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Autore: JessL_    18/11/2013    2 recensioni
Questa fanfiction è una specie di continuo di Overwhelms me - Travolgimi, non si può leggere senza aver letto l'altra storia.
Alessia e Gigi. Gigi e Alessia. Dopo otto anni di relazione, finalmente fanno un piccolo grande cambiamento... sarà tutto rose e fiori? Arriveranno a fare altri passi avanti? Sì, d'altronde a piccoli passi si può fare tutto.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Travolgimi'
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Lo so, sono sparita. Di certo non volete delle scuse, quindi non le farò.
So anche che oggi non è domenica, ma ieri ero di Battesimo, se no lo avrei finito prima questo capitolo.
Ora sono qui... quindi vi lascio questo capitolo molto "
Elexoso". Buona lettura :)

Rammento che questa storia deve essere letta dopo Travolgimi, se no determinate cose non si riuscirebbero a capire.

Contatti: Gruppo. Facebook. Pagina Grafica.




Sbuffo mentre il campanello continua a suonare e guardo Alessia intenta a pigiare i tasti del computer in modo quasi frenetico. Alzando gli occhi al cielo, oramai convinto che lei non senta nemmeno quell’aggeggio che non smette un secondo di far rumore, mi alzo e vado ad aprire, pronto a dirne quattro a chiunque sia il disturbatore dietro la porta; ma purtroppo una volta che spalanco l’uscio, mi blocco con la porta aperta.
E non perché quello che ho di fronte sia un bello spettacolo.
<< Alex, che diamine è successo? E potresti togliere il dito dal campanello? >> Chiedo preoccupato e poi esasperato.
Alex sospira e allontana la mano da quel coso infernale.
<< Sei pallido, fattelo dire. >> Inclino il capo e continuo ad osservarlo.
<< Mi stai facendo preoccupare. >> Gli dico, una volta che non ricevo risposta.
<< Vodka. Tanta vodka. E voglio giocare a qualcosa. Anche a Crash Bandicot, se esiste ancora. >> Sgrano gli occhi e annuisco facendolo entrare.
Mentre si affloscia sul divano, corro letteralmente in cucina.
Alessia mi guarda incuriosita tramite i suoi piccoli occhiali da segretaria sexy, ma io scuoto solo il capo, iniziando subito dopo ad aprire tutti gli sportelli della cucina. Mi affianca e quando mi vede con la testa nel frigo, mi ferma tirandomi fuori.
<< Si può sapere che hai? >>
<< Ti sei almeno resa conto che il campanello è suonato per più di due minuti consecutivi? >> Aggrotta la fronte e io sbuffo.
<< Senti... dove diamine hai messo la vodka? >> Sgrana gli occhi e infine si volta verso la porta, forse cercando di capire se il mio cervello è scappato quando ho aperto la porta.
<< In salotto, nel frigobar. L’hai messa tu. >> Giusto! Annuisco e le sorrido per poi cercare di raggiungere il mio amico, ma torno indietro non appena mi ricordo di prendere due bicchieri.
<< Si può sapere perché non stai un attimo fermo e devi bere? >>
<< C’è Alex di là. Nel nostro salotto. >> Faccio un passo e lei mi ferma.
<< Perché sussurri? >> Sospirando inizio a gesticolare con i due bicchieri che ho tra le mani.
<< È piuttosto scosso. Probabilmente ha litigato con Elise. Era piuttosto pallido e vuole solo giocare alla play... e bere. >> Alessia non sembra molto stupita, più che altro pare scandalizzata.
<< Elise e Alex non litigano. >> Sgrano gli occhi.
<< Beh allora senti la tua amica... perché il mio socio è in uno stato pietoso. >> Vado verso la porta ma prima di superarla, e così raggiungendo Alex, mi rivolto e aggiungo:
<< E comunque tutti litigano, soprattutto loro, solo che sono diventati bravi a superare tutto e subito. >> Scrollando le spalle, finalmente esco da quella stanza.
<< Ehi, ti senti meglio? >>
<< Vodka. >> Annuisco e lasciando i bicchieri sul tavolino, vado a recuperare quello che vuole.
Dopo che l’ho osservato scolarsi due bicchieri di fila, decido di riprovarci.
<< Mi dici che è successo? Cioè... lo sai, mi casa es tu casa... ma sono le undici di sera e sei veramente scosso. Elise ti ha cacciato? Avete litigato? A casa stanno tutti bene? >>
<< Elise... >> Dice per poi ridere e appoggiare per un momento la testa all’imbottitura del divano. << È impazzita! >> Esclama guardandomi.
<< Mmm... non vuoi un mio parere, vero? >> Scuote il capo e sospira.
<< Per favore, giochiamo a qualcosa. Sono anni che non tengo in mano un joystick. >>
<< Non vuoi veramente giocare a Crash, vero? >>
<< Gi, voglio giocare a qualcosa. A qualsiasi cosa. Se hai un gioco violento, sarebbe ancora meglio. >> Annuisco e vado ad accendere l’X-Box.
<< GTA sia. >>
 
