Libri > Orgoglio e Pregiudizio
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Autore: Rain Princess    20/11/2013    10 recensioni
Tempi moderni, ma la storia è sempre la stessa: l'orgoglio e il pregiudizio offuscano, oggi come 200 anni fa, la mente di Lizzie Bennett, psicologa in un consultorio, e di William Darcy, manager "scomodo". Il tutto condito con una strana commistione di personaggi e situazioni sospese tra l'antico e il moderno, tra le buone maniere e i social network.
Dal primo capitolo:
"... intanto, nella sua mente, questo “salvatore di aziende” prendeva le sembianze di un uomo sulla cinquantina, sovrappeso e con la giacca chiusa a malapena sulla pancia prominente, capelli sulla via del diradamento e baffi da tricheco, viscido e calcolatore. Magari anche un po’ maniaco. Sicuramente munito di ventiquattrore in cuoio marrone.
Sì, eccolo lì, lo poteva quasi vedere muoversi per la stanza."
Buona lettura!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Bennet, Fitzwilliam Darcy, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti. So che starete pensando “era ora, ma che fine aveva fatto questa??”, lo so. So anche che sono mesi che non mi faccio sentire, credo di dover rispondere ancora ad alcune recensioni, prometto che lo faccio subito, e soprattutto grazie di essere ancora qui. Non c’è una scusa valida per la mia assenza, se non.. la vita. Ero nel pieno della scrittura, nel mese di marzo, quando ho saputo che una delle mie più care amiche stava molto male. E quando dico “molto” voi leggeteci “tumore”, e aggiungeteci “ha la mia età”. Non vi sto a dire quello che è successo, ma ovviamente la voglia di scrivere è sparita, andata chissà dove. Poi, piano piano, lei è tornata alla vita, ora sta bene, e con la sua salute si è ripresentata anche la voglia di continuare questa storia. Ma ci è voluto tempo e comunque, anche dopo la conferma che stava bene, non sono riuscita subito a tornare a scrivere. Mi dispiace perché voi, comunque, non potevate saperlo, ma non mi andava di mettere un avviso qua.
Ma ora pare che io sia di nuovo in pista. La storia, intanto, nella mia testa si è sviluppata in maniera diversa, ci sono dei cambiamenti che ho dovuto mettere su carta, per non perdermeli. So dove voglio andare a parare, abbiate fede, è il percorso che è in via di definizione XD
Cambiamenti grafici: ho pensato che non scriverò più Lizzie ma Liz, è più attuale e forse anche più piacevole da leggere, poi ditemi voi, sono aperta ai suggerimenti. Qualcuno poi mi aveva suggerito di rendere più evidente la differenza grafica tra i pensieri e i dialoghi veri e propri, ho pensato di usare queste virgolette ‘’ e di metterli in corsivo, ditemi se è più chiaro così 
Errori: in più di una recensione mi è stato fatto notare che ci sono degli errori di battitura qua e là. Vi prego, me li fate presenti (magari non nelle recensioni, che mi fa bruttino)? Perché, una volta che ho finito di ricopiare il capitolo, è come se non riuscissi a vedere più niente. Mea culpa.

Bene, allora dov’eravamo rimasti? Ah sì, a Liz e Mr Darcy che si salutano il sabato sera in discoteca.

“Fu nel momento in cui posò lo sguardo oltre la spalla di Candice che il sorriso sul volto di Lizzie si contorse in una piccola smorfia.
Cos’era, uno scherzo? Non era possibile!
Anche dall’altro lato del tavolino uno sguardo cambiò in modo repentino.
“Dottoressa Bennett…”
“Mr Darcy…”



Questo capitolo lo dedico a te, piccola K., anche se non lo leggerai.
Bentornata. Ti voglio bene.

Buona lettura a tutti, ci troviamo giù!



Capitolo 4

È una verità universalmente riconosciuta che “ogni scarrafone è bell’ a mamma soja”


La musica sembrava essersi ridotta a un ronzio ovattato, il tempo pareva scorrere più lento. Si dice che alcuni sguardi uccidano. Per fortuna, come poté constatare Liz, non era vero, altrimenti si sarebbe trovata il cadavere del tricheco ai suoi piedi.
Ma anche Mr Darcy la guardava in modo scostante, come se non desiderasse quell’incontro. E su questo Liz non poteva non essere d’accordo: già non era consigliabile mischiare l’ambiente lavorativo con quello personale quando si riusciva ad andare d’accordo, figuriamoci quando si faceva di tutto per evitarsi.
-Dottoressa Bennett, che piacere rivederla! – la salutò Mr Bingley. Si alzò dal divanetto su cui era seduto e le andò incontro, sorridendole come sempre e tendendole la mano. Questo richiamò la sua attenzione e interruppe il contatto visivo tra lei e il tricheco. Come conseguenza immediata la musica tornò al volume normale e il tempo riprese il suo solito ritmo.
