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Autore: Lachelle Winchester    18/11/2013    3 recensioni
Dean e Lachelle sono sposati da più di un anno e continuano imperterriti a conciliare la caccia con la famiglia ma una nuova minaccia incombe sulla Terra e i Winchester sono sempre in prima fila nella lotta contro il male, anche se questa volta dovranno affrontare la situazione un po' diversamente.
Seguito di Cacciatori per scelta
Revisione completa
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Charlie Bradbury, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Esiste il lieto fine per un cacciatore?'
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Varloriand

Varloriand

Sam è il primo a chiedere ad alta voce cosa fosse successo ma nessuno dei tre sa con certezza dove fossero, anche se qualcosa fa pensare loro di essere finiti a Varloriand, il posto di cui Castiel aveva parlato loro qualche mese prima, ma questo è troppo sorpreso per riuscire a parlare.
<< Come ne usciamo? >> chiede il fratello minore, guardando il punto in cui il cielo passa nettamente dall'azzurro chiarissimo al blu-viola scuro.
<< Troveremo un modo, fratellino. >> sono le uniche cose che Dean riesce a mettere insieme; non sempre lo chiama così, ma quando la situazione si mette male gli viene automatico, come se chiamarlo fratellino gli desse ancora la forza di nascondere la sua paura. I suoi occhi si spostano da una parte all'altra.
Le strade, nella città, sono a più piani, brulicanti di mezzi di trasporto che non aveva mai visto. Al confine tra la città e la parte verde, un lungo fiume delimita le due aree e sfocia nel mare, ma sul fondo si notano luci che illuminano strade e sottomarini. E' il posto più bizzarro che abbiano mai visto.
<< Credi che sia Varloriand? >> il Winchester minore cerca di parlare; al momento l'unica cosa che gli dà sicurezza è sentire la voce del fratello.
<< No, Gotham City. >> risponde ironico lui, ma il suo sarcasmo viene contrapposto alla faccia spaventata, nel momento in cui dal cielo scendono alcune scariche di fulmini. Un brivido attraversa i loro corpi e fa accapponare loro la pelle, ma i fulmini vengono attirati da un congegno color platino, con un serbatoio azzurro trasparente, che fa capire loro che quelle è una centrale che trasforma l'energia dei fulmini.

Lebanon, Kansas

Trascorre un mese dal giorno in cui Lachelle ha cominciato a coltivare il rapporto con Emma e pian piano riesce ad aprirsi anche con lei. Negli ultimi giorni non fa altro che pensare a qualcosa per rendersi utile e non rimanere tutto il tempo sul letto ad immaginarsi come una vedova che aspetta ancora il ritorno del marito: Dean è vivo, lo sente a telefono tutti i giorni e sa che presto tornerà, quindi si convince ad essere forte per lui e per la bambina. << Tanto l'altra parte del mondo non è così lontana. >> si ripete spesso, pensando però a quanto tempo stia passando per recuperare quei contenitori. Muriel cerca di distrarla, pensa che il suo silenzio sia legato alla depressione; finge di aver rotto i suoi dvd, propone di vedere qualche film, e con Charlie parlano di argomenti che dovrebbero interessarla ma la cacciatrice non presta loro attenzione, fino a che non le viene un'idea. Decide di andare alla sede degli uomini di lettere, dove sicuramente troverà qualcosa a proposito di Varloriand, e Muriel, Charlie ed Emma col piccolo Colin riescono a convincerla a farsi portare con lei, tanto Kevin è a scuola e non uscirà prima del tardo pomeriggio. << Dean e Sam mi uccideranno. >> ripete più volte nel tragitto.
Dopo un'ora e mezza di macchina, le donne scendono dall’auto, guardano il paesaggio intorno a loro con curiosità, tutte pronte a lavorare duramente sui libri, alla ricerca di qualcosa che potesse far luce sul mistero di Varloriand.

