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Autore: Yu_Kanda    19/11/2013    1 recensioni
Lavi ha un dono: ciò che sogna si avvera. Solo che i sogni che fa sono molto particolari. Con il suo tutore, viaggia inseguendo la verità dietro quei sogni; finché non ne fa uno diverso dal solito che lo coinvolge personalmente, facendogli mentire al tutore ed infrangere tutte le regole che questi gli aveva imposto.
"Nessun sogno è mai solamente un sogno. Non i tuoi." gli aveva detto l'uomo tendendogli la mano. "Seguimi, ti insegnerò a dominarli."
[AU, YAOI, LaviYuu. Lievissimo accenno di Poker-pair]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest "Tropes & Clichés" indetto da Sysia-chan sul Forum di EFP]
[Fanfiction Classificata 2° e Vincitrice del premio "Stile" al Contest "Era un Sogno" indetto da Fabi_Fabi sul Forum di EFP]
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Frammenti di Visioni



Capitolo 4 : Io ti salverò, a qualunque costo

 

 

L'infermeria era vuota, maledizione! Kanda posò con attenzione il corpo esanime di Lavi sul lettino, cercando bende e cotone emostatico per sostituire la fottuta carta igienica che aveva dovuto usare come tampone di emergenza nel fottuto bagno. Forse alla fine giocava a suo favore che non ci fosse nessuno, ma lui non sapeva niente di ferite e non era in grado di valutare quanto profonde potessero essere, se fossero stati recisi o meno dei legamenti.

Osservò i polsi di Lavi, le incisioni apparivano fatte con una lametta, erano piuttosto ampie e... Accidenti! La lametta doveva essere rimasta in terra nel bagno! Se la trovavano insieme a tutto quel sangue ci sarebbe stata un'inchiesta! Doveva recuperarla e pulire, ma non poteva lasciare Lavi da solo.

- Kanda? Che sta succedendo? - si udì d'un tratto provenire dalla porta; la voce del professor Wenham lo fece letteralmente saltare per lo spavento. Stava per pregarlo di non dire nulla quando l'uomo lo scansò di lato, avvicinandosi al ferito. - Oh, mio Dio! - esclamò notando lo stato in cui era Lavi e le incisioni sui polsi.

- Può aiutarlo? - chiese Kanda, mostrando il disinfettante che aveva in mano e le bende. - Io... non so che fare.

- Quando ho trovato questa in terra nei bagni e sangue tutto intorno ho temuto fosse successo qualcosa, ma non immaginavo una simile follia. - disse il professor Wenham, mostrando la lametta e poi gettandola nella spazzatura. - Bisognerà dare una ripulita prima che lo vedano, ma anzitutto dobbiamo occuparci di lui. Fammi dare un'occhiata a questo casino. - aggiunse mentre esaminava i tagli, annuendo sollevato nel pulirli e disinfettarli. - Puoi tranquillizzarti, non sono profondi; un paio di punti e tornerà come nuovo. - Kanda espirò rumorosamente. Grazie al Cielo! L'uomo prese l'occorrente per suturare le ferite, quindi rivolse al suo studente uno sguardo severo. - Ora mi dici che è successo? C'entra Tyki Mikk in tutto questo?

- Non lo so. Non so perché Lavi abbia tentato il suicidio, non mi ha... detto nulla. - Kanda scosse tristemente la testa, osservando il dottor Wenham ricucire e bendare i polsi dell'amico. - Forse c'entra il professor Mikk e magari no, le voci girano e non ci sono prove.

Il giovane si soffermò per un attimo a osservare il corpo esanime di Lavi. Una vera fortuna che il loro insegnante di Chimica fosse anche laureato in medicina, sebbene restasse un mistero la ragione per cui aveva scelto l'insegnamento anziché l'esercizio della professione medica. L'uomo si avvicinò alla finestra, scostando la tenda con circospezione e sbirciando fuori.

- Dobbiamo portarlo via di qui. Se resta in infermeria ci sarà un'indagine e Lavi dovrà spiegare il perché del suo gesto sconsiderato. - disse; quindi sospirò, incontrando lo sguardo preoccupato di Kanda. - Un tentativo di suicidio gli rovinerebbe la carriera scolastica, lo spedirebbero dritto da uno strizzacervelli, oppure potrebbero addirittura espellerlo per salvare il buon nome della scuola.

- Può stare a casa mia; Tiedoll, il mio tutore, è fuori città. - si offerse subito Kanda, incontrando l'approvazione dell'insegnante. - Non lo saprà nessuno.

