Serie TV > Quantum Leap / In viaggio nel tempo
Segui la storia  |       
Autore: Lys40    18/11/2013    1 recensioni
"Alia era libera. Il Bene aveva trionfato ancora una volta. Ma il Male ritorna sempre. Dopo oltre dieci anni di attività il Progetto Quantum Leap stava per affrontare la sua parte oscura e l’eterna lotta si sarebbe accesa ancora una volta, immane." Scritta tanto tempo fa, una prova di coraggio per Sam e per Al....
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Progetto Lucifero.
“Potevi ucciderlo. Potevi ucciderli entrambi, Zoey! Perché non l’hai fatto?”
“Cosa? E perdermi tutto il divertimento? Usa il cervello qualche volta, Thames.”

“Allora è per questo che hai costruito questa stanza? Per Beckett?”
“Non solo per lui.” disse la donna con un sogghigno e tornò a contemplare l’oggetto del suo trionfo. Sam Beckett era stato assicurato saldamente al muro della speciale Caverna di Detenzione che aveva voluto Zoey, con robusti ganci d’acciaio che gli bloccavano gambe e braccia. Ma la cosa appariva del tutto superflua: lo scienziato era ancora svenuto e non dava alcun segno di vita.
Thames seguì lo sguardo della direttrice e si permise un sorriso compiaciuto. “Allora è questa la tua vendetta: vuoi tenerlo qui, nelle tue mani, appeso al muro come un trofeo di caccia.”
Zoey non si curò neanche di rispondergli, ma si avvicinò a Sam e gli sollevò il capo, abbandonato sul petto. “Uno spreco. Un vero spreco.” mormorò lentamente, il viso a pochi centimetri da quello dell’uomo privo di sensi. “Non ci sarà nessuno questa volta a salvarti, Sam. Il tuo caro amico ammiraglio è morto e se non lo è, avrà una bella sorpresa quando tenterà di trovarti. Ti assicuro che alla fine invocherai la morte con tutte le tue forze. Ma morirai solo quando io vorrò!!” gli sussurrò dolcemente all’orecchio.
L’Osservatore la fissò perplesso. “Se Calavicci non è morto, allora prima o poi ci troveranno...”
“Ma certo!” lo interruppe impazientemente la diabolica donna, “E’ proprio quello che spero: che vengano qui. Ho impiegato due anni per costruire questa stanza: volevo che Beckett vedesse morire Alia. Ma quella piccola sgualdrina è riuscita a sfuggirmi per colpa sua. Grazie al lavoro che ha fatto Lothos con quel loro delizioso e inutile computer ibrido, presto il nostro gentile e altruista scienziato avrà la grande opportunità di veder morire qualcun altro. Qualcuno cui tiene molto. Naturalmente bisognerà che sia sveglio.” aggiunse poi, rivolgendosi poi all’uomo in camice bianco che era entrato in quell’istante.
“Dunque, Jonas, ne è valsa la pena?” L’uomo, che poteva avere una cinquantina d’anni e portava occhiali spessi, si piegò sopra Sam e controllò il polso. “E’ vivo?”
“Sì, direi di sì. Non posso sapere a che livello ha inciso la separazione neurologica dal suo partner, però.”
“Questo non ha importanza, quando avrò attivato alcune delle piccole sorprese che ho preparato, lo scopriremo. Tra quanto si sveglierà?”
“A giudicare dal tipo di shock che ha ricevuto, direi non prima di due o tre ore.”
Zoey sbuffò incollerita. “Due ore! In tutto questo tempo il Progetto Quantum Leap può fare molto. Potrebbe essere pericoloso per noi tutto questo tempo.”
Thames fece un gesto di noncuranza. “Non preoccuparti, in fin dei conti non possono fare molto. Abbiamo interrotto il contatto tra Beckett e l’ammiraglio mandando in corto il loro computer; se anche dovessero riuscire a scoprire dov’è lo scienziato e a ristabilire il contatto, beh... come hai detto tu, sarà la loro rovina!”
 
 
20 gennaio 2005. Progetto Quantum Leap.
“A che punto siamo, Gooshie? C’è possibilità di scoprire dov’è Sam?”