-Salve Mr Bingley, è un piacere anche per me. – rispose Liz cortese e, mentre gli stringeva la mano, si rese conto che non le costava poi tanta fatica essere gentile con lui. Non quando sorrideva di quel sorriso così genuino e giovanile.
-È davvero una sorpresa incontrarla qua! Noi ci siamo aggregati ad un gruppo di amici che si erano già organizzati, non avevamo… ah, accidenti! – si interruppe e gettò brevemente uno sguardo alle sue spalle. Liz lo guardò confusa e l’espressione imbarazzata che si era disegnata sul suo volto non la aiutò a capire.
-Sono davvero distratto! Posso presentarle mia sorella Caroline? – e nel dirlo si spostò di lato dandole modo di vederla, indicandola appena con la mano. Una ragazza all’incirca della sua età, bionda e davvero bella, sentendosi chiamare si voltò appena, distogliendo lo sguardo dal profilo di Mr Darcy, invece attento a seguire la loro conversazione. La bionda fece un cenno col capo, ma troppo tardi. Liz le aveva già teso la mano per presentarsi e aveva colto con un millesimo di ritardo l’espressione annoiata sul volto dell’altra, troppo tardi per poter camuffare il suo gesto cortese con qualcos’altro.
L’altra, seduta sul divanetto, inarcò un sopracciglio infastidita, guardò la mano tesa quasi all’altezza del suo viso e la strinse senza convinzione, con una stretta… molle. Che contrastò letteralmente con quella sicura di Liz. Dalla smorfia che comparve sui bei tratti della bionda, Liz temette di averle fatto quasi male.
-Io sono Elizabeth, ciao. – disse Liz presentandosi, ritenendo inutile ripetere il suo cognome appena detto da Mr Bingley. D’altronde, quella che aveva di fronte era una sua coetanea, quindi che senso aveva essere formale?
Sorrise, ma forse un po’ per circostanza. Avrebbe preferito essere sull’Himalaya a morire di freddo, piuttosto che lì.
-Caroline Bingley – rispose solamente l’altra ricambiando con uno sguardo affilato. La guardò ancora con superiorità e fastidio, come se… come se l’avesse distolta dal fare qualcosa di molto più interessante che rivolgerle la parola.
Liz notò solo allora che tra la bionda e Mr Darcy c’era appena un paio di centimetri: lei gli si era messa vicino in una posa languida, mentre lui sedeva rigido sul divanetto.
-Caroline, la dottoressa Bennett è un’ottima psicologa del consultorio per cui stiamo lavorando, ed ha una gran passione per il caffè! – disse Bingley ammiccando verso di lei e Liz arrossì per l’imbarazzo. Mr Bingley stava evidentemente cercando di far nascere una conversazione che nessuna delle due cercava ma, al ricordo di come si erano scontrati non poté fare a meno di farsi scappare un sorriso, stavolta sincero. Mr Bingley non se l’era affatto presa per quell’incidente.
-Ah, dunque devo dedurre che il disastro sulla tua camicia di alta sartoria sia stato causato da lei. – rispose Caroline con una certa soddisfazione nel sottolinearlo.
Liz la fissò prima di risponderle. Che voleva fare, metterla in difficoltà? Le rispose con onestà, ma senza farsi minimamente intimidire.
-Sì, sono stata io a versargli il caffè sulla camicia.
Caroline inclinò appena la testa di lato e ghignò, soddisfatta e bellissima, come se avesse vinto qualcosa. Ma Liz continuò a sostenere il suo sguardo. Fu l’altra che, dopo aver cantato vittoria per un paio di secondi e per chissà cosa, si voltò verso Mr Darcy, il quale però aveva assistito allo scambio di battute quasi senza battere ciglio. In effetti lui la storia la sapeva già.
Resasi conto che non era più coinvolta in quello strano scambio di sguardi, Liz si voltò verso Mr Bingley per scusarsi. Anche a costo di rimetterci l’intero stipendio – non che la cosa la facesse felice – doveva rimediare.
-Mi dispiace per la sua camicia, da quando ho capito si trattava di un capo di valore. Pos…
-Non lo dica neanche per scherzo, Elizabeth. – la interruppe subito lui. – Non faccia caso a quello che ha detto mia sorella, lei lavora in un negozio di alta moda, è come se avesse parlato di lavoro.
-Ma io… - provò ad insistere Liz, a cui non era sfuggito che lui l’avesse chiamata per nome, pur mantenendo il “lei”.
-Davvero, non si preoccupi. – le sorrise sincero Bingley. – Io ne farei anche a meno, ma in famiglia ci tengono all’etichetta, praticamente tutte le mie camicie sono come quella. Una in meno non farà la differenza.
Ora Liz era davvero stupita. Quanto facoltosa doveva essere la sua famiglia se il ragazzo davanti a lei, che al massimo poteva avere poco più di trent’anni, poteva permettersi un guardaroba così lussuoso? Gli sorrise appena, stordita da quella nuova consapevolezza e dalla semplicità dei suoi modi, così in contrasto con la ricchezza in cui doveva vivere.