- Molto bene, affare fatto. Reever. - l'uomo porse la mano al giovane di fronte a lui, che lo fissò stupito. - Ora siamo complici di un crimine, puoi chiamarmi per nome. - spiegò il professore e sorrise, strizzando l'occhio per sdrammatizzare. - Coraggio, aiutami a sollevarlo, bisogna raggiungere la mia auto senza che ci notino. Penserò io a tornar qui per pulire quel disastro prima che qualcuno lo scopra, ora sbrighiamoci.

Kanda annuì con gratitudine. L'aiuto del professor Wenham era un vero colpo di fortuna; riuscire a cavarsela così a buon mercato poi, sarebbe stato un piccolo miracolo.

 

 

I fuggitivi riuscirono a raggiungere il parcheggio dietro la scuola non visti, trasportando Lavi come se si fosse sentito male. Kanda lo reggeva per la vita, tenendogli un braccio attorno al proprio collo e il professor Wenham lo sosteneva dall'altro lato. Per precauzione aveva infilato addosso al ferito la propria giacca e adesso ne stava srotolando le maniche, per coprire convenientemente le medicazioni che gli aveva applicato sui polsi.

Sistemarono il giovane privo di sensi sul sedile posteriore e Kanda salì accanto a lui per far sì che non si muovesse durante il tragitto. Restò chino su Lavi in modo che nessuno vedesse quali passeggeri il professor Wenham stesse trasportando nella sua auto e attese che questi mettesse in moto. Una volta usciti dal perimetro della scuola poté rilassarsi un poco; con cautela, si raddrizzò sul sedile, consentendo all'altro passeggero una posizione più comoda.

Giunti davanti a casa Tiedoll, i due cospiratori scesero dalla macchina e Kanda aprì la porta entrando dentro da solo per qualche minuto. Quando ne uscì, con l'aiuto del dottor Wenham portarono velocemente Lavi all'interno dell'abitazione.

Kanda fece strada verso la camera degli ospiti che aveva appena preparato, sul cui letto adagiarono il ferito, ancora incosciente. Il giovane sembrava febbricitante, il che non sarebbe stato affatto strano considerato il modo in cui si era ferito e l'ingente perdita di sangue. Wenham gli toccò la fronte con la mano, suggerendo poi a Kanda di prendere dell'acqua fredda e un piccolo asciugamano.

Lavi cercò di aprire l'occhio sano e vide un uomo chino su di lui, questa volta. Il sogno era cambiato? Era vivo o morto? Chi era costui? Oh, certo, ora lo riconosceva. L'aveva visto a scuola...

 

Went to school and I was very nervous
No one knew me
No one knew me”

 

D'improvviso si rivide il giorno che era arrivato alla Black Order Academy, nervoso e spaesato; solo e senza amici, con una missione impossibile da compiere e nessuno che conoscesse su cui poter contare.

L'uomo, quella persona che stava accanto a lui poco prima (o era lì adesso?), l'aveva accolto cordialmente nella sua classe, sì... era un insegnante.

 

Hello teacher tell me what’s my lesson
Look right through me
Look right through me”

 

Perché era lì con lui? Era realmente lì, o lo stava solo sognando? Sembrava voler dire qualcosa, forse era importante, ma... cosa poteva volergli insegnare ora? Era troppo tardi per rimediare ai suoi errori. Stava morendo.

Eppure, quell'uomo lo guardava come se gli leggesse direttamente nel cuore. Lavi cercò di mettere a fuoco l'ambiente circostante, c'erano delle ombre in movimento intorno a lui e... qualcosa di freddo e bagnato gli fu messo sulla fronte, da... Yuu.

Yuu sedeva vicino a lui, si stava prendendo cura di lui. Sorrise, cercando di afferrare quella mano che gli toccava la fronte. Una lacrima gli discese lungo la guancia, il suo unico occhio lo aveva tradito di nuovo e ora si ritrovava con la vista appannata. Ma la mano di Yuu stringeva la sua, oh, lui era ancora lì, al suo fianco.

 

And I find it kind of funny
I find it kind of sad
The dreams in which I’m dying
Are the best I’ve ever had
I find it hard to tell you
I find it hard to take
When people run in circles
It’s a very, very
Mad world
Mad world”

 

Cercò di ridere e finì col tossire, la voce di Yuu che lo cullava, simile a una ninna nanna. Che cosa buffa, stava morendo eppure era felice come mai prima d'allora. Ed era triste che proprio quei sogni in cui stava morendo rappresentassero per lui la cosa più bella che gli fosse mai capitata. Yuu era lì, poteva toccarlo, sussurrava alle sue orecchie; era tutto così difficile, affrontare le sue colpe e sostenerne il peso, sopportare il continuo ripetersi degli eventi di questo folle mondo.

