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Autore: Bubbles_    20/11/2013    2 recensioni
Lo aveva perso.
Aveva perso quel dannatissimo taccuino. Di nuovo.
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“Non merito forse una ricompensa?”
Aveva perso quel diario un milione di volte e altrettante aveva dovuto pregare perfetti sconosciuti di restituirglielo, ma mai nessuno aveva chiesto un riscatto.
Quella ragazza non gli piaceva per niente. La sua prima impressione risultava essere completamente sbagliata. Ora la vedeva come un’avida impicciona.
“Due euro e venti e sbrigati, sta arrivando il pullman”
“È seria?”
Non sapeva se si sentiva più offeso per il fatto di dover pagare per riavere indietro il suo diario o per quello di dover pagare così poco. I suoi pensieri più profondi in svendita per soli due euro.
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"Non hai mai voluto che uno sconosciuto ti stravolgesse la vita? Non sei mai stato in cerca di novità? Io sono quello sconosciuto. Carpe diem!"
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lysandro, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Mr. Brightside~
 
 
 
 
“Prendi nota!”
Lysandre indirizzò a Bennie uno sguardo confuso, ma lei non gli prestò attenzione.
“Riportare il libro a Dorian”.
Il ragazzo non sprecò parole per chiederle chi fosse, la conosceva abbastanza bene per sapere che le chances di ottenere una risposta fossero pari a zero.
“Dobbiamo andare in un posto!” la ragazza si fermò all’improvviso come alla ricerca di un segnale, poi si voltò e ripercorse veloce il tratto di strada che li divideva dal negozio per prendere la via opposta a quella scelta poco prima.
“Strada sbagliata” si giustificò con un sorriso e Lysandre la seguì senza protestare, sentiva lo stomaco sottosopra. In parte associava quella strana sensazione ai jeans e agli stivali ancora bagnati e in parte alla curiosità che piano stava crescendo dentro di lui.
Dove lo stava portando? Si aspettava di tutto e di niente. Non riusciva a decifrarla e questo, stranamente, lo eccitava. Non pensava sarebbe mai potuto essere possibile. Non gli piaceva non riuscire ad inquadrare una persona, ma quel giorno si era ritrovato a smentire molti punti fermi del suo carattere e aveva finalmente deciso di smettere di combattere e di lasciarsi trasportare dagli eventi.
Raggiunsero la via principale e Lysandre fu quasi stupito nel notare gli altri passanti. Era come se nell’ora precedente fossero esistiti solo loro sul pianeta e tornare in un qualche modo alla realtà, tra gli sguardi della gente e il rumore della città, fu come svegliarsi bruscamente da un bel sogno, uno di quelli che lasciano un amaro sapore in bocca al risveglio.
Dovevano essere una strana coppia agli occhi del mondo, pensò osservando il loro riflesso in una vetrina e sorridendo involontariamente.
Cominciò a riconoscere gli edifici e infine capì esattamente dove si trovassero e quando Bennie si fermò, realizzò quello fosse solo il primo passo verso la loro prossima destinazione.
Davanti alle scale della metro, la ragazza osservava con sguardo corrucciato un mendicante seduto in ginocchio, in mano un cartello scritto alla bene e meglio.
La gente saliva e scendeva le scale il tutto senza mai neanche degnarlo di uno sguardo. Lysandre lo aveva già visto, prendeva spesso la metropolitana in quel punto e se non lo trovava lì, lo rivedeva in qualche altra fermata.
Indietreggiò quando la ragazza si voltò di colpo.
“Arrivo subito. Resta qui”.
Per la prima volta da quando si erano incontrati quella mattina Lysandre non la seguì. Bennie affrettò il passo e scomparve dietro l’angolo. Avrebbe voluto farlo, avrebbe davvero voluto seguirla, ma lei gli aveva detto di non farlo e contravvenire a quell’ordine così risoluto gli sembrò quasi impossibile. Così era rimasto, fermo, immobile, probabilmente con una strana espressione sul viso.
Più i minuti passavano più si sentiva perso. E se non fosse tornata?
Di solito era paziente. Anzi, aveva sempre pensato la pazienza essere uno dei suoi più grandi pregi, con un amico come Castiel! Invece, in quel momento, non riusciva a smettere di battere il piede. Era ansioso, ogni qual volta vedeva una testa spuntare sperava fosse quella azzurrina della ragazza e più gente passava, più perdeva le speranze.
Sospirò per l’ennesima volta e guardò l’orologio da taschino che sempre portava con sé: non erano passati che pochi minuti e questo sembrò tranquillizzarlo.
“Eccomi, scusa se ci ho messo tanto” alzò immediatamente lo sguardo alla voce della ragazza.
Lysandre fece per rispondere quando, con sua sorpresa, capì non stesse parlando con lui.
Bennie era ricomparsa con un sacchetto di plastica in mano, un giornale nell’altra e un grande sorriso sulle labbra scarlatte.
La ragazza lo superò veloce e si piegò accanto all’uomo. Quello non alzò neanche la testa, guardava in basso, le mani giunte.
“Il cartello dice che hai fame... ti ho preso un panino al pollo, spero ti piaccia” posò il sacchetto accanto all’uomo insieme al giornale “Ci sono degli annunci interessanti. Datti una ripulita e trova un lavoro”. Lysandre l’osservò tirare fuori dal portamonete delle monetine e posarle sul piattino insieme alle altre offerte, prima di alzarsi e stirarsi energicamente il vestito. Fece due saltelli e scese le scale di corsa, come se nulla fosse successo, lasciandolo lì solo con l’uomo e con il viavai di passanti.
Scese lento i gradini, la consapevolezza che lei lo avrebbe aspettato, in fondo lo aveva sempre fatto, gli occhi ancora fissi sul mendicante che finalmente aveva alzato la testa. Intercettò il suo sguardo, ma non riuscì a sostenerlo.  
Quella era la prima volta che lo guardava. Anni e anni di tirare dritto, passati ad ignorare e mai guardare in basso, che crollavano ora davanti ai suoi occhi.
Quando raggiunse Bennie quella sensazione di disagio non l’aveva ancora abbandonato, lei era già dall’altra parte dei tornelli.
“Abbiamo perso la metro” dichiarò solenne una volta raggiunta la banchina vedendo il mezzo allontanarsi per il tunnel “Tutto per colpa tua, sei lento”.
“È stato un bel gesto” gli disse Lysandre ignorando le accuse poco velate della bionda non riuscendo a comunicarle in altro modo la sua sorpresa per quello che era successo poco prima.
“Sei un ingenuo se pensi che l’abbia fatto per lui”
