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Autore: Yu_Kanda    19/11/2013    2 recensioni
Lavi ha un dono: ciò che sogna si avvera. Solo che i sogni che fa sono molto particolari. Con il suo tutore, viaggia inseguendo la verità dietro quei sogni; finché non ne fa uno diverso dal solito che lo coinvolge personalmente, spingendolo a mentire al tutore e infrangere tutte le regole che questi gli aveva imposto.
[Yaoi]
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
Capitoli:
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Shards of Visions - Frammenti di Visioni

Capitolo 6 : Il Destino ti lega con catene invisibili

 

 

Poter fare ancora l'amore con Yuu... Lavi ci fantasticava attorno dal momento in cui si erano svegliati, abbracciati come quando il sonno li aveva presi.

Coltivando quel sogno proibito, aiutò l'amato bene a preparare la colazione, a sparecchiare una volta terminato il pasto e a rassettare il disastro lasciato dalla sera precedente, prima di uscire per recarsi a scuola. Luogo dove le sue speranze subirono un duro colpo.

Infilata nel suo armadietto, Kanda trovò una busta. Una busta anonima contenente la foto incriminante del bacio che lui gli aveva dato fuori della porta di casa, con annessa la promessa di farne avere una copia al preside. Evento che avrebbero scongiurato solo se si fossero presentati a un misterioso appuntamento in un posto da qualche parte nell'Est End. Posto che Lavi era pronto a scommettere fosse sormontato da un ponte di cemento e nel quale sarebbero stati ad attenderli gli assassini dell'altro sogno: quello in cui Yuu moriva per salvare lui.

E la cosa che più lo mandava fuori di testa era che ancora non ne capiva la ragione! Stavano per andare incontro a morte certa e non sapeva il perché!

- Tu, brutto idiota! - sibilò Kanda, sbattendogli in faccia foto e relativa busta che la conteneva, schiumante di rabbia. - Ti avevo detto niente effusioni in pubblico! Sapevo che sarebbe successo!

- O-Okay, Yuu, a-avevi ragione, ma cerca di capire... non l'ho fatto apposta! - balbettò Lavi sulla difensiva, assumendo un atteggiamento mortificato pericolosamente vicino a quello di un cucciolo bastonato. Per tutta risposta Kanda sferrò un pugno contro l'armadietto.

- Dobbiamo risolvere questa sgradevole faccenda senza clamore. - annunciò, raccogliendo la foto incriminante da terra e infilandosela in tasca. - E tu verrai con me.

Lavi impallidì. Non poteva permettergli di farlo, il rischio che fosse quell'invito a mettere in moto gli ingranaggi della sua condanna a morte era praticamente del cento per cento.

- Yuu, ragiona! Sono loro! Ti uccideranno! - implorò, scuotendo il giovane per le spalle. - È solo una trappola!

Pronunciò quelle parole con voce così stridula che Kanda ebbe la netta sensazione che avrebbe iniziato a piangere da un momento all'altro.

- Lavi, sei tu che dovresti provare a ragionare. - ribatté, sottraendosi alla presa di lui con movimento risoluto. - È stato solo un dannato sogno, non mi accadrà nulla! E questi qui - aggiunse indicando il messaggio nell'armadietto - sono solo i soliti teppisti della scuola che vogliono ricattarci per avere qualche soldo extra. - concluse quindi in tono sprezzante, raccogliendo le sue cose e preparandosi per la lezione successiva. - Andremo là, gli daremo quel che meritano e riprenderemo la dannata sim card.

Lavi sospirò, rassegnandosi all'infame destino che li attendeva. Avrebbe seguito Yuu fino all'inferno se necessario, anzi, più precisamente, si sarebbe fatto sparare anche lui se il giovane fosse morto come nel suo sogno.

 

 

Lavi non provò nemmeno a parlare di nuovo con Kanda, affinché si rendesse conto di quanto fosse folle andare all'appuntamento, perlomeno senza che prima potesse chiedere consiglio almeno al vecchio tutore. Entrambi, tra parentesi, incluso il signor Todelle, non si erano ancora fatti vivi, dopo aver comunicato per l'ennesima volta che avrebbero tardato a causa del protrarsi dei rispettivi impegni. Voleva temporeggiare anche e soprattutto perché era convinto che dovessero rivolgersi alla polizia; ma lungi da lui il pensiero di affrontare quel discorso con Yuu, l'avrebbe spellato vivo.