Rise di nuovo e questa volta produsse solamente singhiozzi disperati. Yuu? Dov'era Yuu? Perché non poteva più vederlo?

- Fa' in modo che prenda questo antibiotico, vedrai che già domattina starà meglio. - disse l'uomo che era con Yuu. Lavi non vedeva nemmeno lui, ma sentiva le loro voci. Erano così vicine, così...

- Certo, Reever. - promise Kanda, lasciando che questi l'aiutasse a somministrare al paziente la prima dose e poi accompagnandolo alla porta.

- Se hai qualche problema chiamami. - si raccomandò ancora l'uomo, consegnandogli un biglietto da visita con il suo numero di cellulare.

- Non mancherò. Grazie di tutto, professore. - Kanda strinse la mano all'insperato benefattore, che era diventato suo complice per salvare la vita a Lavi.

- Di nulla. - rispose il professor Wenham e gli assestò una pacca sulla spalla, salutandolo poi con un cenno della mano. Aveva aperto la portiera dell'auto e stava accingendosi a salire a bordo, quando si voltò di nuovo verso di lui. - Ah, Kanda; mi raccomando, sii prudente e tienimi informato.

Kanda annuì di rimando, salutando a sua volta e poi rientrando di corsa in casa. Non voleva lasciare Lavi solo per troppo tempo, se si svegliava in un posto che non conosceva senza nessuno accanto sicuramente si sarebbe agitato, considerato anche quel che aveva appena fatto.

Una volta tornato nella stanza in cui il giovane riposava, Kanda si preparò per passare una notte da infermiere al capezzale dell'amico. Sistemò sul comodino medicine e quant'altro riteneva potesse tornargli utile durante quelle ore di forzata veglia; cambiò la compressa fredda sulla fronte del suo 'paziente' e controllò se fosse sveglio. Infine si sedette, occupando la sedia che aveva sistemato accanto al letto.

Guardandolo agitarsi nel dormiveglia non poteva fare a meno di pensare a quanto vicino fosse stato a perderlo; a perdere l'unica persona cui avesse mai tenuto in tutta la sua vita. Adesso era pentito aver deciso di tenerlo a distanza; gli aveva messo sotto sopra la vita con il suo arrivo e non si sentiva ancora pronto per accettarlo.

Inoltre, una relazione in quel momento non era l'opzione migliore. Era già stato rimproverato per aver trascurato i suoi assegnamenti, se voleva prendersi cura di Lavi avrebbe dovuto farlo di nascosto... Sospirando, cambiò l'acqua e poi ancora l'asciugamano bagnato, quindi cercò di distrarsi leggendo qualcosa, con scarso successo. Fino a che s'addormentò chino sul bordo del letto, il viso contro il braccio del giovane e la mano stretta su quella di lui.

Lavi aprì il suo unico occhio su un soffitto che non conosceva. Si sentiva così... debole. Subito si guardò attorno in preda al panico; quando cercò di muoversi, tuttavia, si rese conto di qualcosa che gli bloccava il braccio destro e... qualcuno gli stringeva la mano. Piegò la testa come poteva per vedere chi fosse e riconobbe una chioma corvina, sparsa parte sulle lenzuola e parte sul suo avambraccio. Yuu? Sì, era certamente lui! Yuu, Yuu gli era accanto e teneva la sua mano nella propria! Ne ricambiò la stretta, sicuro di stare ancora sognando; poi, con la mano libera carezzò i meravigliosi capelli del giovane.

Per tutta la vita aveva desiderato di avere sogni suoi, ora, finalmente, era stato esaudito. Nutriva un unico rammarico: che ciò accadesse mentre si trovava in punto di morte.

Kanda inarcò appena il collo, reagendo al movimento ritmico delle dita che gli si insinuavano fra i capelli, scompigliandoli; lentamente, sollevò il viso dal letto, incerto, confuso. I suoi occhi assonnati incontrarono quello febbricitante di Lavi e si spalancarono, allorché il loro proprietario realizzava che l'oggetto delle sue attenzioni era cosciente.

- Lavi! Come ti senti? - chiese immediatamente, spostandosi a sedere sul bordo del letto, senza tuttavia lasciare la presa sulla mano del giovane ferito.

Il modo in cui questi lo guardava era così strano, sembrava quasi che non credesse a ciò che vedeva. Probabilmente era colpa dell'ingente perdita di sangue che aveva subito, lo stato niente affatto lucido in cui si trovava. Forse nemmeno s'era reso conto di avergli intrecciato le dita fra i capelli...