<< State ancora giocando? >> Ci chiede Alessia, sbucando dopo ore. Annuiamo senza fiatare.
<< Siete in una di quelle fasi da gemelli siamesi? >> Ci chiede ancora più stranita.

<< Yes, mon amour. Non penso di venire a letto, stanotte. >> Non la guardo, continuo a giocare senza distogliere lo sguardo. Quasi come se fossi ipnotizzato.
<< Non preoccuparti. Alex, non disturbi, ma sappi che puoi solo stare per stanotte. >> Metto pausa e la guardo malissimo.
<< Scherzi? >> Le chiedo stupito. Ale incrocia le braccia al petto e scuote il capo.
<< Non abbiamo più vent’anni, ne abbiamo sei di più, e tra l’altro ha una moglie, dei figli e una casa. Non può rimanere qui, deve superare lo shock. >>
<< Che shock? >> Chiedo al mio amico ma lui scrolla le spalle, quindi mi rivolto verso la mia dolce metà ma... non c’è più. Se n’è andata a letto.
Maledizione! Ma perché sono sempre l’ultimo a sapere le cose?!
Cercando di non sbuffare per l’ennesima volta in un paio d’ore, mi alzo e chiudo la porta del salotto. Prima di tornare ad affiancare quel rottame del mio amico, mi guardo attorno e... devo ammettere che sono soddisfatto di come abbiamo fatto i lavori. Finalmente abbiamo finito. Non c’è più nessuna modifica da fare. È tuuuutto a posto. Stento a crederci, ma mi sto abituando in fretta al nuovo ordine.
Anche se devo ammettere che non trovo mai niente al primo colpo.
<< Ok, basta fare i ragazzini che non parlano e poi si sfogano manco fossero dei vulcani in eruzione... che diamine è successo? >> Mi butto accanto a lui e Alex – finalmente con un colorito normale – mi risponde.
<< Ti ricordi che mesi fa ti ho detto che Elise si era vista con Sandra? >> Annuisco.
<< Sì, vagamente. >>
<< Beh... >> Ridacchia e si strofina gli occhi. << C’è una novità. >>
<< Se c’entra Sandra... non è sicuramente un bene. >>
<< Già. >> Mi guarda e sembra veramente... non lo so, non riesco a decifrare la sua espressione.
<< È incinta. Sandra, non Elise. >>
<< O-ok. >> Mormoro non capendo.
<< Non so chi sia il padre, mentre litigavo con Elise non mi è passato proprio per la mente  di chiederlo... ma resta il punto che per un po’, per non so quanto, Sandra starà da noi. E prima che tu dica qualcosa, sappi che porti sfiga! >> Mi indico e lui annuisce.
<< Perché? Che cosa c’entro io? Non l’ho mica messa incinta! >>
<< No, ma mesi fa, quando ti ho parlato di... di questa cosa assurda, avevi fatto una battuta... del tipo... “hai paura di trovartela a casa che gioca con i bambini?” Beh, è questo quello che è accaduto una volta che sono tornato a casa dal lavoro... ed è stato orribile! >>
<< Dici sul serio? >> Perché non sento più i miei occhi? Sono usciti dalle orbite?
<< Non provare a ridere. È stato un incubo. Com’è stato un incubo litigare con mia moglie per quella... quella!
<< Scusa ma perché deve stare da voi? >> Chiedo ingenuamente.
<< Ah, guarda, non ne ho la minima idea. Dovresti chiederlo a quella pazza di mia moglie! Ma non penso che ti darà mai una risposta sensata. Entrare nella sua psiche potrebbe far diventare matto chiunque! >>
<< Beh ma... dovete chiarire! Voglio dire... tu sei praticamente scappato di casa. >> Annuisce e io apro la bocca per continuare ma infine sospiro. << È una cosa stupida. Tu sei stato stupido! >> Mi guarda con gli occhi sgranati e mi alzo dal divano.
<< Senti... dormi. Fai quello che vuoi ma io me ne vado a letto, continua pure a dare tutta la colpa ad Elise o a Sandra ma sappiamo entrambi che se si fosse presentato chiunque alla tua porta, come ad esempio tuo padre, non gliel’avresti chiusa in faccia. >> Detto ciò, lo lascio lì, con le mani tra i capelli.
 