-È sola qui stasera, Elizabeth? – chiese Bingley cortese e chiamandola di nuovo per nome, e la cosa le fece piacere.
-È strano, vero? – rispose Liz dando voce ai suoi pensieri. – Cioè, probabilmente siamo quasi coetanei, eppure continuiamo a doverci dare del “lei”.
Bingley la disarmò con l’ennesimo sorriso genuino.
‘Santo cielo, - pensò Liz – ma questo ragazzo sorride sempre in questo modo?’
-Sono pienamente d’accordo, è … innaturale! – concordò.
-Già… ma credo che, se ci comportassimo in maniera diversa, al consultorio la cosa non sarebbe vista di buon occhio. – rifletté Liz.
-Magari potremmo lasciare le formalità tra le mura del consultorio. Che ne dici, Elizabeth? Si può fare? – chiese lui quasi raggiante.
Liz lo studiò un attimo. No, non c’era traccia di malizia né nella sua voce né nella sua espressione, non ci stava provando, né voleva metterla alla prova.
-Si può fare… Charles. – gli disse sorridendogli e illuminandosi.
-Bene! – esclamò lui soddisfatto. – Allora, sei sola stasera, Elizabeth?
-Liz andrà benissimo e no, non sono sola. Sono venuta con mia sorella e una mia cara amica, dovrebbero essere qua in giro.
Liz si girò a cercarle e le individuò qualche metro più dietro. Parlavano fitto e Charlotte le rivolse uno sguardo strano.
-Eccole là! Vieni, te le presento. – disse Liz e le raggiunse.
Mentre metteva una mano sulla spalla della sorella per farla girare, Charlotte probabilmente fece una battuta delle sue perché Jane proruppe in una risata cristallina. Si voltò verso la sorella senza smettere di ridere, ma arrossì quando si rese conto che non era sola.
-Mr Bi… ah, cielo! Charles – disse Liz con uno sbuffo, ma poi sorridendogli – mi ci devo abituare! Ad ogni modo, loro sono mia sorella Jane e la mia amica Charlotte. Ragazze, lui è… è… - lo guardò perplessa, non riuscendo a spiegare quella situazione un po’ strana. Charles tese di slancio la mano ad entrambe.
-Tra le mura del consultorio do una mano al nuovo manager che si occupa dell’amministrazione, al di fuori sono solo un nuovo amico. – rispose per lei lanciandole un’occhiata amichevole che Liz accolse con piacere. Poi Charles si girò di nuovo verso le due ragazze appena conosciute e Liz non si stupì di notare con quanta assiduità guardasse Jane, benché si rivolgesse spesso anche a Charlotte.
Chiacchierarono per qualche minuto. Charles e Jane erano piuttosto vicini e Liz si astrasse un attimo dal discorso per osservarli. Qualcosa le pizzicò sotto pelle e riconobbe quella sensazione: era il suo intuito che le stava mandando un segnale. Possibile che…?
Nascose con una mano il sorriso intrigato che le salì alle labbra e tornò a partecipare alla conversazione.
-Hai fatto nuove amicizie, Charles? – irruppe di nuovo Caroline interrompendo con noncuranza Charlotte. Nel tono e sul suo viso lo scherno e la noia erano palesi. Ma chi si credeva di essere?
-Sì, Care. Loro sono Jane, la sorella della dottoressa Bennett – disse scambiando un’occhiata complice con Liz – e Charlotte, una loro cara amica. Ah, Will – disse poi buttando lo sguardo oltre la sorella – vedo che ci hai raggiunti anche tu!
Caroline si girò, smorfiosa, verso Mr Darcy che si era fermato un paio di passi dietro di lei, Liz invece si irrigidì all’istante. Davvero non voleva averci a che fare più del necessario e la cosa le era sembrata reciproca, come diavolo gli era venuto in mente di unirsi a loro?
-Signorine, lui è il mio amico William. Dottoressa lei già lo conosce, non credo che servano altre presentazioni.
-No, infatti. – mormorò a voce bassa, poi incrociò lo sguardo scuro di Mr Darcy. Forse aveva usato un tono più duro di quanto avrebbe voluto in sua presenza?
Mr Darcy strinse la mano alle due ragazze senza dire una parola, poi fece un passo indietro allontanandosi appena dal gruppo.
Liz non capì il senso di quello spostamento, ma l’espressione di trionfo sul viso di Caroline la infastidì: anche lui non trovava opportune quelle nuove conoscenze e Caroline brillava di soddisfazione.
‘Dio li fa e poi li accoppia!’ – pensò Liz con un moto di fastidio. Erano due boriosi palloni gonfiati e si meritavano a vicenda.
In pista partì Let's twist again. Charlotte e Jane si guardarono con allegria, morivano dalla voglia di tornare in pista e Charles lo notò.
