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Autore: Rosmary    20/11/2013    7 recensioni
{La storia è il seguito della oneshot "L'intraprendenza di Hermione"}
Un filtro, un sogno bizzarro rivelato alla persona sbagliata e la più brillante delle studentesse di Hogwarts si ritrova incastrata in un'imbarazzante situazione, che avrà risvolti più che inaspettati. Dopotutto, è noto, ogni esperimento ha in sé degli effetti collaterali, l'importante è riuscire a fronteggiarli!
Dal primo capitolo:
“Spiegami di nuovo come ha reagito Hermione, che quando me l’hai detto era l’alba e ho capito poco e niente.”
“Solite reazioni di ragazze cotte,” commentò vanesio e spiccio. “È arrossita, poi ha negato e mi ha tirato uno schiaffo quando ho tentato di baciarla.”

Dal quinto capitolo:
“Siamo tornati indietro?”
“Quindi, è una Giratempo!” concluse vittorioso e allegro il ragazzo.
Hermione inarcò un sopracciglio, portò le braccia conserte ed esibì un'espressione contrariata e saccente. “Ma l’hai mai vista, una Giratempo?”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger, I Malandrini, Lily Evans, Un po' tutti | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger, Hermione Granger/ Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'intraprendenza di Hermione'
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La prima sensazione che Fred ebbe una volta sveglio fu un fastidioso capogiro, mentre la prima impressione visiva che ebbe fu un altrettanto fastidioso bianco, troppo luminoso per i sensi affaticati del ragazzo. Schiuse le palpebre lentamente, strizzando più volte gli occhi, e fu solo a quel punto che riuscì a distinguere delle sagome in tutto quel biancore; in particolare, la sagoma a Fred più prossima aveva corti capelli rossi, tante efelidi, lineamenti maschili e espressione inquieta: era George.
 
“George?” chiese in un sussurro, dubitando della propria lucidità.
 
“Ben svegliato, Freddie,” ribatté immediatamente George, aprendosi in un sorriso rincuorato. “Come ti senti?”
 
“Come uno che ha preso un Bolide in testa,” biascicò. “Sono in Infermeria?”
 
“Sì, ma non sforzarti, Madama Chips ha detto che ti ci vorrà un po’, per rimetterti in sesto, ma sta’ tranquillo, è tutto sotto controllo.”
 
Il tono di George, Fred lo notò senza troppa difficoltà, era serio e preoccupato, fu per quello che si sforzò di sorridere al gemello, nonostante non avesse né la forza, né la voglia di compiere il banale gesto. Ancora intontito, non provò neanche a mettersi seduto, ma fissò con ingiustificato astio il soffitto – ovviamente bianco – dell’Infermeria, tentando di ricostruire i pezzi di quel puzzle in frantumi: come era arrivato lì? perché doveva ‘rimettersi in sesto’? da cosa avrebbe dovuto rimettersi? dove diamine si trovava? in quale epoca? Possibile che… Strabuzzò gli occhi, il pensiero che l’aveva attraversato seppe mandarlo dritto, dritto tra le braccia di signora Adrenalina, neosposa del signor Felicità, insomma, era davvero possibile?
 
“Sono… sono a casa? Georgie, sono a casa?”
 
“Certo che sei a casa,” rispose prontamente George, che aveva seguito in silenzio e in compagnia dell’ansia le varie espressioni apparse sul volto del fratello. “Sei a casa, Fred, è tutto finito.”
 
“Lei dov’è?”
 
“A qualche letto di distanza, si è svegliata dieci minuti fa, la stanno visitando, Ginny è con lei. Ron è andato a dire alla Chips che sei sveglio anche tu e Harry è andato ad avvisare gli altri che siete svegli tutti e due,” spiegò rinfrancato George, osservando il gemello con sguardo quasi adorante, come se faticasse ancora a credere d’averlo di nuovo lì, tutto intero.
 
Fred ricambiò lo sguardo, metabolizzando tutte le informazioni. Erano a casa. “Ma come è successo? Come ci avete trovati?”
 
“Fred, calmati! Sei a casa, e… e ti sei svegliato! Ti sei svegliato!” ripeteva George come in trance, sfogando a suo modo tutta l’inquietudine di quelle ultime ore. Fred, dal canto suo, era talmente voglioso di capire come e perché da non riuscire a essere del tutto felice e sereno: per quanto avesse agognato quel momento notte e giorno, ora non riusciva a goderne, il bisogno di capire cosa fosse accaduto era più forte d’ogni altra sensazione.
 