Quasi intuisse ciò che pensava, Lavi spostò la mano dalle lunghe ciocche scure al suo volto, facendolo trasalire, sorpreso dal miscuglio di emozioni che leggeva in quell'occhio incredibilmente verde fisso su di lui.

- Yuu... - mormorò Lavi, muovendo lentamente la mano dietro il collo della visione che gli sedeva accanto. - Finalmente posso dirti...

Cosa?” si domandava Kanda con il cuore in gola, “Cosa vuole dirmi?”

Il giovane però non terminò la frase; forzò invece la presa sulla nuca della persona che amava, attirandola più vicino a sé e unendo a sorpresa le loro labbra. Kanda emise un'esclamazione soffocata di stupore e strinse di riflesso le dita su quelle di Lavi, che interpretò il suo dischiudere la bocca come un invito ad approfondire il bacio.

- Ti amo, Yuu. - gli disse appena si separarono, ignorando le conseguenze di una simile, avventata dichiarazione. Era il suo sogno, e a quel punto non aveva più paura di dire ciò che sentiva per Yuu. Continuò a fissarlo con espressione adorante, tendendo la mano verso di lui, quella stessa mano con cui l'aveva catturato poco prima per avvicinarlo a sé. - Yuu... - mormorò ancora, richiudendo l'occhio ed emettendo un suono molto simile a un singhiozzo.

La confessione inaspettata lasciò Kanda un tantino; non sapeva che dire, che fare. Guardava Lavi come se non fosse cosciente della sua presenza lì con lui. Sapeva che non si rendeva conto di ciò che faceva, che probabilmente vaneggiava e la mattina seguente, passata la febbre, non avrebbe ricordato una sola parola di ciò che aveva rivelato o sentito.

Se solo fosse stato consapevole di quel che diceva... Kanda prese un profondo respiro, scostando i capelli appiccicati dal sudore sulla fronte del giovane.

- Sono qui accanto a te, Lavi. - disse infine, abbracciandolo forte. - Accanto a te.

 

 

Passi circospetti risuonavano per i corridoi deserti della Black Order Royal Academy. A quell'ora della sera non avrebbe dovuto esserci nessuno nella prestigiosa scuola, eppure da un po' di tempo a quella parte, per svariate ragioni, i visitatori notturni abbondavano nelle sue aule.

L'ultimo della lista, mentre camminava con una certa premura verso la sua destinazione, portava con sé un'attrezzatura assai inusuale per un docente, segno che andava a svolgere tutt'altro genere di mansioni, segretamente e a un'ora oltremodo sospetta.

La luce della torcia che l'uomo puntava sul pavimento per guidare i propri passi era fioca, ma più che sufficiente a tradirlo, se qualcuno si fosse trovato nei paraggi. Il che rendeva l'intruso ancora più guardingo nel suo incedere.

Infine raggiunse la sua meta, entrando in una stanza e posando l'armamentario che trasportava sul pavimento di piastrelle, accingendosi a esplorarlo con l'ausilio della torcia elettrica.

La luce si accese d'improvviso e una voce familiare lo salutò in tono sarcastico, facendolo voltare con il cuore in gola verso il proprietario di lei.

- Buona sera, professor Wenham, qual buon vento la conduce qui a un'ora così tarda? - chiese l'intruso, accompagnando la domanda con un sorrisetto scaltro, quasi conoscesse già la risposta.

Reever si guardò attorno in preda al panico, ma trovò ogni centimetro di quei bagni pulito come uno specchio. Niente lasciava indovinare ciò che vi si era consumato solo qualche ora prima, ogni traccia di sangue era sparita, ogni impronta, tutto appariva immacolato e un forte odore di candeggina impregnava l'aria.

Chi poteva essersi preso la briga di ripulire? Possibile che fosse stato proprio lui, l'uomo più chiacchierato della scuola? E perché mai affannarsi per coprire un misfatto che non dipendeva da lui?

- Professor Mikk. Potrei rivolgerle la stessa domanda. - obiettò Reever, ricomponendosi dopo lo spavento preso.

Il sorriso dell'altro s'allargò e con una mano si ravviò i capelli corvini, che gli ricadevano in ciocche sulla fronte, scoprendo dei bizzarri tatuaggi neri a forma di stigmate che solitamente nascondevano.

- Passavo di qui ed ho sentito dei rumori. - rispose con una scrollata di spalle, come se non fosse per nulla importante né sospetto che entrambi si trovassero nella scuola a notte fonda.