<< Hai mai paura di non essere all'altezza delle prove a cui la vita ti sottopone? >> chiede Charlie all'amica, guardando l'entrata del bunker, che le porta alla mente un periodo difficile della sua vita.
<< Ogni volta, ma credo che solo noi possiamo fare quello che sceglie per noi. Capisci che intendo? >> la ragazza scuote la testa e la guarda. << Charlie, sei stata tu ad aiutarci perché solo tu eri abbastanza coraggiosa da poter affrontare quelle situazioni. Un giorno la vita ti sarà riconoscente, solo che non è proprio un'ottima pagatrice; a volte ti premia in tremendo ritardo, ma sono sicura che prima o poi qualcosa di bello te lo offrirà. >> aggiunse sorridendole.
<< Sbaglio o sembri più saggia? >> le fa notare.
La cacciatrice si ricorda di telefonare Dean, cercando di evitare discorsi sulla gravidanza per non mettersi in condizioni di mentirgli ed evitare di farlo preoccupare allo stesso tempo. Il Winchester, dal canto suo, cerca di fare lo stesso e non le dice che sono finiti a Varloriand ormai da un giorno, perché spera di riuscire a risolvere il loro problema il prima possibile.
<< Io ed Emma abbiamo divorato un paio di telefilm, ma le puntate vecchie, giuro. >> gli dice lei, raccontandogli dei progressi fatti nel loro rapporto.
<< Quando torno le recuperiamo tutte in un giorno. >> dice lui, ma la donna teme di non aver compreso. Come possono vedere in un giorno tutte le cose che si sono persi in un mese e mezzo?
<< Sei sicuro di stare bene? >> gli chiede, guardando la porta del bunker, seduta sulle scale di cemento dove spesso i due si fermavano a chiacchierare.
<< Mai stato meglio. >> conclude, pentendosi di averle mentito ma d'altra parte è sicuro di fare la cosa giusta per lei.
Quando la donna chiude la chiamata, alza lo sguardo al cielo, sospira e si promette di dire la verità a Dean appena tornerà e l'uomo, guardando quel cielo viola e privo di nuvole, stelle, sole o qualunque cosa a cui si è abituati a vedere, si propone lo stesso.
Il bunker degli uomini di lettere è uno dei posti che la Winchester più adora; legato ad esso ci sono molti ricordi tristi, dolorosi ma anche belli, intensi. Man mano che percorrono le scale e scendono giù, le lampadine cominciano a riscaldarsi e ad illuminare l'ambiente, rimasto perfettamente come l'avevano lasciato. La donna guarda la sorella e comincia a raccontarle qualcosa che non avrebbe mai pensato di raccontare a nessuno.

Era buio pesto, Dean e Lachelle erano andati a fare un giro perché la questione dei cancelli dell'inferno stava diventando insostenibile e avevano bisogno di svagare. Fuori pioveva ma i due erano usciti senza Impala, erano tornati bagnati fradici dopo aver corso per più di mezz'ora, fermandosi di tanto in tanto per ripararsi alla fermata dell'autobus. Per non svegliare Sam non avevano acceso la luce e un piede de WInchester messo al momento sbagliato, il precario equilibrio della cacciatrice e l'acqua gocciolante dai loro vestiti li avevano fatti rotolare goffamente sulle scale. L'uomo si trovò con la schiena a terra e il peso della donna sul petto, a stretto contatto mentre gli occhi si scrutarono per alcuni silenziosi minuti.
<< Ciao. >> le sussurrò all'improvviso l'uomo e lei rispose con un altro <> sorridendo. << Potremmo stare così, nel caso in cui un giorno non ci saranno più letti su cui dormire. >> propose lui, pensando di essere diventato definitivamente matto.”Perché cavolo non dovrebbero più esistere i letti?” si chiese dopo.
<< Non sarebbe male un letto parlante. >> lo assecondò, abituata a farneticare quando era con Dean; entrambi lo facevano quando si sentivano un po' in imbarazzo.
<< Sai, credo sia arrivato il momento di dirtelo. >> disse l’uomo mentre le accarezzava la schiena, con quelle mani sicure e forti su cui spesso cadeva l’attenzione della donna.
<< Non vedi che questa camicia comincia ad andarti stretta? Dovresti smetterla di ingozzarti come un camionista. >> concluse ad un tratto, mettendosi a sedere e poi alzandosi, odiandosi perché non riusciva a dirle nulla di carino a meno che non fosse ubriaco.
Qualche ora dopo, il rumore della pioggia era diventato assordante e la donna uscì di soppiatto dalla propria camera e si infilò nel letto del Winchester maggiore, che ormai era abituato a trovarsela accanto quando pioveva.

