The Novices
La cerimonia
20
anni dopo
Hisyooziki
camminava in punta di piedi fino alla stanza di Hi, con in
testa un ridicolo cappellino di carta colorato e in mano dei coriandoli.
Appoggiò il gomito destro sulla maniglia della camera del
figlio, e col fianco
spinse la porta in avanti, entrando silenziosamente con un ghigno
divertito.
Quando fu sopra al ragazzino, che dormiva placidamente sotto le
coperte, aprì
le mani e lasciò cadere i coriandoli sulla sua faccia,
esclamando a gran voce “SVEGLIA
SVEGLIA SVEEEEGLIIIIAAAAA!!!!ANIMO ANIMO ANIIIMOOOO!!! OGGI
è IL GRAN
GIORNO!!!!”
Hi sobbalzò in preda al terrore, lanciando un urlo e temendo
fosse l’ennesimo
attacco a sorpresa.
Quando si rese conto che era solo suo padre, sospirò:
“Sono sveglio, sono
sveglio...”
Hisyooziki sorrise e andò alla porta.
“ Allora vestiti e raggiungimi in sala, mamma ha preparato la
colazione.” lo
incitò con un sorriso.
Hi annuì e scese dal letto, dirigendosi verso
l’armadio posto all’angolo della
stanza.
Aveva 150 anni, e l’aspetto di un quindicenne: il fisico
messo in risalto da
qualche muscolo, dati gli allenamenti di quei lunghi anni, ma pur
sempre basso
rispetto alla media e ancora piuttosto mingherlino.
Tirò fuori la veste cerimoniale, la stessa che indossava il
padre: una
giacchetta a maniche corte e colletto alto bianca, pantaloncini corti
anch’essi
bianchi e ballerine morbide dello stesso colore.
Il tutto con i bordi neri.
Quei bordi, come gli aveva spiegato il padre, indicavano il colore
predominante
della veste cerimoniale del suo compagno.
Hi era il novizio dio della mattina, e come tale, portava il colore
bianco.
Quella veste si indossava quando i genitori dei novizi dei giudicavano
i propri
figli maturi: più precisamente, i figli delle
divinità regnanti, ovvero suo
padre e il suo compagno, il dio della sera.
Quando questa decisione avveniva, nel giro di pochi giorni venivano
informate
tutte le altre divinità, e deciso il momento, tutti i novizi
scendevano sulla
Terra tramite incantesimo.
Quel giorno era chiamato “Cerimonia
dell’investitura”.
Avrebbe dovuto essere entusiasta, perché quel giorno era il
più importante
della sua vita, ma non gli importava. Non gli importava
perché Yoru non c’era.
Non l’aveva più vista da quella volta in cui si
erano salutati, era stato
troppo stupido a non chiederle che divinità fosse e a dirle
soprattutto che l’amava.
Se ne era accorto troppo tardi, quando chiese alla madre
cos’era l’amore, come
ci si sentiva, e dopo aver ascoltato la sua versione, se ne era
convinto ogni
giorno di più.
Non sapeva se l’avrebbe poi rivista, in qualche modo....
Scese nella sala da pranzo, dove Tsuchimazime-na gli mise in mano un
bicchiere
di latte caldo che Hi bevve d’un fiato e un toast con la
marmellata che
ingurgitò in fretta.
“Tuo padre è qui fuori. Stai tranquillo, non aver
paura. Andrà tutto bene.” lo
rassicurò la donna con un sorriso smagliante, abbracciandolo
forte.
“Il mio bambino sta partendo...” soffiò,
commuovendosi un po’ per quel momento,
quel momento in cui i figli lasciano il nido, come
si suol dire.
“Stai tranquilla tu mamma.” la rassicurò
Hi, abbracciandola di rimando e
salutandola con un affettuoso bacio sulla guancia.
Raggiunse il padre con una faccia un po’ mesta, leggermente
inclinata verso il
basso.
“Animo Hi! Sii più cortese, tra poco incontrerai
il tuo compagno, il novizio
dio della sera!” lo sospinse il padre, dandogli una pacca
sulle spalle.
“Sì... uno squallido
maschio...”borbottò lui in risposta.
A lui non importava, voleva solo vedere Yoru.
Camminarono per un po’, e dopo una decina di minuti si
intravedeva l’enorme
albero di ciliegio.
Voleva solo rivedere Yoru…. Prima di partire,
un’ultima volta.
“Dai che ci siamo quasi, là in fondo si vede
già Yorusagi e suo figlio!”
“ Mmhmh… “
In effetti con un’occhiata aveva intravisto due figure scure.
“Alza la testa, è maleducazione non
guardare!”
“Ok...”