Reever scrutò il professor Mikk, cercando d'indovinare cosa potesse volere da lui in cambio del silenzio sul quell'intrusione post lezioni, perché di certo l'uomo stava per dettargli le sue condizioni. Altrimenti perché palesarsi volontariamente a lui, lasciando intendere, in modo peraltro molto chiaro, che aveva avuto parte nell'occultare le prove di un incidente così scomodo come un tentato suicidio?

- Credevo... di aver scordato di fare una cosa. - si giustificò Reever, abbandonando l'armamentario che s'era portato dietro nel ripostiglio dell'inserviente. Mikk sogghignò, compiaciuto.

- Oh, non si preoccupi, ci ho pensato io. - rivelò, godendo dello sguardo allarmato rivoltogli dal suo attuale interlocutore. - Mi auguro che il nostro comune amico stia bene. - aggiunse, voltandosi per andarsene e salutando beffardo con un cenno della mano.

- Mikk, aspetti! Perché? Perché si dà tanta pena? - lo richiamò Reever. Non riusciva a credere che qualcuno losco come lui non avesse un secondo fine, e voleva costringerlo a uscire allo scoperto.

Mikk però pareva essere assai più furbo di quanto non l'avesse giudicato; rise sommessamente, lanciandogli uno dei suoi sguardi complici che lasciavano ben poco spazio alle speculazioni. Non si sarebbe mai tradito.

- Perché? Mio caro professore! Perché, il benessere dei miei studenti mi sta molto a cuore. - rispose, toccandosi la suddetta zona in maniera teatrale. - A proposito, può chiamarmi Tyki. Professor Mikk è così disgustosamente formale, non trova, Reever?

Il professor Wenham incassò quella dichiarazione senza replicare, molto più preoccupato di poter essere sorpresi lì dentro che di tutto il resto. Seguì Mikk con lo sguardo mentre si allontanava e subito spense la luce, incamminandosi a sua volta verso l'uscita.

Bè, almeno non intendeva ricattarlo e questo era assai consolante. Per ora.

 

 

Kanda continuò a vegliare su Lavi in silenzio, finché questi non chiamò di nuovo il suo nome ad alta voce, in maniera più lucida adesso. Subito si alzò dalla sedia, per fare in modo di essere nel campo visivo del giovane e rassicurarlo sul luogo in cui si trovava.

- Sono qui, Lavi. Come ti senti? - chiese per prima cosa, sperando questa volta di ottenere una risposta chiara.

- Yuu... - ripeté ancora Lavi, continuando a guardarlo come se fosse un'apparizione. - Sono... vivo?

Kanda avrebbe proprio voluto pigliarlo a pugni per quella domanda stupida, per la paura che gli aveva fatto prendere, ma soprattutto per il bacio che gli aveva dato e che ora lo tormentava. Non sapeva se era il caso di parlargliene, se ricordasse o meno ciò che aveva fatto, le parole che gli aveva detto...

- Che. Mi sembra piuttosto evidente che sei vivo e vegeto. - brontolò in tono seccato, preparando la medicina che Reever gli aveva raccomandato di far prendere al loro paziente idiota. - Ingoia e bevi. - ordinò, porgendogli la pillola e un bicchiere d'acqua.

Lavi la prese senza protestare, fissandola un istante nel palmo della mano prima di afferrare anche il bicchiere. Si sentiva terribilmente inutile; e stupido; e impotente...

- Mi dispiace. Non volevo crearti problemi. - mormorò, dopo aver mandato giù medicina e acqua. Poi lasciò lo sguardo vagare per la stanza. - Sono... a casa tua? - chiese.

Kanda annuì e gli raccontò di come lo avesse trovato nei bagni della scuola, del modo rocambolesco in cui l'avevano trasportato fin lì e del patto stretto con il professor Wenham. Infine, gli disse che sarebbe rimasto a casa sua finché non si fosse ripreso abbastanza da tornare a scuola.

Lavi sorrise. Era così felice di poter stare vicino alla persona che amava, anche se non osava dirglielo, a parte... in sogno. Nell'istante in cui il pensiero attraversò la sua mente, un brivido gli corse lungo la schiena: era stato davvero solo un sogno? Yuu sedeva lì, accanto a lui. Però lui non rammentava granché di ciò che era successo la notte precedente, e... molte parti del racconto di Yuu coincidevano con il poco che ricordava.

Eppure... se l'aveva davvero baciato, come mai non si dimostrava furioso con lui? Perché non lo affrontava chiedendogli spiegazioni? Lavi si impose di non pensarci per il momento, si sarebbe occupato della questione appena fosse stato meglio. Frattanto, avrebbe goduto delle cure di Yuu. Si sentiva terribilmente egoista per questo, ma non poteva farci niente.