“Ah, signor Weasley, bentornato tra noi!” esordì col solito tono burbero Madama Chips, facendo sobbalzare i due gemelli e interrompendo inconsapevolmente i ragionamenti penosi di Fred. “Vediamo come stai, giovanotto,” continuò, avvicinandosi al ragazzo allettato. George, per farle spazio, s’alzò in piedi.
 
“Fred!” salutarono Ginny e Ron, giunti assieme all’imperiosa infermiera. “Come ti senti?” continuò Ron, ignorando bellamente le occhiatacce della donna.
 
“Bene, ma Hermione come sta?”
 
“La signorina Granger sta benissimo, e tu, signorina, va’ dalla tua amica oppure esci di qui, devo visitarlo!” rimproverò la donna a Ginny. “E anche voi!” aggiunse a Ron e George.
 
“Ma è nostro fratello!” protestò la ragazza.
 
“E io devo visitarlo! Solo una persona può restare mentre visito, dopo entrerete tutti… beh, non più di sei, s’intende.”
 
“Andiamo noi da Hermione,” disse immediatamente Ron, e Ginny acconsentì in silenzio.
 
E mentre George ringraziava entrambi con un cenno del capo e Fred osservava perplesso il succedersi degli eventi, Hermione accoglieva Ron e Ginny seduta al centro del letto, con le gambe incrociate e l’espressione confusa.
 
“Come sta?” chiese ansiosa.
 
“Credo bene, lo sta visitando ora, ma tu torna a stenderti, hai sentito Madama Chips, devi riposarti!”
 
Hermione indirizzò un’occhiataccia a Ginny, ne aveva abbastanza di persone, oggetti e roba strana che le dicevano cosa fare: pretendeva spiegazioni lei, e le pretendeva immediatamente. A distrarre l’agguerrita strega fu soltanto il ritorno di Harry, che non perse tempo a stringerla in un fraterno abbraccio.
 
“Come ti senti?”
 
“Non lo so, Harry,” rispose sinceramente Hermione. “Ma cos’è successo? Come sono arrivata qui?”
 
“Non lo sappiamo,” intervenne cupo Ron, “non sappiamo niente. Silente vi ha riportati svenuti e ci ha detto di non chiedervi nulla e di non chiedergli nulla… Dice che tutto si chiarirà quando parlerete con lui…”
 
Hermione tacque, riassorbita nuovamente dall’insieme di interrogativi che l’aveva attanagliata appena sveglia. Anche lei, esattamente come Fred, non aveva saputo gioire realmente dell’avere di fronte Ginny e Ron, perché non capiva come poteva essere lì con loro. A tratti, aveva anche l’ignobile sensazione d’essere stata catapultata in un’altra dimensione ancora, che insomma quella situazione non fosse reale, che lei e Fred fossero ancora prigionieri di qualcosa o di qualcuno. Così guardava con ostilità tutti, anche Harry che l’abbracciava, perché si chiedeva se quello – non riusciva a chiamarlo in altro modo – fosse davvero il suo Harry, così come se quell’altro fosse davvero il suo Ron e se quella fosse davvero la sua amica Ginny. Chi le garantiva d’essere in presenza della realtà? Irrequieta, ecco cos’era, e l’unica persona di cui si fidava era a qualche letto di distanza, circondata non più dalla Chips e da George, ma da George e Lee e Alicia e Angelina… e… sgranò gli occhi Hermione: c’erano tutti, tutti gli amici di Fred, così come attorno a lei c’erano i suoi più cari amici che la guardavano preoccupati, forse chiedendosi se quell’aria allucinata fosse stata causata da una qualche lesione al cervello. Senza averlo realmente cercato, la giovane si trovò a incrociare lo sguardo egualmente allucinato di Fred, che sembrava volerle dire qualcosa e Hermione in quel qualcosa rintracciò un ‘fuggiamo?’, così, senza dar cenno di preavviso, s’alzò dal letto, accantonò il capogiro, ignorò i dolori muscolari, e corse scalza in direzione del letto di Fred, che a sua volta si liberò dalla morsa di George, scese dal letto e afferrò veloce la mano tesa di Hermione, trascinandola via dall’Infermeria.
 
“Fred! Hermione! Dove andate?” chiamò George.
 
“Sciocchi ragazzini! Tornate immediatamente qui!” inveì fuori di sé Madama Chips, che ordinò a una sgomenta Alicia di avvertire immediatamente la professoressa McGranitt della fuga.
 