<< Alex? >> Mi siedo al tavolo e accetto la tazza di caffè che Alessia mi porge.
<< In salotto non c’è, quindi o è a lavoro, oppure è tornato a casa. >> Annuisce.
<< Ti ha raccontato che cos’è successo? >>
<< Sì. E l’ho attaccato invece di confortarlo. Mi sento stupido. >> Mi passo una mano sul viso e Alessia me la toglie per poi stringerla tra una delle sue.
<< Non avrebbe mai potuto buttarla fuori. Stiamo parlando di Elise! È una sottospecie di crocerossina e non sa dire di no a nessuno, soprattutto a Sandra. >>
<< Lo so. Però mi spiace per Alex. Non mi piace sapere che hanno litigato, ancor di più per Sandra. Perché è andata proprio da loro? Elise te lo ha spiegato? >>
<< Gliel’ho chiesto ma lei dice che... non poteva lasciarla andare. È pur sempre la sua migliore amica. >> Alzo gli occhi al cielo e mi accascio sulla sedia.
<< No, Ale, tu sei la sua migliore amica, non lei. >> Alessia abbassa lo sguardo e io mi sento in colpa. E il bello è che non ho fatto nulla.
<< Lo so, ma... quello che mi lega ad Elise... non è quello che la lega a Sandra. Non so come spiegartelo, ma una volta, Elise, da ubriaca, mi ha detto che le loro vite sono legate da un filo che nessuna delle due riesce a tagliare. Il perché non lo sa, ma sa solo che non può lasciarla stare del tutto, nonostante si siano fatte entrambe delle vite. E ora Sandra è incinta, un motivo in più per non lasciarla sola nei suoi guai, almeno secondo lei. >>
<< È una cosa stupida. >> Mormoro facendola sorridere.
<< No, da una parte la capisco. >> Alzo un sopracciglio. << Voglio dire... Sandra le è stata accanto in un brutto periodo della sua vita, in un certo senso l’ha aiutata... le ha presentato Alex. Lei non pensa di esserle in debito, ma sa solo che non può abbandonarla. >>
<< Ok, posso anche capirlo, ma resta il punto che a causa sua, Elise, ha versato tante lacrime, si è fasciata la testa prima di rompersela e l’ha lasciata sul chi va là per tanto tempo, mandandola in paranoia. Queste cose le sai già, perché ne stiamo parlando? >> Scrolla le spalle.
<< Perché le vogliamo bene. E anche perché ieri notte, invece di stare a letto con me, hai giocato a uno stupido gioco con il tuo socio. >> Si alza, lasciandomi al tavolo con un broncio e mi saluta con un bacio veloce per poi andare a lavoro.
 
<< Ehilaaa? C’è nessuno? >> Entro e chiudo la porta lentamente. Sento delle voci ma... non vedo nessuno. Vado in salotto e mi siedo, aspettando e sperando che qualcuno si faccia vedere.
<< Oh! Davvero molto maturo! >>
<< Non farmi la paternale, ok? >>
<< Non è mia intenzione, ma a quanto pare ne hai bisogno, se non riesci nemmeno ad accettare che io ti dia il mio parere! >>
<< Il tuo parere? Il tuo parere? Ma ti sei fritto il cervello? Tu mi stai dicendo di sbatterla fuori!
Quello non è un parere, è quasi un ultimatum. >>