-Julian, andiamo? – chiese ad alta voce, richiamando l’attenzione del ragazzo e del gruppetto che gli stava vicino. Il ragazzo fece cenno di sì con la testa e Harriet tornò ad unirsi a loro per chiedere a Charlotte se tornasse a ballare.
Mentre cominciava a muoversi verso la pista, Liz temette che non ci fosse via di fuga da quella situazione imbarazzante, ma poi notò che Mr Darcy rimaneva impalato lì a pochi passi da lei, e con lui anche Miss Snob. Ci sperò, forse c’era un modo per non rovinarsi del tutto la serata.
Fece un altro paio di passi, ma nessuno dei due la seguì. Si sentì sollevata e provò il forte bisogno di rifarsi del trattamento che quei due avevano riservato loro, fino a pochi minuti prima quasi tutte perfette sconosciute, e quindi ancora meno giustificabile. Si fermò, si voltò verso di loro e chiese:
-Voi non venite?
-Ma non ci penso neanche! – sbottò indignata Caroline, come se le avesse appena proposto di rotolarsi nel fango con un tubino di Chanel.
Mr Darcy si voltò di scatto verso la ragazza, il tono scandalizzato doveva aver sorpreso anche lui. L’espressione altera di Caroline si trasformò in altro, Liz non avrebbe saputo dire se fosse disappunto o rimorso per non aver saputo tenere a freno la lingua, ma dopo un paio di secondi Mr Darcy si voltò di nuovo verso Liz.
-Se posso, preferisco evitare. – disse guardandola dritto negli occhi.
Liz, che aveva seguito quella che le era sembrata la loro conversazione silenziosa, si riscosse al sentire la voce dell’altro rivolgersi a lei.
-Beh, non sapete cosa vi perdete! – disse facendo spallucce. Si voltò e raggiunse le altre, già qualche metro più avanti.
‘Ma sì, che se ne stessero lì come due stoccafissi immobili, noiosi e antipatici nella loro perfezione solo apparente!’
Liz mise tutta la sua energia in quel twist, come a voler dimostrare che, ogni tanto, scomporsi, sudare e divertirsi fa bene.
I due gruppi si amalgamarono bene, aiutati dalla musica coinvolgente e dall’assenza di coloro che rendevano tesa l’atmosfera, che li guardavano dal bancone del bar, rigidi e contrariati dalla situazione. Charles e Liz furono i veri collanti: sulle note di Rock around the clock Charles, pronto a scatenarsi in un irresistibile rock’n’roll, offrì la mano a Liz. Lei lo guardò chiedendosi quanto questo fosse eticamente corretto visto che, in un certo senso, Charles era comunque un suo superiore e, data la situazione attuale al consultorio, avrebbe potuto decidere del suo futuro. Charles indovinò i suoi pensieri, le si avvicinò all’orecchio e le disse:
-Non sono Mr Bingley stasera, solo Charles, ricordi? E ci stiamo conoscendo, tutto il resto è chiuso tra le mura del consultorio. Si allontanò da lei quel tanto da poter vedere la sua reazione e la trovò sorridente, di nuovo pronta a divertirsi.
-Mi concedi questo rock’n’roll, Liz? – le chiese tendendole di nuovo la mano. Liz la afferrò con decisione e gli regalò un sorriso, per poi lasciarsi trascinare dalla musica e dalla spontaneità di Charles che la faceva volteggiare e dondolare, ma arrossiva e rideva con lei quando sbagliava un passo o perdeva la presa sulla sua mano.
Quando la musica finì Liz e Charles si guardarono e scoppiarono a ridere come due ragazzini. Non c’era più la psicologa e nemmeno il manager, solo due ragazzi che si stavano divertendo. Charles si posò la mano destra sul cuore e le fece un inchino, Liz chinò il capo a sua volta piegandosi sulle gambe in un inchino molto elegante, e di nuovo risero quando si rialzarono.
-Niente male dottoressa! Mi prenoto anche per il prossimo rock’n’roll!
-Beh, se proprio non puoi fare a meno di farti pestare i piedi! – rispose Liz affannando un po’.
Charles sorrise e poi si voltò velocemente verso la sua sinistra. Liz seguì il suo sguardo e lo vide posarsi su Jane e rimanerci qualche secondo. Jane parlava con Charlotte, apparentemente inconsapevole dell’attenzione rivoltale. Eppure Liz la vide mordersi l’angolo del labbro inferiore e notò un colorito più acceso sulle sue guance. Conoscendo sua sorella, doveva aver notato lo sguardo di Charles e stava cercando di nascondere l’imbarazzo. Ad un occhio estraneo ci stava riuscendo perfettamente, ma Liz la conosceva troppo bene, non la fregava. Osservò Charles, ancora incantato, e sentì un brivido positivo correrle sotto pelle. Si avvicinò a Jane e Charlotte ed intrecciò il braccio con quello dell’amica.