Il programmatore sospirò stancamente, mentre per l’ennesima volta in quell’ora si piegava sulla consolle smontata di Ziggy. Donna si rese conto di essere troppo insistente e che era un momento difficile per tutti, specie per Gooshie, così cercò di controllare la propria angoscia. “Senti, so che è duro per te, ma non sei responsabile per quello che è successo a Ziggy. Sappiamo che è stato qualcos’altro, qualcosa che non potevi evitare. Ora dobbiamo concentrarci sul presente, scoprire cos’è successo e come risolvere questa situazione.”
Il tono pacato della sua voce servì, almeno in parte, a rassicurare il tormentato programmatore, che finalmente si voltò a guardarla. “Credo che tra poco Ziggy sarà di nuovo in grado di parlare e potrà spiegare quello che è successo un’ora fa. E’ questione di minuti ormai.” Gooshie diede una rapida occhiata ai lavori che i tecnici stavano eseguendo sulla consolle principale, poi tornò a girarsi verso Donna esitante. “Dottoressa Elesee... l’ammiraglio... può dirmi...”
La scienziata trasalì e abbassando lo sguardo mormorò, “Mi dispiace, Gooshie, Dio solo sa se vorrei poterti dare buone notizie, ma quindici minuti fa era nello stesso stato. Ti prometto che se cambierà qualcosa, sarai il primo a saperlo.” Gooshie annuì gravemente e tornò al lavoro. Donna gli batté un colpetto affettuoso sulla spalla e si avviò all’Infermeria.
Quando entrò, con una sola occhiata vide che niente era cambiato. Verbeena era sempre lì, seduta presso il letto di Al. Anche se non aveva fatto alcun rumore, si accorse ugualmente della presenza di Donna perché, senza voltarsi le chiese sommessamente, “Che succede al Centro Controllo? Hanno scoperto qualcosa?”
“No.” rispose l’altra, piano, “Ma Gooshie spera di riuscire a riattivare Ziggy tra poco.”
La dottoressa Beaks annuì e non aggiunse altro, allora Donna si fece forza e indicando il letto chiese, “E lui?”
Verbeena scosse lentamente il capo. “Non so più che dirti. Ho provato di tutto, ma non si riprende. Non abbiamo idea di quale possa essere stata l’intensità dello shock che ha ricevuto e se i danni sono permanenti. L’unica cosa certa è... che non si sveglia.” Le ultime parole furono pronunciate con tono soffocato.
La dottoressa Elesee si affrettò a posare una mano sulla spalla dell’amica, sussurrandole gentilmente, “Non preoccuparti, Verbeena: è sopravvissuto a cose peggiori, ce la farà anche questa volta, credimi.”
Guardò il viso pallido di Al, che giaceva immobile nel letto; la sua mano gravò inerte quando Donna la prese tra le sue. “Abbiamo bisogno di te, Al,” gli disse sommessamente, “Ti prego, devi svegliarti e aiutarci a trovare Sam. Senza di te non potremo più metterci in contatto con lui. Non abbandonarlo... non abbandonarci!”
 
***
 
La prima cosa che vide furono le catene. Strizzando gli occhi per l’irritante luce rossa che emanava dalle pareti e dal soffitto, Sam tentò di scrollarle via, ma realizzò che non riusciva neppure ad alzare le mani. Non era solamente la dolorosa posizione che lo teneva inchiodato al muro, ma una sensazione di profonda spossatezza, per non parlare del terribile dolore alla testa.
Lo scienziato tentò di liberarsi dalla sofferenza e dalla confusione per ricordare quello che era successo, ma alla mente gli tornarono solo rapide immagini, frammenti spezzati di deserto, due pezzi di legno e poi... sì, una strana luce e lui che cercava di raggiungere Al... Al! Dov’era Al? Perché era legato? E che razza di posto era mai quello, certo non si trovava più nel deserto!
In quel momento si rese improvvisamene conto dei rumorosi suoni che riempivano l’aria: stridii, ronzii elettrici e uno strano pulsare delle pareti. Era un’atmosfera che, chissà perché, gli suonava vagamente familiare e per un breve e irrazionale istante pensò che, forse, poteva aver fatto ritorno al progetto e trovarsi nella Sala d’Attesa.