Così, cercò di prepararsi mentalmente (e tatticamente) ad affrontare l'inevitabile. L'appuntamento era fissato a tre giorni dalla data del messaggio, e lui voleva vedere bene il posto prima di presentarsi là allo sbaraglio. Il fatto che l'avesse già identificato usando le indicazioni avute dal sogno poi, giocava tutto a suo vantaggio. Coinvolgere Aleena gli parve quindi la mossa migliore per farlo senza insospettire Yuu.

Gli disse che accompagnava la ragazza a scegliere un regalo per Alain, e Yuu non fece domande, come da copione. Una volta sul posto, Aleena gli rivolse un'occhiata perplessa.

- Ti devi incontrare con quelli che vi ricattano in questo posto isolato? - chiese, guardandosi intorno con una certa apprensione. Il giovane annuì con aria grave. - E Kanda non vuole che avvisiate la polizia? - aggiunse con un tono che sapeva più di affermazione che di domanda; quando Lavi annuì una seconda volta, alla ragazza sfuggì un'esclamazione d'incredulità. - Santo cielo! Questo è ridicolo, Lavi. Io... io non posso pensare che Kanda sia davvero convinto che questa storia sia una sciocchezza! - esclamò, continuando a scrutare i dintorni. Lavi allargò le braccia, scuotendo la testa sconsolato. Non poteva farci nulla, Yuu era talmente cocciuto quando s'impuntava su qualcosa che era del tutto inutile discuterne. Aleena sospirò. - È il posto del tuo sogno? - chiese ancora, ricevendo un terzo cenno d'assenso.

- Ascolta Lena, io verrò qui con Yuu in ogni caso. Non lo lascerò solo nemmeno se dovesse significare morire con lui. - la ragazza lo fissò a metà fra il dispiaciuto e l'indignato, e Lavi le posò una mano sulla spalla per rassicurarla. - Bè, potrebbe aver ragione Yuu, sai? In tal caso ci vedrai spuntare a scuola la mattina dopo sani e salvi. Altrimenti... - aggiunse, mutando la sua espressione sorridente in una terribilmente seria - è stato bello conoscerti.

Aleena abbozzò un sorriso triste a quel goffo tentativo di sdrammatizzare, fissando intensamente l'unico occhio di Lavi.

- Sono certa che ci rivedremo. - affermò con una sicurezza invidiabile. - Ora torniamo a casa, va bene? Il professor Willer si starà chiedendo dove sia la sua auto.

Entrambi risero al pensiero della faccia che avrebbe fatto recandosi al parcheggio per riprenderla; mentre risalivano a bordo si scambiarono un'occhiata complice e Aleena mise in moto.

 

 

Il giorno fatidico giunse fin troppo in fretta, si rese conto Lavi apprestandosi a uscire di casa dietro Kanda. Il giovane appariva esageratamente impaziente d'incontrare i loro ricattatori, nonostante lui gli avesse ripetuto ancora una volta quanto grande fosse il pericolo che avrebbero corso.

Yuu però si era limitato a sbuffare come suo solito, quasi non gli interessasse affatto di poter essere ucciso entro le successive due ore. Anzi, appariva fin troppo sicuro di sé.

Lavi lo seguì senza protestare, affiancandolo con il presentimento in corpo che sarebbe stata l'ultima volta concessagli per stargli accanto.

- Lavi? - disse Kanda all'improvviso facendolo trasalire, tanto lui era concentrato sui propri pensieri. - Come mai sei così silenzioso? - e a Lavi si bloccò il fiato in gola a quella domanda; si voltò verso il compagno, l'unico occhio spalancato per l'orrore di realizzare che era già cominciato. Il sogno si stava avverando e lui era impotente di fronte al destino. - È così strano averti in completo silenzio. Qualcosa non va? - aggiunse Kanda, fermandosi a guardarlo, la stessa nota preoccupata nella voce che aveva durante il sogno, lo stesso sforzo di mantenere il tono neutro. Lavi non riuscì a rispondere, le labbra tremanti e un sudore freddo che improvvisamente gli imperlava il viso. Kanda si avvicinò di un passo, aggrottando la fronte. - Se non ti conoscessi bene, direi che hai dei dubbi su di noi. - disse piano.