 

 

In cucina, Kanda si chiedeva come dovesse comportarsi ora con Lavi. Pretendere delle spiegazioni sul suo gesto? Far finta di nulla? Era una situazione frustrante, oltre che completamente assurda. Dopo che il giovane si era riaddormentato, aveva deciso di scendere al piano giorno per riflettere un po', ma pareva aver soltanto peggiorato il suo nervosismo.

Restava convinto che quel Mikk gli avesse fatto qualcosa, che Lavi potesse addirittura essersi offerto come sacrificio per proteggere lui. In ogni caso, non poteva permettere che tornasse al dormitorio, almeno finché tutta la storia non fosse stata chiarita. Avrebbe fatto in modo che restasse a casa sua, volente o nolente.

Adesso era il caso di preparargli qualcosa da mangiare, dopo di che sarebbe passato alle domande; e sperava che l'amico fosse sincero con lui.

Entrando in camera vide che Lavi dormiva ancora serenamente. S'avvicinò in punta di piedi e posò il vassoio con il pranzo sul comodino, poi sedette accanto a lui, facendo ben attenzione a non svegliarlo. Gli toccò la fronte: la febbre era passata.

Meno male,” pensò mentre riponeva il piccolo asciugamano nel bacile appoggiato sul comodino, accanto al letto.

Non aveva osato rimuovere la benda che Lavi portava sull'occhio destro senza il suo permesso, nonostante pensasse che fosse scomodo dormirci. Lui non sembrava infastidito dall'averla addosso durante il sonno, quindi stava bene dov'era; l'avrebbe tolta da solo, se ne avesse sentito la necessità.

Kanda sospirò piano. Lavi sembrava così innocente quando dormiva, eppure da sveglio procurava un sacco di problemi e preoccupazioni a tutti. La cosa più ridicola? Non riusciva a essere arrabbiato con lui! Si chinò sul giovane assopito, cercando di non pensare a quanto spregevole fosse da parte sua fargli una cosa del genere mentre era incosciente. Esitò un attimo, ma alla fine non poté resistere alla tentazione di posare ancora le labbra su quelle di Lavi.

Il secondo contatto gli parve addirittura più emozionante del primo, tanto che non si rese conto subito che Lavi lo stava ricambiando, muovendo la bocca a incontrare la sua. Fu solo quando le braccia dell'altro giovane lo strinsero e dischiuse le labbra per dargli accesso che realizzò la situazione e si tirò indietro di colpo, un'espressione inorridita sul viso.

- Io... - iniziò a dire, confuso e mortificato. S'interruppe, non sapendo in che modo giustificarsi. Prese fiato e deglutì a vuoto, fissando il viso di Lavi, che specchiava perfettamente la sua espressione sconvolta. - Mangia... torno... dopo. - borbottò, uscendo a passo svelto dalla camera.

- Yuu! Aspetta! - vedendolo andarsene così, Lavi ritrovò la voce e insieme a essa il coraggio delle sue azioni. Doveva spiegargli, scusarsi con lui; confessare tutto. - Mi dispiace, io... non volevo! - gli gridò dietro, ma si sentiva troppo debole per tentare di seguirlo, quindi ricadde mollemente sul letto, coprendosi il viso con le mani.

Credeva si trattasse del sogno fatto la notte prima, invece aveva afferrato davvero Yuu e l'aveva baciato, per forza era così sconvolto! Ora non gli restava scelta, doveva dirgli la verità. Sempre che fosse riuscito ad alzarsi e andare da lui, perché dubitava molto che dopo quanto accaduto Yuu sarebbe tornato.

D'accordo, sono un idiota,” si rimproverò mentalmente. “Ora mangio e poi mi trascino da lui, a costo di strisciare per le scale!”

Ora che la decisione era presa, si dedicò con impegno a quel che Yuu gli aveva preparato e, suo malgrado, non poté evitare di pensare che avesse cucinato apposta per lui, sentendosi ancora più in colpa per come l'aveva ricompensato dell'aiuto.

 

 

Kanda sedeva in soggiorno, le gambe accavallate e la testa sprofondata sullo schienale del divano, immobile a fissare il soffitto, le braccia incrociate strette sul petto. E adesso? Che cosa avrebbe detto a Lavi per giustificare il suo comportamento? Non poteva biasimarlo se avesse deciso di non rivolgergli più la parola... Aveva fottuto tutto. Quella era l'unica amicizia cui tenesse veramente ed era riuscito a mandarla all'aria in maniera magistrale. Permettere all'attrazione che provava per il suo migliore amico di avere la meglio su di lui, non se lo sarebbe mai perdonato.