Fred e Hermione, nonostante i richiami, i fratelli di lui e Harry che li rincorrevano e ignari studenti che li additavano ridacchiando, continuavano a correre, diretti all’ufficio di Silente o in qualsiasi altro luogo che potesse dimostrargli d’essere effettivamente a casa. Forse era assurdo, ma dopo tutto quanto accaduto, non riuscivano a credere d’essere realmente tornati alla realtà; d’altra parte, l’ultimo ricordo che avevano era la Sala Grande al tempo di James Potter, con Fred seduto tra i Malandrini e Hermione seduta tra i Serpeverde, c’era poi stata una sparizione, una sensazione simile alla Smaterializzazione, e poi nulla, poi il buio… poi c’era soltanto il risveglio nell’Infermeria e un apparente ‘ritorno al presente’. Ma quanto poteva essere vero il presente? Avevano bisogno di conferme.
 
“Molto incauto da parte vostra lasciare l’Infermeria scalzi, potreste prendere una brutta influenza.”
 
Le parole pacate di Silente bloccarono letteralmente la corsa dei due ‘evasi’, che fissarono gli occhi sul preside intento a sorridergli bonario. Con poche parole, l’uomo invitò entrambi a seguirlo e fu in un paio di minuti che si ritrovarono seduti alla scrivania di Silente, con lui accomodato dalla parte opposta, che ancora li guardava attraverso le lenti a mezzaluna e ancora esibiva la bonaria espressione.
 
“Signor preside, cosa sta succedendo? Dove siamo?” riuscì a chiedere Hermione, che aveva l’aria intontita di chi veniva bruscamente svegliato in seguito a una sbronza. In altre parole, non capiva più nulla! Fred, al suo fianco, non aveva un aspetto più dignitoso, anzi, guardava addirittura con sospetto l’anziano mago.
 
“Siete a casa, signorina Granger, a casa.”
 
“Provalo,” intervenne brusco Fred, infischiandosene di dare del lei a quello lì.
 
Silente non si scompose, ma assunse un’espressione comprensiva e anche sottilmente divertita. “Ha già rivisto i suoi fratelli e i suoi amici, signor Weasley, in che altro modo posso convincerla che questa è la realtà? Vuole forse un calendario?” scherzò, facendo indispettire il diciassettenne.
 
“Non so come può provarlo,” parlò ancora Fred, tornando al lei e accantonando il tu. “Ma lo provi.”
 
“Se solo… se solo potesse convincerci in qualche modo… ecco… noi siamo molto confusi, signor preside, e spaventanti anche,” disse Hermione, non preoccupandosi di mascherare l’ansia e l’incertezza.
 
Silente li osservò paziente: comprendeva perfettamente lo stato d’animo dei due, forse, il se stesso diciassettenne avrebbe reagito anche in modo peggiore se fosse stato al posto di quei due studenti. “I vostri dubbi sono leciti ed è giusto che li esponiate, ma, ahimè, non sono certamente in grado di fugarli, è in voi e solo in voi stessi che dovete cercare le conferme di cui avete bisogno. A me è concessa la mera spiegazione dei fatti, non di più. Come vi è già stato detto, siete tornati a casa, e tutto ciò che sta accadendo ora è reale.”
 
“Siamo a casa sul serio?”
 
“Sì, signor Weasley.” Fred si aprì in un sorriso rincuorato e guardò Hermione, che sorrideva a sua volta, e mai come in quel momento si pentì d’aver seguito il proprio istinto, perché avrebbe voluto essere ancora in Infermeria, circondato dai familiari e dagli amici. “Oh, ci sarà tempo, signor Weasley, ci sarà tempo,” affermò Silente, leggendo con facilità i pensieri del ragazzo. Fred, inevitabilmente, deglutì intimorito: possibile che Silente sapesse sempre tutto?
 
“Cosa è successo? Come è riuscito a trovarci? Noi… noi eravamo nel passato…”
 
“Mi permetta d’interromperla, signorina Granger,” intervenne risoluto il preside, “ma è necessario andare con ordine affinché tutto vi sia chiarito. Per prima cosa, è bene che sappiate che non siete mai stati nel passato. Il vostro, sia beninteso, non è stato un viaggio nel tempo. Ora, prima che vi spieghi il curioso, nonché ingegnoso, funzionamento del grammofono, ho bisogno di sapere cosa avete vissuto nella dimensione che avete definito passato.”
 