Lavi deglutì a vuoto. Quella terribile sensazione di déjà-vu era insopportabile. Posò una mano sulla spalla del compagno e radunò tutta la sua forza di volontà per riuscire a tranquillizzarlo. Si ritrovò ad abbracciarlo con trasporto, proprio come nel sogno. Kanda s'irrigidì.

- Non qui, possono vederci. - borbottò, ma non lo spinse via. Lavi si scostò da lui con un enorme sforzo di volontà.

- Io... ero sovrappensiero. Nessun dubbio. - assicurò, abbozzando un sorriso tirato e stringendo la mano di Yuu nella propria. - Dove stiamo andando?

- Al luogo dell'appuntamento, lo sai. - gli rispose il giovane, rivolgendogli quello stesso sguardo confuso con cui l'aveva fissato nel sogno. - Non dicevi che una volta scoperto chi c'era dietro, il futuro sarebbe cambiato?

Sì, glielo aveva detto. Voleva disperatamente cambiare il loro attuale futuro, ma a quel punto non era certo che ci sarebbe riuscito. Forse era troppo tardi. Il sogno si stava avverando parola per parola, immagine per immagine.

- Trovare i colpevoli non includeva andare a incontrarli nel loro territorio. - mormorò Lavi, l'espressione del viso che tradiva quanto profondamente fosse turbato; Kanda strinse forte la mano che poco prima aveva afferrato la sua.

- Abbi fiducia in me. - replicò riprendendo a camminare. - Seguiremo le istruzioni alla lettera e nessuno si farà male. Per prima cosa, passiamo a scuola come stabilito per prenderle e sapere dove dobbiamo andare.

A scuola. Il destino continuava la sua folle corsa, constatò tristemente Lavi. Ricordava passo passo il percorso, ogni via, l'edificio scolastico, lo stemma, l'ingresso dal cancello nel cortile, la scritta sul muro; la deviazione nella stradina laterale che conduceva alla palestra.

Ora capiva il perché della gente all'interno: c'era una partita di pallacanestro fra la Black Order Academy e un'altra scuola. Non si trattennero ad assistere più del tempo necessario perché qualcuno lasciasse una busta sulla panca accanto a loro: il professor Micheli, accompagnato nientemeno che da Alain.

Ignorando ciò che quella scoperta significava, Kanda prese il messaggio e l'aprì, estraendo una mappa con segnato il luogo dell'incontro e la raccomandazione di presentarsi soli.

Uscirono dal retro della scuola, immergendosi nelle strade dell'Est End, costeggiando il fiume e infine, dopo più di trenta minuti di cammino, giunsero al bivio con Hanbury Street. La percorsero tutta fino a raggiungere l'area periferica vicina al ponte di una sopraelevata. Il posto era quello, Lavi lo sapeva ancora prima che fossero sufficientemente vicini, e non solo perché c'era già stato con due giorni d'anticipo.

Si fermarono, guardandosi attorno, in attesa che i ricattatori si mostrassero. Non dovettero attenderli per molto; dopo solo qualche minuto che scrutavano i dintorni una voce echeggiò fra i pilastri di cemento, proveniente da un punto imprecisato vicino al ponte.

- Era tempo che ci incontrassimo, Bookman Junior.

Un tipo bizzarro uscì dal nulla, subito affiancato da altri cinque individui quasi più eccentrici di lui e... dalla ragazzina!

Quel tale gli parlava con la stessa confidenza che se si conoscessero da tempo e lo stesse aspettando con impazienza, esattamente come nel sogno; e lo fissava in modo così strano... Lavi ebbe un brivido nel riconoscere le collane al collo di ognuno di quegli uomini, le stesse del suo sogno, tranne... Quella dell'uomo strano, ora che la vedeva bene, la gemma del pendente non aveva forma animale, si trattava di... un occhio!

- Chi sei? Che vuoi da noi? - chiese in tono perentorio, facendo un passo in avanti per coprire Yuu.

- Oh, quanta foga, Lavi. - ribatté l'uomo con il simbolo dell'occhio al collo. - Rilassati, ci vorrà poco. Devi solo sparire insieme ai tuoi sogni. Perché io sono Wisely, colui che tutto vede. - affermò, rassettandosi lo pseudo turbante che portava in testa, scoprendo così i tre occhi che aveva tatuati sulla fronte. - E tu, hai qualcosa che mi appartiene.

Lavi iniziava a vedere la situazione farsi davvero tragica. La ragazzina rise. Kanda si portò accanto a lui. No, non andava affatto bene...