Come richiesto, alzò testa e sguardo, per guardare fisso
davanti a sé.
E in quelle due persone, riconobbe sicuramente Yoru.
Quella. Era. Sicuramente. Yoru.
Hi fissava a bocca aperta la ragazza... no... il ragazzo che gli stava
davanti.
Capelli lunghi fin oltre la vita di un nero intenso, la frangia che le
copriva
appena gli occhi; una veste anch’essa nera dai bordi bianchi,
formata da una
maglia a maniche lunghe e collo alto e largo, pantaloni e ballerine.
Tempo di rendersi conto della cosa, che Hi sorrise, avvicinandosi di
scatto e
urlando “Yooooruuuu!!” felice come non mai, a pieni
polmoni.
Yorusagi e Hisyooziki guardarono Hi basiti, mentre Yoru pareva avere
un’aria di
totale indifferenza.
Il dio della sera fissò malissimo il compagno.
“Tuo figlio....come conosce il mio?”
domandò, con un’aria minacciosa, mentre il
dio della mattina, ancora stordito, si voltò verso Hi
chiedendogli a sua volta “Hi…
Ma come è possibile? Come fai a conoscerlo?”
Hi era rimasto un attimo senza parole. Yoru era un maschio.
“Avete detto...figliO...” mormorò.
“Esatto.”
“ ... ConoscerlO.”
“Hi, ma che cavolo...”
“Avete usato il maschile...”
“Certamente! Ora mi vuoi spiegare...”
Yoru era un maschio.
Come aveva fatto a non accorgersene?
Ma cosa più strana, pareva non averlo riconosciuto e si
mostrava con quell’aria
scontrosa e senza il minimo interesse nei suoi confronti...
Non poteva essere così, e doveva riprendersi, capire.
“Yoru, sono io, Hi! Ti ricordi di me?”
esclamò, allargando le braccia, cercando
di farsi notare.
Ma il ragazzo sembrava proprio non prestargli attenzione.
“Yoru!!” ripeté, convinto, avvicinandosi
a lui.
Il moro lo guardò finalmente, ma con una smorfia sul viso.
“Io non conosco persone rozze e casiniste come te.”
disse, con una voce
innaturalmente calma. “E non starmi troppo vicino.”
aggiunse, con una nota
fredda.
Hi ci rimase ancora più male, sentiva le forze venir meno.
Quella... Quello non era il suo Yoru, quella persona tanto allegra che
conosceva, quella persona con cui aveva condiviso tutti i momenti belli
e
brutti.
Quella bambina che era caduta, che si era fatta male e piangeva, quella
bambina
con cui correre per i prati, quella bambina con cui faceva merenda
sotto l’albero
di ciliegio, quello stesso albero su cui erano sotto ora; quella
ragazza con
cui chiacchierava infinite ore senza stancarsi, quella ragazza con cui
faceva
un po’ di lotta per poi rotolare a terra e ridere senza un
perché. Quella
ragazza che era una persona premurosa, che si preoccupava di lui e per
lui.
La persona che amava.
Che lo aveva fatto sentire completo.
Ma non sembrava più così.
Quella persona aveva l’aspetto di Yoru, ma non il carattere e
la personalità
che ricordava.
Cosa gli era successo? C’era un motivo per quel distacco? E
Perché non gliene
parlava?
Si sentiva ferito ed escluso per quello, non capiva nulla.
“Buoni, buoni ragazzi... non siate così, dovrete
viaggiare insieme in fondo!”
fece notar loro Hisyooziki, facendo segno con le mani di darsi una
calmata.
I due guardarono altrove, prima di rivolgersi la parola e dire
all’unisono “Scusami.”
Hisyooziki, soddisfatto, mise le mani sui fianchi e disse
“Bene Hi. E ora,
prendi Yoru in braccio, su.”
E di nuovo, all’unisono, esclamarono un
“Cosa?” piuttosto confusi; cos’era
quella storia?
Yorusagi aveva un libro in mano, che teneva ben aperto come se leggesse
delle
istruzioni.
“Voi siete il novizio dio della mattina e della sera, dovrete
scendere tramite
incantesimo sulla Terra per raccogliere fedeli, fare tappa nelle
città simbolo,
e raggiungere il luogo dell’esame per diventare a tutti gli
effetti delle
divinità che si rispettino.
A quel punto, potrete scegliere se proporvi come regnanti o continuare
nella
raccolta dei fedeli.
Dovrete rimanere sulla Terra per 30 anni prima di tornare qui
nell’Alto dei
cieli, e solo se avrete superato l’esame, è
chiaro?” spiegò il padre del moro.
“Perché deve prendermi in braccio?”
commentò stizzito Yoru.