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo complice, e Fred seppe che spettava a lui raccontare, tra i due era sicuramente il più sintetico e il meno impegnato a capire, prima che il preside spiegasse, cosa diamine fosse successo. Così, il ragazzo snocciolò in poche parole ciò che avevano vissuto in quelli che, si rese conto solo in quel momento, erano stati solo sette giorni. “A me sono sembrati molti di più,” commentò in tal proposito e Hermione annuì scioccata, poiché per qualche sinistra ragione neanche lei aveva avuto la sensazione d’aver vissuto soltanto sette miseri giorni in quella realtà. “Questo è quanto. Era iniziato tutto da capo, almeno così abbiamo creduto, ma la situazione era cambiata: io ero uno del gruppo di Potter e Hermione era una Serpeverde… poi siamo scomparsi! Non ricordiamo più nulla da quel momento in poi… cioè, ricordiamo d’esserci svegliati in Infermeria, ma c’è un buco grosso come il Platano Picchiatore tra la colazione e l’Infermeria…”
 
“Interessante similitudine, signor Weasley,” concesse Silente in riferimento al Platano, e Fred ghignò. “Molto bene. Vi chiedo ora la cortesia di prestare massima attenzione alle mie parole, cercherò d’essere breve. L’oggetto con cui siete entrati in contatto, vale a dire il grammofono, non è un qualsiasi oggetto magico, bensì un oggetto plasmato dalla magia oscura, che, se azionato, intrappola nella propria illusione tutti coloro che sono a esso prossimi. È un oggetto invero molto affascinante, e anche molto potente. L’illusione che genera è strettamente legata alle vittime, iniziate a comprenderne il funzionamento?” chiese interessato.
 
“Vuol dire che se diversa è la vittima, diversa è la dimensione in cui è intrappolata?”
 
“È esatto, signorina Granger.”
 
“Quindi, se io e Fred siamo in due ed eravamo nella stessa dimensione, il grammofono ha dovuto in qualche modo unirci? Creare una situazione affine a entrambi?” proseguì Hermione, stimolata dal ragionamento.
 
“Ottima intuizione,” le concesse il preside. “Il grammofono sfrutta tutto ciò che la vittima è: il suo passato, le sue ambizioni, i suoi sogni, le sue paure, i suoi sentimenti, i suoi legami e tutto ciò che rende tale quella persona. Essendo voi in due, l’oggetto ha dovuto generare una realtà illusoria che s’adattasse in egual misura a entrambi, ecco perché la vostra dimensione era l’Hogwarts ai tempi di James Potter, perché Hogwarts vi accomuna e così l’affetto per Harry Potter e dunque il desiderio di saperlo sereno con la sua famiglia.”
 
“Ma perché lei era la ragazza di Sirius?” chiese d’istinto Fred, maledicendosi per l’avventato quesito solo quando notò il sorriso sghembo di Hermione. ‘Geloso, mister Weasley?’ avrebbe voluto chiedergli la ragazza.
 
“Il signor Black, da quanto mi avete detto, ha interpretato un ruolo ben preciso: era, in qualche modo, la barriera tra voi due, era l’elemento che vi costringeva a stare lontano l’uno dall’altra, era l’elemento che la magia del grammofono aveva scelto per separarvi e rendervi ancora più vulnerabili. Ipotizzo che il ruolo in questione sia spettato a Sirius Black perché entrambi vedete in lui la figura più vicina a un ideale padre per Harry.”
 
“Ma, allora, la storia di Minus? E stamattina, che ci siamo svegliati in una dimensione ancora diversa? E poi che giorno è oggi? Sono passati sul serio sette giorni? Perché a noi sembravano di più?” domandò ancora Fred.
 
“Abbia pazienza, signor Weasley,” rimproverò gentilmente Albus, “andiamo con ordine: il grammofono è un oggetto di magia oscura, il suo fine non è permettere alla vittima di risolvere una questione in sospeso, ma imprigionare la vittima in una dimensione fittizia. Tutto ciò che vi è accaduto non è reale, ma frutto di una magia che ha accontentato i vostri desideri, così da inghiottirvi nella dimensione fittizia. A lungo andare, avreste dimenticato del tutto la realtà.”
 
“Il nostro unico desiderio era andare via…”
 
“Vero, ma solo in parte, signorina Granger. L’idea di poter in qualche modo cancellare il passato doloroso di un vostro caro amico ha certamente influito sul vostro desiderio di andare via. L’idea di poter cambiare realmente il corso degli eventi è stata sicuramente desiderabile ai vostri occhi. Il grammofono sa chi siete e in cosa credete, ed ecco che allestisce una farsa dove il vostro compito è cambiare un evento del passato che vi avrebbe permesso di salvare non una, ma molte vite, e questo vi spiega con chiarezza perché il tramite scelto è stato Peter Minus.”
 
“Ma perché non siamo usciti dopo Minus? Perché ci siamo svegliati in un’altra dimensione ancora?”
 