- Ehi, ciarlatano. Che ne sai tu dei sogni di Lavi? - domandò il giovane in tono sprezzante, persino minaccioso, come se non considerasse affatto lo svantaggio di essere sei contro due, né che quei sei loschi figuri erano senz'altro armati fino ai denti. - Credevo fossimo qui per riavere una fotografia.

- Non proprio. Siete qui perché Lavi mi ha visto in sogno. - rivelò il tizio col turbante, allo stesso modo che se stesse annunciando chissà quale evento meraviglioso. - Come posso diventare Re, se il Re è ancora al suo posto? - cantilenò poi rivolto a Lavi, gesticolando in maniera talmente assurda da apparire comico. - Io ti ho chiamato qui, mandandoti quei sogni che tanto ti spaventano. Certo, non avevo previsto che avresti trovato anche lui. - affermò quindi con noncuranza, additando Kanda. - Ma non ha più importanza. Addio, Lavi. Sarò l'unico a prevedere la morte d'ora in avanti. - Wisely schioccò le dita. L'uomo alla sua destra, un energumeno di colore che indossava bizzarri occhialetti neri a specchio, estrasse una pistola puntandola contro il rivale del capo, immediatamente imitato dagli altri membri della banda. - Muori, Lavi. - sentenziò Wisely, l'arma spianata.

Fecero fuoco. Lavi era sicuro che gli avessero appena sparato in due, ma non era stato colpito, non... Gridò. Yuu era davanti a lui, le mani al petto, come nel sogno. Come nel sogno, stava cadendo a terra, colpito a morte al suo posto.

- Nooooo! - urlò con tutta la disperazione che aveva in corpo. - Yuu! Yuu, rispondimi!

Lo sapeva, sapeva che non sarebbe stato capace d'impedirlo! Yuu era fra le sue braccia, morente, senza che lui potesse fare niente per salvarlo. Si accasciò sul giovane piangendo, cercando di fargli scudo con il suo corpo.

- Che spettacolo patetico. - commentò Wisely, annoiato. - Finiteli.

Lavi chiuse l'unico occhio, pronto a essere ucciso insieme alla persona che amava. Invece di udire gli spari che annunciavano il colpo di grazia, però, gli arrivò rumore di passi in corsa e grida confuse dalla distanza.

- Giù le armi! - ordinò una voce in un tono che non ammetteva un rifiuto in risposta. - Polizia di Sua Maestà! Gettate le pistole e arrendetevi, siete circondati!

Troppo tardi,” pensava Lavi, “troppo tardi...”

Qualcuno aveva chiamato la polizia come sperava, ma erano arrivati quando ormai tutto si era compiuto. Non si sfugge al destino, lo sapeva eppure aveva tentato con tutte le sue forze di cambiarlo, per non perdere Yuu. E cosa aveva ottenuto? Era sopravvissuto lui, lui soltanto, e non sarebbe passato giorno senza che il dolore e il senso di colpa fossero lì a ricordarglielo.

- La pianti d'inondarmi di lacrime, idiota? - ringhiò una voce sotto di lui, e un pugno lo colpì al ventre. - Vedi di spostarti, mi soffochi!

- Y-Yuu? - Lavi smise immediatamente di piangere, lasciando la presa sul giovane e raddrizzandosi di scatto per vedere che diavolo fosse quel miracolo. - Sei vivo! - esclamò, incontrando lo sguardo furente di lui. - Cosa...

Kanda si puntellò su un gomito, sollevandosi lentamente a sedere, un ghigno compiaciuto sul viso sofferente. Si aprì la giacca, sbottonando la camicia e rivelando... un giubbotto antiproiettile! Lavi inarcò un sopracciglio, assumendo un'espressione oltraggiata e incrociando le braccia al petto.

- Tch. - sbuffò Kanda, distogliendo lo sguardo da quello accusatorio dell'altro. - Bè, ho pensato non ci fosse nulla di male a prendere delle precauzioni. - confessò, come se niente fosse.

Lavi avrebbe voluto strangolarlo per quanto lo aveva fatto spaventare. Dio, aveva creduto sul serio fosse morto! Invece lo abbracciò con trasporto, era così felice di vederlo vivo che tutto il resto passava in secondo piano.

- Yuu! - esclamò, nascondendo il viso contro il suo petto.

- Mollami! - gli intimò Kanda sottovoce, il tono che tradiva una certa premura. - Ci stanno guardando tutti!