Nonostante questo, non consideravano l'idea che l'uno provasse qualcosa per l'altra, infatti Dean continuava a rimorchiare nei locali e Lachelle cercava di dimenticarlo con qualcuno che gli assomigliasse, come un ragazzo di nome James, con cui aveva trascorso insieme circa sei mesi ma poi il cuore e la coscienza le avevano consigliato di lasciarlo andare.
<< James, sei un ragazzo davvero meraviglioso, ma ci sono molte cose che non sai di me. >> gli spiegò una mattina, fuori dalla sede dei letterati, mentre la pioggia batteva forte sul tettuccio dell'auto blu del ragazzo.
<< Non importa, le scoprirò col tempo. So che ci conosciamo poco ma io sto bene con te, non sono mai stato meglio in vita mia. >> le disse lui, guardandola negli occhi.
<< Io si. Anche io sto bene con te, sei divertente, hai tantissime qualità e passioni, ma non potrei mai renderti felice. >> anche lei lo guardava dritto negli occhi, senza battere ciglio, impassibile e distaccata come sempre, almeno all'apparenza, pensando però che non era lui l'uomo della sua vita.
<< Perché? >> biascicò lui, fissando il finestrino dietro di lei.
<< Perché non sei la persona con cui io sto meglio, perché mi basterebbe un gesto, un cenno di questa persona e sarei in grado di mandare tutto all'aria per lui. Su quale presupposto posso basare il nostro rapporto? >> era sincera, l'avrebbe fatto; se fosse stata all'altare con quell'uomo meraviglioso e Dean si fosse presentato solo per un altro flirt, non ci avrebbe pensato due volte a mollarlo e a corrergli dietro.
<< Non credi che col tempo potresti dimenticarlo e ricominciare con me? >> James non si arrese e tentò un'ultima volta. << Che ha Dean che io non ho? >> alzò la voce per superare il rumore della pioggia mentre la donna lo fissava incredula da lontano. Si sentiva frustrato, liquidato senza essere accusato di aver sbagliato niente.
<< Semplicemente lui non è te e tu non sei lui. >> concluse, guardando per l'ultima volta quegli occhi verdi, quasi simili a quelli del Winchester maggiore. Lo salutò, aspettò che mettesse in moto, si chiuse il portone dietro le spalle e rimase ferma per alcuni minuti, immobile mentre lacrime amare scendevano dagli occhi serrati e le rigavano le guance. Il suo respiro rimbombava nelle scale del bunker, interrotto da qualche singhiozzo. Sentiva il cuore battere forte, aveva ammesso a sé stessa che anche lei era in grado di provare questo sentimento, che certo era magnifico ma la faceva soffrire perché non avrebbe mai avuto il coraggio di dirlo a Dean. Per lui stava rinunciando a tutte le opportunità che la vita le aveva offerto ma il suo posto era lì con lui. Ricordò che Bobby spesso li etichettava Romeo e Giulietta; avevano sempre avuto il sospetto che lui e Sam parlassero di loro ma non osavano lamentarsi per non trovarsi in situazioni imbarazzanti. Si costrinse a sembrare la Lachelle Winchester strafottente e sicura di sé che aveva sempre mostrato e raggiunse il minore dei Winchester nel salone per chiedergli di accompagnarla al compleanno della sorella, a cui l'aveva presentato come fidanzato. Gli sussurrò qualcosa sul fatto che aveva lasciato James ma non ebbe il tempo di raccontargli altro perché il fratello entrò proprio in quel momento, schiarendosi rumorosamente la gola. Dean guardò le mensole della libreria e gettò uno sguardo al tavolo su cui appoggiò la giacca, distogliendo forzatamente lo sguardo dai due; sembravano essere molto intimi e l'idea lo infastidiva molto.
Durante il pomeriggio la donna si sentiva turbata, aveva uno sguardo assente e rispondeva a stento se le chiedevano qualcosa. Come sempre lei e Dean passavano da un estremo all'altro: dal provarci reciprocamente a graffiarsi come gatti.
<< Fossi in te andrei a divertirmi un po', almeno non saresti così nervosa. >> le aveva consigliato lui stanco delle sue risposte acide, seduto di fronte a lei in salotto, mentre analizzavano un caso.
<< Per tua informazione, quella che non si diverte ha trovato un uomo che le ha proposto di sposarlo. >> replicò alzandosi in piedi e appoggiando le braccia sul tavolo marrone che separava i due. Vide il Winchester deglutire, sembrava preoccupato, aveva improvvisamente il viso pallido.
<< Quell'idiota di James? E tu hai accettato? >> le chiese e immediatamente portò lo sguardo sulla sua mano, in cerca di un anello che fortunatamente non c'era.
<< Invece di pensare a me perché non vai a trovarti un'altra delle tue stupide sciacquette con cui divertirti? >>.
<< Che siano solo avventure di una sera è vero, ma non ti permetto di insultarle. >> anche lui si alzò, sporgendosi in avanti e avvicinandosi al suo volto.
<< Ah scusa, il grande playboy rimorchia solo donne d'alta classe. >>.
<< Non so a che classe sociale appartenesse ma Janet aveva le fossette di Venere. >> ribatté lui per farla ingelosire, mentre un sorriso perverso gli coloriva il volto.
<< Basta mettere “di Venere” alla fine di un difetto e subito diventa una cosa bella? Fatto sta che aveva dei buchi dietro la schiena. E per inciso, Venere aveva lo strabismo, i piedi storti e le dita sproporzionate. Doveva fare proprio schifo. >> sbottò la donna per mascherare la gelosia dietro le conoscenze che anni e anni di letture le avevano dato. Quel sorriso l'aveva ferita.
<< Che ti importa di Venere adesso? >>.
<< Infatti, chi se ne frega. >>.
<< Come sei volubile. >>.
<< E tu sei uno spaccone. >>.
<< Asociale. >>.
<< Presuntuoso. >>.
La punta dei loro nasi si scontrò, i loro occhi emanavano scintille ed erano sempre più vicini.
<< Aggressiva. >>.
<< Cocciuto. >>.
<< Imbranata. >>.
<< Cretino. >>.