Ma seppe subito di essersi sbagliato: non c’erano catene nel suo progetto, né luci e rumori così forti e rimbombanti, niente che potesse mettere a disagio l’ospite... La luce nella stanza aumentò progressivamente fino a raggiungere un opprimente giallo intenso, che ricordò a Sam le fiamme di un incendio. Lo scienziato non riuscì più a tenere gli occhi aperti e dovette abbassare la testa.
Quando finalmente poté rialzarla, si trovò a fissare Zoey, che lo stava guardando con un sogghigno sulle labbra.
“Benvenuto all’inferno, tesoro. Hai trovato di tuo gusto l’accoglienza?”
Sam tentò di replicare, ma fu sopraffatto dallo stesso strano e devastante malessere che l’aveva preso all’inizio del salto. Lottò per rimanere cosciente e alzando la testa si accorse che tutto il locale era invaso da quella strana luce; cercò qualche indizio che gli permettesse di capire da dove arrivava e soprattutto come mai Zoey non risentisse di alcun effetto. Fissando la donna Sam si sorprese ancora una volta a pensare quanto potesse apparire attraente: gli occhi avevano una rara e intensa sfumatura calda, le labbra, per quanto quasi sfigurate dall’orribile rossetto viola, erano morbide e ben disegnate e certo per quanto più vecchia di Alia, non aveva ancora perso nulla del suo fascino. Eppure, come le altre volte, appena formulati quei pensieri, si sentì prendere dalla nausea: quella donna aveva cercato di ucciderlo innumerevoli volte, molto peggio, aveva plagiato Alia spingendola ai più efferati crimini. E questa malvagità, questo disprezzo per la vita umana trasparivano da tutta la sua figura, rendendola in fin dei conti assolutamente rivoltante. Lo scienziato combatté un’altra fitta lancinante alla testa; ricordava che Alia gli aveva accennato qualcosa delle torture in uso nel suo Progetto e si augurò che almeno non fosse mai stata rinchiusa in quest’orribile stanza.
Ferma davanti a lui, Zoey godeva fino in fondo della sua sofferenza. Le labbra gli si piegarono in quel sogghigno sarcastico che ormai Sam aveva imparato a riconoscere.
“Oh, povero dottor Beckett, come mi dispiace doverle fare questo! Vede, questo posto è una geniale invenzione di Lothos, il nostro computer parallelo, immagino che lo avrà conosciuto nei nostri incontri precedenti.” Qualcosa come il ricordo di un’accecante luce rossa e di Alia che gridava attraversò la mente di Sam; sì, quel mostro tecnologico non sarebbe mai passato inosservato. “Lui non ritiene prudente permetterle di ristabilire il contatto con i suoi amici grazie alle sue onde cerebrali... per quanto io avrei in mente qualcos’altro a riguardo.” Gli occhi le si illuminarono pericolosamente e Sam si scoprì a tremare. “E’ stata sua l’idea dunque di questo... è un distorsore di onde quello che le procura il dolore che sta provando. Lothos ha tanto insistito sulla necessità di questo locale che non mi sono sentita di deluderlo.” concluse con un sorrisetto ironico.
“Ma che gentile! Scommetto che tutto sommato non è stato poi così difficile accettare il fatto di avere la possibilità di torturare un essere umano. Quante altre volte ti è già capitato, Zoey?” mormorò Sam con voce impastata dal dolore.
“Molte, caro scienziato. E ti assicuro che la parte più bella deve ancora venire: tutti urlano prima o poi, tutti mi scongiurano di smettere. E’ divertente guardarli contorcersi, pregare.. e infine morire nei tormenti.” disse freddamente la direttrice.