- Che si fottano. - fu l'unica risposta che salì alle labbra di Lavi, stavolta.

I poliziotti nel frattempo avevano impacchettato il ciarlatano e la sua banda e li stavano portando via, le loro proteste erano chiaramente udibili anche da quella distanza. Ciò che i ricattatori aspiranti assassini non avevano previsto, era di avere altro pubblico al seguito degli agenti che li avevano appena arrestati. Il capo, quello col turbante, si stava dibattendo fra i due agenti che lo stavano scortando verso il cellulare destinato a condurli tutti alla centrale di polizia, quando si trovò davanti qualcuno che non si aspettava.

Diversi civili stavano conversando con i detective di Scotland Yard, uno di loro in particolare era in compagnia di un ragazzetto albino. L'uomo spostò l'attenzione sugli arrestati che venivano scortati al furgone, rivolgendo al primo della fila un sorriso compiaciuto.

- Non ti smentisci mai, Wisely. - commentò distrattamente, osservandolo passargli davanti.

- Tito! Maledetto traditore, li hai chiamati tu! - scattò lo pseudo-santone cercando di afferrare la spia che l'aveva denunciato, ma fu ridotto all'impotenza dagli agenti, i quali provvidero subito ad ammanettarlo dietro la schiena per evitare altri tentativi di ribellione.

- Affatto. - replicò Tito Micheli, agitando un dito verso l'uomo con fare divertito. - Perché avrei dovuto? C'era la fila per denunciarti. - asserì, accendendosi una sigaretta. Il ragazzo albino al suo fianco si nascose dietro di lui, al passaggio degli altri arrestati.

Wisely si girò, notando in quel momento i tre uomini e la fanciulla che parlavano con il capo dei poliziotti, riconoscendo nel più anziano di loro il mentore del suo rivale: Bookman Senior. Maledizione a lui, non doveva essere lì! Perché Lavi si era confidato col vecchio, nonostante la relazione che non avrebbe dovuto intrecciare con l'altro studente?

- Me la pagherai, Lavi! - gli urlò mentre lo trascinavano via a viva forza, ottenendo soltanto di essere deriso ulteriormente.

Lavi lo fissò con disprezzo e sollevò una mano verso di lui, mostrando il dito medio. Tutto intorno ci fu uno scroscio di risa.

Fu allora che i due giovani sopravvissuti notarono chi era fra il pubblico in mezzo ai poliziotti. Dannazione, i tutori di entrambi! E... il professor Micheli! Che ci faceva lì con... Alain? Un'altra presenza inaspettata si avvicinò loro dal lato cieco di Lavi: Aleena.

- State tutti e due bene, vero? - fu la prima cosa che chiese, stropicciandosi le mani con apprensione. Lavi le sorrise, annuendo, e l'espressione di lei si rasserenò subito. - Io... ho chiamato la polizia per farvi proteggere, anche se non volevate. Mi dispiace, non potevo pensare al pericolo che avreste corso.

La confessione della ragazza non suscitò in Yuu la reazione irata che Lavi si aspettava, il giovane era completamente immobile e fissava oltre Aleena, verso il punto in cui il patrigno discuteva insieme a Bookman. Probabilmente temeva una sfuriata coi fiocchi e una punizione esemplare, forse persino la proibizione di vedersi con lui, chi poteva saperlo?

- Esattamente in quanti abbiamo chiamato la polizia per questa pagliacciata? - brontolò Bookman Senior, caustico.

Tito Micheli rise sommessamente a quell'esternazione vagamente seccata del vecchio.

- Direi in quattro, a occhio e croce. - suggerì, espirando una nuvola di fumo, mentre studiava le reazioni dei presenti. Quando si vide ignorato, batté sulla spalla del suo accompagnatore con fare noncurante. - Forse è tempo di levare le tende, ragazzo.

Bookman avanzò verso il nipote acquisito, seguito da Todelle e Kong-Li. Qualcosa in tutto ciò non tornava e Lavi non riusciva a incastrare i pezzi per comprendere di che si trattasse. Come potevano il suo vecchio e il tutore di Yuu conoscersi? E come avevano fatto a sapere che erano nei guai, tanto da chiamare entrambi la polizia?

- Scommetto che credi nella reincarnazione, nipote idiota. - lo rimproverò aspramente Bookman, dandogli un sonoro scappellotto.