Non era mai stato bravo a relazionarsi con la gente, men che meno con le amicizie in generale... A dire il vero, riteneva non gli fosse necessario, non ne aveva mai sentito il bisogno; ma adesso, dopo aver incontrato Lavi, adesso sì. Lo sentiva e il doversi limitare gli provocava una frustrazione davvero fastidiosa, non riusciva a ignorarla e sopprimere la vocina nella sua testa che l'invitava a 'fare come gli pareva'.

Un rumore brusco sulle scale lo riscosse da quelle recriminazioni, facendogli sollevare la testa di colpo. Lavi! L'idiota si era alzato nelle sue precarie condizioni, non poteva crederci!

Kanda scattò subito verso di lui prima che rovinasse giù, procurandosi altre ferite. Aveva mosso solo qualche passo che il giovane si piegò su sé stesso; le gambe gli avevano ceduto e si era ripreso giusto in tempo, prima di ruzzolare giù per i gradini.

- Yuu, ti giuro, mi dispiace! - disse con enfasi, cercando di scusarsi dalla sua posizione instabile, disperatamente aggrappato alla ringhiera.

Kanda fece appena in tempo a raggiungerlo prima che le forze gli venissero a mancare del tutto e lo sorresse senza esitazione, imprecando più o meno silenziosamente. Lavi si afferrò a lui con tutte le energie che gli erano rimaste, respirando affannosamente.

- Idiota, che ti è saltato in mente di alzarti, debole come sei per tutto il sangue che hai perso! - scattò Kanda senza pensare, cercando di fargli scendere il resto delle scale, ma il giovane lo abbracciò più stretto, rifiutando di muoversi.

- Yuu, perdonami. Non volevo approfittarmi di te, davvero! - esclamò tutto d'un fiato, allontanandosi poi quanto bastava per sollevare una mano e posarla sul viso di Kanda, forzandolo dolcemente a guardarlo. I suoi occhi erano pieni di stupore, l'espressione mostrava solo confusione. Lavi ne fu spaventato, non voleva assolutamente che l'odiasse. - Io... possiamo parlarne un momento? Per favore... - mormorò in tono supplice.

Kanda annuì lentamente, guidandolo fino al divano e aiutandolo a sedersi; si sistemò accanto a lui, in attesa, il cuore in subbuglio. Lavi stava cercando di dirgli che pensava di essere il colpevole del bacio che lui gli aveva dato? Perché mai?

- Ti ascolto. - rispose semplicemente, cercando di non tradire le proprie emozioni.

- Io... credevo di stare sognando. Avevo già fatto quel sogno, così non mi sono reso conto che... ti stavo forzando a baciarmi. - Lavi serrò i pugni, fissando mestamente il pavimento. - Dio, non posso credere di averlo fatto davvero. Eri chino su di me e... ti ho afferrato. Sono mortificato. Ti prego... non odiarmi!

Kanda gli rivolse un'occhiata stupita, senza parole, cercando d'interpretare ciò che aveva appena sentito; se Lavi pensava di sognare, per giunta confessando che era la seconda volta, questo significava che anche mentre era febbricitante sapeva quel che faceva? La comprensione si fece strada nella mente di Kanda e il cuore parve fermarglisi nel petto. Posò lentamente una mano sulla spalla di Lavi.

- Guardami. - gli ordinò, scuotendolo lievemente. Il giovane esitò, prima di voltarsi verso di lui con movimenti lenti. - Stai dicendo che quello che hai mormorato dopo che mi hai trascinato su di te lo pensavi veramente?

- N-No, a-aspetta un attimo... non stavo sognando? - balbettò Lavi, rendendosi improvvisamente conto di quanto grave fosse il danno che aveva fatto. Kanda si limitò a scuotere la testa. - Oddio... Io... io non volevo che lo sapessi così. Non così... - una lacrima solcò la guancia del giovane e questi si prese il viso fra le mani, piegandosi su sé stesso, singhiozzando senza controllo.

Questo era... incredibile. Kanda non avrebbe mai immaginato di essere ricambiato, credeva sinceramente che quell'imbarazzante problema fosse soltanto suo. Non poté negare di sentirsi molto sollevato di sapere che avrebbero affrontato insieme le conseguenze del gran casino in cui stavano per cacciarsi. Doveva anche ammettere, suo malgrado, d'essere incredibilmente felice di scoprire che, dopotutto, non si trattava esattamente della catastrofe che gli era parsa all'inizio. Magari potevano trovare un compromesso fra i loro sentimenti e la società in cui dovevano vivere.