-Ti sei scatenata, eh Liz? – chiese Charlotte appena la sentì vicina.
-Beh, è stato divertente! E soprattutto facile, Charles guida davvero bene! – rispose mentre aveva notato il diretto interessato avvicinarsi. E infatti l’aveva sentita.
-Vuoi mettermi in imbarazzo davanti a tutti?
-Penso che ci sia poco da metterti in imbarazzo, vi hanno visti tutti prima! – intervenne Charlotte.
-Sul serio? – chiese Charles sorpreso e, oh cielo!, arrossendo.
-Ci mancava solo che la facessi volteggiare per aria! – lo prese ancora in giro Charlotte. Jane rise e Charles si illuminò di riflesso.
La musica cambiò in un allegro You can never tell e, in men che non si dica, Liz tirò a sé Charlotte per il braccio che aveva intrecciato al suo, lasciando Charles e Jane troppi vicini per ignorarsi.
-Ma che cavolo, Liz…! – esclamò Charlotte presa alla sprovvista ma Liz la ignorò. Si voltò indietro, vide e ghignò di piacere.
-Sei diabolica! – le sussurrò prendendo il ritmo.
Charles, rimasto per un momento rigido per la sorpresa, aveva riconquistato in breve la sua compostezza e, con l’ennesimo sorriso della serata, aveva teso la mano a Jane.
-Che dici, andiamo? – le chiese speranzoso. Jane, guardandolo da sotto in su, sorrise a sua volta e gli prese la mano.
-Certo! – disse, e si fece condurre in pista poco distante da Liz e Charlotte. Tra qualche risata imbarazzata e degli sguardi vaghi, i due presero il ritmo e ballarono fino alla fine della canzone e oltre. Liz non avrebbe saputo dire se fosse una sua impressione o no, ma le sembrava che sia Charles che Jane avrebbero potuto illuminare la stanza in quel momento.
Sempre tenendo d’occhio i due, Charlotte e Liz si lanciarono nelle loro danze, a volte sbagliando il tempo, a volte no, e in breve furono raggiunte da Julian che, come se le conoscesse da una vita, si infilò tra di loro e si mise a ballare in modo ridicolo fino a farle ridere. Charles aveva preso Jane per mano per condurla in un altro rock’n’roll e Jane guardava più altrove che verso di lui, fingendosi concentrata sulla musica o sui passi per non far trasparire l’interesse che provava. Charles, dal canto suo, era già più che felice di starle così vicino e ammirarne la bellezza naturale e scomposta dal movimento.
Quando il rock sfumò in She loves you la pista quasi tremò, tutti urlarono e cominciarono a cantare, Jane si ritrovò Charlotte che le cantava nell’orecchio, Charles si sentì una pacca forte sulla spalla e riconobbe Julian, tutti si misero spontaneamente in cerchio e ballarono al ritmo dei Fab Four. E quando anche questa canzone finì Liz, assetata e accaldata, propose di andare a prendere qualcosa da bere. Una buona parte del gruppo si dimostrò d’accordo e si mosse verso il bancone.
Quando Liz si voltò in quella direzione, quasi si pentì di averlo proposto: come due accigliate statue di cera, Mr Darcy e Caroline Bingley li guardavano, poggiati al bancone, con uno sguardo che era un misto di disapprovazione e noia. Ma ormai si erano quasi tutti avviati e Liz non poté fare a meno di seguirli. Si augurò solo che la sosta fosse breve e indolore.

-Liz, che prendi? – le chiese, distraendola, una Jane quasi euforica.
-Penso che prenderò un’altra birra fredda, mentre per te ci vorrebbe una camomilla! – la prese in giro tenendole un braccio intorno alle spalle.
-Ma che dici! – provò a smentirla Jane, ma senza guardarla.
Liz decise di non infierire oltre e si sporse ad ordinare due birre. Quando anche Charlotte ebbe la sua ordinazione, le tre ragazze si guardarono complici e fecero un brindisi.
-A questa serata! – trillò Jane.
-E agli incontri imprevisti! – aggiunse Charlotte a voce alta, attirandosi le occhiatacce delle due sorelle.
Un metro più in là, Caroline parlava gesticolando con Charles e non sembrava una conversazione serena.
‘Peccato che sorrida poco quella ragazza, le verranno presto le rughe’ – pensò Liz senza dispiacersi poi tanto, e fece un altro sorso dalla bottiglia.
A poca distanza da Caroline Mr Darcy, poggiato con un gomito al ripiano del bancone e dando le spalle ai baristi, beveva una birra, lo sguardo fisso sulla folla, ma senza guardarla davvero. Liz ne studiò i tratti per qualche secondo e non poté fare a meno di notare che, nonostante tutto, fosse un bell’uomo. Ma era così freddo e scostante da risultare comunque sgradevole, nel complesso.
-Occhio a dove guardi! – la richiamò Charlotte con tono canzonatorio.