Mi rigiro le mani e resto in ascolto delle urla di Elise e Alex. Diamine, ho scelto proprio il momento sbagliato per passare.
<< Dio, Elise! Non è un ultimatum! Davvero non capisci perché ti sto dicendo tutto ciò? >>
<< Ti pare così strano che io non riesca a capirlo? >>
<< Sì, sì! >>
<< Beh, dimmelo! Così almeno sarai contento. >>
<< Dio, mi sento un intruso. >> Sussurro accasciandomi sul divano.
Potrei andarmene, è vero, ma so che è giusto che io sia qui.
<< Penso al nostro futuro. Ai nostri figli, al nostro rapporto! Ti pare così incomprensibile o da pazzi? >>
<< Guarda che non stiamo ospitando un assassino! >>
<< Che tu sappia! Anzi... lascia perdere. Tanto quando si parla di lei, è come se avessi dei prosciutti davanti agli occhi. Almeno sa chi è il padre? E perché diamine non è andata da sua madre? Ce l’ha ancora una madre, non è vero? >>
<< Sei... sei veramente uno stronzo. >>
<< No, sono sincero. Io ti amo, per Dio, ma tu stai mettendo lei davanti a noi! >>
<< Cosa? Solo perché non ti ho chiesto se poteva rimanere? >>
<< NO! Solo perché dai per scontato che dopo che lei se ne andrà, perché prima o poi dovrà andarsene, tu non starai a pezzi. Io mi preoccupo per te! Perché non lo capisci? >>
<< N-non devi. Io starò bene, e lei al momento è... è piena di dubbi. E comunque non è andata da sua madre perché voleva qualcuno con cui parlare, non che la giudicasse... come stai facendo tu. >>
<< Cosa? E per quale motivo? Solo perché vorrei sapere se ha idea di chi sia il padre? >>
<< È Andrea il padre, idiota! E ora basta! Vattene, non devi tornare a lavoro? >>
Alex non risponde ed esce da casa senza vedermi, ancora più inferocito di poco fa.
Elise appare di fronte a me con gli occhi lucidi e completamente a pezzi.
<< Che ci fai qua? >>
<< Ehm... volevo chiederti se ti andasse che tenessimo noi i bambini, stasera. Ma penso che avrò ancora Alex sul mio divano. >>
<< Giusto, perché ha dormito da te... ovvio. >>
<< Non te lo ha detto? >> Le chiedo stranito.
<< Non siamo in grado di parlare, al momento. >>
<< Beh... >> Dico ridacchiando. << L’ho notato. Ma state esagerando entrambi. Lui è solo preoccupato. Sandra è quasi come un fantasma onnipresente nel vostro rapporto e ora... beh è qui in carne ed ossa. >> Mi si siede accanto e sembra più piccola e molto fragile.
<< Nemmeno fosse una mia ex. >> Non commento subito, ma alla fine non posso risparmiarmelo, anche a costo d’innervosirla.
<< Penso che in quel caso... non gli dispiacerebbe averla in casa. Sai... avere la possibilità di fare una cosa a tre non capita tutti i giorni. >> Ridacchia e mi colpisce scherzosamente un braccio.
<< Sei entrato con le chiavi di Ale? >> Annuisco e le passo un braccio dietro le spalle, avvicinandola a me. Sospiriamo e con un secondo di ritardo mi rendo conto di non sapere che fare. Dovrei aiutarli, o almeno tentarci, ma non ho idea di che fare.
<< Dove lavora Sandra? >> Elise alza il viso e inarca un sopracciglio.
 
Continuo a passare di fronte al negozio di Bata, che si trova nel centro commerciale Area 12 – vicino allo Juventus Stadium – e cerco di capire che fare.
Dovrei entrare... voglio dire, mi sono fatto venti minuti di strada, il minimo che possa fare è parlare come vorrei con Sandra, ma sta lavorando e non ho voglia di dare spettacolo qua dentro.
<< Hai intenzione di spaventare qualche cliente? >> Mi blocco e mi volto incontrando lo sguardo incuriosito di Sandra. Mi passo una mano tra i capelli e le chiedo se può fermarsi per parlare un attimo. Annuisce e ci sediamo sulla panchina di fronte al negozio.
<< So perché sei qui, e lo apprezzo, ma non ce n’è bisogno... me ne andrò stasera da casa di Elise e Alex. >>
<< No, non sono qui per questo. >> Aggrotta la fronte. << Sono solo preoccupato. >>
<< Lo capisco, ma... lo sei talmente tanto da venire a parlare con me? >>
<< Beh sì. Senti... noi non abbiamo mai avuto un vero rapporto. Certo, uscivamo nello stesso gruppo, mi piaceva spettegolare con gli altri della tua vita sentimentale che era ed è degna di Beautiful, però... tu sei la migliore amica di Elise. Sì, ancora dopo tutti questi anni, nonostante l’hai fatta stare di merda. E ora sono stufo. Capisco che la situazione, per te, sia incasinata ma perché andare proprio da lei? >>
<< Sei qui per Elise. >> Mormora stupita.
<< Beh... sì. È la moglie del mio migliore amico e... beh lei e Alessia sono... sì, sono qui per lei. Lo trovi così strano? >>
<< No. In realtà no. >> Rimaniamo un attimo in silenzio ma alla fine riprende a parlare.
<< Sono andata da lei perché... perché è lei. È sempre stata la persona più cauta, responsabile e matura che io conosca. Ed è stata, e lo è ancora, una delle persone che so per certo farà sempre parte della mia vita. Forse è sbagliato dirlo o pensarla così ma si tratta di Elise. Per me è come una sorella. Certo, io non sono certo un esempio come amica o sorella ma il nostro rapporto è così. Che a te, ad Alex o ad Alessia stia bene o meno. >>
<< Sandra... capisco che tu possa volerle bene e che magari non sai come dimostrarlo, ma tu ti presenti solo quando hai bisogno di una spalla su cui piangere. E non è giusto. Non se lo merita e il bello è che non se ne rende nemmeno conto. >> Abbassa lo sguardo e forse dovrei sentirmi in colpa, ma qualcuno queste cose deve pur dirgliele.
<< Non ti sto dicendo che non devi avere niente a che fare con lei. Ma almeno fallo nel modo giusto. Non fare quella che appare e poi scompare per mesi. Non è giusto. Ora stai per diventare madre, e devi ammettere che non sei un ottimo esempio da seguire. Non sei di certo una con la testa sulle spalle... ma vorrai bene a questo bimbo. Ma dimmi una cosa... >> Tira su col naso e annuisce. << Lorenzo ha quattro anni e Phoebe ne ha fatto da poco uno. Quante volte li hai visti? Se come dici, vuoi bene ad Elise... dovresti prendere una decisione, perché non puoi prendere solo lei, se scegli di esserle amica... devi accettare tutto il pacchetto. E il tutto, comprende i suoi figli e Alex. >> Mi alzo e scrollo le spalle.
<< Scusa per questa improvvisata. Dico davvero. E non ti sto dicendo di dovertene andare da quella casa. Dico solo... di ragionare prima di agire. >>
 
<< Com’è andata la giornata? >> Mi chiede Ale, affiancandomi sul divano e facendosi abbracciare. Non abbiamo cenato assieme, è stata un po’ con sua madre e io mi sono ingozzato di cibo cinese da asporto.
<< Ho fatto del bene, oggi. Sono una brava persona e sono soddisfatto di me. >>
Ale sorride e mi si accoccola maggiormente.
<< Lo so, anche per questo ti amo. >> Aggrotto la fronte.
<< Mi ami perché sono una brava persona o perché sai che cos’ho fatto? >> Alessia ride.
<< Entrambe le cose. >> Abbasso lo sguardo e incontro i suoi occhi.
<< Sandra starà un po’ da Elise e Alex. Hanno fatto pace e cercheranno di affrontare il tutto. Insieme. Tutti e tre. >> Sgrano gli occhi.
<< In che senso, scusa? Cresceranno insieme il bambino? >> Ale alza gli occhi al cielo.
<< No, scemo! Cercheranno di affrontare il tutto... almeno finché Sandra non si deciderà a parlare con Andrea. Torna la prossima settimana a casa, era fuori per lavoro, perciò non glielo ha ancora detto. E tu... per me... sei un supereroe. >> Si mette a cavalcioni su di me e mi bacia la mascella.
<< Davvero? Quindi... merito un premio? >> Ridacchia annuendo.
<< Oh sì. E sappi che tutto ciò lo racconterò anche ai nostri bambini, e loro saranno così orgogliosi di avere un super papà. >> Deglutisco.
<< Bambini? Ale, sei incinta? >> Scoppia a ridere e mi accarezza le guance.
<< No, però è bello sapere che se accadesse tu non mi abbandoneresti. >>
<< Mai, amore mio. Mai. >> La bacio e mi beo del suo sorriso.
   
 
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