Lysandre alzò stranito un sopracciglio e non riuscì a trattenere un sorriso divertito. Quella sua franchezza non lo infastidiva più, lo divertiva invece.
“Ingenuo?” ripeté curioso accarezzandosi il mento con una mano. Gli piaceva quella parola. Ingenuo. Non era la prima a definirlo così.
“L’ho fatto per me. Per sentirmi meglio. Ho solo buttato altra polvere sotto il tappeto, non ho risolto il problema”
“Rimane comunque un bel gesto” la voce di Lysandre suonò più bassa di quello che avrebbe voluto, per la prima volta quel giorno la stava fronteggiando e non si sentiva più a disagio a farlo “Non bisogna per forza fare la cosa giusta. A volte bisogna fare la cosa che ci sembra meno sbagliata. Non puoi caricarti il peso del mondo sulle spalle, non tu sola”.
“Prendi una canzone triste e rendila migliore, no?” Bennie gli fece l’occhiolino e canticchiò tra sé il vecchio successo dei Beatles. Guardò Lysandre piegando appena la testa, lo sguardo quasi amorevole. Fece una mezza giravolta e indicò una cabina delle fototessere lì vicino.
“Facciamo una foto?” e senza aspettare risposta lo prese per mano e lo trascinò dentro tirando la tenda.
Lysandre non poté fare altro che sedersi in quello spazio ristretto e subito Bennie fece lo stesso sulle sue gambe. La ragazza sembrò non notare il suo imbarazzo iniziale o se lo fece lo ignorò completamente. Inserì i soldi e scelse veloce tra le diverse opzioni.
“Vuoi davvero uscire così teso nelle foto?” gli disse senza neanche guardarlo. Doveva sentire la sua tensione sul corpo, nel modo in cui le mani erano appoggiate precariamente sulla sua vita, o come aveva smesso addirittura di respirare.
“Rilassati, Castiel”
Bennie si voltò così da guardare Lysandre negli occhi. I loro visi erano così vicini che lui poteva sentire il respiro caldo della ragazza sulle guance.
“Uno…due… tre…”
Prima che il ragazzo potesse anche solo distendere le labbra in un sorriso sentì quelle di Bennie premere forte sulle sue.
In un primo momento rifiutò quel bacio inaspettato, ma poi non riuscì più a combatterlo, o meglio, non volle più farlo.
Si sciolse sotto le labbra sapienti di quella ragazza, affondò le dita nella sua pelle e finalmente si lasciò andare. Tutto ciò che non aveva detto, ma desiderato, sembrò prender vita in quel momento. Serrò forte gli occhi e nel buio di quella dolce tortura esplosero mille luci.
Il bacio che era iniziato in modo irruento, brusco quasi, si era trasformato in una danza da una lentezza quasi dolorosa e più si chiedeva come era potuto succedere, più i suoi pensieri venivano confusi, traviati, trasportati su lidi lontani e dimenticava ogni cosa.
Bennie lasciava piccoli baci, toccava e fuggiva. La sua lingua giocava con quella di Lysandre, la tentava, la ammaestrava.
Si allontanava di qualche centimetro per poi tornare con un’altra serie di umidi baci. Lysandre provava ogni volta a trattenerla e ogni volta falliva. Quando quelle labbra erano lontane dalle sue, anche se per pochi secondi, sentiva l’aria mancare e una strana amarezza riempirgli la bocca.
Lysandre sentì le mani della ragazza abbandonare lente i suoi capelli, gli occhi ancora chiusi, le labbra di Bennie che ancora giocavano con le sue. Lente, sensuali, tentatrici.
In quella marea di sensazioni, sentì i denti affondargli la carne e subito il sapore ferroso del sangue che andò a mischiarsi a quello dolce di ciliegia. Spalancò gli occhi per quella fitta improvvisa, ad aspettarlo due iridi velate che lo guardavano con un’innocenza non adatta a loro. Solo nel profondo era intravedibile una scintilla di divertimento.
“È quello che volevi, no? Prima, al negozio… era quello che desideravi”
Lysandre aprì bocca con tutte le intenzioni di parlare, ma Bennie non gliene diedi il tempo. Ridacchiò con fare bambinesco prima di stampargli un bacino veloce sulla punta del naso.
“È stato solo un bacio Mr. Brightside, rilassati!”.
Detto questo saltò giù dalle gambe del ragazzo e uscì veloce dalla cabina.
Lysandre rimase muto a guardare la tendina blu che ondeggiava avanti indietro, si portò una mano tra i capelli per poi scendere fino alle labbra. Il labbro inferiore pulsava dolorosamente, quando allontanò le dita quelle erano macchiate di rossetto e di sangue.
Aveva il fiato corto e le ginocchia molli, trovò un precario equilibrio ed uscì a sua volta da quel rettangolo che a malapena lo conteneva. Davanti a lui scene di vita quotidiana, persone che camminavano veloce avanti indietro. Le gambe si mossero per inerzia, fece qualche passo verso la banchina e solo allora realizzò cosa stesse succedendo: vide le porte delle metro chiudersi a qualche metro da lui e subito sentì il cuore affondargli nel petto.
E Bennie?
Il rumore assordante dei vagoni che si allontanavo sui binari non riuscì a sovrastare quello dei suoi pensieri. Guardò freneticamente a destra e a sinistra, prima di osservare impotente il mezzo scomparire giù per il tunnel.
Dov’era Bennie?
“Abbiamo perso la metro, di nuovo. Sei davvero lento”.
Lysandre fece un respiro di sollievo. Bennie era lì. Con lui.
Quel rimprovero non gli suonò tale. Avrebbe voluto urlare, scoppiare a ridere, prenderla tra le braccia e abbracciarla forte, ma non lo fece. Si voltò senza riuscire a trattenere un sorriso. Bennie lo guardò confusa, come se i ruoli si fossero appena invertiti e fosse lei quella a non capire, poi semplicemente rispose al sorriso.
“Ti perdono”sussurrò “Il negozio non chiude prima della sei”.
“Dove stiamo andando?” le chiese con vero interesse, scoprendosi senza fiato e con il cuore che batteva a mille.
“C’è un negozio di dischi a poche fermate, ho letto che cercavano del personale. Wayne’s, lo conosci?”
Lysandre per poco non si strozzò con la propria saliva. Il sorriso gli scomparve dal volto e fu sicuro di essersi lasciato sfuggire un farfuglio senza senso, fortunatamente mascherato dall’arrivo della metro.
Bennie saltò su e lui non poté fare altrimenti, anche se ogni cellula del suo corpo gli urlava di non farlo, di rimanere fermo, di non percorrere quella strada.
Se lui lo conosceva? Lui lo conosceva benissimo.
E questo era male, malissimo.
“Allora, lo conosci?” lo incitò la bionda con fare impaziente.
Le porte si chiusero davanti a loro e Lysandre perse definitivamente le speranze. Non c’erano più vie di fuga.
“Io…io…no, non lo conosco”.
Che senso aveva dire la verità quando presto quella sarebbe saltata a galla da sola?
Era solo questione di tempo.
 