Liz si riscosse e la guardò innocente, ma Charlotte inarcò un sopracciglio, per niente convinta. Harriet tornò vicino a loro e si mise a chiacchierare con Jane, lasciando Liz e Charlotte a punzecchiarsi.
-Tieni, và! – disse quest’ultima porgendo all’amica un fazzoletto.
-Che me ne faccio? – chiese Liz perplessa.
-Ti asciughi la bava! – ribatté Charlotte, decisamente su di giri.
Liz sbarrò gli occhi dalla sorpresa e la guardò in malo modo, se qualcuno l’avesse sentita…
Dopo un paio di secondi un uragano biondo, in cui non era difficile riconoscere Caroline, quasi la investì accidentalmente mentre si faceva strada verso i bagni.
-Prega che non ti abbia sentita, Char. – disse Liz guardando l’amica con sguardo truce. Charlotte sembrò valutare l’ipotesi, poi fece spallucce.
-Impossibile, con questa musica. Stai tranquilla, il tuo segreto è al sicuro! – concluse facendole un occhiolino.
-Ma quale segreto? – rispose stizzita Liz – Non hai capito niente! Stavo solo osservando, ma non ho nessun interesse nascosto, anzi, mi infastidisce come poche persone al mondo! E, da un certo punto di vista, è il mio capo, per di più!
Il tono duro e l’espressione seria di Liz convinsero Charlotte, capiva il fastidio che provava l’amica.
-Hai ragione Liz, scusami. Non volevo.
-Non fa niente, tranquilla – smorzò Liz, in realtà ancora nervosa. Si avvicinò la bottiglia alla bocca e si astrasse.
-Ma dai, perché non vieni? Ci stiamo divertendo! – disse Charles alle sue spalle.
-Lo vedo che ti diverti, che credi! – rispose l’amico.
-E allora dai, vieni anche tu! Sono tutti simpatici!
-No grazie, davvero. E poi non lo trovo per niente opportuno. Sto bene qua, a guardare te che ti dimeni tra tanta bellezza – concluse canzonatorio Mr Darcy.
-Sei troppo severo! Potrebbe essere più semplice di quanto pensi e le ragazze…
-Lascia stare le ragazze. Hai adocchiato l’unica degna di nota, sulle altre non mi esprimo, ma lo sai come la penso sull’argomento. E poi non mi hanno colpito.
‘Stai calma, non reagire male, fai finta di nulla’. Liz se ne disse di ogni tipo, ma non ci fu niente da fare, accusò il colpo. Non ce l’aveva con Jane per il suo essere così bella, né per la sua capacità, del tutto involontaria, di attirare le attenzioni maschili. Ma che accidenti aveva lei da non essere mai presa in considerazione per prima? Ma poi, cosa poteva mai aver da ridire Mr Darcy? Davvero la stava giudicando anche al di fuori del posto di lavoro? E, soprattutto, davvero lei glielo stava permettendo, di nuovo?
Svuotò la bottiglia con un ultimo sorso e si sporse verso Jane, che cercava di parlare con Harriet e Julian.
-Torniamo in pista? – chiese, ma sarebbe andata anche da sola se non avessero avuto voglia.
-Certo! – rispose entusiasta Julian – Il prossimo rock’n’roll è mio!
-Sei un amante del pericolo? – chiese Liz divertita.
-L’unica che rischia davvero di essere in pericolo sei tu, Liz. Non sono un ballerino all’altezza di Charles, dovrai metterti i paracolpi! – disse Julian con un sorriso genuino.
Liz ne apprezzò l’autoironia e rise con lui, ma fu presa alla sprovvista quando, alle prime note di un rock’n’roll, Julian le afferrò una mano e, trascinandola verso la pista, forse un po’ brillo, disse ad alta voce:
-Andiamo! Non posso accettare di vedere fuori dalla pista tanta bellezza!
Liz arrossì per il complimento inaspettato e, mentre Julian continuava a camminare, non poté fare a meno di girarsi verso il bancone e lanciare uno sguardo di soddisfazione all’uomo che, pochi minuti prima, aveva dedicato a lei e alla sua amica le stesse parole, ma con un tono sinceramente derisorio. E, a quanto pareva, anche lui aveva sentito le parole di Julian: sul volto di Mr Darcy c’era, incredibilmente, un evidente imbarazzo.
Accanto a lui, Charles gli dava le spalle e parlava con Charlotte e Jane.
Liz arrivò in pista tronfia, soddisfatta e traboccante di una nuova energia che riversò, sorridente e grata, nel ballo con Julian e quelli che seguirono, fino a notte fonda.

La domenica mattina in casa Bennet succedevano cose strane. Mrs Bennet non faceva altro che lamentarsi, tutta la settimana, di quanto fosse stressante il suo lavoro al centro estetico e di quanto desiderasse l’arrivo della domenica per riposarsi e poi la fatidica domenica, alle 9, era già in piedi e armata di un qualunque elettrodomestico producesse un rumore oltre i cento decibel.
La sera prima Liz e Jane avevano fatto tardi, per cui varcarono la soglia della cucina che era quasi mezzogiorno, spettinate e non del tutto sveglie. Cercando di sedersi, Liz urtò col mignolo del piede contro una sedia, dando una nota ancora più piacevole al suo risveglio.
-Alla buon’ora, ce l’avete fatta ad alzarvi! – brontolò Mrs Bennet alle prese con salsicce e uova per il pranzo.
No, decisamente questo era il tocco finale per rendere perfetto il risveglio.
-Buongiorno, mamma. – disse Jane passandole alle spalle per lasciarle un bacio sulla guancia prima di portare caffè e spremuta d’arancia a tavola.
-‘giorno, mamma. – la imitò Liz, e vide la madre sorridere di nascosto.
-Fate presto con la colazione, tra non molto sarà pronto.
Liz afferrò il cartone di succo d’arancia e se ne riempì un bicchiere, preferendo aspettare il pranzo per mangiare; Jane rimase un attimo indecisa, poi scelse anche lei il succo.
Il sapore deciso dell’arancia svegliò definitivamente Liz, che cominciò a guardarsi intorno. La luce del sole filtrava dalla finestra che dava sul giardino fino ad illuminare la parete opposta della stanza e una parte del tavolo, rendendo più intenso il profilo di Jane. Le venne in mente il commento del tricheco della sera precedente. L’autostima pizzicò appena, ma passò in fretta.
Una risata un po’ troppo forte precedette l’ingresso in cucina di Lydia, che come un tornado andò a cercare qualcosa nella dispensa. Non trovandolo, si voltò verso la madre e, con tono lamentoso, chiese
-Mamma, dove sono le mie barrette energetiche? Non le trovo!
-Dovrebbero essere nella credenza, insieme alle altre cose per la colazione. – rispose paziente Mrs Bennet.
-Non ci sono! – strillò stizzita la ragazzina – Scommetto che hai dimenticato di comprarle! Sono a dieta, lo volete capire? Come faccio a trovare un fidanzato se nessuno di voi collabora? – sbottò con una movenza da prima donna e, dopo aver sbattuto l’anta del mobile, se ne andò dalla cucina a grandi passi.
Liz non tollerava quel suo atteggiamento, ma le sembrava ancora più strano che invece la madre lo accettasse, come se fosse normale. La vide scuotere appena la testa, ma l’espressione del suo viso era più dolce di quanto avrebbe voluto.
-Ah, l’adolescenza! Che periodo di grandi cambiamenti! – disse alzando gli occhi dai fornelli e guardando nel vuoto. -E d’altronde fa bene a curarsi e a fare ciò che può per essere il più bella possibile, così avrà sempre una fila di pretendenti!
-Mamma, ma che dici?! – esclamò indignata Liz, consapevole che quel discorso fosse anche una stoccata a loro due. -Lydia ha solo diciassette anni, non pensi che spingerla a cercare solo di apparire bella per i ragazzi sia sbagliato? Dio solo sa cosa fanno e pensano i suoi coetanei, ne vedo tanti al consultorio ogni giorno!
Mrs Bennet per un attimo parve colpita dal discorso di Liz, ma poi scosse le spalle.
-Ma che dici Liz, Lydia è una ragazza assennata per la sua età! Ha solo le classiche manie di tutte le adolescenti e le interessano i ragazzi, non ci vedo proprio niente di strano! – ribatté Mrs Bennet enfatizzando l’ultima frase, sempre a loro beneficio.
Liz guardò Jane che, apparentemente placida, sorseggiava il suo succo. Jane intercettò il suo sguardo e, con un mezzo sorriso, scosse la testa, come a dirle di non prendersela. Liz afferrò il suo bicchiere con un moto di stizza e ne bevve un altro sorso.
-Allora, com’è andata ieri? – chiese Mrs Bennet rompendo il silenzio che si era creato.
-Bene, - rispose Jane – ci siamo divertite molto!
-C’era anche Charlotte?
-Sì, e c’erano anche alcuni suoi amici – rispose Liz.
-C’era anche il nuovo capo di Liz – si fece sfuggire Jane, facendole andare di traverso un sorso di succo.
-Ah sì? – chiese subito Mrs Bennet incuriosita dalla singolarità della cosa. –Allora è giovane?
-Più o meno – rispose ancora monotona Liz sperando, inutilmente, che l’argomento morisse lì.
-Ah, davvero? E com’è? – chiese la madre sempre più curiosa e petulante.
-È un tricheco arrogante! – rispose istintivamente.
-Ma dai Liz, non è vero! È un bel… ragazzo! A proposito, ma quanti anni ha? – insistette Jane, ma Liz ignorò completamente la sua domanda.
-Un bel ragazzo? Ma se è scostante e antipatico!