Si avvicinò a Lavi, attirandolo contro il suo petto e passandogli le dita fra i capelli con fare rassicurante: era il momento di essere sincero, per una volta.

- Chi ha detto che ti odio? Sono stato io a baciarti la seconda volta, tu... ti sei solo svegliato mentre lo facevo. - confessò, abbracciandolo.

La sua vita sarebbe cambiata radicalmente ora, ma Kanda non poteva proprio dire che gli dispiacesse. Anche se... adesso il rapporto che aveva con il giovane sarebbe diventato ancora più complicato da gestire.

Lavi smise di piangere all'istante e a momenti anche di respirare, nell'udire quella dichiarazione da parte di Kanda. Sollevò la testa per guardarlo negli occhi, realizzando che invece di fulminarlo sul posto gli sorrideva. A modo suo, certo, le labbra serrate come sempre, ma gli angoli della bocca erano sollevati. Decisamente sorrideva.

- I-Io... Tu... - farfugliò, nel tentativo di ottenere una conferma su quanto credeva di aver sentito dalla viva voce di Yuu; questi annuì, lasciandolo a bocca aperta.

- Sì. - confermò, approfittando di quell'invito involontario per assaporare di nuovo l'euforia di baciare la persona alla quale si era reso conto, a dispetto di ogni sforzo fatto per impedirselo, di voler bene.

Seppur colto di sorpresa, Lavi non si fece pregare per ricambiare completamente quel bacio, ora che era cosciente a pieno di non stare immaginando tutto quanto. Durò appena mezzo minuto, forse un po' oltre, eppure entrambi ne furono più turbati di quel che avevano creduto all'inizio.

Rimasero abbracciati a lungo senza dire una parola, ognuno preoccupato di trovare un modo indolore per spiegare la situazione ai rispettivi tutori; c'era poco da fare, prima o poi avrebbero dovuto dirglielo.

- Perché l'hai fatto? - la voce di Kanda ruppe d'improvviso il silenzio.

Era giunto il momento di scoprire il motivo che aveva spinto Lavi a tentare il suicidio. No, in realtà voleva sapere perché, se davvero l'amava, avesse deciso di lasciarlo così. Solo, com'era prima d'incontrarlo.

- Fatto? I-Io credevo avessi capito... ti amo... - rispose Lavi confuso, affondando le dita di riflesso nella camicia di Kanda.

Il giovane emise un suono rassegnato; com'era possibile che qualcuno tanto intelligente potesse essere anche tanto ingenuo? Scosse la testa, rinunciando a capire, e unì le loro fronti, scompigliando i capelli di Lavi con la mano che aveva usato per avvicinarlo a sé.

- Non quello che stai pensando, idiota. - disse in tono di rimprovero; si aspettava che il sopracitato idiota fosse più sveglio a capire a cosa si riferiva. Gli afferrò un polso, sollevandolo fino a portarlo in contatto con i loro visi. - Spiegami che significa questo.

Una smorfia di dolore percorse il viso di Lavi alla pressione decisa di quelle dita, sottili ma forti, sulla ferita che il bendaggio nascondeva. Già; s'era dimenticato del gesto folle che aveva compiuto. Non sapeva che scusa inventare... non poteva dire a Yuu chi era e cosa faceva, e di certo non poteva dirgli che era lì abbracciato a lui adesso soltanto perché aveva sognato la sua morte!

- I-Io preferirei non parlarne... è... una cosa molto personale. - mormorò, abbozzando un sorriso implorante; Kanda sospirò, lasciando la presa sul polso fasciato.

- Sta bene. Aspetterò che tu ti senta pronto a dirmelo. - concesse; si scostò da quello che ora era diventato molto più di un semplice amico e si alzò, aiutandolo a fare altrettanto. - Coraggio, devi riposare ora. Ti riporto in camera.

Immaginava che non avrebbe ottenuto subito delle risposte, tuttavia la definizione di 'cosa molto personale lo portava sempre di più a convincersi che potesse essere il professor Mikk la causa di tutto. Ancora una volta, le mille dicerie sul conto dell'uomo sembravano sempre più fondate.

- Grazie, Yuu. Resterai con me, vero? - domandò Lavi mentre lo sorreggeva; nel vedere la sua espressione affatto compiaciuta gli rivolse uno sguardo supplice da spezzare il cuore.

Quando si comportava così lo faceva sentire strano, non riusciva a dirgli di no. Kanda annuì e il viso di Lavi s'illuminò all'istante; senza protestare, si lasciò ricondurre nella stanza degli ospiti e mettere a letto.

   
 
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