Capitol
City
Capitol
City aveva un gusto speciale, strano, tutto
diverso da quello delle città dei Distretti e della loro
routine. Tutto era
caotico, colorato, un lusso sfrenato che sembra a dir poco pacchiano
agli occhi
di coloro che non facevano parte dello scintillante mondo capitolino.
Era bello
pensare che quella città di notte cambi volto, si
trasformasse in una creatura che
in pochi conoscevano; erano pochi coloro che riuscivano a ricavarne la
vera essenza,
a guardare oltre quelle luci stroboscopiche, i look eccentrici dei
capitolini e
la vita frenetica che conducono. Di notte Capitol City sembrava quasi
una città
fantasma, erano tutti riuniti nelle grandi e sfarzose dimore di coloro
che
contavano, per strada non c’era nessuno.
Tutto
questo Grace e Brutus lo sapevano bene, avevano
vissuto sulla loro pelle tutte le ore del giorno e delle stagioni di
quella
strana capitale, ma per Cato e Clove era la prima volta.
-
In nome di tutto ciò che è sacro, quella
è una
donna gatto? –
Clove
indicò
una delle ex stiliste della capitale, che aveva apportato
delle
modifiche chirurgiche al proprio corpo nel tentativo di imitare quello
di un
felino. L’effetto era oltremodo grottesco, ma nessuno poteva
negare che fosse riuscito
alla perfezione.
-
Tempo fa andava di moda assomigliare a degli
animali. – replicò Brutus con una scrollata di
spalle. Il messaggio era chiaro:
non capiva proprio tutta quell’ossessione per qualcosa di
tanto frivolo quanto
passeggero.
-
Fortuna che da noi certe cose non si vedano, è
orribile. – decretò la ragazza, incrociando le
braccia con aria risoluta.
-
Non essere troppo severa con ciò che non conosci,
se fossi nata qui probabilmente anche tu saresti conciata in quel modo.
–
Lanciò
un’occhiata interrogativa alla cugina, -
Credevo non sopportassi i capitolini, come mai sei tanto disponibile
nei loro
confronti? –
-
Non sono disponibile, solo accondiscendente, e ti
consiglio di fare lo stesso. Dovranno amarvi, venerarvi se ne siete
capaci,
solo così avrete qualche speranza in più di
uscire da lì sulle vostre gambe. –
la corresse, glaciale.
Clove
rimase in silenzio. Aveva notato che il
comportamento di Grace si era fatto sempre più freddo e
impassibile mano a mano
che si avvicinavano a Capitol City. Anche Brutus, malgrado la sicurezza
che
ostentava come suo solito, aveva una strana scintilla nello sguardo che
lasciava intendere che non fosse completamente a suo agio.
-
Allora, questi ragazzi del Distretto 1, credete
che saranno dei validi alleati? – intervenne Cato, rompendo
il silenzio
imbarazzante che si era venuto a creare.
-
Probabilmente saranno gli unici degni di essere
considerati un pericolo, perciò sì, per il
momento teneteveli stretti. –
-
Per il momento. – rimarcò Clove, inarcando un
sopracciglio.
Lo
sferragliare dei freni annunciò che il treno era
giunto a destinazione.
-
Siamo arrivati. Stampatevi un sorriso su quelle
belle facce e continuate a salutare finchè non saremo
entrati nell’albergo. –
ordinò Brutus.
I
due ragazzi obbedirono, abbagliando con sorrisi
tremendamente falsi la folla che era accorsa ad accoglierli e salutando
da una
parte e dall’altra. Quando furono al sicuro dietro le porte
dell’albergo,
Clove emise un
gemito e prese a
massaggiarsi le guance.
-
Credo di essermi giocata i muscoli facciali. –
Cato
le si avvicinò, fingendosi preoccupato, - Fammi
dare un’occhiata. –
Si
voltò verso di lui, sospirando. Sicuramente se ne
sarebbe uscito con qualcuno dei suoi commenti.
-
Ooooh… Ah, no scusa, la tua faccia è sempre stata
così. – sghignazzò, ricevendo in
risposta un calcio negli stinchi che lo fece
saltellare su un piede solo.
-
Piccolo mostro. – bofonchiò, massaggiandosi la
parte lesa e guardandola in cagnesco.
-
Ops, scusa. – si finse desolata, ma il sorrisetto
divertito che le increspava le labbra diceva tutto il contrario.
-
Serpe. – continuò a borbottare il ragazzo,
seguendo i mentori verso l’ascensore che li avrebbe portati
al secondo piano.
-
Bada solo che non sia una serpe in seno, Cato. –
La
squadrò dall’alto in basso, soffermandosi in modo
palese sullo scarno petto della ragazza.
-
Oh, di quello non mi preoccupo, non mi sembra che
tu ne abbia. –
Clove
assottigliò lo sguardo, fulminandolo con
un’occhiataccia
che sembrava augurargli una morte lenta e dolorosa.
-
Io ti ammazzerò. Forse non oggi, ma prima o poi lo
farò. – assicurò minacciosa.