-Oh, andiamo Liz, come sei difficile! È mai possibile che trovi sempre difetti in un uomo? Se è bello è bello! - sentenziò Mrs Bennet.
-È talmente presuntuoso e borioso da non aver voluto ballare con il nostro gruppo nemmeno una volta. – disse Liz alzando lo sguardo verso la madre che la guardava perplessa. Sapeva dove andare a colpire e lo fece, scandendo bene la frase successiva. –Nemmeno con Jane.
Lo stupore si disegnò sul viso di Mrs Bennet. Questa sì che era una novità! Chi si credeva di essere questo qua che osava ignorare la bellezza della sua bambina? L’espressione compiaciuta di poco prima sparì dal volto della donna che ora, indispettita, guardò Jane per chiedere conferma di questa cosa che le suonava quantomeno ridicola.
-È vero Jane?
Jane, imbarazzatissima, puntò lo sguardo nel suo bicchiere.
-Ehm… Sì, beh, ma… - cercò di tergiversare.
-Sì? – chiese Mrs Bennet alzando la voce di un’ottava e protendendosi verso di lei con in mano la spatola per girare il bacon nella padella, assumendo una posa decisamente buffa.
-Sì, - confermò Jane – ma non c’è niente di strano! Magari non sono il suo tipo, o semplicemente è una persona riservata! – cominciò a giustificarlo lei, come suo solito.
-Oppure è un tricheco, come dico io! – insistette Liz, ignorata da entrambe.
-Questa poi! Non preoccuparti, Jane cara, se non ti ha voluta vuol dire che non ti sei persa niente! Che il cielo mi fulmini, qualcuno che non ti trova bella! – esclamò sempre più scioccata Mrs Bennet, e a Liz venne da pensare che, in fondo, non era del tutto vero.
-Beh, ma tanto qualcun altro l’ha trovata bella per due… - si fece scappare inseguendo i suoi pensieri, e fu solo un sussurro. Ma Jane era troppo vicina e la madre troppo sensibile all’argomento per non sentirla per cui, come se questo fosse un balsamo per il proprio orgoglio ferito, Mrs Bennet si girò di nuovo verso la figlia maggiore con una scintilla inconfondibile nello sguardo.
-Ah ecco, lo dicevo io! Chi è? Qualcuno di interessante?
Jane guardava ora Liz – con uno sguardo che voleva essere minaccioso – ora la madre che continuava a subissarla di domande e si protendeva sempre di più verso di lei per convincerla a parlare.
-Ma no, io…
-Andiamo, bambina, dì tutto alla tua mamma! – continuava ad insistere Mrs Bennet, come se avesse otto anni.
-Ma davvero, mamma, non c’è niente da dire! – cercò di difendersi Jane. Mrs Bennet scosse la testa.
-Jane, sei una pessima bugiarda, lo sai? Perché non vuoi confidarti più con me?
‘Perché c’è il rischio che entro mezz’ora tutta Londra sappia quello che ti direbbe!’ – pensò Liz in tutta onestà.
Sua madre era una donna buona, ma, da brava parrucchiera, viveva di pettegolezzi, ci sguazzava dentro. Figuriamoci se questi riguardavano le sue figlie!
-Perché ha ragione, mamma. – intervenne Liz – Jane ha solo conosciuto uno dei nuovi manager del mio consultorio e abbiamo passato la serata insieme.
-Cielo, un manager! – esclamò Mrs Bennet quasi illuminandosi. – Dev’essere sicuramente benestante, col lavoro che fa! E poi, per averlo incontrato ieri sera, dev’essere anche giovane! – squittì felice, battendo le mani. Poi, nel giro di un secondo, si rabbuiò.
-Non sarà mica uno di quei vecchi babbioni che cercano di accalappiare le giovani ragazze ingenue? – chiese inorridita.
-Ma che dici, mamma! – esclamò Liz buttando gli occhi al cielo. –È un ragazzo, avrà quattro, cinque anni in più a noi.
Lo sguardo di Mrs Bennet tornò scintillante all’istante.
Se Liz non avesse conosciuto sua madre e le sue fissazioni matrimoniali, si avrebbe pensato che soffrisse di schizofrenia. Ma era solo sua madre e, quando non cercava di accasare le figlie, Mrs Bennet era una persona normalissima. Pettegola, ma normalissima. Ma adesso stava guardando la sua primogenita con un misto di orgoglio e ambizione che quasi spaventarono Jane e che invece, una volta tanto, fecero ringraziare Liz il cielo di non dover essere la più avvenente delle due.
-Beh, molto meglio, allora! Nessuno che abbia gli occhi che funzionano bene può esserti indifferente, bambina. So che mi darai grandi soddisfazioni! – disse fiera, e tornò ai fornelli canticchiando.



Soooooo.. che ne dite? Se vorrete farmi sapere che ne pensate, sono qui, e non ho intenzione di andarmene per un po’. Un abbraccio a tutti!!
  
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