“Perché dovremmo stare giù per 30
anni?” domandò Hi.
I due padri si guardarono e sospirarono.
“Yoru, in quanto passivo della coppia, con il tuo potere
magico creerai una
barriera..”
“Passivo?” aggiunse ancora Yoru, con voce strozzata.
“Tutte noi divinità siamo messi in coppia.
L’equilibrio dei vostri poteri è
dato dal fatto che nella coppia esiste un Attivo e un Passivo.
L’attivo, in
questo caso Hi, usa per lo più la forza fisica e si
specializza nelle arti del
combattimento. Il passivo, ovvero tu Yoru, usa la forza magica e si
specializza
invece negli incantesimi.
Per scendere sulla Terra dovrete stare a contatto per far sì
che la tua
barriera, Yoru, e il tuo corpo Hi,
proteggano entrambi dall’impatto quando
arriverete.”
Yoru sembrava sempre meno convinto, mentre Hi si stringeva nelle
spalle, pronto
ad obbedire agli ordini.
“Forza. Sbrigati Hi, prendi Yoru in braccio.”
ripeté Hisyooziki, agitando l’indice,
come se questo avrebbe affrettato le cose.
Con un po’ di riluttanza e un po’ di
difficoltà, Hi prese il proprio compagno
in braccio, tenendolo stretto a sé.
“…Yoru?”
“Che vuoi?” rispose Yoru sgarbato, esasperato da
quel suo continuo ripetersi
del nome.
“Sai… Nonostante abbiamo la stessa età,
sei molto più basso e leggero di me..”
Quell’offesa animò il novizio della sera, che
senza pensarci due volte mollò un
pugno dal basso verso l’alto al compagno, che
riabbassò la testa senza nemmeno
un graffio.
“...e sei anche più debole..”
un altro pugno, stavolta di lato, ma Hi non ne risentiva minimamente.
“Sono solo sincero...”
Di quel passo Yoru l’avrebbe ammazzato. Se fosse stato
possibile, ovviamente.
Hi si diede mentalmente dello stupido, rendendosi conto che lui di quel
passo
non avrebbe mai recuperato l’amicizia di Yoru con quelle
frasi che al moro non
facevano piacere.
Eppure erano semplici osservazioni! Sospirò, mentre Yorusagi
invitava il figlio
ad attivare la barriera.
“Praesidio!”recitò
Yoru, ad occhi chiusi, mentre una sottile aura verde
ricopriva lui stesso e Hi.
“ Questa… Luce verde che abbiamo qui intorno
è la barriera?” domandò curioso il
novizio della mattina, sinceramente stupito.
“Sì...” rispose affannato Yoru, sempre
ad occhi chiusi.
“E-Ehi, che hai?”
“Niente... è solo che... questa barriera
protettiva consuma un sacco di
energia...”
“Non ne so molto di magia... ma se consuma tanta energia vuol
dire che è di
alto livello! Sei bravissimo!”
Prima lo insultava e poi si complimentava con lui...Yoru faticava a
capire Hi,
ma quell’ultima frase gli aveva fatto certamente piacere,
perciò gli rivolse un
sorriso leggero e un pianissimo “grazie.”
“Eeeehhh vai con la formula Yorusagi!”
esclamò Hisyooziki, agitando nuovamente
l’indice.
“Transfero in terris...”
recitò il dio della sera, grattandosi la testa,
come se stesse facendo la cosa più semplice del mondo.
Il fatto che recitasse un incantesimo così impegnativo come
spostare due
persone da un posto all’altro con tale disinvoltura dava
prova di quanto fosse
forte.
L’aria intorno parve iniziare a vibrare, mentre tutto intorno
si faceva più
sfuocato.
“Ciao papà! Arrivederci signor
Yorusagi!!” salutò velocemente Hi, e
così anche
Yoru con un semplice “C-ciao” affaticato.
I due genitori salutarono con un sorriso, vedendo le figure dei figli
farsi
sempre più sbiadite.
Hi sentiva la terra sotto di sé come svanire, tutto era
più leggero... Fu come
essere trascinati giù, compressi in uno spazio stretto, il
suo cuore ebbe un
balzo di paura.
E poi, il buio.
Note
Finali: e il caro Hi ha ritrovato,
per così dire la
sua…seh. Il suo Yoru! Giubilo! 8D Ora i due inizieranno la
loro avventura,
siete curiosi? No? BD
Comunque in questo
capitolo si spiega un po’ meglio il rapporto tra i due e
come funzionano appunto i rapporti tra divinità. Spero di
averlo spiegato bene,
perché è molto difficile °w°
Un grazie a Suchiko per avermi suggerito come migliorare il capitolo *U*
Alla prossima! :D