Lavi gemette, assumendo un'espressione ferita, ma non disse nulla a sua discolpa. Sorprendentemente, fu Todelle a prendere le loro difese, cogliendo alla sprovvista anche il figlio adottivo, il quale continuava a pretendere che quanto appena accaduto non lo riguardasse.

- Andiamo, amico mio, sapevamo dall'inizio che si sarebbero ritrovati. - si intromise l'uomo, cercando di fare da paciere.

Kanda sbuffò contrariato; odiava quando il patrigno si comportava come se conoscesse ogni cosa di lui!

- Tu, forse, lo sapevi, Theodore! - ritorse immediatamente il vecchio Bookman, nel suo tono chiaramente intuibile che considerava l'altro responsabile di tutto. - Perché non mi hai avvisato subito che si erano incontrati? Ho dovuto scoprirlo da me!

- Perché Yuu era felice, e questo è tutto ciò di cui m'importa. - affermò Todelle, lanciando uno sguardo affettuoso al figliastro.

Kanda per tutta risposta alzò gli occhi al cielo con l'aria di chi non riesce a credere di dover assistere a una cosa del genere. Lavi, dal canto suo, si tormentava i capelli con fare imbarazzato, perché aveva il vago sentore che i due li stessero spiando da un po', altro che impegni prolungati...

- Quindi siete tutti contro di me. - disse Bookman, scuotendo la testa con disapprovazione, dando tuttavia una pacca amichevole sulla spalla di Todelle. - Immagino di dover cedere questa volta. Puoi continuare la scuola con Kanda, se lo desideri. - concesse a malincuore rivolgendosi al nipote, borbottando talmente le parole che risultò difficile persino a Lavi capire ciò che aveva appena detto. L'uomo si lasciò sfuggire un sospiro prima di continuare il discorso. - Adesso andiamo, devono portarvi in ospedale per il controllo di routine.

- Ehi, un momento. Potremmo prima avere una spiegazione esauriente su cosa esattamente significa che io e Yuu eravamo destinati a incontrarci? - fece notare Lavi, lanciando uno sguardo significativo al suo tutore, mentre aiutava Kanda ad alzarsi. - Per favore?

Bookman e Todelle si scambiarono uno sguardo complice, quindi entrambi si girarono verso Aleena e il fratello, Kong-Li. Questi sistemò gli occhiali che indossava, spingendoseli indietro sul naso con un dito, dopo di che si schiarì la voce, piuttosto a disagio di dover essere lui a spiegare.

- Sarò diretto e sintetico. - avvisò, per giustificare il fatto che ciò di cui avrebbe parlato sarebbe stato una rivelazione presumibilmente spiacevole per i due giovani. - Lavi, sei la reincarnazione dell'allievo che Bookman aveva circa cinquanta anni fa, quando era egli stesso solo un adepto del suo clan. Ti innamorasti del Cacciatore di demoni di cui Kanda è la reincarnazione e a causa di questo avete incontrato la morte. - disse l'uomo, tutto d'un fiato; i due giovani lo fissarono a bocca aperta e le espressioni inorridite assunte dai loro visi indicavano chiaramente che entrambi pensavano fosse completamente pazzo. - Quando la nostra organizzazione di Indagatori dell'Occulto...

- No, basta. - lo interruppe Lavi sollevando una mano. - Non voglio sapere altro, grazie tante. Yuu un Cacciatore di demoni! Dovevo immaginarlo che non era salutare chiedere delle spiegazioni. - aggiunse con aria offesa; non poteva capacitarsi che li ritenessero così stupidi da credere a una balla del genere!

Era anche vero che lui aveva lo strano potere di prevedere il futuro tramite i suoi sogni, ma che Yuu fosse un Cacciatore di mostri, bè, era semplicemente ridicolo, considerato il tempo in cui vivevano.

- Tch. Sono tutte idiozie. - concordò Kanda, non curandosi però di specificare a quale parte del racconto si stesse riferendo; lanciò al patrigno uno sguardo tale da incenerire un intero palazzo. - Ci stanno prendendo in giro. Sapevo di non dover accettare di diventare un Cacciatore alle dipendenze di quell'uomo. - borbottò in ultimo, più a sé stesso che perché qualcuno lo sentisse; tuttavia, chi lo sorreggeva non poté evitarlo.

- Aspetta, lo sei veramente? - Lavi quasi lo lasciò cadere di nuovo in terra per lo shock.