<< Sei solo gelosa. >> la accusò lui, girando intorno al tavolo e sedendosi proprio avanti a lei.
<< Delle quattro galline che ti porti a letto? E' sempre stato il sogno della mia vita essere rimorchiata dal primo stronzo che mi capita. >> lo canzonò.
Lo sguardo per qualche istante si posò sull'apertura della sua camicia rossa, sembrava sbottonarsela di proposito.
<< Mi hai dato dello stronzo. >> constatò quasi perplesso.
<< E tu dell'imbranata. >> controbattè.
<< Hai detto che sono uno spaccone. >>.
<< Hai cominciato tu. >>.
<< Perché sono geloso. >> si lasciò sfuggire.
<< E perché io no? >> confermò Lachelle. 
Si guardarono per alcuni istanti, fissi negli occhi. Dean si morse le labbra e leiprese a giocare con i lacci della tuta.
<< Come amico. >> precisò frettoloso.
<< Ovvio, anche io. >> confermò lei.
<< Appunto.>>.
<< Infatti. >> continuarono, senza sapere di cosa stavano parlando, facendo a gara a chi doveva chiudere il discorso.

La donna si guarda intorno e solo in quel momento si rende conto di quanto tempo sia passato e di quanto le cose siano cambiate; le basta guardarsi allo specchio e vede avanti a sé una donna molto simile a quella di qualche anno prima, ma più felice. Nonostante quello che sta succedendo, sul suo viso non c'è la vecchia espressione di sofferenza, di insoddisfazione e di insicurezza, ma l'espressione di una donna serena, orgogliosa di essere una cacciatrice. Anche il suo corpo è cambiato e il rigonfiamento al posto del fisico atletico la fa sorridere di nuovo, si accarezza la pancia e vede al dito l'unico anello che avesse mai desiderato in vita sua, il segno tangibile che anche i Winchester, nonostante tutto, possono essere felici.
Muriel ascolta rapita, le sono sempre piaciute storie di ogni genere, osserva l'interno del bunker e racconta a sua volta qualcosa riguardo qualcuno dei suoi fidanzati, giocando col piccolo Colin, mentre le tre cominciano a cercare tra libri e fascicoli, lavoro che spetta di solito al Winchester minore.

