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Autore: ljkeagorilla    19/11/2013    0 recensioni
«se solo la vita fosse facile quanto scrivere, le prime parole, come le ultime le hai sempre e soltanto tu.»
Dedicato a tutte quelle ragazze,
autolesioniste, bulimiche [...]
leggete, spero tanto vi piaccia, a presto.
baci, Giulia xx
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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If I die today, you will notice me..?
I. L'inizio di una nuova apparente vita.

Non ero per niente eccitata all’idea di passare il mio terzo, quarto e quinto anno di liceo a Melbourne. Anzi, in Australia. Ma è sempre meglio dell’Inghilterra, o dell’Italia. O almeno  quello che spero.
Per la lingua non c’era il problema, perché mio padre ha origini australiane e mi ha insegnato a parlare inglese sin da piccola. E poi qui, a Melbourne non ho nessuno, apparte mia zia, che non mi ha mai accettato in famiglia. Un bel passo no?
Questa mattina, riparte il rumore della sveglia che come sempre non sento.
«SUMMER ALZATI.» urla mia zia.
Metto le coperte sopra la faccia per coprirmi dai raggi del sole che entravano dalla finestra e andavano a finire sulla mia faccia.
Mi alzai, e feci colazione.
Non ero eccitata di andare in questo college, che college no era. Aveva solo gli armadietti, come penso tutte le scuole qui. Magari sono troppo abituata all’Italia, dove non c’era la carta ogenia in un fottutissimo bagno.
Poi ho soprattutto paura delle persone, da come potrebbero giudicarmi.
Semplicemente per il fatto che so come sono fatte certe persone, che ti vedono una volta e ti criticano, ti rendono la vita impossibile.. oh quante volte che mi è successo, e spero che ora che io sia qui, in Australia, a Melbourne per la precisione, spero vivamente che non siano come in Italia o  in Inghilterra, e che qui possa finalmente ricostruirmi una vita, nel senso, farmi tanti amici, ma veri. Se no finiamo sempre punto a capo.
Tutti gli amici che avevo erano falsi e mi parlavano alle spalle, come non si può fare se no?
Non sono magrissima, sono robusta, bassa, brutta.
L’unica cosa che ho di bello sono i miei occhi quasi color ghiaccio.
Anche a me spettava qualcosa di bello per fortuna, anche se si sono risparmiati molto.
Tralasciando questi discorsi, nel mentre che pensavo a tutto questo, ero entrata nel ‘college’, e in sostanza, dovevo trovarmi alle 9:10 davanti alla presidenza per le chiavi degli armadietti.
Però, cacchio, sono già e 15 e sono in ritardo!
Corro verso una meta non molto precisa, con la convinzione di arrivare in presidenza.
Ovviamente mentre correvo, ci mancava la scenata a tipo film, che io mi sbatto con qualcuno.
E ovviamente è proprio quello che succede, vado a finire contro una ragazza tutta tette rifatte, che quasi non gli si vedeva il collo, e questa deficiente ha i coraggio di dirmi:
«hei, stai un po’ attenta a dove metti piede moby dick.»
Sgrano gli occhi e tutta la scuola ha gli occhi puntati su di me e quella che dovrebbe essere la racchia della scuola cioè quella più quotata.
Non ho il coraggio di rispondere, è come temevo, pure qui non starò bene, un'altra volta.
Faccio per andarmene ma una mano mi ferma, mi giro di scatto e trovo un ragazzo alto più o meno come me, occhiali da sole con montatura Ray-Ban che non ho ben capito cosa se li tenga a fare a scuola, capelli un po’ lunghetti a caschetto, biondino quasi ossigenato che sembrava tinto, e portava una camicia a quadri.
Mi volto e dico molto secca:
«e adesso cosa vuoi tu?» - senza rendermi conto di quello che avevo detto - «hai anche tu da insultare per caso?» dico con una voce apparentemente scocciata,(e con un marcato accento italiano, anzi sardo) anche se dentro volevo morire.
«veramente ti ho fermata per chiederti scusa per quello che ha detto Charlotte, a volte esagera.»
«emh.. oddio scusami, non volevo risponderti in quel modo.» dico toccandomi la nuca.
«hahaha, dai non c’è problema.. dove stavi andando?»
«emh.. veramente cercavo la presidenza, e sarei in ritardo..»
«okay, allora vieni!»
E iniziammo a correre, lui mi prese a mano e mi trascinò fino a dentro la presidenza.
Una volta davanti alla presidenza, apre la porta e mi spinge dentro, io mi giro e lo fulmino con lo sguardo, e lui si toglie gli occhiali, e mi fa un occhiolino con i sui occhi color nocciola chiarissimo, quasi come la sabbia del deserto.
Mi rigiro e mi diriglo verso la cattedra dove è seduto il preside, mi dice con voce amichevole, anche se lo fanno tutti:
«Buongiorno signorina.. Hamilton?»
«Si, buongiorno signor preside.»
«come vede questo è il suo nuovo liceo, spero si trovi bene, queste sono le chiavi dell’armadietto, le tenga bene.»
«grazie mille» - dico prendendo le chiavi dell’armadietto - «lo terrò più in ordine possibile»
«perfetto, credo non ci sia altro da dire, a presto signorina» dice sorridendo, l’unico preside che lo fa, e sembra anche simpatico veramente.
«arrivederci signor preside» ribatto ricambiando il sorriso, e poi mi dirigo vero l’uscita della presidenza.
Non c’è un anima viva in corridoio, ancora meglio,invece mi sbagliavo.
Trovo il biondino di poco fa, appoggiato al muro affianco alla porta della presidenza.
Mi faccio coraggio:
«eemh.. che,che ci fai qui?» dico con voce fioca e tremolante.
«ti aspettavo» - dice sorridendomi - «mi hanno espressamente chiesto di farti fare un giro per la scuola, quindi per saltare le ore di lezione di quella zoccola di fisica, ho accettato» afferma, e dopo questo inizia una risata calorosa.
Come potevo non ridere, aveva una risata contagiosissima, quindi accennai una piccola risata anche io.
Subito dopo, mi portò in giro per la scuola, e io sbatto il piede contro qualcosa, secondo me mi vogliono morta oggi:
«cazzo porca troiaa» dico senza accorgermene in italiano.
«cosa hai detto scusa?»
«scusami tanto, era italiano.. mi sono un po’ confusa.»
«oddio, sei italiana?» ribatte subito dopo lui scioccato.
«emh.. si.»
«come è l’Italia?»
«dipende da che punti la vedi, secondo me come organizzazione politica e altro di questo campo è proprio schifosa, ma se la guardi dalla parte dei monumenti è un  bello stato» dico, e lui mi fissa attento a quello che dico.
«tu precisamente di che parte sei dell’Italia?»
«Sardegna, per questo se mi ascolti attentamente metto tantissime doppie hahaha» e rido, senzo motivo, molto bello.
«si un po’ si nota..»
«lo sapevo, e invece tu?»
E continuammo a parlare fino alla fine delle lezioni, e uscii dalla scuola per andare verso il cancello, uscire e tornare a casa per rilassarmi sul letto.
Però quasi fuori dal cancello, mi fermò il biondino di prima:
«ehi, aspetta un secondo, come ti chiami?»
«io mi chiamo Summer e tu?»
«io mi chiamo Josh, piacere allora hahahaha»
«beh, okay piacere hahaha»
In lontananza voci che gridavano Josh, quindi ci salutammo e io uscii dal cancello, finalmente, per andare a casa.


***
ehi, questa è la mia prima storia, e di conseguenza questo è il primo capitolo di essa, quindi, buona lettura e spero che i capitolo abbia molte recensioni e vi piaccia.
a presto.
baci, Giulia c;

 
  
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