Kanda annuì, con l'aria di chi è arrivato al limite della sopportazione e non vuole discutere oltre sull'argomento.

- Quanto tu sei un veggente autentico. - concesse, amareggiato.

Lavi espirò rumorosamente. Avrebbe dovuto aspettarsi che sarebbe finita così nel momento stesso in cui aveva visto il suo vecchio insieme al tutore di Yuu. Un momento! Questo significava che...

- Tu lo sapevi! - accusò, mollando improvvisamente il giovane a reggersi in piedi da solo. - Sapevi tutto quanto dall'inizio e mi hai lasciato credere che saresti morto!

Kanda alzò di nuovo gli occhi al cielo. Adesso capiva per quale ragione Kong-Li non gli avesse dato quasi nessun dettaglio sulla 'caccia' che stavano portando avanti, solo informazioni generiche. Doveva soltanto tenere d'occhio il Professor Micheli e i movimenti che avvenivano nella scuola, al resto avrebbero pensato loro, gli aveva detto. Certo, aveva appena visto come; e ora si spiegava anche il perché del rimprovero ricevuto dopo la sua uscita con Lavi.

- Sì e no. - rispose.

Lavi scosse la testa, sentendosi tradito un po' da tutti, in particolare da Yuu.

- Sì e no? - ripeté in tono interrogativo.

Kanda sbuffò, chiaramente contrariato di dover continuare quella conversazione spiacevole. Non era stato facile restare accanto a Lavi e svolgere il suo compito, cercando di non lasciarsi coinvolgere più di tanto e d'ignorare i sentimenti che si era scoperto a provare nei suoi confronti. Lo era stato anche meno dovergli nascondere ciò che era e sapeva, dopo che, nonostante gli fosse espressamente proibito, aveva iniziato una relazione con lui.

- Ci era stato segnalato che nella scuola si registravano attività legate al paranormale. Il mio compito consisteva nell'impedire che diventassero pericolose. - spiegò in maniera succinta. - Ho capito che tu eri coinvolto solo quando mi hai rivelato dei sogni.

Lavi lo fissò con aria ferita, facendo un passo indietro e stringendosi le braccia al petto.

- Quindi mi hai usato... - mormorò.

Kanda si portò una mano al viso, lentamente, l'aria stanca. Zoppicò verso il giovane, abbracciandolo a forza e assestandogli in testa un pugno 'affettuoso'.

- Cercavo di proteggerti, idiota. - disse piano.

Lavi ricambiò l'abbraccio con trasporto. Ormai i loro fatti personali erano stati messi in piazza, a che pro continuare a nascondersi?

- Anche Aleena? - chiese; Kanda annuì scostandosi da lui.

Uno dei detective si avvicinò loro con due colleghi, dopo aver scambiato qualche parola con il professor Micheli e il suo allievo prediletto, che li seguivano a pochi passi di distanza. Todelle e Kong-Li salutarono cordialmente, imitati da Aleena. Bookman si limitò a un cenno del capo, l'espressione sempre più scura.

- Sono il vice-capo Anita Smith. Avremmo bisogno di farvi qualche domanda, dopo che l'ospedale vi avrà dimessi, se per voi non è un problema. - comunicò ai due sopravvissuti con un sorriso cordiale.

- Nessun disturbo. - assicurò Lavi. Kanda voltò la testa di lato emettendo una delle sue esclamazioni seccate che equivaleva a un 'ci mancava'. - Verremo al Commissariato appena possibile.

- Grazie mille. Mr. Bookman. Mr. Kanda. - la donna si congedò da loro e poi fece un cenno ai suoi detective, che iniziarono a prendere i recapiti di tutti i presenti.

I due giovani si trovarono quindi faccia a faccia con il professor Micheli, il quale li scrutava con quella sua aria saccente e provocatoria. Aveva negli occhi, di un castano pericolosamente vicino al dorato del miele, il solito sguardo ambiguo, che contribuiva a renderli assai inquietanti.

Alain, sempre aggrappato a una manica dell'uomo, li salutò timidamente, a disagio come se in qualche modo si sentisse responsabile di parte degli eventi. Lavi gli sorrise comprensivo, rivolgendo un breve cenno al professor Micheli; Kanda invece ignorò bellamente entrambi, pretendendo d'interessarsi a un imprecisato punto davanti a loro. Passarono accanto all'uomo senza degnarlo di ulteriore attenzione, ma non avevano percorso che pochi passi quando questo li richiamò.

