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Autore: Sundance    28/04/2008    8 recensioni
Era il 28 Aprile 2008. Era da poco tramontato il sole. Ed era il suo compleanno. Sedeva alla scrivania di camera sua, senza immaginare che a qualche chilometro di distanza, le forze di Neverland si fossero messe a lavoro...
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cecilia alzò il capo dalla scrivania e lanciò un'occhiata al cellulare.
Il display si illuminava ad intermittenza, mentre 'quell'aggeggio', come lo chiamava spesso, vibrava come un forsennato. Lasciò andare un sospirone, prese in mano il telefonino e dando un rapido sguardo allo schermo sorrise, un pò rasserenata:
"Pronto?"
"Scendi, neo-diciannovenne, che ti s'aspetta solo te."
Subito si rabbuiò. Non capiva perchè, non lo avrebbe saputo spiegare, ma le sembrò un attacco a sorpresa. Ma nell'arco d'un attimo la sensazione era già dissolta:
"Jo? Dove sei?"
"Piazza Santa Croce, tesoro."
"Ah... Eh?!"
"Essì, hai capito."
"E chi è che m'aspetta?"
"Io. E il tuo regalo, ovvio."
"Te sei pazza!"
"Eccerto, sennò sarei normale, sai che palle. Scendi, scendi..."
"Ma che vuol dire scendi?"
"Alza le chiappe e portale qui: semplice, lineare, facile da ricordare. Viva Captain Sparrow!"
Cecilia scoppiò a ridere, annuendo al telefono come se l'altra potesse vederla.
"Va bene, dammi almeno venti minuti, devo arrivare fin lì in bus..."
"Nein, non hai capito. Tu scendi. A portarti da me ci pensa qualcun altro."
"Eh? Ma che..."
"A-ha! Frena la curiosità, darling. Su, scendi le scale e apri il portone, al resto penso io."
Click.
Cecilia guardò il cellulare con aria stranita, come se quello potesse spiegarle esattamente cosa stava accadendo. Si passò le mani sulla fronte, massaggiandosi le tempie e cercando una spiegazione plausibile. Niente da fare. Però, visto che ormai si era incuriosita, prese il giacchetto e uscì da camera sua. In quella, sua sorella le si piazzò davanti:
"Buona lì. Vestiti decentemente e truccati."
Per un attimo Cecilia la guardò allibita, poi scoppiò a ridere: "Io? Trucco? Ma sei di fòri? E poi scusa, vestita così non va bene?"
"Ma almeno una gonna..."
"Ma siamo matti?!"
"Ok, almeno mettiti i pantaloni neri, son più da sera."
E chiuse la porta. Cecilia sempre più sbigottita fece meccanicamente quel che le era stato detto e indossò un paio di pantaloni neri sulla maglia color panna, a rombi colorati, poi uscì nuovamente dalla camera e uscì di casa. Davanti al portone, nella macchina accesa, sua sorella la aspettava. Le fece cenno di salire e Cecilia ubbidì, come un'automa. Poi la parlantina e la curiosità si rimpossessarono di lei:
"Ma che è? Dove si va? Cos'è 'sta storia?"
Sua sorella sorrise sibillina e rispose: "No comment, tanto non dirò niente" e per quanto facesse, Cecilia non riuscì ad ottenere altro che vaghi sorrisini compiaciuti.

Piazza Santa Croce brillava nella luce incerta della sera e degli ultimi fiochi bagliori del tramonto già offuscato. Al posto dei raggi solari, mille e mille candele luccicavano allegramente, scoppiettanti come infiniti piccoli fuochi, senza spegnersi mai, neppure per un alito di vento più forte. Ad ogni lampione, ad ogni cartello erano attaccati festoni multicolori, e una pioggia di scintille dorate cadeva da un grande striscione dai caratteri cubitali su cui era scritto, a mò di graffito:
"Happy Birthday Ce!"
Davanti al portone della Chiesa, quattro ragazze di differente altezza e aspetto attendevano, in sgargianti abiti dal taglio fantasy dotati di ali che si intravedevano dietro le loro spalle, e coroncine di fiori dai diversi colori sui capelli. Ognuna teneva saldamente nella mano destra una bacchetta, chi con la punta a stella, chi a diamante, chi a fiore e chi a spirale, tutte ugualmente lampeggianti, e nella sinistra una busta o una scatolina incartata a regalo.
Cecilia scese dalla macchina spalancando occhi e bocca, totalmente colta di sorpresa. Le quattro, nonostante si vedesse quanto cercavano di trattenersi pur di non scoppiare a ridere, iniziarono a canticchiare a modo loro:
"Tanti Auguri a Te,
Tanti Auguri a Te,
Tanti Auguri a Cee,
Tanti Auguri a Te!"
La più alta, con un sorriso furbo, si staccò dal gruppo e accese uno stereo poggiato su un tavolo alle sue spalle - colmo di bottiglie e bicchieri e una serie di torte - che inondò la piazza di musica allegra e festaiola, diffondendo la medesima canzoncina in versione moderna e ritmata per le vie vicine. La fata dai capelli lunghi e lisci color notte fece scoppiare allegramente i festoni giapponesi da cui uscirono stelle filanti, imitata dall'altra fata con la frangetta sugli occhi e un sorrisone divertito. Infine l'ultima, la più bassa delle quattro, si fece avanti e schiarendosi la voce con finta aria importante annunciò:
"Benvenuta alla tua festa di compleanno, tesoro!"
"No... ma... ma voi siete pazze..." riuscì a sillabare Cecilia, e a quest'affermazione le quattro ragazze scoppiarono a ridere, correndole incontro e abbracciandola. "Mille auguri!" "Buon compleanno Cioppe!" "Tesoro, auguroni!" "Felici diciannove anni fata!"
E la stringevano, arruffandole i capelli, ridenti e serene, tendendole i pacchetti e salutando con la mano la sorella maggiore che ricambiò allegramente divertita, infilando i regali in macchina e appoggiandosi alla portiera a guardare Cecilia circondata e assaltata dalle Vagabonde.
"Jo, prendile!" ordinò Emy, e Jo non se lo fece ripetere due volte, correndo verso il tavolo e afferrando da una busta un paio di ali argentate, che subito vennero posizionate sulla schiena di Cecilia nonostante le proteste dell'interessata.
"Oh, è una festa e noi siamo le fate madrine, fai la brava e dacci retta!" esclamò Andy annuendo vigorosamente.
"Ma che c'incastro io, le fate siete voi!" provò a ribattere la festeggiata, in realtà trattenendo le lacrime per la commozione.
"Non si discute!" affermò Brandy allegramente, lanciando un'occhiata a Emy, che annuì.
"Jo, giacchè i cani ti amano, vai a prendere il nostro amico."
"E che è, fo la dogsitter e nessuno me l'ha detto?" replicò quella sghignazzando e sparendo dietro la Chiesa, condividendo la stessa emozionata euforia delle altre tre, che sapevano cosa attendeva Cecilia. La quale, notando i loro volti molto luminosi e fin troppo indecifrabili, sibilò sospettosa:
"Oh, che m'avete preparato?"
"Tranquilla e goditi la festa" fece Andy, cercando di restare seria, con molto poco successo.
"E cerca di non svenire, soprattutto..." mormorò Brandy con un sorriso a trentadue denti.
Cecilia non ebbe il tempo di chiedersi di cosa si trattasse, perchè di lì a un secondo lo stereo fu immediatamente spento da Emy, e tutte e tre le fate guardarono attentamente verso il punto dove Jo era sparita. Cecilia fece per aprir bocca quando sentì una voce cominciare un accordo:
"Happy Birthday to You..."
Era una voce maschile.
"Happy Birthday to You..."
Tenera e gentile, vellutata.
"Happy Birthday, dear Cee..."
Conosceva quella voce.
Cecilia sgranò gli occhi e restò a bocca aperta, mentre da dietro la Chiesa faceva capolino Orlando Bloom, con un microfono in mano e Jo dietro che reggeva il filo perchè lui non ci inciampasse avanzando.
"Happy Birthday To You!"
Le tre fate accanto a Cecilia cominciarono a saltellare, esultando e gridando e battendo le mani, mentre gli occhi scuri di Orlando, illuminati da una luce divertita e dolce assieme, si posavano sulla festeggiata, intanto che il ragazzo diceva:
"Tanti auguri Cecilia."
Dopodiché Orlando abbassò il microfono e lo passò a Jo, per poi voltarsi nuovamente verso Cecilia e aprire le braccia.
E allora, Cecilia gli si avvicinò e lo abbracciò, sentendo ricambiare la stretta da quello sconosciuto per lei tanto caro.
E non ci fu più ombra nè dolore, sparirono i brutti pensieri e i ricordi tormentosi, tutto quello che di amaro aveva sfiorato la sua vita semplicemente si dissolse, come mai esistito. E fu un nuovo inizio, insieme a quattro Vagabonde accomunate dall'assenza di criterio e ragione, unite da sogni e fiabe di fate, e il sole cui ruotavano attorno, un ragazzo che per tutte loro era speciale, per ognuna in modo diverso, e che in quel momento era lì solo per lei, a sussurrarle piano, tenendola forte contro il suo petto, quasi a difenderla e a sfidare il mondo a ferirla, ora che la proteggeva lui: "Buon Compleanno, Ce. Buon Compleanno."





Ok, non è andata così.
Mi dispiace immensamente per questo, non ne hai idea, ma se non è per i diciannove chissà che non sia per i venti...
E ad ogni modo, spero almeno un pò di averti fatto avere, pur con l'aiuto dell'immaginazione e poche righe dettate da tutto il mio affetto, la festa che desideri, e che meriteresti come solo la Prima Fata di Neverland può meritare.
Ti voglio bene sorellina.
Buon Compleanno.
Jo


Disclaimer: one-shot nata come regalo per la mia sorellina; Orlando Bloom non mi appartiene, mentre invece per grazia divina ho la fortuna di avere nella mia vita tutte e quattro le fate sopra citate. E direi che valgono di più, sapete. Proprio di più.
  
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