Varloriand

I Winchester, dopo aver riposato gli occhi per alcune ore, facendo a turno per tenere d'occhio le persone che vivono in quel posto, continuano a vagare per quelle strade, cercando il modo per tornare a casa. Si fermano per nascondersi dietro un palazzo grigio molto alto.
<< Mi aspettavo di trovare cose strane come elfi o hobbit. >> scherza il maggiore, poi si blocca, lo sguardo fisso a terra. << Uh, devo smetterla di leggere i libri di Lachelle. >> sbuffa Dean, che non riesce ancora ad abituarsi a quello che i suoi occhi percepiscono.
<< Tu leggi? >> Sam sorride all'idea del fratello impegnato nella lettura di un libro senza figure e lo prende in giro. Dean gli tira un pugno e Sam fa lo stesso.
<< Non sono hobbit. E' impossibile. >> conviene Castiel, che fino a quel momento era rimasto silenzioso.
<< Lo so, stavo sdrammatizzando. >> si giustifica l'uomo.
<< Non è possibile. >> sussurra Castiel quasi tra sé, guardando uno degli uomini in lontananza.
<< Va bene, stavo solo scherzando. >> continua Dean, annoiato dal fatto che nessuno dei due apprezzi il suo umorismo.
<< Non è possibile, non esistono. >> l'angelo li guarda tre secondi prima di sparire.
<< Ho capito. >> grugnisce il Winchester maggiore, alzando un po' la voce e guardando in direzione dell'angelo, prima che questo ritorni.
<< I miei poteri non funzionano. Sono loro. >> ansima Castiel, ricomparendo nello stesso punto di prima. La sua preoccupazione per il popolo che hanno trovato è maggiore rispetto al fatto che non riesce a usare i suoi poteri, ma un incredibile mal di testa, che non ha mai provato prima non gli permette di pensare. Si piega in due e tiene la testa serrata tra le mani, per alleviare il dolore ma niente sembra placarlo.
I Winchester sapevano che prima o poi le condizioni di Castiel sarebbero peggiorate, erano troppi i segnali che stava lanciando ma purtroppo non sanno di cosa si tratti.
<< La Terra è in pericolo. >> ansima l’angelo, steso a terra sull'asfalto di un grigio intenso mentre i cacciatori cercano di farlo riprendere.
<< Per queste persone? Andiamo, Cass, stai dando di matto. >> conviene Dean ma l'espressione seria gli fa capire che, come al solito, non ha ragione e quelli che li circondano non sono umani. << Altri mostri? L'altra volta erano Leviatani, ora di cosa si tratta? >>.
<< Varatrax. >> l'angelo ormai parla a stento. I due fratelli si guardano per alcuni secondi e poi tornano a guardare l'angelo.
<< Stiamo scherzando? >> a Dean viene quasi da ridere dal nervosismo. << E' assurdo. >>.
<< Sono un popolo pericoloso. >> spiega quello con trench, continuando a premere forte le mani sulla fronte.
<< Non c'è un modo per ucciderli tutti? >> chiede sempre il maggiore, sbrigativo.
<< Sarebbe un genocidio. >> Castiel lo guarda serio, non capisce perché Dean abbia questa tendenza ad eliminare tutti senza scavare a fondo nelle cose, senza neanche chiedersi che legame abbia lui con questi esseri.
<< Ma sono pericolosi, l'hai detto anche tu. >> si giustifica l'uomo.
<< Anche gli umani sono pericolosi, e siete la mia famiglia. >> il mal di testa sembra diminuire per alcuni istanti. << Ma in un certo senso anche loro lo sono. >> conclude prima che il dolore accecante torni a farlo piegare in due e gridare di dolore.

 
   
 
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