“Perché, come detto, il fine del grammofono è intrappolare la vittima. Voi avreste risolto situazioni e mutato dimensione per l’eternità se qualcuno non avesse fatto scattare nuovamente il grammofono, liberandovi dalla sua magia. La seconda dimensione in cui siete stati catapultati ancora una volta accontentava le vostre personalità: lei, signor Weasley, che aveva nostalgia del rapporto col suo gemello, è stato proiettato in una realtà dove era parte di un gruppo i cui componenti sono onestamente molto simili, per attitudini, a lei e a suo fratello; diversamente, la signorina Granger, che da sempre combatte apertamente Lord Voldemort, si è ritrovata tra i Serpeverde, con amici come il giovane Crouch e Regulus Black, amici che la signorina avrebbe sicuramente dovuto salvare dal loro stesso destino.”
 
“Ma, così facendo, saremmo arrivati a scontrarci con Lei-Sa-Chi…” ipotizzò Hermione.
 
“Difatti,” confermò Silente, “e probabilmente l’avreste anche sconfitto.”
 
“Ma sarebbe stata solo fantasia…”
 
“Solo fantasia. Tornando ai dubbi del signor Weasley, sappiate che non è affatto trascorsa una settimana, ma soltanto un’ora e poco più. Il tempo scorre in maniera diversa nella dimensione del grammofono, lì scorre molto più rapidamente: dieci minuti reali equivalgono a un giorno intero nel mondo fittizio, e questo vi chiarisce anche perché avete avuto la sensazione di vivere molto più di soli sette giorni, lì.”
 
“Le sensazioni sono intensificate?” chiese Hermione, come colta da una folgorazione. “Io… io ricordo che era tutto più forte lì, più incontrollabile.”
 
“Incontrollabile è il termine corretto. Il grammofono amplia ogni sensazione, ingigantisce emozioni, percezioni, ogni cosa, in modo tale da costringere la vittima a dimenticare, per certi versi, chi è e da dove viene, poiché troppo impegnata a vivere tutto ciò che accade nel falso mondo. Questo è il motivo per cui i minuti vi sono apparsi più lunghi e i vostri umori vi sono sembrati meno gestibili: il grammofono intensifica tutto. È una trappola dei sensi, a cui sono sufficienti solo dodici ore reali per ingabbiare anima e corpo della vittima per l’eternità.”
 
“Ci… ci sta dicendo… ci sta dicendo che…” farfugliò terrorizzato Fred.
 
“Sì,” ammise con tono quasi affranto il preside. “Se avessimo trovato il grammofono dopo dodici ore, o solo dopo dodici ore fosse stata denunciata la vostra scomparsa, il processo sarebbe stato irreversibile.”
 
“Saremmo morti?” chiese esterrefatta Hermione.
 
“No, molto peggio, signorina Granger: sareste stati condannati in eterno a vivere dimensioni fittizie, non sareste cresciuti, invecchiati, morti. Non avreste vissuto, non sareste stati né vivi, né morti, ma condannati in eterno a subire i voleri della magia del grammofono.”
 
Tacquero tutti e tre per una manciata di minuti. Silente concesse ai due ragazzi il tempo necessario per metabolizzare una simile notizia, e Fred e Hermione non poterono fare altro che comprendere d’essere stati molto fortunati e, allo stesso tempo, molto ingenui, perché neanche la più fervida fantasia aveva mai ipotizzato un rischio così elevato. Si guardarono ancora e intrecciarono le dita delle mani, vogliosi di farsi forza a vicenda. Fu Fred il primo che tornò a rivolgersi al preside e lo sguardo che gli indirizzò era un chiaro invito a proseguire, dopotutto, sia il ragazzo, che Hermione avevano bisogno di ancora più dettagli.
 
“Nessuno avrebbe potuto immaginare che un oggetto di simile potenza fosse non solo in circolazione, ma anche nelle incaute mani di un commerciante.”
 
“Che ne è stato di lui? Voglio riempirlo di botte!”
 
“Fred!”
 
“Oh, lasci stare, signorina Granger, il suo amico ha perfettamente ragione,” accordò sorridendo Albus, facendo ghignare soddisfatto Fred, “ma devo egualmente deluderlo. Il signor Gaston è ad Azkaban ora, in attesa di un processo che temo lo condannerà a uno o due anni di prigionia, per aver volontariamente attentato alla vita di due studenti.”
 
Solo uno o due anni?” protestò Fred.
 
“Sono indignato quanto lei, mi creda, ma poiché il proprietario dell’emporio ignorava quale potente oggetto avesse tra le mani, è improbabile che il Ministero opti per una pena più severa,” spiegò, e i due ragazzi poterono notare una certa nota polemica, neanche troppo velata, verso il Ministero della Magia. “Ma torniamo a noi! Ora, il grammofono è, l’avete ben compreso, progettato per distruggere la vittima, dunque, nel difficile caso in cui la vittima fosse liberata, come è accaduto a voi, si ritroverebbe viva, certo, ma debilitata, privata delle energie, che sono state abilmente assorbite dalla dimensione fittizia.”
 
