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Autore: Patosangel32    19/11/2013    4 recensioni
E se Clary avesse sempre saputo di essere una Shadowhunter? Se Valentine l'avesse addestrata insieme a suo fratello Jonathan, il quale è solo un pupazzo tra le mani del padre? Avete mai provato ad immaginare cosa sarebbe successo se la rivolta non fosse mai scoppiata? Come avrebbero fatto Magnus e Alec ad incontrarsi? Ed Izzy e Simon? E possibile che due anime che siano fatte per stare insieme, si ritrovino sempre in qualunque circostanza?
Dal capitolo 15:
-“Potresti avere di meglio, Jace. Sono solo una ragazzina con problemi familiari che…” ha paura di amare.
-“Voglio te, e questo dovrebbe bastarti” mormorò Jace con voce soave. Riprese a baciarla ma poco dopo Clary si fermò. Di nuovo.
-“Hai aperto tu la finestra prima?” chiese Clary che aveva sentito un brivido di freddo accarezzarle la pelle laddove il corpo di Jace non la copriva.
-“No, sono stato io.” disse ad alta voce qualcun altro nella stanza.
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Author's Corner: Fuori continua a piovere, non sapendo come altro spendere il mio tempo ho deciso di aggiornare la storia. Direi che finalmente succede qualcosa di bello. Non credo di dover dire assolutamente nulla, se non che sto finendo di leggere le ultime Cronache di Magnus.. beh lo avreste capito lo stesso.
With love,
-A.


Breath

 
Non devi mai pensare
 a tutta la strada intera capisci?
Devi pensare solo ad un passo.
 Uno, un passo per volta,
un respiro, un colpo di scopa.
Così ti accorgi di aver fatto tutta la strada.
Beppo.
 
 
Simon era allibito. La prima domanda che si fece fu ‘cosa ci faccio qui?’ La seconda fu invece ‘Cosa ci fa lei qui? Chi mai può far del male ad una creatura tanto meravigliosa?’
Il vampiro fece scivolare lo sguardo all’interno della stanza buia, riuscendo a  percepirne gli odori e i rumori. Il più bello in assoluto, quello che avrebbe ascoltato continuamente fu sentire il battito del cuore di lei. Andava così veloce che Simon pensava potesse uscire dal petto della ragazza.
Non gli capitava spesso di frequentare gente con un cuore che batte. Magnus non conta, lui non è una persona, men che meno normale.
Gli occhi notturni del ragazzo passarono ad osservare al dettaglio la ragazza. Scorse i polsi sfregati, i capelli arruffati e sciolti in modo selvaggio sulle spalle, le cicatrici sulla pancia piatta e sulle dita da Cacciatrice, le rune nere un po’ sbiadite e quelle che invece si vedevano come marchi a fuoco. Quando i loro sguardi si incrociarono, Simon deglutì a fatica.
-“Tu … tu puoi vedermi?” chiese lei con voce rauca. Le ciglia impastate e gli occhi lucidi e rossi indicavano che avesse pianto da poco.
-“Certo che ti vedo, non sono mica cieco” Simon le sorrise avvicinandosi di più. Sentì la ragazza trattenere il fiato.
-“Non toccare le sbarre” annunciò in un mezzo sussurro. Simon diede un’occhiata alle sbarre della finestrella di quella che sembrava un cella di clausura, e trattenne un sorriso.
-“Sono impresse delle croci… Ma hanno sbagliato segno. Sono Ebreo” disse Simon incoraggiandola con un occhiata dolce. La ragazza si passò una mano sulla pancia come a coprirsi dal freddo. Simon non poteva sentire gli sbalzi di temperatura, ma avrebbe giurato che in quel periodo in Germania il clima fosse piuttosto rigido.
Sostenendosi con le sole mani, iniziò a tempestare le sbarre di calci in modo da allentare le viti. Dopo lunghi attimi di rumore assordante in cui la ragazza lo guardava come se fosse impazzito, Simon si passò una mano sulla fronte per asciugarsi il sudore che non avrebbe mai trovato. Poi si tolse la felpa rimanendo a petto nudo e la lanciò alla ragazza. Dapprima sembrava provasse solo disgusto nell’indossare la felpa di uno sconosciuto, per di più vampiro, ma poi apprezzò il calore della stoffa.
-“Allora, adesso fai un bel salto ed esci da lì. Su!” Simon si allontanò per consentire alla ragazza di lanciare prima una gamba e poi l’altra fuori dalla finestrella.
Lei non si mosse. Sfilò un mini coltello da un tacco degli stivali e lo puntò contro il vampiro. A quel punto, Simon avrebbe voluto presentarsi in tempi migliori.
-“Ok, calma… Io sono Simon! Non voglio farti del male.. per la verità non so nemmeno perché ti stia aiutando, ma ti prego di fidarti di me.” Simon provò un moto di compassione per la giovane rinchiusa lì per chissà quale ragione con chissà quali trattamenti.
-“Perché lo fai?” chiese lei rabbiosa. Simon pensava che oltre ad essere dannatamente bella, fosse anche dannatamente intelligente. E sola. E triste.
-“Perché non dovrei?”
Un lampo di irritazione attraverso gli occhi scuri di lei, Simon le sorrise di nuovo senza spaventarla mostrando le zanne.
-“Sono una Nephilim” borbottò quella facendo tintinnare il coltello per terra.
-“Sei una ragazza, prima di tutto”
La tipa si voltò a guardarlo veramente male. Poi si alzò con eleganza, la stessa che Simon non aveva mai avuto, e si avvicinò esitante verso lo spiraglio di luce lunare.
-“E se fossi stata un ragazzo sarebbe stato lo stesso?” gli chiese a bassa voce. Al di là della situazione, la sua voce era sensuale come quella di una fata.
-“Senti, fammi godere questo momento da principe azzurro che salva la donzella in pericolo, dopo puoi anche prendermi a calci, visto che penso che muori dalla voglia di farlo” disse il vampiro con la gola asciutta.
-“Non sembri un principe azzurro, Simon” blaterò quella che con un agile salto si librò fuori dalla finestra.
-“Non lo sono neanche un po’” disse Simon sorridendo, e questa volta mostrò le zanne.
-“Sono Isabelle, comunque” gli disse e Simon pensò che non ci sarebbe stato nome più appropriato per tanta eleganza.
-“Cosa ci facevi li dentro?” chiese Simon avvicinandosi alla ragazza. Erano alti uguali e la cosa un po’ lo imbarazzava, ma Isabelle sembrava aver superato questo trauma dell’altezza già da tempo.
-“E’ una storia lunga.”
-“Hai fame?” le chiese come se desiderasse una risposta affermativa. La ragazza lo guardò con gli occhi color cioccolato e annuì titubante.
-“Andiamo da Magnus allora. Sai non vede l’ora di poter re-incontrare dei Nephilm” Simon infilò le mani nelle tasche dei jeans e se li calò ancora di più sui fianchi.
-“Co-cosa hai detto?” chiese Isabelle che si era immobilizzata alle sue spalle.
-“Magnus ha incontrato dei Nephilm ieri mattina.. blaterava qualcosa su uno di loro. Diceva che avesse splendidi occhi azzurri e capelli neri o robe del genere. I dettagli non sono il mio forte, e ..” Simon si fermò perché Izzy lo guardava con gli occhi stralunati.
-“Alec” mormorò. Simon si passò una mano tra i capelli prima di avvicinarsi alla Cacciatrice.
-“Ti porterò a casa, te lo prometto. Ma prima che mi svieni tra le braccia per la fame, forse dovremo sbrigarci” così dicendo chiese il permesso ad Isabelle, poi le passò una mano sotto le ginocchia e dietro la schiena convinto a portarla il più lontano possibile da quel posto.
 
-“Hai novità da tuo figlio, Maryse?” chiese l’Inquisitrice alla donna. Maryse scosse la testa. Da giorni non mangiava e non parlava con nessuno, a parte con suo figlio Max che cercava in ogni modo di farle salire su il morale. La sera per esempio si addormentava leggendo i suoi fumetti, allora Maryse gli rimboccava le coperte sperando che la sua onda di depressione non sconvolgesse i sogni del bambino.
-“Bene. La decisione è presa”
Tutti gli Shadowhunters presenti nella sala si alzarono all’istante e assunsero le classiche posizioni rigide e composte. Maryse si chiese come trovassero tutta la forza di combattere, tutta la grinta di agire. Lei si sentiva solo infinitamente stanca, distrutta e sola. Alle sue spalle sentiva lo sguardo cupo di Robert, ma non voleva essere consolata da lui solo per quel momento. Voleva che suo marito la sostenesse sempre. Voleva che non dovesse sentire la sua mancanza come se le mancasse l’aria nei polmoni. Voleva non dover sentire quella tensione fra di loro come se non si fossero mai appartenuti.
-“Attaccheremo domani all’alba, signori. Riposate e passate il tempo in famiglia. Abbiamo bisogno di scoprire cosa diamine succede fuori delle barriere di Alicante” disse in tono perentorio l’Inquisitrice.
Maryse si voltò a guardare verso Stephen Herondale che la stava già fissando. Entrambi sapevano che l’unico scopo della missione era riuscire a riportare a casa i propri figli sani e salvi.
 
Il cielo plumbeo sopra le teste dei Cacciatori, era chiara espressione dei loro stati d’animo. Tornando alla loro base dietro le cascate della Foresta Nera, Jonathan e Valentine camminavano con passo pesante. Gli stivali di entrambi i Cacciatori risuonavano nel silenzio della notte.
-“Dobbiamo addestrare gli Eidolon a prendere le sembianze dei nostri nemici. Si potrebbe creare una serie di equivoci che potrebbero aiutarci” blaterava Valentine che intanto teneva il conto con le dita di quanti  soldati demoni fossero rimasti. Stranamente negli ultimi due giorni erano stati rimandati alle loro dimensioni almeno la metà delle loro schiere.
-“Questo perché a breve, avremo il Conclave alle calcagna come cani da caccia con le lepri” diceva entrando in grande scena dentro il covo. Valentine non si disarmava mai, Jonathan appena dentro si slaccio la cintura con le armi e la buttò da qualche parte dietro la scrivania. Non sapeva perché girasse ancora intorno a suo padre dopo la confessione del giorno prima, ma ad ogni modo meglio in cattiva compagnia che soli. O forse era il contrario?
Valentine girava e girava all’interno della stanza, facendo innervosire Jonathan. Così il biondo più piccolo decise di scendere nel suo antro con tanto di pessimo umore per andare  a fare visita ad Isabelle. Scese gli scalini saltando gli ultimi due e atterrò con delicatezza sugli scarponi. Svoltato l’angolo restò di sasso.
Isabelle non c’era più. La grata era per terra con un coltello abbandonato sulle pietre.
Realizzando il suo fallimento, Jonathan lanciò un urlo di rabbia.
 
“Ehi vampiro! Bentornato…” Gli occhi gialli di Magnus indugiarono su Isabelle mentre la sua voce si spegneva lentamente. La cacciatrice era ancora confusa. Il suo sguardo vagava sull’accampamento improvvisato di Magnus, che come suo solito, non aveva trascurato i dettagli. Enorme ampolle di vetro fluttuavano sulle loro teste per riflettere piccole lucine bianche, un tendone verde scuro si apriva e lasciava intravedere tutte le cianfrusaglie che lo stregone si era portato dietro, mentre le cose che appartenevano a Simon… beh quelle erano rimaste a New York.
-“A casa” continuò lo stregone. Poi quasi a risvegliarsi da uno strato di trans e batté le mani più volte, al che un lussuoso vassoio di argento brillante comparve (dal nulla) davanti agli occhi dei ragazzi.
-“E’ soltanto tè, cacciatrice. Da ciò che vedo te ne servirà parecchio. Per il momento serviti, provvederò a procurarti qualcosa di più sostanzioso. E, Simon non stare l’impalato!”
Simon si riscosse. Non riusciva ancora a capire per quale ragione Magnus fosse sempre così predisposto verso i Nephilim. Una cosa era certa: dietro c’era una lunga storia.
Isabelle, intanto aveva afferrato la tazzina e si stringeva le braccia intorno. Con qualche trucchetto strano, Magnus era riuscito ad accendere il fuoco nel camino vittoriano, che Simon non aveva mai visto.
Dopo le presentazioni, Simon notò che Magnus stava per lanciarsi in un soliloquio circa la sua lunga esistenza, anche se ad Isabelle sembrava non importare.
-“E’ così strano come voi vampiri veniate sempre da me a chiedere aiuto. C’era una volta questo vampiro di cui preferisco celare il nome, anche se tutti sappiamo di chi parlo” –Simon guardò Izzy che scrollò le spalle come se la cosa non la sfiorasse –“Insomma questo giovane vampiro nel lontano 1959…” e così dicendo passò a raccontare della volta in cui aveva aiutato a fuggire la regina Maria Antonietta, oppure quella volta in cui si era imbattuto in un gruppo di scimmie straordinariamente arrabbiate con lui.
Dal canto suo, Simon non riusciva a distogliere gli occhi dalla ragazza di fronte a lui, che nonostante tutto era rimasta impressionata dalle rocambolesche cronache di Magnus. Ogni tanto sorrideva, senza mai essere davvero felice. Si chiese se Isabelle lo fosse mai stata. Si chiese se lo sarebbe diventata. Poi senza preavviso le parole cessarono, le luci si spensero e Magnus si alzò in piedi.
-“Abbiamo visite, miei giovani amici” sussurrò facendo cambiare posizione all’arredamento per renderlo più accogliente. Le luci cambiarono colore e iniziarono a brillare di più come se si trovassero in una splendida sala da ballo. Simon e Izzy davano le spalle alla porticina improvvisata dallo stregone e quando Magnus quasi saltò dalla sua poltrona per andare ad aprire i due neanche si voltarono. Fino a quando qualcuno non disse in una sola parola, che nascondeva strazio e disperazione.
-“Isabelle” sussurrò. Anche se ancora non poteva vederli, Simon udì un flebile sospiro di sollievo.
   
 
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