Con uno sforzo sovrumano Sam alzò la testa a guardarla. In tutti le persone che aveva incontrato, anche le più miserabili e meschine, c’era qualcosa nei loro occhi che smentiva le loro parole, i loro atti, tutto quello che volevano far credere. A quello trovava appiglio Sam, quasi come una dote innata, quello era quanto gli permetteva di salvarsi e di poter compiere la sua missione: “aggiustare le cose che hanno preso una brutta piega”. Ma questa donna, i suoi occhi, non avevano niente di umano, ‘coloro che giocano con il diavolo finiscono bruciati’. La frase gli risuonava nel cervello, senza che riuscisse a dargli una collocazione precisa, ma forse era così e forse Zoey era davvero il diavolo! Ma lui non sarebbe stato un’altra delle sue vittime inermi, sapeva che c’era un motivo se era finito lì e non sarebbe stato immobile ad aspettare.
“Credo che sarà diverso questa volta. Non riuscirai ad annientarmi.” disse risoluto.
“Ma io l’ho già annientata, dottore. Vede,” aggiunse, quasi casualmente, “Ogni uomo ha un suo punto di rottura, in alcuni è più scoperto, in altri meno. Mi creda, in tanti anni di questo ‘lavoro’ ho fatto una certa esperienza in merito. Ci sono tanti modi di spezzare una persona: se non si riesce a fiaccare il loro corpo, si può sempre provare con la loro mente. O meglio ancora, con il loro cuore.” Si chinò sull’uomo legato finché i suoi occhi non furono a pochi centimetri da quelli di Sam. “Non è così, dottor Beckett? O ha già dimenticato quello che è successo nel deserto, al suo caro amico ammiraglio?” mormorò soavemente.
Sam si ritrovò a fissarla ipnotizzato e scoprì di non riuscire più a respirare. La sua mente vorticava furiosamente nel tentativo di ricordare; doveva sapere se Zoey stava bluffando perché in caso contrario... Ma la memoria lo tradiva ancora una volta, tutto quello che riusciva a richiamare alla mente era quel lampo di luce rossa che aveva intravisto prima di perdere i sensi... e la sensazione di un corpo caduto accanto al suo... Al?
La vista della donna diabolica, sorridente, raggiante della sua reazione fu più di quanto potesse tollerare. Il pensiero di quello che poteva avere fatto ad Al lo spinse a fare qualcosa di assolutamente contrario ai suoi principi: le sputò addosso, colpendola in pieno viso.
Zoey si ritrasse di scatto, pallida di rabbia, la mano alzata, pronta a colpirlo. Ma poi un lento sorriso le si dipinse sul volto e abbassò la mano. “No, sarebbe troppo facile per te che ti uccidessi subito. Invece io voglio che tu soffra, voglio che mi supplichi come hanno fatto tutti gli altri. La morte ti sembrerà un sogno dopo.” Il suo tono si era riempito di una furia terribile, di un odio così profondo che Sam ne rimase sopraffatto.
“Perché? Perché mi odi così tanto? Tu sai meglio di me che non sono io a controllare il Progetto. Non ho chiesto io di continuare a saltare; qualcun altro me l’ha imposto!” Quante volte ormai in quei lunghi, interminabili anni, Sam aveva ripetuto la stessa frase.
“Mi dispiace tanto, tesoro. Ma non credo che ci riuscirai.” Senza aggiungere altro Zoey toccò una volta i legami che trattenevano lo scienziato, come per controllare la loro robustezza, un gesto che la mente di Sam registrò, pur nella sua apparente inutilità, e si allontanò, mentre il ronzio e la luce gialla tornavano a invadere potenti la stanza.
Quasi subito Sam fu riassalito dal dolore, più forte questa volta, dritto al centro di ogni singolo nervo del suo corpo. Si morse le labbra per non urlare, ma non ci fu requie alla sua sofferenza. Le parole di Zoey continuavano a ronzargli nella testa torturata, dove le aveva già sentite? Mentre perdeva conoscenza, la mente gli si riempì di un’altra voce, profonda, dal tono leggermente rauco,
 
“No, Sam Beckett, non sei stato tu a iniziare tutto questo, ma sono persone come te che ostacolano il mio cammino. Chi ti ha dato il diritto di saltellare nel tempo, mettendo a posto le cose che non vanno e rovinando il mio lavoro?”
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Quantum Leap / In viaggio nel tempo / Vai alla pagina dell'autore: Lys40