“Per questo ci siamo svegliati direttamente in Infermeria…”
 
“I vostri fisici sono crollati non appena tornati alla realtà, dopo settanta minuti era piuttosto prevedibile che vi fosse la perdita dei sensi, com’era prevedibile che vi sareste svegliati dopo poche ore e che, oltre a un po’ di spossatezza e dolenzia, non vi fossero altri danni.”
 
“Perché accade questo?” chiese curiosa Hermione.
 
“Per permettere all’avversario, che ha precedentemente intrappolato la vittima, di ucciderla nonostante l’essersi liberata. Lo stato fisico della vittima concede un vantaggio non indifferente al nemico, che non trova particolari ostacoli in un corpo privo di sensi.”
 
“Ma… ma chi? È stato…? Insomma, a inventarlo… è stato…?”
 
“Lord Voldemort, vuole dire?” Fred annuì rabbrividendo e Silente scosse impercettibilmente il capo. “Non è lui il creatore di quest’arma distruttiva, che richiede nella sua ideazione e creazione un ingegno e una pazienza che Lord Voldemort non ha mai posseduto. No, è una mente molto più fredda e calcolatrice quella che ha ideato il grammofono: Gellert Grindelwald,” scandì quel nome con lentezza, un po’ come ad assaporarlo e un po’ come a dargli spessore. Fred e Hermione deglutirono a vuoto: sapere d’essere stati vittime di un marchingegno di uno dei più potenti maghi oscuri di tutti i tempi non era esattamente una bella sensazione. “Fu una delle sue prime creazioni, una delle più fantasiose tra quelle note, e francamente credevo che fosse andata distrutta.” C’era traccia di rimprovero verso se stesso in quelle parole, come anche una sottilissima ammirazione per l’ingegno di Gellert, ma i due ragazzi non fecero caso a nessuno dei dettagli, poiché ancora sgomenti per quanto appena appreso.
 
“Ora cosa succede?”
 
“Nulla che possa preoccuparvi. Siete liberi, non resterà traccia in voi di quanto accaduto. Quanto al grammofono, è al momento in mio possesso e mi occuperò personalmente della sua distruzione. Le vostre famiglie sono state ovviamente avvisate di quanto accaduto, ma non ho ritenuto, consultandomi anche con la professoressa McGranitt, di convocarle qui a scuola, considerato che siete entrambi in perfetta salute. Ora, devo chiedervi di tornare da Madama Chips, scusandovi della fuga e prestando maggiore attenzione alle sue direttive.”
 
Annuirono, ricordandosi finalmente di provare vergogna per essere fuggiti come ladri con indosso dei pigiami bianchi e senza neanche le scarpe. “Cosa dobbiamo raccontare agli altri?” domandò Hermione.
 
“Ritengo saggio apportare alcune piccole modifiche al vostro racconto. Non è necessario che il signor Potter conosca ogni dettaglio.”
 
“Perché?”
 
Silente mosse lo sguardo su Fred. “Poniamo il caso che sia lei il signor Potter e che un giorno qualcuno le racconti di un oggetto che, seppur oscuro e pericoloso, gli ha permesso di vivere in un mondo dove ha potuto trascorrere le giornate con James Potter e Lily Evans. Lei, che abbiamo ipotizzato essere il signor Potter, cosa penserebbe a tal proposito?” Fred ammutolì, e Hermione anche, poiché entrambi sapevano che, al posto di Harry, avrebbero fatto di tutto per finirci, in quella dimensione. “Esattamente,” concluse Silente, che aveva ben interpretato quei silenzi.
 
“Quindi, inventiamo? Inventiamo qualsiasi cosa?”
 
“Suggerisco, signorina Granger, di lasciare al signor Weasley il compito di modificare la storia, dopotutto, a giudicare da quei curiosi dolcetti che simulano influenze e malanni, lui e il suo gemello sono dotati di una fervida fantasia!” affermò allegro Silente, facendo arrossire Hermione e sbiancare Fred: il vecchio sapeva anche quello!
 