 
 
 
 
 
I'm coming out of my cage
And I've been doing just fine
Gotta gotta be down
Because I want it all
 
It started out with a kiss
How did it end up like this?
It was only a kiss
It was only a kiss
 
 
 
 
 
 
 
Euphoria__'s corner:

Sono tornata! Non so per quanto ancora, ma sono qui! Questo capitolo è corto e un po' sbrigativo. Forse il bacio farà storcere qualche naso, ma io sentivo era il momento giusto per inserirlo!! Ci tenevo ad inserire la scena del mendicante perchè è qualcosa che mi è molto vicino: li vedo tutti i giorni in metro e tutti i giorni li ignoro e ogni volta sento un senso di disagio... quindi volevo in un qualche modo mostrarlo in Lysandre. Wayne's è il nome di un locale che frequentavo a Nizza, ma che è diventato un negozio di dischi in questa storie :P
La canzone è Mr. Brightside <3 
Nel prossimo capitolo entra in scena un altro personaggio di DF :) Non sono molto originale, quindi penso abbiate già capito di chi si tratta!
Detto questo ringrazio di cuore 
Lady_Light_Angel
 
per aver recensito lo scorso chap e 

charlina
per aver segnalato all'amministrazione la storia come scelta!
Grazie mille, siete gentilissime :3

Un bacione e a presto!


 
 
 
  
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