisse ad avere una vita normale? Lasciare Forks era comprensibile, lei la detestava, lei meritava il sole, la vita.

"Perciò non c'è bisogno che tu sia arrabbiato con Alice", aggiunse Rose.

Volevo restare da solo. "Allora perché mi hai chiamato, Rosalie, se non per mettere Alice nei guai? Perché mi infastidisci? Ugh!", stavo per riattaccare ma lei mi fermò, di nuovo.

"Aspetta! Non è per questo che ho chiamato", perché diamine non potevo morire? O al massimo evitare di sentire ancora la sua fastidiosa voce.

"Allora perché? Dimmelo velocemente, e poi lasciamo solo".

"Beh...", esitava.

"Dillo, Rosalie. Hai dieci secondi".

"Penso che tu debba tornare a casa. Sono stanca di vedere Esme addolorata e Carlisle che non ride mai. Dovresti vergognarti per quello che gli hai fatto. Emmett sente molto la tua mancanza, tutto il tempo, e mi da i nervi. Tu hai una famiglia. Cresci e pensa a qualcosa che non sia te stesso".

"Consiglio interessante, Rosalie. Lascia che ti racconti una breve storia di un barattolo e un bollitore..."

"Io sto pensando a loro, al contrario di te. Non ti interessa almeno quanto hai fatto soffrire Esme? Lei vuole più bene a te che a noi altri, e tu lo sai. Torna a casa". Fece una pausa ed io non risposi.

"Ho pensato che una volta che tutta questa questione di Forks fosse finita, tu saresti andato avanti".

"Forks non è mai stata il problema, Rosalie, solo perché Bella è andata in Florida, non vuol dire che io sia capace... Guarda, Rosalie. Mi dispiace davvero, ma, credimi, non renderebbe felice nessuno se io fossi lì ora".

"Uhm...", di nuovo esitava, nervosa.

"Che cosa c'è che non mi stai dicendo Rosalie? Esme sta bene? Carlisle..."

"Stanno bene. E' solo... beh, non ho detto che Bella si è spostata. Loro non volevano dirtelo, ma io penso che sia stupido. Prima lo supererai, più in fretta le cose torneranno ad essere normali. Perché lasciarti deprimere ai confini scuri del mondo quando non ce n'è nessun bisogno? Puoi tornare a casa ora. Possiamo essere di nuovo una famiglia. E' finita".

Che cosa voleva dire? Non capivo. Quelle parole non avevano alcun senso per me.

"Edward?"

"Non ho capito cosa hai detto, Rosalie".

"Lei è morta, Edward". No.

"Mi... dispiace. Tu hai il diritto di saperlo, credo. Bella... si è gettata da una scogliera due giorni fa. Alice l'ha visto, ma era troppo tardi per fare qualsiasi cosa. Penso che sarebbe intervenuta però, infrangendo le regole, se ci fosse stato tempo. E' tornata indietro per fare quel che poteva per Charlie. Sai come si è sempre preoccupata per lui..."

Silenzio. Avevo interrotto la telefonata.

Lei è morta.

Morta.

Non esiste più.

Non aveva senso. Quelle parole non avevano alcun senso.

Lentamente presi di nuovo il cellulare.

"Casa Swan", rispose una voce maschile non famigliare.

"Sono il dottor Carlisle Cullen, potrei parlare con Charlie?", dissi imitando la voce di mio padre.

"Non c'è", rispose l'uomo bruscamente.

"Dov'è?", chiesi impaziente.

"E' al funerale".

Silenzio. Il telefono era morto. Scaraventato contro la parete.

Lei è morta. E' davvero morta.

Crollai sul pavimento di legno. Sentivo le assi ruvide contro la mia guancia. Non potevo chiudere gli occhi. Non potevo muovermi di un solo millimetro. Non potevo respirare. Era peggio di morire.

Lei è morta.

Non c'è più.

Bella! La mia Bella! Dio che dolore anche solo pensare il suo nome! Perché? Perché è morta? Non può essere vero. Non ha senso. Non è reale.

Lei è morta.

Non posso credere che quegli occhi... non posso pensarlo. Non posso sopportare l'idea.

Morta. Non tornerà. Non sorriderà più. Non vivrà. Non potrà mai più...

Sentivo un dolore soffocante al petto ed alla gola.

Volevo morire.

Volevo solo morire. Non volevo pensare, né soffrire.

Non volevo respirare nemmeno un singolo soffio di aria in un mondo dove lei non esisteva più. Lei non esisteva più. Io non dovevo esistere più.

Non riuscivo a muovermi dal pavimento. Purtroppo la mia mente non era morta. Bella non era più qui. Bella non...non avrebbe mai potuto fare qualsiasi altra cosa. Mai. Era finita. Non avrebbe avuto un futuro. Non c'era più.

Pregai Dio di lasciarmi morire subito. Volevo solo morire. Solo questo.

Volevo essere morto. Non potevo sopportare il dolore, la voragine.

Uccidimi. Ora. Per sempre.

  
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