“Ho ancora un dubbio, posso?” chiese timidamente Hermione, e Silente annuì, invitandola a proseguire. “Se tutto ciò che abbiamo vissuto è stato frutto della magia, allora anche le personalità di Sirius, Remus e di tutti gli altri erano alterate? È per questo che James ha subito dubitato di Peter? Che Lily non ha trovato assurdo il ‘viaggio nel tempo’? Io… sono molto confusa…”
 
“Sì e no.” La risposta di Silente dipinse un dubbio ancora più ‘dubbioso’ sul volto di Hermione, mentre fece inarcare le sopracciglia a Fred, che iniziò a credere che al preside mancasse davvero qualche rotella. Che razza di risposta era ‘sì e no’? “Vi vedo confusi,” scherzò Albus, “cercherò di chiarirvi la cosa, prestate attenzione! La situazione prospettata dal grammofono è realistica, ma non reale, ciò significa che rispecchia superficialmente la realtà, dunque sì, le personalità di James e degli altri erano sicuramente simili a quelle originali, ma non identiche. Le differenze erano in quei dettagli che permettevano a voi due di andare avanti nella storia, di ‘risolvere’ l’enigma proposto dal grammofono. Allora, a voi sarebbe servita la collaborazione di Lily, e il grammofono crea una Lily molto legata a Fred, una Lily che al momento giusto non porrà domande, ma vi aiuterà a risolvere la questione. Allo stesso tempo, la relazione tra Sirius e Hermione vi ha permesso di essere già parte del gruppo, ma ha anche permesso al grammofono di separarvi. Quanto a James e alla risoluzione del problema, il grammofono ha semplicemente accontentato i vostri desideri: era vostro desiderio smascherare Peter e il grammofono non vi ha posto ostacoli, non sarebbe stato funzionale. Accondiscendere ai desideri della vittima rende quest’ultima soddisfatta e la stimola a essere sempre più parte della dimensione fittizia.”
 
“Quindi, il grammofono ci ha aiutati?”
 
“No. I passi in avanti deve farli la vittima e nessun altro. Mi avete detto che è stata la signorina Granger a escogitare l’inganno per smascherare Peter Minus, vi siete chiesti il perché?”
 
“Perché Potter e gli altri non volevano sul serio smascherare il loro amico, non volevano le prove del suo tradimento,” rispose prontamente Fred.
 
Silente scosse il capo. “Non è esatto. L’inganno, affinché funzionasse, doveva essere frutto di uno di voi due, semplicemente perché il grammofono non avrebbe mai risolto la questione al vostro posto. È la vittima a doversi impegnare, non gli attori della farsa. Questo chiarisce anche perché tutto si sia risolto molto rapidamente, in modo quasi banale oserei dire.”
 
“Sì… Peter ha subito ceduto… è stato facile smascherarlo, forse anche troppo…” rifletté Hermione.
 
“Perché la questione era ormai esaurita! Il grammofono necessitava di una situazione nuova, in cui avrebbe potuto assorbirvi ancora di più.”
 
“Ma noi non avevamo dimenticato affatto la realtà, volevamo solo tornare a casa. Quello stupido aggeggio ha fallito con noi!”
 
Silente rivolse uno sguardo paterno a Fred, quasi intenerito dall’ingenuità del ragazzo. “Oh, no, signor Weasley, certi aggeggi non falliscono mai. In voi era ancora forte il desiderio di tornare a casa, così come i ricordi legati alla vostra vita, quella vera, questo è indubbio, ma non può negare che qualcosa stesse già cambiando. Avete raccontato d’esservi svegliati in una dimensione ancora diversa, e come avete reagito? Siete scappati? Siete tornati immediatamente all’emporio? Avete aggredito qualcuno?” domande retoriche quelle di Silente, che fecero sgranare gli occhi ai due ragazzi. “No. Vi siete limitati a cercarvi, a mostrare un po’ di stupore, ma tutto sommato vi siete adeguati immediatamente, prendendo posto laddove era stato deciso. Non ve ne rendevate conto, com’è normale che sia, ma stavate già divenendo parte dell’illusione. Il vostro inconscio aveva iniziato ad accettarla.”
 
Non c’era più nulla da dirsi, seppure i due ragazzi avrebbero volentieri pregato Silente di rispiegare tutto dal principio, perché quella storia continuava ad apparire inverosimile e assurda. Ma Silente non concesse altro tempo, invitando entrambi a tornare da Madama Chips, così da poter restare solo nello studio. Solo quando i due studenti si chiusero la porta alle spalle si udì tossire, al fine di richiamare l’attenzione, uno dei ritratti dei defunti presidi di Hogwarts.
 
“Non ti aveva detto d’averlo distrutto?” disse l’ex-preside in questione, insinuante. “E tu cosa farai, Albus? Distruggerai l’invenzione del tuo vecchio amico?”
 
Silente non rispose a quelle retoriche domande, limitandosi ad alzarsi in piedi e a dirigersi verso un armadio chiuso a chiave: il grammofono era lì. Lo sapeva l’anziano mago, che la cosa giusta fosse distruggerlo.

 
****
 

“Eccovi, finalmente... State bene?”
 
La domanda di Harry fu soffocata da un abbraccio di Hermione, che non perse tempo a sussurrargli quanto le fosse mancato. A poca distanza, Fred era stretto nella morsa dei fratelli. Li avevano attesi all’esterno dell’ufficio del preside i ragazzi, in compagnia della McGranitt. Qualche decina di minuti più tardi, i due ‘evasi’ tornarono in Infermeria, dove soltanto la paziente spiegazione di Minerva poté placare le ire di Madama Chips. Fu lì che, rimasti in compagnia di George, Ron, Ginny, Harry e Lee, Hermione e Fred raccontarono l’accaduto, anzi, Fred raccontò l’accaduto – come consigliato da Silente. Raccontò tutto ciò che era successo, eliminando dalla storia i vari James, Lily, Remus e affini, sostituendoli con ragazzi dai volti e i nomi anonimi.
 
“Cosa dovevate fare?” chiese incuriosita Ginny.
 
“Scovare il traditore, quello che aveva rubato la ragazza al tizio di cui vi ho detto prima, nemmeno ricordo come si chiamava…”
 
George osservava allucinato il gemello, ancora terrorizzato da quanto appena appreso: aveva davvero rischiato di perderlo per sempre ed era una consapevolezza che riusciva a farlo rabbrividire. A interrompere ‘l’allegra’ rimpatriata fu però Madama Chips, che impose ai visitatori di tornare alla loro Sala Comune.
 
“Ma li abbiamo appena rivisti!” protestò offeso Ron.
 
“Sono stati via solo un’ora,” sbottò annoiata la Chips, “e potete certamente sopravvivere un altro paio d’ore senza di loro. Su, via tutti, l’orario delle visite è finito.”
 
“Faccia rimanere qualcuno,” azzardò Fred.
 
“Poche storie, domani mattina sarai già in piedi, quindi prendi il ricostituente e mettiti a dormire.”
 
Inutile dire che ogni forma di protesta fu assolutamente inutile dinanzi all’inflessibilità di Madama Chips, infastidita sia dal trambusto causato da così tanti studenti, che dall’aver visto fuggire due pazienti sotto al proprio naso. Fu quando s’allontanò per recarsi da un altro povero studente, che Fred scese dal suo letto e si sedette, pur non essendo stato invitato, su quello di Hermione, che, seduta a sua volta, rifletteva sull’intera faccenda.
 
“Ciao,” disse lui.
 
“Ciao,” rispose lei.
 
“Non troppo entusiasta, eh,” scherzò Fred. “Siamo fuori…”
 
“Così sembra,” ribatté Hermione, degnandosi di guardarlo in volto. “Come stai?”
 
“Male, a dire il vero, credo di non aver capito ancora cosa è successo. Tu?”
 
“Male, a dire il vero,” gli fece scherzosa il verso. “Abbiamo rischiato parecchio, però almeno avevamo capito che si trattava di una finta realtà.”
 
“Quello sì, a quello eravamo arrivati.”
 
“Era tutto finto, quindi,” affermò la strega con tono così ambiguo che non fu chiaro neanche a lei se stesse parlando ancora del ‘falso passato’ o di qualcos’altro.
 
Fred, che evidentemente optò per il qualcos’altro, scosse il capo, incastrando nuovamente le proprie dita in quelle di lei. “Non tutto, non per me.”
 
“Signor Weasley, fila immediatamente nel tuo letto!”
 
Fred imprecò, facendo arrossire di rabbia la Chips: lui detestava quella donna. E mentre il ragazzo tornava costretto al suo letto, Hermione si lasciò sfuggire un sorriso molto, molto ebete.  








 
Angolo Autrice:
Salve! In questo capitolo la spinosa questione del 'grammofono' è stata chiarita (o almeno spero!). Ovviamente, nella saga originale non esiste nessun grammofono inventato da Grindelwald
, è tutto frutto della mia contorta fantasia! Spero d'essere riuscita a spiegare il funzionamento dell'oggetto in modo chiaro, nella mia mente è sempre stata molto semplice la spiegazione, ma ammetto che dovendo metterla su carta ho incontrato qualche difficoltà! Spero che questa 'risoluzione' vi sia piaciuta e, chissà, magari qualcuno di voi aveva anche immaginato qualcosa del genere! Per maggiore chiarezza, preciso che le dodici ore reali, necessarie a intrappolare la vittima nell'illusione per l'eternità, corrispondono a due mesi e mezzo circa nella dimensione parallela. Fred e Hermione, precisamente, sono stati intrappolati per circa settanta ore, quindi hanno trascorso circa sette giorni (era appena iniziato l'ottavo!) nella realtà creata dal grammofono.
Detto questo, colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che preferiscono/ricordano/seguono e tutti coloro che recensiscono! Grazie infinite!
Al prossimo capitolo!
   
 
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