-
Certo, cerca solo di farlo dopo che vi avremo
fatti entrare nell’Arena. Sai, voglio cercare di consegnarvi
vivi e,
possibilmente, con tutte le parti del corpo al loro posto. –
intervenne Grace,
osservandoli battibeccare con un’espressione a
metà tra il divertito e il nostalgico.
Le
ricordavano così tanto lei e Creon, anche loro
due avevano passato la maggior parte del tempo battibeccando, ma alla
fine il
legame tra membri dello stesso Distretto aveva prevalso e avevano
raggiunto una
tregua. Sperava che lo stesso accadesse anche a quei due.
L’ascensore
si stava per chiudere quando una mano
bloccò il sensore e costrinse le porte a riaprirsi.
-
Finnick! – esclamò Grace, volando letteralmente
tra le braccia del vecchio amico e unendosi alle sue risate.
Clove
volse lo sguardo su di lui. Aveva visto
Finnick Odair solo in televisione e doveva ammettere che dal vivo era
ancora
più incredibile. Non era solo l’aspetto, era
quell’alone di mistero e inafferrabilità
che catturava l’attenzione della gente.
-
I tuoi ragazzi? – domandò, sorridendo al loro
indirizzo.
Grace
annuì. - Mia cugina Clove e il suo amico Cato.
–
I
due le lanciarono un’occhiata che sembrava dire
che non erano esattamente amici, ma la ragazza li ignorò e
spinse il pulsante
del secondo e del quarto piano.
Quando
la voce registrata annunciò l’arrivo al
secondo piano, salutarono Finnick e presero possesso delle loro stanze.
-
È incredibile. – si lasciò sfuggire
Clove, suo
malgrado ammirata da tutto quel lusso.
-
Non avete ancora visto le Mietiture, credo sia il
caso di farlo prima di cena. – intervenne Brutus, facendoli
accomodare sul
lungo divano in pelle bianca e manovrando con il maxi schermo.
La
faccia di Ceasar comparve, sorridente e
accattivante come sempre, dando inizio al riepilogo degli eventi di
quella
mattina.
Dal
Distretto 1 c’erano stati due volontari. La
ragazza era probabilmente una delle più belle che Clove
avesse mai visto: pelle
perfetta, capelli luminosi, sorriso smagliante e occhi di un verde
smeraldo
incredibile. Non sembrava avere un’aria particolarmente
sveglia, però, e la
cosa la indispettì. Era sicura che non sarebbero andate
d’accordo. Poco male,
non era certo lì per farsi delle amiche.
Il
ragazzo sarebbe stato considerato un gigante, se
lei non avesse avuto come termini di paragone Brutus e Cato. Marvel,
così si
chiamava, le suscitava una simpatia istintiva che non sapeva spiegarsi
bene.
Sembrava uno che sapeva il fatto suo, sarebbe stato un valido
contributo all’alleanza.
Dal
Distretto 3 erano stati estratti due ragazzi, la
femmina aveva l’aria sveglia mentre il ragazzo sembrava una
specie di secchione
buono a nulla. Dal 4 c’erano i due che avevano visto con
Finnick, troppo
giovani per essere reputati interessanti. Anche negli altri Distretti
non c’era
nulla di speciale, solo una ragazza la colpì. Aveva una
folta chioma dello
stesso colore del pelo delle volpi e l’espressione
altrettanto furba. Quella
sarebbe stata un osso duro, ne era certa. Erano arrivati al Distretto
12,
annoiati e ormai sicuri di non incontrare altri rivali, quando la
videro. La
ragazza del 12 si era offerta volontaria per salvare sua sorella, un
gesto
nobile, ma non per questo meno stupido.
Al
di là delle sue belle intenzioni, non sembrava
una minaccia.
-
Mi preoccupano solo i due del Distretto 1 e la
ragazza dalla faccia di volpe. – decretò,
alzandosi in piedi e stiracchiandosi.
-
A me faccia di volpe non spaventa. –
-
Questo perché non usi il cervello, Cato. È furba,
sarà sicuramente una bella rogna. –
-
Cos’è che non uso io? –
ringhiò, facendo per
alzarsi a sua volta.
-
Io so cosa non usate entrambi, il buon senso.
Cambiatevi, cenate e andate a dormire, domani si comincia con le
interviste. –
ordinò Grace con tono stentoreo.
I
ragazzi obbedirono, lasciandoli soli, e Grace si
lasciò cadere sul divano con un sospiro.
-
Sei preoccupata. – osservò Brutus.
Annuì.
Sì, era tremendamente preoccupata.
Spazio
autrice:
Eccoci
con il nuovo capitolo. Nda: Creon è un OC
dell’interattiva “May the odds be ever in your
favor”, non mi appartiene ma ho
pensato di nominarlo per fare un po’ un collegamento tra le
due storie e i
ricordi di Grace. Spero che vi sia piaciuto e come sempre vi invito a
farmi
sapere il vostro parere. Al prossimo capitolo.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt