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Autore: TiffSally    19/11/2013    1 recensioni
Thadastian Week.
Day 1: Clichè
Day 2: Parigi
Day 3: In un altra vita
Day 4: Lezioni noiose
Day 5: Cucina
Day 6: Regalo di compleanno
Day 7: Daddies!Thadastian
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Day 7: Daddies 



I remind you who you really are


Erano le otto di sera e tutta la famiglia Smythe-Harwood era raccolta in soggiorno.

Thad, seduto al tavolo da pranzo con Daniel, aspettava che il timer suonasse per andare a tirar fuori le pizze dal forno mentre aiutava il figlio con l’ennesimo puzzle da mille pezzi. Era una cosa che facevano sempre insieme fin da quando da piccolo aveva iniziato a mostrare interesse per quelle piccole tessere da incastrare fra loro e man mano che cresceva quel passatempo non lo abbandonava. Quando Daniel rimaneva a casa semplicemente si mettevano seduti e facevano quello mentre chiaccheravano del più e del meno. Era una cosa loro e Thad non si stancava mai di vedere gli occhi verdi del figlio, proprio come quelli di Sebastian, assottigliati e attenti e il labbro inferiore fra i denti mentre cercava la tessera giusta da unire a quella che aveva fra le dita lunghe e affusolate.

Sebastian invece leggeva un libro seduto sulla poltrona e ogni tanto guardava Annabeth, sdraiata sul divano collegata a facebook tramite il tablet che aveva fra le mani. La si sentiva ridacchiare di qualcosa ma appena le chiedeva cosa la facesse tanto ridere la ragazza bofonchiava un “niente” per niente convinto e tornava subito seria. Il padre manteneva lo sguardo fisso su di lei qualche secondo in più e poi riprendeva la lettura.

Annabeth aveva 17 anni ed era bella proprio come il padre, fisicamente era la copia sputata di Thad. Non molto alta, magra con i capelli lunghi e neri e gli occhi scuri, talmente tanto che da sempre chi la incontrava diceva che lei avevo lo sguardo profondo e tagliente. Ma il carattere, quello era di Sebastian. Dura, forte e indipendente, nulla poteva scalfirla, almeno in apparenza.

“Tesoro stai studiando per il compito di letteratura che hai fra due giorni?” Le chiese Sebastian dopo aver chiuso il libro e averlo posato sul tavolino di fronte a lui. In quel periodo parlare con la figlia era davvero ardua, era fredda e diceva a malapena due parole.

“Sì, sto studiando” rispose atona senza alzare lo sguardo dallo schermo.

“Annabeth potresti almeno guardarmi mentre mi parli? E comunque non credo che tu ti stia impegnando abbastanza, quando torno non ti vedo mai studiare” la riprese il padre. Ed in effetti ea così, appena tornava a casa o la trovava al pc o in camera sua ad ascoltare musica a tutto volume.

“Se tornassi prima di certo mi vedresti studiare” rispose guardando dritto negli occhi il padre, con l'aria di sfida.

“Come ti permetti signorina? Io faccio quegli orari per permettermi di pagare il tablet che hai in mano e tutte le altre cose presenti in questa casa, quindi vedi di portare più rispetto” ringhiò in risposta Sebastian mantenendo però sempre il tono di voce ad un livello normale. Non gli piaceva essere trattato così, se fosse stato per lui ogni mattina starebbe a letto con Thad fino a tardi, ma invece doveva alzarsi presto e andare in ufficio e lavorare. Certo fare l’avvocato gli piaceva ma avrebbe preferito di gran lunga tornare a casa alle cinque come il marito e non alle sette e mezza tutti i giorni perché i suoi colleghi erano degli incapaci e a lui toccava di risolvere tutti i problemi.

“E allora non venirmi a rompere che non studio quando non sai un bel niente della mia vita. Sono cose mie e come tali decido io come gestirle” urlò in risposta la ragazza alzandosi dal divano e facendo per andarsene, ma le parole di Sebastian arrivarono dritte alle sue orecchie prima ancora che imboccasse le scale.

“Se io non so niente è perché tu non rendi partecipi me e tuo padre e comunque ti vorrei ricordare che finché vivi sotto questo tetto tu fai come dico io, intesi?”

“Bello schifo! Non vedo l’ora di compiere 18 anni per potermene andare da questa casa e soprattutto da te!” Disse per poi correre in camera lasciando Sebastian rosso per la rabbia e Thad e Daniel completamente esterrefatti, perché fra i due genitori Sebastian era sempre stato il suo preferito, non era un mistero, erano fatti della stessa pasta e si capivano senza nemmeno parlarsi. Per questo fece male sentir dire quelle parole, che colpirono Sebastian in pieno petto e strappandogli il cuore per poi calpestarlo.

“David, potresti gentilmente andare a controllare le pizze nel forno?” Daniel capì senza bisogno di alcuna spiegazione, fece un cenno affermativo e si diresse in cucina.

Sebastian era ancora lì fermo in piedi nello stesso punto di prima e Thad poteva leggere tranquillamente nei suoi occhi e nel suo corpo teso che stava per crollare, così senza dire niente lo abbracciò. Aspettò che si rilassasse ma non successe, anzi scoppiò a piangere. Diceva frasi sconclusionate fra i singhiozzi mentre Thad lo stringeva e gli accarezza la schiena per farlo calmare.

“Cosa ho sbagliato?”
“Niente Seb, non hai sbagliato niente. Shh.. le passerà.”
“Mi odia. Lo sapevo che mi avrebbe odiato prima o poi.”
“Non ti odia amore, è un’adolescente è normale che discuta con noi, siamo i suoi genitori.”
“Ma lei è la mia bambina..”
 
Quando alla fine smise di piangere rimasero un tempo indeterminati stretti l’uno all’altro in silenzio.

Fin da quando avevano deciso di avere dei bambini Sebastian aveva avuto paura di non essere in grado di fare il genitore proprio come i suoi non erano stati in grado di fare con lui, alla fine però era diventato un ottimo padre, sempre presente per i suoi figli e molto dolce con loro nonostante il suo carattere spigoloso. Ma quella sera le parole di Annabeth andarono a toccare quella sua paura che, nonostante gli anni, continuava a essere ingombrante e spaventosa.

“Emh.. Papà è pronta la cena.” Quando sentirono la voce di Daniel dietro di loro si staccarono molto lentamente, si guardarono negli occhi e Thad prese la mano di Sebastian per infondergli tutta la sicurezza di cui aveva bisogno in quel momento.

“Arriviamo tesoro, inizia a mettere i piatti in tavola e vai a chiamare tua sorella” disse sorridendo e stringendo un po’ più la presa quando nominò la figlia.

“Io penso che andrò a fare due passi. Sì, per schiarirmi le idee” disse Sebastian guardando nel vuoto e lasciando, con mala voglia, la mano calda e sicura del marito per prendere il cappotto e uscire dalla porta principale.

“Odio quando litigano” sospirò Daniel strofinandosi il braccio, chiaro segno che era a disagio per tutta quella situazione. Era un ragazzo molto dolce, che odiava le liti, specie quelle fra le persone a cui lui voleva più bene. Lui era il tipo che parlava e cercava di capire sempre cosa non andava proprio per evitare situazioni di quel tipo. Era proprio come Thad in quello.

“Lo so, lo odio anche io. Facciamo così: lasciamo in caldo le pizze, aspettiamo che tuo padre torni e intanto tu continui il puzzle e io vado a parlare con quella cocciuta di tua sorella. Va bene?” Disse Thad cingendogli le spalle e prima di lasciarlo andare a sedersi gli diede un bacio fra i capelli che sapeva di ‘Si sistemerà tutto come sempre, ti voglio bene’. Daniel a quel contatto chiuse gli occhi, beandosi di quel contatto che sapeva sempre farlo stare meglio.
 
*
 
Thad bussò alla porta bianca della camera di Annabeth ma senza ricevere risposta, così aprì piano e quando mise la testa dentro la stanza vide la figlia distesa a pancia in sù sul letto con gli auricolari nelle orecchie che rilasciavano una musica talmente alta che lo stesso Thad poteva sentirla. Il fatto che stesse ascoltando Adele lo preoccupò alquanto visto che di solito ascoltava musica decisamente più allegra ed energica.
Annabeth si accorse dell’entrata del padre solo dopo che questo si sedette sul suo letto, lei gli lanciò un’occhiata veloce per poi tornare a guardare il soffitto.
Thad non voleva sapere cosa c’era che non andava, sapeva che quello spettava a Sebastian chiederlo, voleva solo farle sapere che era lì senza nessuna pretesa. Per questo si distese accanto a lei mettendole il braccio intorno alle spalle, facendole appoggiare la testa sul suo petto e accarezzandole i capelli.
Solo dopo alcuni minuti, quando la riproduzione fece partire Don’t you remeber che Annabeth scoppiò in un pianto disperato.
 
*
 
Quando Sebastian tornò a casa un’ora dopo aver camminato senza meta per il quartiere trovò Daniel sul divano addormentato in posizione fetale con la tv ancora accesa. Sebastian sorrise, gli ricordava quando era bambino e lo trovava nella stessa posizione, lo sollevava con delicatezza e lo portava in camera sua. Ora invece era decisamente troppo alto per prenderlo in braccio così si sedette semplicemente e gli sollevò la testa per adagiarla sulle sue gambe.
Daniel aveva il sonno pesante e per questo non si svegliò, ma percepì inconsciamente la presenza di suo padre Sebastian, infatti si stiracchiò un po’ per mettersi in posizione più comoda e con la mano andò a stringergli il tessuto dei pantaloni. Il volto era completamente rilassato e sembrava felice e in pace, erano i momenti come quelli che rendevano Sebastian felice di essere padre.

Thad stava appoggiato al muro con una tazza di tè in mano mentre osservava la scena. Era felice che Sebastian fosse tornato a casa, non gli piaceva quando usciva da solo in quello stato perché non sapeva quanto tempo gli ci voleva per tornare a casa. A volte, quando a litigare erano loro due, Sebastian tornava anche alle due del mattino e trovava Thad già a letto ma completamente sveglio, altre volte gli bastava arrivare in fondo alla via per sbollirsi e poi tornare a casa e ogni volta Thad aveva paura, paura che non tornasse proprio. Anche se sapeva che lui tornava sempre, non riusciva a farne a meno.

Così quella volta, come tutte le altre, Thad si avvicinò a lui lo baciò e gli sussurrò le solite parole.
“Grazie per essere tornato.” A casa e nelle nostre vite aggiungevano gli occhi di Thad e quelli di Sebastian rispondevano ‘siete la mia vita, non vi abbandonerò mai’.

“Annabeth ha bisogno di parlare. Ha bisogno di te” disse Thad passandogli una mano sul viso.

“Non penso mi voglia vedere” sussurrò facendosi a malapena sentire. Non voleva essere respinto un’altra volta da sua figlia, voleva rimanere lì insieme e Daniel e Thad. Era fragile in questo, lo era sempre stato. Soffriva da morire quando le persone che amava lo respingevano, per questo evitava di rincorrerle, perché farsi rifiutare due volte ti fa sentire come se fossi tornato in vita per poi morire interiormente di nuovo ma più lentamente.

“Fidati di me” disse Thad guardandolo negli occchi, “ha bisogno di te. Va da lei.” Allora lo fece, si fidò di suo marito che ormai era la sua ancora da quasi trent’anni. Senza dire niente, semplicemente si alzò e prima di andare lo baciò per dei momenti lunghissimi e poi diede una carezza anche ai capelli del figlio.
 
*
 
“Annabeth posso entrare?” Chiese Sebastian con la voce più dolce che avesse da dietro la porta della camera. Non voleva litigare, voleva solo fare pace con la sua bambina.

“No..” singhiozzò e al padre gli si strinse il cuore, “vattene papà non ti voglio parlare. Per favore lasciami in pace.” Sebastian riusciva a sentire il suo respiro affannoso e il tirare su con il naso, chiari segni di un pianto a dirotto. Per questo aprì la porta ed entrò nonostante la figlia gli avesse chiesto di andarsene, voleva – doveva – sapere cosa c’era che non andava, non sopportava di saperla in quello stato d’animo.
Sebastian trovò Annabeth appoggiata alla testiera del letto, le gambe raccolte fra le braccia e il viso nascosto fra le ginocchia.

“Tesoro, cosa c’è che non va?” Domandò Sebastian abbracciandola, solo lui poteva toccarla quando era triste e voleva che gli altri le stessero a chilometri di distanza, lui era l’unico che potesse davvero consolarla.
La ragazza non rispose, continuava a piangere senza sosta. Non lo avrebbe mai ammesso ma era spaventato nel vederla così, era la prima volta che piangeva in modo così disperato, aveva paura le venisse un attacco di ansia e che iniziasse a faticare a respirare.

“Annabeth, amore, respira. Guardami,” e a quella richiesta Sebastian poté finalmente incrociare il suo sguardo, così triste e ferito e non più tagliente e fiero. “Cosa c’è che non va?” Chiese asciugandole le lacrime.

“Non lo so nemmeno io, so solo che sono da sola e che nessuno mi vuole” disse velocemente quasi strozzandosi con la sua stessa saliva prima di ricominciare a piangere. “Vorrei solo ci fosse qualcuno. Mi sento così sola.” Continuava a piangere e Sebastian iniziava ad arrabbiarsi, non con lei ma con il mondo. Sua figlia era la persona più forte, ma allo stesso tempo dolce, che esistesse. Odiava il mondo che la faceva sentire così piccola e inadeguata.

“Amore non dire così. Tu sei perfetta, credimi.”

“Lo dici solo perché sei mio padre. Se fosse vero ora non starei così.” Sebastian si sentì impotente ma doveva almeno provarci a farle capire che non era vero e che lei era molto di più di quello che credeva.

“Annabeth ascolta, sì è vero io sono tuo padre e ti amo incondizionatamente, ma tu sei anche una ragazza bellissima e guai se dici di no, sei la copia di tuo padre e se fossi in te non metterei in dubbio i miei gusti in fatto di bellezza.” La ragazza rise un po’ a quella battuta. “Ma sei molto più di questo, sei incredibilmente intelligente e sei sempre disponibile per aiutare chiunque. Hai la risposta sempre pronta e non ti fai mettere i piedi in testa, specie se sai di avere ragione. Sei molto di più di quelle stupide oche della tua età che pur di trovare un ragazzo finiscono per oggettivarsi e cambiare le proprie idee per piacere agli altri. E se i ragazzi preferiscono questo tipo di ragazze a te allora fidati se ti dico che è meglio perderli che trovarli, perché semplicemente non sarebbero alla tua altezza. Quindi abbi pazienza, hai tutto il tempo per fidanzarti e avere le tue prime esperienze – che spero tu avrai il più tardi possibile – non buttarti via e non sminuirti, ok? Me lo prometti?” Ora c’erano solo poche lacrime a rigare il viso chiaro di Annabeth, gli occhi erano lucidi ma anche limpidi, segno che le parole di Sebastian erano arrivate forti e chiare.

“Te lo prometto. Scusami per prima” disse abbassando lo sguardo imbarazzata. Non avrebbe voluto trattare il padre in quella maniera, ma aveva accumulato talmente tanto nelle ultime settimane che l’unica cosa che voleva era essere lasciata in pace senza capire che così a un certo punto sarebbe esplosa, come infatti era successo.

“Ti perdono, ma la prossima volta vieni da me, ok?” Disse abbracciandola stretta. “Ti voglio bene.”

“Anche io.. papà, rimani qui con me finché non mi addormento?” E senza nemmeno rispondere Sebastian li fece coricare, la schiena di Annabeth contro il suo petto e i capelli profumati a solleticargli le narici.

Quando Thad andò a controllare la situazione trovò suo marito e sua figlia addormentati insieme, li coprì con una coperta e li lasciò dormire.






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Fulmini e saette in casa Smythe-Harwood! 
Chiedo scusa per l'angst (?), non so nemmeno come definirla questa os. Sicuramente non fluff!
Scusate ma la veneratrice del fluff, cuoricini e arcobalmeni in questo periodo è seguita da un nuvolone grigio e quando deciderà di andarsene probabilmente riuscirò a scrivere di tanto amore e dolciosità, fino a quel momento scusate per 'sta roba che scrivo xD
Appena avrò fatto questo maledetto esame che mi tiene sui libri da secoli scriverò anche l'ultima OS, I promes :D
Un bacio!
Tiff.
 
 
  
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