- Ehi, voi due. - disse a quel suo modo così indisponente. Lavi si fermò, voltandosi verso di lui. - La vostra sim card. - e senza aspettare una risposta, Tito Micheli lanciò qualcosa verso i giovani.

Lavi l'afferrò al volo, esaminandola. Pareva la scheda di una qualche macchina fotografica. Che fosse davvero...

- Come fate ad averla voi, professor Micheli? - inquisì immediatamente Kanda, prima che Lavi potesse chiedere all'uomo la medesima cosa. - Quanto siete coinvolto in questa storia?

- Bè, diciamo che ne sono venuto in possesso per caso. - affermò il professor Micheli, ricevendo sguardi piuttosto scettici in risposta. - Purtroppo ci sono cose che non si possono scegliere, come i familiari. - aggiunse in tono ironico, mentre si allontanava. - Ci vediamo.

Kanda spezzò in due con rabbia la scheda di memoria, suscitando la reazione divertita di Lavi, il quale non riuscì a trattenere una risatina. Chissà se quel tizio bizzarro che sosteneva di averlo incontrato in sogno era davvero parente del professore, si chiese, constatando che i loro genitori acquisiti stavano di fatto ancora litigando riguardo lui e Yuu.

- Non essere triste. - diceva Todelle, con stampata sul viso la perenne espressione di bonaria comprensione che tanto mandava in bestia Kanda. - Lavi continuerà ad avere sogni premonitori e tu a verificarli. Solo, porterà Yuu con sé, dovendo partire.

- È proprio questo che non volevo accadesse! - sbraitò Bookman, fulminando con lo sguardo l'amico.

- Bè, rassegnati, è successo. - sentenziò Todelle, indulgendo nel suo atteggiamento pacioso. Sorridendo all'amico che l'accompagnava, precedette Kong-Li e i tre ragazzi per disattivare l'antifurto dell'auto; Bookman tenne il passo, replicando aspramente all'ultima frecciatina ricevuta.

- Dici così solo perché vuoi che le nostre due organizzazioni collaborino! - accusò senza mezzi termini, strappando un sogghigno a Kong-Li e una risatina a Aleena, i quali deviarono verso la loro macchina. Kong-Li salutò con un cenno silenzioso Lavi e Kanda, mentre la sorella sussurrò a bassa voce un 'ci vediamo in classe', appuntamento a scuola per l'indomani.

- E perché no? La morte e i demoni spesso vanno a braccetto. - ribatté Todelle, dimostrandosi più cocciuto dell'anziano studioso.

- Tch. - sbuffò Kanda, esasperato. - Tutori. Sono peggio dei genitori veri.

- Oh, lasciali dire. - ridacchiò Lavi, apprestandosi a salire sull'ambulanza, nel notare gli sguardi perplessi dei due paramedici; rivolse loro un sorriso comprensivo. - Quando si saranno stancati di litigare, si ricorderanno che noi siamo in ospedale. - afferrò il viso di Kanda, costringendolo a guardarlo. - Io resto con te, Yuu. Voglio finire gli studi questa volta, e... sono stanco di passare da un posto all'altro senza preavviso; se il vecchio mi vuole sa dove trovarmi.

Kanda non rispose; digrignò i denti in una smorfia di dolore, mentre uno dei due infermieri tagliava il giubbotto antiproiettile per toglierglielo, imbustandolo poi come prova insieme ai proiettili in esso conficcati.

- Qualche ammaccatura, niente di grave, ma faremo gli esami di routine per escludere eventuali lesioni interne. - li informò l'uomo, facendo adagiare il paziente sul lettino e sedendoglisi accanto; quindi segnalò al collega che poteva partire.

Lavi sorrise, sistemandosi dall'altro capo della barella e afferrando al ferito disteso su di essa una mano contro la sua volontà. Kanda aggrottò le sopracciglia, muovendo gli occhi per indicare silenziosamente la presenza di testimoni. Lavi lo ignorò.

- Sai, ho fatto un altro sogno. Ho sognato di sposarti. - affermò in tono serio, la voce pacata ma decisa. Kanda si bloccò di colpo, fissandolo allibito. - E i miei sogni si avverano sempre.

- Amen. - concluse il paramedico, mentre Lavi baciava senza vergogna il futuro sposo, incurante delle proteste di lui.

E al diavolo quel che avrebbe detto Bookman.

 

   
 
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